Filmcritica
Rivista italiana di critica cinematografica, con periodicità mensile, fondata a Roma nel dicembre del 1950. Si è contraddistinta per una posizione anticonformista, tesa a praticare e a ricercare una pluralità di percorsi nell'interpretazione dei film. Ciò ha comportato una doppia valenza della linea della rivista, rappresentata da un lato dalla fedeltà a una vocazione 'di tendenza', tesa alla scoperta del nuovo come di prospettive insolite e inedite di lettura degli autori e delle opere, e dall'altro dalla massima apertura al dibattito interno e ai più diversi apporti non solo di critici del settore, ma anche di filosofi, scrittori, intellettuali e di autori cinematografici.Omologa a questa caratteristica 'doppia' di F. è stata sia la costante presenza, militante e appassionata, del suo fondatore e direttore responsabile, il critico e docente di cinema Edoardo Bruno che ne ha sempre costituito il fulcro ideativo, sia l'alternarsi e l'articolarsi al suo interno di un lavoro quanto mai ricco. Non a caso l'idea-guida, inedita per quegli anni, che spinse E. Bruno a progettare F. fu appunto la 'moltiplicazione' dei punti di vista, sovente su uno stesso testo filmico, o su nodi tematici o su problematiche tanto di forma e di linguaggio quanto di diretta valenza poetico-politica dell'universo cinematografico. Ciò ha fatto sì che la fisionomia redazionale di F. somigliasse, sul piano dell'oggetto critico, al montaggio e alla struttura creativa di un film, attraverso uno stile e una scelta di scrittura che riproducesse nel 'leggibile' il pensiero 'visibile' dell'opera, che ne ripercorresse ermeneuticamente le suggestioni e la visione linguistico-formale.
Del comitato di fondazione fecero parte, oltre a Bruno, una figura centrale per la cultura cinematografica come Umberto Barbaro, un filosofo come Galvano Della Volpe, un regista come Roberto Rossellini e uno dei critici italiani più originali e colti, Giuseppe Turroni. Già queste credenziali determinarono la composita prospettiva di F., inquadrata sin dagli inizi in una 'avventura estetica' capace di intraprendere un dialogo sfaccettato con discipline, ricerche, metodi diversi, sempre al di fuori di rigidi parametri ideologici oppure di dettami puramente contenutistici e idealistici.
Il formato (23,5×16,5) e l'articolazione tra scritti e immagini (sempre foto in bianco e nero ordinate su varie grandezze e con un movimento, una misura e una disposizione che si riferiscono sia al fotogramma sia alla dimensione dello schermo) ne hanno rispecchiato la caratteristica di dialettica fra le visioni. Che appare evidente anche nella suddivisione dei contributi, organizzati intorno a uno o più film letti da varie prospettive (Film di tendenza, Film del mese, Spettatore critico), nelle stimolanti e ampie Conversazioni con gli autori, nella scelta di pubblicare dialoghi e sceneggiature di film amati come di film inediti (per es., sul nr. 459-460, nov.-dic. 1995, La nebbiosa di Pier Paolo Pasolini), nell'impostazione degli editoriali (Argomenti), allargati sempre a un più ampio contesto politico-culturale, così come nella sezione più propriamente teorica (Note di teoria), in cui si rivela costantemente presente l'attenzione ai fenomeni estetici e ai rivolgimenti filosofico-culturali più attuali. Infatti, negli anni, hanno attraversato obliquamente F. gli approcci di teoria filmica di volta in volta strutturalisti, semiotici, psicoanalitici, così come la costante riflessione delle ragioni marxiane e delle diverse culture della sinistra. Sono risultate estremamente produttive le relazioni tra la rivista e intellettuali, critici, filosofi, autori come Pasolini ed Ernesto De Martino, Roland Barthes e Gilles Deleuze, Ignacio Matte Blanco ed Emilio Garroni, André Bazin e Pietro Ingrao, Remo Bodei e Pietro Montani, e con le altre riviste legate da 'affinità elettiva', come i "Cahiers du cinéma".In questo contesto il rapporto privilegiato con una figura come quella di Rossellini ha esplicitato il comune richiamo a una concezione del cinema curiosa non solo degli aspetti del 'reale', anche di quelli più in ombra, ma altresì aperta ai più diversi aspetti dell'immaginario. È in questo segno di anticonformismo rosselliniano che F. ha spesso anticipato tendenze: dalla rilettura di generi come l'horror o il porno, all'attenzione per il cinema sperimentale, per il rigore di cineasti come Jacques Rivette, Jean-Luc Godard, Jean-Marie Straub e Danielle Huillet, Paul Vecchiali, Manoel de Oliveira, all'amore per cineasti classici o estremi come Alfred Hitchcock, Vincente Minnelli, Clint Eastwood o David Lynch, David Cronenberg, Martin Scorsese, dalle battaglie contro la censura e le storture del doppiaggio a quelle sulla riforma della RAI o sulla nuova legislazione cinematografica, dalla scoperta delle nouvelles vagues negli anni Sessanta alla difesa del cinema indipendente e dei nuovi autori italiani, fino alla lucida e appassionata riflessione sulla cultura dei nuovi movimenti antiglobalizzazione.
La rivista, attraverso un'associazione, si è fatta promotrice di rassegne e retrospettive, e di un premio intitolato 'Campidoglio-Maestri del cinema', conferito, tra gli altri, a Billy Wilder, Stanley Donen, Elia Kazan. Numeri speciali della rivista da ricordare sono il quaderno Io e Filmcritica, supplemento al n. 385-386 (giugno-luglio 1989), con le riflessioni di redattori vecchi e nuovi sulla propria formazione, e i numeri 400 (dic. 1989) e 500 (dic. 1999), ricchi di contributi d'eccezione (come quel-li di Otar Ioseliani, Amos Gitai, Aleksandr Sokurov, Sergio Staino). A partire dal 1998 alla rivista si accompagna un supplemento mensile, Filmcritica scuola, più propriamente divulgativo e volto a formare il pubblico più giovane sui problemi di lettura del film.
F. Segatori, L'avventura estetica. "Filmcritica" 1950-1995, Milano 1996.