Filosofo (n. Alessandria circa 30 a. C. - m. circa 45 d. C.), autorevole rappresentante della comunità ebraica di Alessandria. Il suo pensiero si sviluppò come interpretazione allegorica della Tōrāh attraverso l'utilizzo della cultura ellenistico-alessandrina. Tra Dio e il mondo F. colloca il logos, depositario delle idee, modelli della creazione.
Nel 40 d. C. fu mandato a Roma come ambasciatore presso l'imperatore Caligola per chiedergli la cessazione delle persecuzioni contro gli Ebrei. Morto Caligola, F. scrisse i suoi due libri Sull'ambasceria a Gaio (di cui il primo solo ci è rimasto) nei quali l'assassinio di Caligola è interpretato come la punizione per la sua persecuzione contro gli Ebrei. Più tardi, considerando l'analoga fine del prefetto antisemita d'Egitto A. Avillio Flacco, F. fu spinto a inserire quello scritto in una più ampia costruzione storica, di cui ci resta una parte, il Contro Flacco, nella quale la persecuzione contro gli Ebrei è ormai assunta a criterio della comprensione di molte vicende storiche. Tale concezione ebbe larga eco nell'apologetica cristiana e ispirò il De mortibus persecutorum di Lattanzio. F. è il massimo rappresentante della filosofia giudaico-alessandrina. Il suo pensiero si svolge come commento della Tōrāh, con la fusione di elementi diversi, ma soprattutto platonici e stoici. Canone esegetico fondamentale per F. è l'allegoria che cerca di trovare il senso spirituale di personaggi, episodi, nomi del Vecchio Testamento (l'allegorismo di F. eserciterà larga influenza sull'esegesi cristiana dei primi secoli). Il carattere essenzialmente esegetico delle opere di F. e la sua composita cultura rendono estremamente complesso e oscillante il patrimonio delle sue dottrine filosofico-teologiche: da Dio (che è il Dio biblico, concepito come principio trascendente l'universo fisico di cui pure è anima e intelletto) deriva il mondo spirituale e il mondo sensibile: mediatore per eccellenza è il logos, concetto tratto dalla filosofia platonico-stoica e personificato da F. che ne ritrova il motivo in tutta la Tōrāh; il logos è il mondo archetipo, il rivelatore di Dio, principio di molteplicità e insieme ragione seminale, legge dell'universo. Funzione mediatrice hanno anche gli angeli, potenze, "forze" e "cause esemplari". L'uomo è composto di σῶμα, ψυχή e νοῦς e questo solo è immortale: fatto a immagine di Dio, il νοῦς dell'uomo tende alla contemplazione (ϑεωρία) di Dio attraverso il distacco dal corpo e da ogni attività sensibile (ψυχή), ma non può giungere al suo fine se non è investito dallo spirito (πνεῦμα) di Dio (identico al logos) come da grazia: la contemplazione di Dio rende l'uomo suo strumento e profeta.
Tra gli scritti principali di F. un gruppo svolge il commento allegorico della Genesi (Legum allegoriae, De cherubim et flammeo gladio, De sacrificiis Abelis et Caini, De posteritate Caini, Quod Deus sit immutabilis, De ebrietate, De sobrietate, ecc.), un altro gruppo costituisce un'esposizione della legge mosaica (De opificio mundi, De Abrahamo, De Josepho, De decalogo, De tribus virtutibus, ecc.). Sono inoltre da ricordare gli scritti: De vita Mosis, De providentia, De vita contemplativa.