FOGGIA
(Fogia, Focis nei docc. medievali)
Città della Puglia, capoluogo di provincia, situata nell'area settentrionale della regione nota storicamente come Capitanata, al centro del Tavoliere, vasta pianura cerealicola compresa tra il promontorio del Gargano a E, il subappennino dauno a O, il fiume Ofanto a S.Le origini di F. dovrebbero risalire al tempo di Roberto il Guiscardo (1015 ca.-1085), che, a partire dal 1050, avrebbe intrapreso la bonifica del territorio paludoso nei dintorni dell'antica città di Arpi. La tradizione religiosa collegherebbe la nascita dell'insediamento di F. alla inventio della Madonna dei Sette Veli - antica icona oggi venerata in cattedrale, secondo la leggenda rinvenuta nel 1062 da alcuni pastori in uno stagno in cui ardevano tre fuochi oggi simbolo della città - e fisserebbe la data di fondazione al 1073; ma già nel 1066 risulta la donazione da parte di papa Alessandro II (1061-1073) della "villam Fogiam cum ecclesiis suis" al vescovo di Troia (Monumenta Ecclesiae, 1961), alla cui diocesi F. appartenne sino al 1855, quando divenne sede vescovile autonoma.Il primo nucleo urbano di F. si sviluppò in prossimità dell'incrocio tra strade romane locali (Arpi-Ordona, Salapia-Lucera, Salapia-Troia) con antichi tratturi funzionali alla transumanza e fondò le sue attività principali sulla pastorizia e sull'agricoltura. Il periodo di maggior splendore venne raggiunto sotto Federico II di Svevia (1194-1250), al quale si deve la trasformazione di F. in importante base strategico-militare e in centro amministrativo del regno raccolto attorno al palazzo imperiale, oggi perduto nella quasi totalità. Lo stesso imperatore vi istituì una fiera annuale, tra le più antiche d'Italia; in età angioina si rafforzò ulteriormente la vocazione commerciale della città, che nel 1447 fu però compromessa dall'istituzione della regia dogana per gli armenti transumanti dall'Abruzzo.La più antica rappresentazione della città risale al tardo Cinquecento (Roma, Bibl. Angelica, 1214, c. 40r); dalla veduta si rileva come il nucleo antico originario si presentasse in forma di blocco compatto, avente il suo fulcro nella collegiata (od. cattedrale), attorno a cui in fasi successive si era verificato un ampliamento dei nuclei insediativi secondo anelli concentrici. L'attuale lettura del tessuto urbano risulta gravemente compromessa da una serie di devastazioni e distruzioni susseguitesi nel corso dei secoli, come in occasione dei terremoti del 1456, 1534 e 1731; in seguito a quest'ultimo sisma il centro storico assunse forme architettoniche e urbanistiche prevalentemente barocche.La città medievale era dotata di una cinta fortificata, distrutta da Federico II nel 1230 (Riccardo di San Germano, Chronicon) e forse non ricostruita, se nel 1349 F. risulta una città senza mura (Domenico da Gravina, Chronicon). Era divisa in quartieri chiamati pittagia, oggi non più facilmente identificabili nella mutata planimetria urbana. Intorno alla collegiata doveva situarsi il pittagium Sanctae Mariae, confinante con quello Sancti Angeli, sul sito dell'attuale palazzo Comunale. Nei pressi di porta Napoli sorgevano porta Aecana e il pittagium Sancti Martini e intorno al palazzo imperiale il pittagium Palagii. Tra le poche vestigia monumentali risalenti al Medioevo si conserva la collegiata di S. Maria Icona Vetere; presumibilmente fondata nel 1172 o nel 1179, durante il regno di Guglielmo II il Buono (1166-1189), su un precedente edificio intitolato a sancta Maria de Focis, venne completata da maestranze federiciane (terzo-quarto decennio del sec. 13°). La collegiata ha subìto nel tempo numerosi rimaneggiamenti ed è stata ricostruita nelle parti alte dopo il terremoto del 1731; della costruzione medievale si conservano l'ordine inferiore del prospetto, pausato da arcate cieche al pari di altri edifici di culto della zona (per es. S. Maria di Siponto, S. Maria Maggiore a Monte Sant'Angelo, cattedrale di Troia), la cripta, che riflette la complessa planimetria del capocroce, in rapporto con la cattedrale di Lanciano, e il ricchissimo cornicione, datato al terzo-quarto decennio del 13° secolo. Evidenti sono, per quest'ultimo, le affinità sul piano strutturale, stilistico e formale che lo collegano alla tradizione della Capitanata (per es. cattedrale di Troia), alla coeva plastica abruzzese e a quanto resta del palazzo imperiale nella stessa Foggia. Le strette corrispondenze con il corredo scultoreo della cattedrale di Termoli e dell'abbaziale di S. Giovanni in Venere presso Fossacesia (Chieti) sono prevalentemente interpretate in chiave pugliese, anche se di recente è stata suggerita l'ipotesi che la sequenza e la direzione degli scambi tra modelli e artefici abbiano potuto seguire un percorso inverso, dall'Abruzzo verso la Puglia (Aceto, 1990). Anche l'attribuzione delle sculture a un unico maestro, identificato per lo più con Bartolomeo da F., resta molto discussa, in quanto frutto della suggestione operata dalla prestigiosa carica di protomagister che l'architetto-scultore avrebbe ricoperto nell'ambito dei lavori del palatium, come attesterebbe un'iscrizione superstite, tuttavia soggetta a controverse interpretazioni (Aceto, 1990). Il cornicione appare senz'altro unitario nell'insieme ma non altrettanto nell'esecuzione, in quanto opera di un gruppo di lapicidi tra loro distinti quanto a livello tecnico e capacità espressive, operanti tuttavia sotto la direzione di un'unica guida e con referenti sia nel mondo orientale sia nell'Occidente gotico. A una corrente affine di scultura a carattere ornamentale all'interno della plastica duecentesca pugliese appartengono anche i capitelli nella cripta della collegiata, per i quali è stato avanzato il nome di Nicola, figlio di Bartolomeo, formatosi probabilmente nell'ambito della 'scuola di F.', a cui avrebbero fatto riferimento numerosi lapicidi attivi in vari cantieri pugliesi. Tra essi emerge il Gualterius citato nell'iscrizione dell'architrave del ciborio della cattedrale di Bitonto (1240), per lo più identificato con il magister Gualtiero da F. citato in alcuni documenti (Codice diplomatico barese, 1899).Del palazzo imperiale di Federico II, edificato nel 1223, si è conservato soltanto un archivolto sorretto da due aquile murato nel palazzo Arpi con un'iscrizione a esso relativa, dalla quale si evince il rapporto intercorso tra committenza ed esecutore, un Bartolomeo generalmente qualificato come protomagister, e la data della costruzione. Nello specchio epigrafico si legge: "✝ A(nno) ab i(n)carnatio(n)e MCCXXIII m(ensis) iunii XI ind(ictionis) r(egnante) d(omi)no n(ostr)o / Frederico inp(er)atore R(omanorum) se(m)p(er) aug(usto) a(nno) III et rege Sic(i)l(i)e a(nno) XXVI / hoc opus felicit(er) inceptum est p(re)phato d(omi)no p(re)cipie(n)te"; mentre ai margini superiore e inferiore, in caratteri più piccoli: "Sic Cesar fieri iussit opus istum p(ro)to(magister) Bartholomeus sic construxit illud" e "Hoc fieri iussit Fredericus Cesar ut urbs sit Fogia regalis sedes inclita imperialis". L'edificio, sorto nei pressi della collegiata, nel sito detto la pescheria, si estendeva dalla c.d. corte fino alla porta maggiore della chiesa. Dall'iscrizione si evince che il palazzo fu realizzato secondo un'idea dello stesso Federico II, che aveva voluto per F. la dignità di sede imperiale; nel 1240 la città ospitò la dieta generale del regno, convocata dall'imperatore rientrato dalla Lombardia; nel 1273 Carlo I d'Angiò fece costruire "logias magnas pulchras et decentes in balio seu curti hospicii et extra balium ipsum, si opus fuerit" (I registri della cancelleria angioina, 1957), in vista delle fastose nozze tra la principessa Beatrice e Filippo, figlio dell'imperatore di Costantinopoli. Descritto a volte come reggia (Niccolò di Iamsilla, De rebus gestis Frederici), a volte come castello (Riccardo di San Germano, Chronicon), ricordato ancora nel Settecento come un edificio "ricco di marmi, e già di statue e colonne", quando erano ancora parzialmente in piedi "in più luoghi portioni delle sue mura" (Pacichelli, 1703), il palazzo subì nel corso dei secoli un lento e progressivo abbandono.Un'altra frammentaria testimonianza di età medievale è costituita dai capitelli inseriti sui tre livelli del cantonale di palazzo Brancia (od. palazzo Farina) in piazza Duomo, presumibilmente di età angioina, ma di ignota provenienza.Infine, nella cappella dell'Icona Vetere, all'interno della cattedrale, si conserva la citata Madonna dei Sette Veli, una tempera su tavola raffigurante la Madonna con il Bambino, datata tra i secc. 11° e 12°, oggetto di grande venerazione. I caratteri iconografici e tecnici dell'icona suggeriscono una datazione alta e una collocazione stilistica nella corrente benedettino-cassinese attestata tra Capitanata e Abruzzo (Belli D'Elia, 1988-1989).
Bibl.:
Fonti. - Il Libro Rosso della città di Foggia, a cura di P. Di Cicco, Foggia 1965; Monumenta Ecclesiae Sanctae Mariae de Fogia, a cura di M. Di Gioia (Archivum Fodianum, 1), Foggia 1961, pp. 5-6; Quaternus de excadenciis et revocatis Capitanatae, de mandato imperialis maiestatis Frederici Secundi, Montecassino 1903; Riccardo di San Germano, Chronicon (1189-1243), in Cronisti e scrittori sincroni napoletani, a cura di G. Del Re, II, Napoli 1868, pp. 1-100: 37, 63; Niccolò di Iamsilla, De rebus gestis Frederici II imperatoris eiusque filiorum Conradi et Manfredi Apuliae et Siciliae regum, ivi, pp. 101-200: 145; I registri della cancelleria angioina, a cura di R. Filangieri, X, Napoli 1957, p. 271; Codice diplomatico barese, a cura di F. Carabellese, III, Bari 1899, p. 301; Domenico da Gravina, Chronicon de rebus in Apulia gestis ab anno 1333 ad annum 1350, in RIS, XII, 3, 1903-1909, coll. 594-595; G.B. Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva diviso in dodici provincie, III, Napoli 1703, p. 114; F. Ughelli, Italia Sacra, I, Venezia 1717; P. Manerba, Memorie sull'origine della città di Fogia e sua maggior chiesa, Napoli 1798.
Letteratura critica. - C. Perifano, Cenni storici sulla origine della città di Foggia, Foggia 1831; D.M. Potignome, Saggio storico pugliese sull'origine di Foggia, Napoli 1844; F. Villani, La nuova Arpi. Cenni storici e biografici riguardanti la città di Foggia, Salerno 1876; J. Ross, The Land of Manfred, Prince of Tarentum and King of Sicily, London 1889 (trad. it. La terra di Manfredi, Trani 1899); F. Villani, Foggia al tempo degli Hohenstaufen e degli Angioini, Trani 1894; C. Capuano, La Cattedrale di Foggia, in rapporto all'origine della città, Trani 1911; C. Villani, Foggia nella storia, Foggia 1930; G. Calvanese, Memorie per la città di Foggia, a cura di B. Biagi, Foggia 1931; B. Biagi, Foggia imperiale, Foggia 1933; N. Beccia, L'origine di Foggia, Foggia 1939; A. Caruso, Indagini sulla legislazione di Federico di Svevia per il Regno di Sicilia: le leggi pubblicate a Foggia nell'aprile 1240, Archivio storico pugliese 4, 1951, pp. 41-68; M. Bellucci, Il palazzo imperiale di Foggia, ivi, pp. 121-136; M. Di Gioia, La diocesi di Foggia. Appunti per la storia, Foggia 1955; P. Cafaro, Il palazzo di Federico II a Foggia, Foggia 1957; F. Jacobs, Die Kathedrale S. Maria Icona Vetere in Foggia. Studien zur Architektur und Plastik des 11. -13. Jahrhunderts in Süditalien (tesi), Hamburg 1968 (con bibl.); M.S. Calò Mariani, Aspetti della scultura sveva in Puglia e in Lucania, Archivio storico pugliese 26, 1973, pp. 441-474; G. De Troia, Foggia e la Capitanata nelle antiche incisioni, Foggia 1973; Castelli, torri ed opere fortificate di Puglia, a cura di R. De Vita, Bari 1974 (Milano 19822); U. Jarussi, Foggia. Genesi urbanistica, vicende storiche e carattere della città, Bari 1975; D. Leistikow, Die Residenz Kaiser Friedrichs II. in Foggia, Burgen und Schlösser 18, 1977, pp. 1-12; Die Zeit der Staufer. Geschichte - Kunst - Kultur, cat., I, Stuttgart 1977; L'art dans l'Italie méridionale. Aggiornamento dell'opera di Emile Bertaux, 4 voll., Roma 1978; H. Buschhausen, Die süditalienische Bauplastik im Königreich Jerusalem von König Wilhelm II. bis Kaiser Friedrich II. (Österreichische Akademie der Wissenschaften. Philosophisch-historische Klasse, Denkschriften, 108), Wien 1978; M.S. Calò Mariani, Due cattedrali del Molise: Termoli e Larino, Roma 1979; P. Belli D'Elia, Il Romanico, in La Puglia fra Bisanzio e l'Occidente (Civiltà e culture in Puglia, 2), Milano 1980, pp. 117-253; M.S. Calò Mariani, La scultura in Puglia durante l'età sveva e proto-angioina, ivi, pp. 254-316; A. Lorusso, Cattedrale di S. Maria Icona Vetere in Foggia. Il cornicione a mensole: proposte per una sua più precisa collocazione nell'ambito della scultura di epoca federiciana, in Federico II e l'arte del Duecento italiano, "Atti della III Settimana di studi di storia dell'arte medievale dell'Università di Roma, Roma 1978", a cura di A.M. Romanini, Galatina 1980, I, pp. 253-264; P. Belli D'Elia, Scultura pugliese di epoca sveva, ivi, pp. 265-287; M.S. Calò Mariani, L'arte del Duecento in Puglia, Torino 1984; Icone di Puglia e Basilicata dal Medioevo al Settecento, a cura di P. Belli D'Elia, cat. (Bari 1988), Milano 1988; P. Belli D'Elia, Contributo al recupero di una immagine: l'Iconavetere di Foggia, Prospettiva, 1988-1989, 53-56, pp. 90-96; F. Aceto, ''Magistri'' e cantieri nel ''Regnum Siciliae'': l'Abruzzo e la cerchia federiciana, BArte, s. VI, 75, 1990, 59, pp. 15-96.S. Mola