FIRENZE (XV, p. 435; App. I, p. 599)
Alla data del 31 dicembre 1947 la popolazione residente nella provincia era salita a 899.000 ab., quella presente nel comune a 375.081 (residenti 370.523). In conseguenza delle vicende belliche (v. appresso) la città ebbe a subire danni particolarmente gravi: oltre 40.000 vani sui 394.000 esistenti al 1° gennaio 1940 risultarono inservibili il 10 settembre 1944: di essi 16.400 distrutti o semidistrutti, 24.200 danneggiati.
Fra le città della Toscana, Firenze è quella che, nel suo insieme, ha subìto maggiori danni alle opere d'arte, non solo per il crollo dei suoi ponti, tutti tranne Ponte Vecchio - ed è andato in rovina anche quello di Santa Trinita, un'architettura di Bartolomeo Ammannati ispirata a un disegno di Michelangelo, che sui ruderi dei piloni consolidati verrà ricomposto coi suoi stessi frammenti - ma per la distruzione del più antico quartiere della città, quello di qua e di là dal Ponte Vecchio, a specchio dell'Arno. Fatta naturalmente eccezione del ponte di S. Trinità, che è forse nel campo dell'arte architettonica la più grave perdita subìta dall'Italia in questa guerra, non si tratta in genere di edifici che avessero individualmente, dal punto di vista estetico, una propria decisiva importanza. Ma nell'insieme costituivano il nucleo di un complesso urbano di altissimo valore la cui reintegrazione pone problemi molto ardui. A paragone di quanto è avvenuto tra via Guicciardini, via de' Bardi e Borgo S. Jacopo sulla riva sinistra, Por Santa Maria, il lungarno Acciaiuoli, piazza S. Stefano e il Mercato sulla riva destra, ove sono rimasti in piedi solo qualche vecchio muro screpacciato e i mozziconi delle antiche torri, appaiono lievissimi, insignificanti addirittura, le scalfitture subìte dagli altri insigni monumenti della città.
Le porte del Ghiberti, mentre venivano rimosse dal Battistero per essere messe al sicuro dell'offesa aerea, palesarono ancora intatta sotto la patina del tempo la doratura originaria e sono state restituite all'antico splendore (v. Tav.).
Storia. - Risalente fino ai primi anni del fascismo (Non Mollare! giornaletto clandestino di G. Salvemini, C. Rosselli, E. Rossi; organizzazione cospirativa comunista e dei gruppi "Italia libera" e "Giustizia e libertà"), l'attività politica antifascista, già duramente colpita nel 1930 con i processi contro "Giustizia e Libertà" e le condanne di E. Rossi, N. Traquandi, ecc., si intensificava a partire dal 1938 per opera di nuclei comunisti e liberalsocialisti, malgrado ripetuti arrestì (tra cui quelli degli esponenti liberalsocialisti: nel 1942 T. Codignola, E. Enriques Agnoletti, C. L. Ragghianti; nel 1943 C. Boniforti, C. Furno). Caduto il fascismo, sorgeva subito il Comitato interpartiti (aderenti i partiti d'azione, comunista, democratico-cristiano, liberale e socialista), trasformatosi in Comitato toscano di liberazione nazionale dopo la occupazione nazista. Anima della resistenza patriottica contro Tedeschi e fascisti, che prosegue attivissima fin dall'autunno 1943, malgrado selvagge rappresaglie, il CTLN assume importanza politica particolarmente notevole dopo la liberazione di Roma e la interruzione delle comunicazioni con quest'ultima città.
Intensificata la preparazione della insurrezione armata e la creazione di organi amministrativi provvisorî, il CTLN (presidente E. Enriques Agnoletti prima, C. L. Ragghianti poi) rifiuta tardive proposte di pacifico trapasso di poteri da parte fascista. Approssimatesi le forze alleate, si iniziano i combattimenti tra le retroguardie tedesche e le formazioni cittadine, appoggiate da unità partigiane (divisione Garibaldi "Arno", comunista; Brigate "Rosselli", 2a, 3a e 4a del partito d'azione) fatte affluire dalle montagne. Malgrado perdite abbastanza elevate (190 morti, 435 feriti, 18 dispersi) gli insorti, dal 3 agosto al 1° settembre 1944, cacciano i Tedeschi dall'abitato a prezzo di cruenti combattimenti, solo in un secondo tempo appoggiati da reparti alleati che, dopo aver occupato i quartieri meridionali della città il 4 agosto, occuparono definitivamente Firenze solo il 22. In condizioni estremamente gravi, tra l'infuriare dei combattimenti di strada, gli organi di governo provvisorio, i servizî di Croce Rossa e l'amministrazione cittadina del CTLN riescono ad assicurare un minimo di sussistenza, di legalità, di soccorsi alla popolazione durissimamente provata dalla fame, dalla sete, dal fuoco nemico e dalle violenze della soldatesca germanica. Raggiunto è insieme anche l'obiettivo politico nella nuova considerazione che già da questo momento, fino alla liberazione del nord, viene data da comandi e governi alleati alle forze della resistenza in Italia.
Bibl.: Fondamentali gli articoli di E. Agnoletti, A. Predieri ed altri in Il Ponte, I, 1945, pp. 414-54. V. anche T. Codignola, Lotta per la libertà, Firenze 1945; O. Barbieri, Un anno di lotta contro il fascismo, Roma (s.d.); N.P. Comnène, Firenze città aperta, Firenze 1945; L. Longo, Un popolo alla macchia, Milano 1947; L. Valiani, Tutte le strade conducono a Roma, Firenze 1947, passim.