Opposizione al fascismo, inteso, in senso lato, come un fenomeno non limitato alla sola Italia.
In senso stretto, l’a. fu la reazione, morale e politica, alla dottrina e alla prassi del fascismo al potere. Sorse soprattutto a opera di alcune formazioni e partiti dell’Italia prefascista, che ancora disponevano della tribuna parlamentare e di una certa libertà di stampa: alcuni gruppi liberali, il Partito socialista, quello comunista, i Democratici-liberali guidati da G. Amendola, un gruppo rilevante del partito popolare italiano. Dopo il delitto Matteotti (1924), votate le leggi dittatoriali del 1925 e rivelatasi con la sconfitta dell’Aventino l’impossibilità di un’efficace lotta antifascista sul piano della legalità, il fulcro della resistenza al fascismo passò all’estero, dove tra il 1926 e i primi del 1927 si trasferirono gli stati maggiori dei partiti politici. Sorse così in terra straniera, con la Francia come centro, un’organizzazione politica italiana nella quale è possibile distinguere una corrente di estrema sinistra (Partito comunista italiano) e la Concentrazione antifascista, sorta nel 1927 dall’unione di tutti gli antifascisti non comunisti e che, in certo senso, era la continuazione dell’Aventino. Un gruppo nuovo si formò nel 1929 con Giustizia e Libertà, il cui distacco nel 1934 dalla Concentrazione antifascista segnò la fine di questa. L’emigrazione politica italiana operò lungo due linee: azione presso i paesi ospitanti (scarsissima e compromessa dall’interferenza di non pochi agenti provocatori) e iniziativa verso l’Italia, per mantenere i legami con l’opposizione interna (svolta soprattutto da Giustizia e Libertà e dai comunisti). In Italia, l’a. restò retaggio dei gruppi operai che conservavano legami con il clandestino Partito comunista, di non pochi aderenti al Partito popolare, e di un folto numero di intellettuali, che ebbero il più cospicuo rappresentante in B. Croce. La guerra di Etiopia segnò un leggero incrinarsi nell’a. esterno e interno; ma l’irrigidirsi del regime dittatoriale, il suo immiserirsi sempre più in costrizioni anche formali, il volto sempre più imperialista del fascismo, la politica filo-tedesca e le aberrazioni razziste provocarono una crisi anche tra la gioventù. Si formò così in Italia quell’humus fecondo dal quale – dopo il nuovo legame creato tra a. interno e a. all’estero dalla guerra di Spagna – nacque in seguito la Resistenza, termine che alcuni estendono all’intero a., mentre altri lo riservano alla lotta clandestina del 1943-45.
Negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale l’a. assunse in Italia le caratteristiche di un orientamento di cultura politica che valorizza la Resistenza come momento fondante del nuovo patto costituzionale, e si oppone, oltre che ai progetti di ricostituzione del fascismo storico, anche e più generalmente a tutti gli atteggiamenti e i comportamenti (antidemocratici, di autoritarismo, di intolleranza) ritenuti riconducibili a quella stessa esperienza come a una comune categoria politica. Significativa, sotto questo profilo, fu la lotta politica condotta, in particolare dalle forze di sinistra, per la salvaguardia e la piena attuazione della Costituzione del 1948.