Poeta persiano (Ṭūs, Khorasan, 940 - ivi 1020 circa), il maggior poeta epico della Persia medievale. È autore dello Shāhnāme ("Libro dei re"), con il quale ha gettato le basi di un genere nuovo per la letteratura musulmana in genere, e persiana in particolare: l'epica.
Di lui è certo solo il patronimico: Abū´l-Qāsim. Il suo capolavoro, che include un migliaio di versi composti da Daqīqī poco prima di morire, è lo Shāhnāme ("Libro dei re"). Il poema - che tratta in circa 60.000 versi la storia regale dell'Iran da Kayūmarth, primo uomo e fondatore della prima mitica dinastia, a Maḥmūd, signore di Ghazna e destinatario dell'opera - dà forma alla mitologia iranica, organizzata in cicli di per sé compiuti e separati, attraverso un processo di storicizzazione filtrato dalla concezione islamica del tempo, di tipo cronologico e lineare. Tra le numerose fonti - in gran parte a noi non pervenute - alle quali F. attinse, rivestono particolare importanza una "Cronaca regia" sasanide, il Khvataināmak, e tre Shāhnāme in prosa d'epoca islamica. Dal punto di vista stilistico, l'assenza del simbolismo e della descrittività, connotativi di altri generi poetici, consente una maggior efficacia narrativa e drammatica. Notevole la lingua, ricca e libera da infiltrazioni arabe. Non rimangono altre opere di F., se si escludono alcuni frammenti e il poema romanzesco Yūsuf u Zulàikhā, elaborazione fantastica della storia biblico-coranica di Giuseppe, di dubbia autenticità. L'opera di F. restò esemplare per la posteriore epica eroica e romanzesca persiana.