FINLANDIA
(XV, p. 400; App. I, p. 598; II, I, p. 944; III, I, p. 616; IV, I, p. 809)
Popolazione. − Sia pure con lievi incrementi (0,3% annuo), la popolazione finlandese continua a presentare una tendenza positiva: a fronte dei 4.598.336 ab. censiti nel 1970, divenuti 4.717.724 al censimento 1975 e 4.784.710 a quello del 1980, la popolazione ammonta (valutazione 1990) a 4.997.678 abitanti. L'aumento non è però equamente distribuito nel territorio: le province sudorientali (Kuopion, Pohjois, Mikkelin, Kymen) sono generalmente in calo demografico, secondo una tendenza già evidente tempo addietro; mentre rimane stazionaria o in lievissimo progresso la popolazione della Lapponia (Lapin) e delle province di Vaasan e Keski-Suomen. Si conferma, dunque, la propensione verso la regione sud-occidentale urbanizzata. Ma se la popolazione urbana (il 51% del totale nel 1970) era salita a circa il 62% nel 1990, in seguito non si è ulteriormente incrementata, mentre fra le città alcune sono da anni in calo demografico, come la stessa Helsinki (passata da 514.000 ab. nel 1970 a 492.400 nel 1990) e Turku (da 165.000 ab. nel 1976 a 159.180 nel 1990), o sostanzialmente stabili, come Lahti (93.000 ab.), Pori (77.000), Jyväskylä (66.000) e Vaasa (53.000). I centri urbani più dinamici sono, comunque, nel Sud-Ovest: Tampere (171.000 ab.) ma soprattutto Espoo (166.000) e Vantaa (149.000) che, alle porte di Helsinki, ne assorbono in buona parte la perdita di popolazione.
Condizioni economiche. − Avendo raggiunto una quota pro capite di prodotto nazionale lordo superiore ai 26.000 dollari annui (1990, secondo stime effettuate dalla Banca mondiale), la F. si può considerare ormai allineata con gli altri paesi scandinavi.
Alle tendenze demografiche e insediative cui si è accennato ha fatto riscontro un calo netto della popolazione attiva in agricoltura, passata dal 25% del 1970 all'8,1% nel 1990. In buona misura, questa modificazione è effetto di una politica economica che ha privilegiato il settore industriale, accentuandone il peso relativo, e al tempo stesso ha razionalizzato l'attività agricola, agendo tanto sull'assetto fondiario (abbandono o accorpamento delle aziende di dimensioni troppo modeste), quanto sui sistemi di conduzione (meccanizzazione, servizi cooperativi). Tuttavia, l'estensione delle terre coltivate è rimasta quasi invariata, aggirandosi sul 7% del territorio nazionale (mentre la superficie forestale passava dal 58% del 1970 al 69% del 1989). La produzione agricola, globalmente intesa, è invece aumentata: particolare rilevanza hanno l'orzo (17,8 milioni di q) e l'avena (11,5 milioni di q), e inoltre barbabietole, patate e frumento. Notevolissima è poi la produzione di legname (46,3 milioni di m3 nel 1989), che contribuisce in maniera sostanziale (oltre un terzo del totale) alle esportazioni, soprattutto in virtù dei derivati: pasta meccanica (3 milioni di t), pasta chimica (5 milioni), carta (8 milioni). Il quadro del settore primario è completato da un ragguardevole allevamento bovino (1,8 milioni di capi nel 1990) e suino (1,3 milioni).
Le risorse minerarie finlandesi, pure non irrilevanti (cromo, nichel, rame, ferro, zinco), non sono in grado di alimentare la produzione manifatturiera nazionale (siderurgica, meccanica, cantieristica) che è per buona parte ancora impostata sull'industria pesante. Analogo discorso deve essere fatto per il fabbisogno energetico, cui si sopperisce con importazioni dalla Russia di idrocarburi, ma che trova nello sfruttamento idroelettrico dei corsi d'acqua un'importante fonte di approvvigionamento (13 milioni di kWh nel 1988, quasi un quarto della produzione totale), cui si è recentemente affiancata la produzione termonucleare (19 milioni di kWh).
La particolare collocazione politica internazionale della F. si riflette anche nella composizione del suo commercio estero (la cui mole si è quintuplicata negli ultimi quindici anni): dal 1975 al 1987 l'URSS ha occupato il primo posto nell'interscambio finlandese, superato solo nel 1988 dalla Germania ex federale.
Bibl.: Suomen Kartasto/ Atlas över Finland, Helsinki 1976 ss.; Climatic variation and its consequences in Finland, in Fennia, 150, 1 (1978), pp. 2-67; H. Smotkine, La Finlande, Parigi 1986; M. Cabouret, Suède du Nord et Finlande, une comparaison, in Hommes et terres du Nord, 2 (1987), pp. 109-20; E. Ternamaki, Migration in Finland, a multi-level system of regions, in Fennia, 165, 1 (1987), pp. 1-88; M. Tykkyläinen, Periphery sindrome. A reinterpretation of regional development theory in a resource periphery, ibid., 166, 2 (1988), pp. 296 ss.
Storia. - La seconda metà degli anni Settanta è stata caratterizzata da un'accentuata instabilità politica legata almeno in parte alla crisi economica attraversata dal paese negli stessi anni e alla cui base sembra di poter individuare anche elementi di carattere strutturale come la scarsa articolazione del settore industriale e soprattutto la limitatezza delle risorse energetiche: non a caso la crisi ha coinciso con la crescita dei prezzi dei prodotti petroliferi. Alti tassi d'inflazione e di disoccupazione hanno rappresentato le manifestazioni più clamorose di questa fase. Dopo un governo di minoranza guidato da M. Miettunen, formato dai soli partiti di centro e dimessosi su richiesta del presidente della Repubblica, il socialdemocratico K. Sorsa riuscì a varare (maggio 1977) un governo di centro sinistra, che però condusse un'esistenza precaria a causa delle divisioni interne relative soprattutto alle scelte di politica economica, e si dimise nel febbraio 1978 sulla decisione di svalutare per la terza volta in un anno il marco. Il successivo gabinetto, che era sempre guidato da Sorsa, restò in carica fino al marzo 1979, quando le elezioni politiche confermarono il clima d'instabilità.
Registrarono infatti una flessione di tutti i partiti di governo e un'avanzata della destra, senza però che questo costituisse una reale alternativa parlamentare. Dopo una lunga e difficile crisi si formò un governo di centro sinistra comprendente il Partito socialdemocratico (SSDP), il Partito popolare svedese (SFP), la Lega democratica del popolo finnico (SKDL, composta dal Partito comunista e dalla sinistra socialista) e il Partito di centro (KESK), guidato da M. Koivisto, socialdemocratico ed ex governatore della Banca di Finlandia. Pur se connotato da contrasti interni, il nuovo governo mostrò assai maggiore stabilità delle precedenti coalizioni. Proseguì con decisione il programma di politica deflazionistica, che, grazie anche alla ripresa economica internazionale, portò a un miglioramento della situazione interna, come testimoniato dalla riduzione dei tassi di disoccupazione e d'inflazione. Le dimissioni di U. Kekkonen per motivi di salute nell'ottobre 1981 (è morto nel 1986) e l'elezione alla presidenza della Repubblica di Koivisto (1982), che lo aveva sostituito fin dall'atto delle dimissioni, portarono alla guida della coalizione il socialdemocratico Sorsa (febbraio 1982). Dopo due rimpasti il governo rassegnò le dimissioni nell'ottobre 1982, in seguito all'uscita della SKDL, contraria a ulteriori misure di austerità nonché all'aumento delle spese militari. Una nuova coalizione a tre guidò il paese fino alle elezioni del marzo 1983, che registrarono l'affermazione del Partito socialdemocratico e videro l'ingresso dei ''verdi'' per la prima volta in Parlamento.
Il nuovo governo presieduto da Sorsa (maggio 1984) e comprendente il Partito socialdemocratico, il Partito centrista, il Partito popolare svedese e il Partito rurale (SMP), si basava ancora su una politica deflazionistica e si proponeva di accrescere il volume del commercio con i paesi occidentali. La coalizione guidò il paese fino alle elezioni del marzo 1987 che segnarono un incremento del Partito della coalizione nazionale (KOK), di orientamento conservatore, più in seggi (+9) che in percentuale (+1%), un calo del Partito socialdemocratico, che rimase comunque il partito di maggioranza relativa, un'avanzata dei verdi. Comunisti e sinistra socialista conservarono complessivamente i propri voti in percentuale ma non i seggi, a causa della scissione avvenuta nel Partito comunista (1985) tra l'ala eurocomunista rimasta nella SKDL e quella filosovietica presentatasi alle elezioni come Alternativa democratica. La scissione rappresentava l'esito di un contrasto che aveva diviso il partito fin dall'epoca dell'invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe del Patto di Varsavia. Per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale si è costituita, per la formazione del governo, un'alleanza tra socialdemocratici e conservatori, che ha sostituito quella tradizionale tra socialdemocratici e centristi. La nuova coalizione, che comprendeva anche il Partito popolare svedese e il Partito rurale, guidata da H. Holkeri, membro del Partito conservatore, non modificò in modo sostanziale le linee generali di politica economica, sociale e internazionale dei precedenti governi. Nel marzo 1988 Koivisto è stato confermato nella carica di presidente della Repubblica. Nell'agosto 1990 il Partito rurale abbandonò la coalizione governativa per dissensi in ordine alla politica sociale. Le elezioni del marzo 1991 fecero registrare la vittoria del Partito di centro, che conquistò la maggioranza relativa dei seggi, e segnarono una netta sconfitta del Partito conservatore (passato da 53 a 40 seggi) e del Partito socialdemocratico (da 56 a 48 seggi). Pressoché stabile rimase invece l'estrema sinistra, unificatasi nell'aprile del 1990 nell'Alleanza di sinistra (VL), mentre Alleanza verde, passata da 4 a 10 seggi, ottenne un buon risultato. Nell'aprile del 1991 si costituì un governo guidato da E. Aho, composto dal Partito di centro, dal KOK e dal Partito popolare e Unione cristiana (SKL), il primo dopo 25 anni senza partiti di sinistra.
In politica estera la F. nel corso di questi anni ha proseguito nella sua scelta di neutralità mantenendo buoni rapporti con l'Unione Sovietica, con cui ha rinnovato il trattato di amicizia, poi sostituito nel gennaio 1992 da uno analogo di durata decennale stipulato con la Russia. Ha intensificato inoltre i rapporti con la CEE, di cui ha chiesto di divenire membro effettivo. Ha inoltre continuato a svolgere un ruolo attivo nelle iniziative per il disarmo e la distensione internazionale, ospitando a Helsinki la Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (CSCE) nel 1975, e la sessione preparatoria della Conferenza per il disarmo nel 1983.
Bibl.: G. Maude, The Finnish dilemma: neutrality in the shadow of power, Londra 1976; D.G. Kirby, Finland in the twentieth century, ivi 1984; M. Klinge, A brief history of Finland, Helsinki 1987; D. Arter, Politics and policy-making in Finland, Brighton 1987; F. Singleton, A short history of Finland, Cambridge 1990.
Letteratura. - La letteratura finlandese dell'inizio degli anni Settanta appare caratterizzata da impegno sociale e politico e dal rifiuto di canoni estetici elitari, sull'onda del Sessantotto europeo, che aveva prodotto una grande quantità di testi ''antiletterari'' (documentari, pamphlets, denunce) mettendo in disparte la vera letteratura. Presto, tuttavia, si assiste alla reazione di quegli autori che, pur condividendo le idee della sinistra militante, nella loro produzione artistica vogliono seguire una linea individuale.
Nella poesia questo riflusso si rende evidente anche nell'abbandono delle sperimentazioni formali volutamente anarchiche e nel ritorno a un'espressione più misurata e al tema della natura, che è da sempre fonte primaria d'ispirazione dell'arte finlandese.
Questo si riscontra nella produzione di V. Kirstinä (n. 1936), che dalla raccolta aggressiva e pessimista Pitkän tähtäyksen LSD-suunnitelma (1967, "Il progetto LSD a lunga scadenza") arriva all'intimista e pacatamente filosofica Elämä ilman sijaista (1977, "La vita senza sostituto"). La poesia di P. Saarikoski (1937-1983) subisce un'evoluzione analoga: dallo stile colloquiale e polemico della raccolta Mitä tapahtuu todella (1962, "Cosa succede veramente?") giunge in Hämärän tanssit (1983, "Il ballo nell'oscurità") a un intimismo più misurato, con motivi ispirati all'attualità o derivanti dall'antichità classica. Gli autori classici del modernismo poetico come E.-L. Manner (n. 1921) e P. Haavikko (n. 1931) continuano la loro attività per tutti gli anni Settanta e Ottanta affinando la propria linea artistico-filosofica. Haavikko offre interpretazioni originali e argute del passato del paese nei poemi teatrali Ratsumies (1974, "Il cavaliere") e Rauta-aika (1982, "L'età del ferro"); la sua produzione poetica è raccolta nel volume Sillat (1984, "I ponti"); ha inoltre pubblicato un'autobiografia anticonformista, Yritys omaksi kuvaksi (1987, "Tentativo per un autoritratto"). Manner privilegia temi esotici e fantastici, come nella raccolta Kuolleet vedet (1977, "Acque morte"), ma non dimentica questioni attuali come l'oppressione sociale e politica, per es. nel romanzo Varokaa voittajat (1972, "Attenti, vincitori!"), sulle tragiche vicende di una famiglia sudamericana. Negli ultimi due decenni sviluppano la propria espressione lirica anche A.-M. Raittila (n. 1928) e M. Rekola (n. 1931), che hanno debuttato negli anni Cinquanta. La lirica di Raittila, riflessiva, eticamente impegnata e religiosa in modo anticonformista, trova la sua espressione più profonda nella raccolta Lehtimajanjuhla (1987, "Festa dei tabernacoli"); quella di Rekola, caratterizzata da una forma modernistica laconica e misurata, fonde filosofia della pazienza e partecipazione discreta agli avvenimenti esterni nella raccolta Puun syleilemällä (1983, "Con l'abbraccio dell'albero") e in Maskuja (1987, "Aforismi di Masku"), frammenti di poesia in prosa.
Tra i poeti dell'ultima generazione emergono R. Rasa (n. 1954), interprete delicato della natura e dell'amore; P. Saaritsa (n. 1941), la cui poesia si distingue per l'ironia e il senso della relatività; e S. Turkka (n. 1939), dall'espressione formalmente semplice e naturale e nello stesso tempo intensa e suggestiva (per la raccolta Tule takaisin pikku Sheba, 1986, "Torna a casa piccola Sheba", ha vinto nel 1987 il premio Finlandia).
Nella poesia finlandese di lingua svedese B. Carpelan (n. 1926) è ancora l'autore più apprezzato con le sue liriche di un modernismo misurato nelle raccolte Objekt för ord (1954, "Oggetti per parole") e Dagen vänder (1983, "Il giorno si volta") che interpretano la realtà attraverso impressioni ricavate dalla natura, da ricordi personali e da fatti storici (nel 1977 ha ottenuto il premio del Consiglio scandinavo). Tra i poeti finnosvedesi emergono inoltre L. Huldén (n. 1926), M. Tikkanen (n. 1935), C. Andersson (n. 1936) e C. Westerberg (n. 1946).
La prosa ha reagito meno della poesia ai cambiamenti ideologici e formali degli anni successivi al Sessantotto. Il romanzo realistico popolare di ambientazione rurale o urbana continua la propria salda tradizione e produce capolavori come la trilogia Täällä Pohjantähden alla (1959-62, "Qui, sotto la stella polare") di V. Linna (n. 1920), un epos del proletariato rurale novecentesco; lo stile e il linguaggio narrativo subiscono tuttavia notevoli trasformazioni.
V. Meri (n. 1928) introduce un nuovo genere di prosa con il romanzo antimilitarista Manillaköysi (1957, "La corda di Manila"), tradotto in decine di lingue; il suo stile stratificato, spesso enigmatico, ben presente nel più recente Jääkiekkoilijan kesä (1980, "L'estate del giocatore di hockey sul ghiaccio"), è servito da modello per la nuova generazione di prosatori.
H. Salama (n. 1936) si distingue per lo stile colloquiale, il linguaggio a volte scabroso e le atmosfere realistiche fino alla brutalità. Le sue opere principali, Juhannustanssit (1964, "Il ballo di S. Giovanni"), Siinä näkijä missä tekijä (1972, "Chi fa è visto") e i cinque romanzi della Finlandia-sarja (1976-82, "Serie finlandese"), hanno avuto le lodi della critica, ma reazioni contrastanti tra il pubblico; più controllato e rifinito è Amos ja saarelaiset (1987, "Amos e gli isolani"), una fantasia pessimistica ambientata nell'epoca postnucleare.
A. Ruuth (n. 1943) descrive l'ambiente operaio e la vita quotidiana a Helsinki negli anni Sessanta e Ottanta in Nousukausi (1977, "L'epoca del benessere") e Prinsessa ja sikopaimen (1987, "La principessa e il porcaro").
H. Turunen (n. 1945) continua la prosa rurale sanguigna e colorita degli scrittori della F. orientale come J. Lehtonen; nei romanzi Simpauttaja (1973, "Il seccatore"), Kivenpyörittäjän kylä (1976, "Il villaggio del pazzo del villaggio") e Maan veri (1987, "Il sangue della terra"), descrive con espressioni forti, a volte grottesche e paradossali, il contrasto tra la vita urbana e quella di campagna, che per lui è più naturale e positiva.
La narrativa sanguigna, condita di umorismo nero, di A. Tuuri (n. 1944) tratta i problemi sociali e i rapporti con gli altri negli ambienti di campagna, in fabbrica e nell'esercito, e l'emigrazione in America nei romanzi Pohjanmaa (1986, "Ostrobotnia") e Uusi Jerusalem (1988, "Nuova Gerusalemme"). V. Huovinen (n. 1927) coltiva un genere di umorismo raro nella letteratura finlandese, la satira; le sue opere più rappresentative sono Havukka-ahon ajattelija (1962, "Il filosofo della foresta") e Joe setä (1988, "Lo Zio Joe"), una storia su Stalin.
Già affermatesi negli anni Cinquanta e Sessanta, le scrittrici E. Pennanen (n. 1916), E. Joenpelto (n. 1921), K.-K. Suosalmi (n. 1921), E. Kilpi (n. 1928) e A. Kaipainen (n. 1933) hanno continuato il filone che descrive con realismo e partecipazione la vita della media e piccola borghesia e le problematiche della psiche femminile. Particolare attenzione ha suscitato la tetralogia di Joenpelto Lohja-sarja (1971-78, "La serie Lohja"), analisi storico-sociale e psicologica di una famiglia di provincia nella prima metà del Novecento.
Tra i narratori della generazione più giovane emerge L. Krohn (n. 1947), autrice di racconti fantastici come Tainaron (1985) e Oofirin kultaa (1987, "L'oro di Ofir") che, mediante allegorie, descrivono comportamenti comuni. Un altro novellista, J. Skiftesvik (n. 1948), descrive con stile asciutto e incisivo la realtà quotidiana dell'estremo Nord. La sua raccolta Suolamänty (1988, "Il pino di sale") contiene racconti di abile narrativa burlesca.
I prosatori finlandesi di lingua svedese hanno un orientamento più urbano e internazionale rispetto a quelli di lingua finlandese, che sono più vicini ai problemi della gente di campagna e di provincia.
K. Kihlman (n. 1930) è un acuto critico della società borghese finnosvedese, e nei romanzi Den blå modern (1963, "La madre azzurra") e Gerdt Bladhs undergång (1987, "La decadenza di G. B.") svela i tabù e le storture che caratterizzano i rapporti personali in quella minoranza. J. Donner (n. 1933) si interessa di aspetti storico-culturali su scala europea in Rapport från Donau (1962, "Rapporto dal Danubio") e nella cronaca familiare Far och son (1984, "Padre e figlio") per la quale ha ottenuto il premio Finlandia nel 1986.
Bibl.: Kirjallisuudentutkijain Seuran Vuosikirja, xxv-xli (1971-88); Books from Finland, 1971-88; K. Laitinen, Suomen kirjallisuuden historia, Keuruu 1981.
Arte. - Per gran parte del 20° secolo l'arte in F. è stata caratterizzata da un certo isolamento, dovuto a ragioni politiche, culturali e linguistiche. Rispetto ad altri paesi nordici hanno resistito più a lungo i temi tradizionali, con particolare enfasi per la natura, la mitologia e il folclore nazionale, e con spiccata preferenza per espressioni di tipo realistico.
Gli anni Sessanta e Settanta hanno visto il dibattito fra due principali correnti: i fautori del realismo sociale, che insistevano su una produzione impegnata sui temi sociali, e i promotori del costruttivismo astratto, che erano soprattutto preoccupati della qualità formale delle opere artistiche. Negli anni Ottanta, mentre il realismo sociale ha perso vigore, ha continuato a persistere una forte corrente costruttivista, con una contemporanea apertura verso l'arte estera che ha conferito alla scena artistica finlandese un aspetto più internazionale, e con influenze che hanno caratterizzato in senso pluralistico il decennio.
Il postmodernismo ha lasciato la sua impronta più visibile nei dipinti di transavanguardia di L. Luostarinen (n. 1949), che rappresentano creature esotiche e paesaggi dai colori violenti. Anche le opere di S. Rantanen (n. 1955) mostrano una spiccata sensibilità da ''anni Ottanta'' nei loro semplici e discontinui riferimenti alla cultura e alla storia dell'arte occidentale, in cui silenzio e vacuità si congiungono a un'alta qualità strutturale.
L'espressionismo figurativo, la cui storia in F. risale agli anni Venti, ha avuto nuova vitalità grazie alle tematiche femministe di M. Tapiola (n. 1951) e alla strana combinazione di misticismo, surrealismo e sottofondo ironico caratteristica degli acquarelli di O. Lyytikäinen (1949-1987), mentre l'espressionismo astratto è rappresentato dai ''paesaggi mentali'' di M. Mäkelä (n. 1947), chiaramente derivati dall'osservazione della natura, e da J. Mäkelä (n. 1949), i cui quadri sono passati dal lirismo contemplativo degli anni Settanta a un'espressione più drammatica e solidamente strutturata negli anni Ottanta. Un analogo amore per la natura si manifesta nelle sculture di K. Tapper (n. 1930), nelle quali lo squisito trattamento della superficie e la forma quasi minimalista divengono una sorta di parafrasi di fenomeni naturali.
Lirismo e sensibilità naturalistica si possono cogliere anche in molte opere costruttiviste, per es. nei dipinti di J. Blomstedt (n. 1937), rigidamente strutturati e caratterizzati da pennellate leggere e trasparenti, apparentemente casuali, in realtà ripetute ritmicamente. M. Kujasalo (n. 1946) lavora razionalmente in serie di strutture ottiche ritmiche, sia in pittura sia in scultura. Un più severo costruttivismo, legato probabilmente alla forte tradizione finlandese di architettura e design, è rappresentato dalla pittura di P. Osipow (n. 1939), C. Enckell (n. 1945) e J. Hautala (n. 1941), con opere caratterizzate dall'economia di forme e da una ristretta scala cromatica. M. Rantanen (n. 1956), invece, ha portato la pura forma nell'era del postmodernismo facendo uso di segni e decorazioni privi di significato apparente e dipinti in colori fluorescenti, del tutto inusuali per l'arte finlandese.
Le sculture e le installazioni di M. Aiha (n. 1952) e di K. Cavén (n. 1954) hanno origine insieme dal costruttivismo e dall'arte povera, ma la scelta e la predilezione di materiali come legno e pietra mostrano la volontà di conservare un rapporto fondamentale con la natura.
L'interesse sociale, che in precedenza si esprimeva con forme dirette di realismo, negli anni Ottanta si è canalizzato in forme meno aggressive e in direzione di problematiche ecologiche. Se la maggior parte dei pittori e degli scultori finlandesi ancora lavorano tradizionalmente, non mancano diversi esempi di environments, di installazioni, di performances e di arte concettuale. Pioniere nella tecnica delle installazioni rituali in natura è stato P. Nevalainen (n. 1951) che, con altri artisti come H. Väisänen (n. 1951) e J. O. Mallander (n. 1945), ha preso parte alla mostra all'aperto Mobile terra di morte (Helsinki 1983), in cui fu proclamato l'interesse per le problematiche ecologiche. Uno dei pochi artisti finlandesi a praticare coerentemente l'arte concettuale è L. Anttila (n. 1938), mentre T. Valjakka (n. 1953) si è accostato al concettualismo nei suoi primi piani fotografici di oggetti naturali assemblati o manipolati.
Alcune delle tendenze più nuove si possono vedere nelle sperimentazioni di alcuni gruppi di performance (Ö-group, Homo ] e Jack Helen Brut) e dei Record Singers/Bellini Academy, in cui ogni distinzione fra le forme d'arte appare abolita. Capofila di quest'ultimo gruppo è stata la mistica O. Heiskanen (n. 1939), autrice di litografie tradizionali, che ha avuto una grande influenza sugli esponenti più giovani dell'avanguardia. In generale, tuttavia, le associazioni artistiche e i gruppi non hanno rappresentato un elemento importante nel panorama dell'arte finlandese degli anni Ottanta, nel quale appare piuttosto prevalere l'individualismo e il proliferare di diverse forme di espressione; una pluralità tuttavia sempre connotata da una predilezione per l'ispirazione naturalistica e da una spiccata sensibilità per i materiali. Vedi tav. f.t.
Bibl.: Akt 83. Contemporary Finnish art, Helsinki 1983; Finnish art of the 1980s, ivi 1988; New painting in Finland, Harkonmäki Collection, introd. di J. Lintonen, Espoo s.d.
Architettura. - Recentemente, superato l'ostracismo verso un tipo di formulazione considerata eccessivamente individualista e abbandonati gli schematismi propri della prefabbricazione industriale, le correnti più aggiornate si sono orientate non solo verso il recupero della grande stagione moderna finlandese, ma anche verso ricerche marcatamente di qualità. Due i fulcri propulsori, protagonisti tra l'altro di un vivace dibattito: Helsinki e la zona più settentrionale del golfo di Botnia. Alla capitale, forte di un primato internazionale fondato sulla lezione di A. Aalto, viene contestata, dagli esponenti della ''scuola di Oulu'' presso l'omonima università, una scarsa attenzione per i ''regionalismi'', ossia i modi più tradizionali dell'edilizia autoctona.
Per suo conto il centro risponde chiamando H. Deilmann, discepolo e collaboratore di Aalto, a completare il teatro dell'Opera di Essen, e invitando R. Erskine a erigere un nucleo suburbano a 60 km da Helsinki. Il teatro dell'Opera di Essen risale al 1959-64 e rappresenta una sorta di manifesto ideologico del pensiero del maestro: i nove livelli sfalsati e compenetrati in un involucro sinuosamente espanso, inaugurato nel 1989, costituiscono un conclamato omaggio alla ''tecnologia della fruizione'' coniugata con la tipica tendenza umanizzatrice aaltiana. A Malminkartanu, Erskine ribadisce, nelle case caratterizzate da variazioni spazio-volumetriche (1970-87), un lessico forse non così spettacolare come quello di Essen, tuttavia senz'altro improntato a una chiarezza per lo più esente da tipicizzazioni vernacolari.
Sull'altro versante, nell'ultimo decennio, si è lentamente affermata la leardeship di R. Pietilä (n. 1923), emarginato per lungo tempo a causa della radicalità innovativa delle sue sperimentazioni. Pure nelle ultime opere, come il progetto per la residenza presidenziale a Helsinki, l'ambasciata finlandese a Nuova Delhi (1963-85) e la splendida biblioteca di Tampere (1978-86), Pietilä, con la moglie R. Paatelainen, salutati ora come i più originali progettisti scandinavi, non smentiscono né la poetica neo-espressionista iniziale né il credo in una forte integrazione paesistica, concretata non per mimesi bensì per contrasto.
Il piccolo edificio finnico a Nuova Delhi si distingue per la rigorosa funzionalità delle stesure, che appaiono però innervosite dalla sequenza, spigolosa e spezzata, delle brillanti pensiline, mentre la biblioteca può essere definita come il capolavoro dell'atelier: immaginifica, visionaria, nuova nei contenuti e nelle forme, è un blocco monumentale dal perimetro antigeometrico, pressoché informale, sviluppato su un impianto a spirale studiato al computer. All'interno un unico, vasto spazio voltato si articola su due piani contenendo il museo di storia naturale, l'istituto per l'educazione degli adulti, i laboratori, le aule, i servizi e quattro biblioteche specializzate.
In un primo tempo tributaria di Pietilä, poi, dopo un cedimento alla retorica postmodernista, arroccatasi su posizioni nazional-romantiche, la scuola di Oulu è attualmente rappresentata da L. e A. Louekari. Nel loro complesso ricreativo Mikonkari a Lohenpyrstö sono riusciti a depurare i consuntivi materici della Dornach di R. Steiner dalla cupa atmosfera centroeuropea per instaurare, nelle superfici in legno naturale variamente inclinate, una nota cordiale, ''leggera'', in pieno accordo con l'intorno. Con questa stessa ottica operano J. Leiviskä con l'elegante parrocchia a Vantaa, tutta giocata su ritmi verticali, e G. Grotenfeld, autore di numerose costruzioni lignee, tra le quali la casa per vacanze presso Juva, dove la complicata ''sconnessione geometrica'' altera, secondo moduli decostruttivisti, l'impianto unifamiliare. Sempre a Oulu, ma in posizione marginale rispetto alla colorata università, realizzata dopo il 1968 nel quadro di una politica di interventi capillari sul territorio, I. Okkonen e M. Rotko (uno degli ideatori del campus studentesco) hanno innalzato (1983) una doppia piramide di cristallo (le serre), agganciata a un basso edificio di servizio per studi e laboratori, dalla vistosa componente high-tech.
Indice della congerie dei fermenti in atto, due esempi diametralmente opposti: l'House of City a Helsinki, di Jauhiainen-Nuuttila (1982), sobria e moderna, e la sede comunitaria a Kainuu, di Koiso-Kauttila (1984), surrettiziamente evocatrice per un portale a colonne binate. Vedi tav. f.t.
Bibl.: Finlandia, in Abitare, 216 (luglio-agosto 1983), monografico; Nordiske Tendeser, in Byggekunst, 7 (1986); Architecture d'Aujourd'hui, 247 (ottobre 1986); The Architectural Review, 1093 (marzo 1988); B. Zevi, Quando lo spazio diventa scena teatrale, in L'Espresso, 22 giugno 1989.
Musica. - Con l'apertura all'influenza delle correnti culturali europee all'indomani della conquista dell'indipendenza nazionale (1917), anche la musica conosce, seppure con un certo ritardo, un periodo di sviluppo che arriva fino alla metà degli anni Trenta. A questa fase di rigenerazione della vita musicale, che pone la F. alla testa del modernismo dei paesi scandinavi, contribuiscono sia compositori tradizionali che innovatori: i primi, come U. Klami (1906-1961) e L. Madetoja (1887-1947), si richiamano al romanticismo nazionale, sotto l'influenza della musica francese; i secondi, fra i quali A. Merikanto (1893-1958), V. Raitio (1889-1945) ed E. Pingoud (1888-1942), rappresentano una corrente più ''radicale'', vicina al modernismo russo, significativa soprattutto nell'ambito della produzione orchestrale scandinava.
La figura più rappresentativa è quella di A. Merikanto, allievo di M. Reger a Lipsia e di A. Skrjabin a Mosca, professore di composizione all'Accademia Sibelius di Helsinki, la cui opera più notevole, Juha (1920-22), è di concezione tanto avanzata da incontrare notevoli resistenze negli ambienti conservatori del suo paese: sarà apprezzata come uno dei momenti più importanti della musica finlandese contemporanea solo a partire dagli anni Quaranta.
Questa fase di rinnovamento s'interrompe per la reazione dei settori più conservatori e per l'isolamento culturale nel quale il paese ricade in conseguenza della seconda guerra mondiale.
Tra i compositori che vengono affermandosi negli anni Quaranta si ricordano T. Pylkkänen (n. 1918) ed E. Englund (n. 1916). Il primo, per l'attenzione rivolta alla tradizione veristica italiana, segnerà una tappa importante nello sviluppo dell'opera finnica (soprattutto con Varjo, "Ombra", 1952), non mancando più tardi di far uso della tecnica seriale (così in Opri ja Oleksi, 1958). Il secondo apporta un significativo rinnovamento nel campo sinfonico, soprattutto con la Prima e la Seconda Sinfonia, eseguite nel 1946 e nel 1948.
Nel 1949 la Nykymusiikki, Società per la musica contemporanea, attraverso festival internazionali, concerti e programmi radiofonici, comincia a diffondere nel paese le più importanti opere europee contemporanee, e poi, nel 1951, divenuta sezione dell'International Society for Contemporary Music, quelle dei giovani compositori finlandesi. Negli anni Cinquanta molti compositori, fra i quali in particolare N.-E. Fougstedt (n. 1910), E. Bergman (n. 1911) e T. Marttinen (n. 1912), aderiscono alla dodecafonia e al serialismo.
In particolare E. Bergman, che compie viaggi di studio in Germania, Svezia, Asia e Nordafrica, appare rifarsi al serialismo in lavori come Tre aspetti di una serie dodecafonica (1957) e Aton (1959), mentre con l'opera Fåglarna (1962, "Gli uccelli"), su testo in lingua svedese, esercita una notevole influenza sulla musica del suo paese.
A una generazione più tarda appartengono J. Kokkonen (n. 1921), E. Rautavaara (n. 1928) e U. Meriläinen (n. 1930).
J. Kokkonen si richiama al sinfonismo tradizionale di ampio respiro: le sue quattro Sinfonie (1958-60; 1960-61; 1962; 1971), le opere orchestrali e la produzione cameristica rappresentano un momento importante nello sviluppo della moderna musica scandinava. E. Rautavaara, tra i più prolifici compositori contemporanei del suo paese, è passato attraverso l'espressionismo, la dodecafonia e il serialismo, approdando a uno stile neo-romantico. Molte sue composizioni, tra le quali Requiem in our time (1954) e l'opera televisiva Kaivos (1963, "La miniera"), hanno ricevuto riconoscimenti in concorsi internazionali. U. Meriläinen è rimasto estraneo al serialismo e alla tecnica aleatoria, maturando uno stile neo-espressionista. Le sue opere, tra cui le quattro Sinfonie (1953; 1964; 1971; 1976), sono conosciute all'estero.
Una posizione indipendente è quella di P. Heininen (n. 1938), che ha studiato a Helsinki, a Colonia e alla Juillard School di New York, e che rimane estraneo ai condizionamenti del pubblico, ricevendo critiche dai solisti per le difficoltà di esecuzione di molte sue partiture.
Tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio dei Sessanta viene meno l'influenza della scuola di Darmstadt, soprattutto per la reazione al serialismo portata avanti da compositori d'avanguardia come K. Rydmann (n. 1936), Otto Donner (n. 1939) ed E. Salmenhaara (n. 1941). Compaiono le prime opere di musica elettronica, tra cui l'opera Ritual di O. Lindeman (n. 1929); vengono eseguite opere di K. Stockhausen, L. Nono e G. Ligeti, i quali vanno in F. a tenere conferenze sulla nuova musica; si avvia una generale riforma nella vita musicale, soprattutto nel settore dell'educazione scolastica e accademica, e si contribuisce alla crescita dell'editoria musicale del paese. Tra i compositori che vengono affermandosi in questi ultimi anni vanno ricordati in particolare P. H. Nordgren (n. 1944), L. Segerstam (n. 1944) e K. Aho (n. 1949).
Bibl.: B. Wallner, Scandinavian music after the second world war, in The Musical Quarterly, 1965, pp. 128-34; J. Tiensuu, Finland nach Sibelius. Eine Musiknation im Werden, in Melos/Neue Zeitschrift für Musik, 1977, pp. 328-32.
Cinema. - La produzione di film e documentari cominciò nei primi anni del Novecento con un ritmo regolare che si accentuò dopo la nascita della Suomi Filmi, la casa di produzione che monopolizzerà l'industria fino agli anni Sessanta. Il periodo più fecondo è quello compreso tra il 1933, anno in cui il regista e produttore R. Orko divenne direttore della Suomi, e i primi anni Sessanta. Insieme al regista T.J. Sarkka, Orko domina la scena finlandese realizzando farse e commedie interessanti, quali Saltalan pehtoori ("L'intendente di Siltala", 1934) e Jääkärin morsin ("La fidanzata del fante", 1983). A Sarkka si devono opere di non grande pregio (valga per tutte Kulturin Valssi, "Il valzer del vagabondo", 1941), ma che ottengono il favore del pubblico. Oltre a essere ricorrenti fin dai tempi del muto, la guerra e la vita rurale sono i temi con i quali il cinema finlandese ha raggiunto i risultati espressivi più alti, soprattutto col celebrato Tuntematon sotilas ("Il milite ignoto", 1955), nel quale E. Laine racconta la tragica storia di un gruppo di soldati durante la seconda guerra mondiale.
Quando cala il sipario sugli splendori della Suomi Filmi, il cinema finlandese registra una battuta d'arresto. Si impongono all'attenzione del pubblico e della critica solo R. Jarva, M. Niskanen e J. Pakkasvirta negli anni Sessanta e Settanta, e M. Lehmuskallio, T. Suominen, P. Lehto negli Ottanta. Particolare interesse suscita però l'opera dei fratelli registi Kaurismäki, soprattutto di Aki, autore fra l'altro di Ariel (1988), Leningrad cowboys go America ("I Leningrad cowboys vanno in America", 1989), Tulitikkutehtaan tyttö ("La fiammiferaia", 1989), I hired a contract killer ("Ho assoldato un killer", 1990), e quella di P. Parikka, che ha firmato l'epico Talvisota ("Guerra d'inverno", 1989). Altri registi degni di attenzione sono T. Kassila (Petos, "Il tradimento", 1988), R. Mollberg (Tilinteko, "La soluzione finale", 1988), V. Mäkelä (Lain ulkopuolella, "Oltre la legge", 1988).
Bibl.: F. Bono, Cinema Finlandia, Roma 1989.