FONTANA, Giovanni Battista, detto Giovanni Battista del Violino
Nacque a Brescia nel 1589 da "ms. Stefano" e da "mad.a Margaritta", come risulta da una polizza d'estimo da lui inviata al Comune di Brescia nel 1627. Il documento, rinvenuto da P. Guerrini e rimasto a lungo inspiegabilmente ignorato, consente di precisare, arricchendole notevolmente, le scame notizie biografiche reperibili nelle dediche di G.B. Reghino e di C. Gussago (cfr. Sartori, 1952, pp. 376 e 159 rispettivamente).
Il F. - come informa la suddetta polizza - manteneva una casa "in contrada delle Gratie" ed è verosimilmente in questa stessa area, adiacente alla "quadra Johannis" (il quartiere ove risiedevano i "sonadori" e i "violinai"), che si compì la sua formazione. Precocissimo talento violinistico, esordì presso la vicina basilica di S. Maria delle Grazie, rimanendovì attivo fino e non oltre il 1608. Già in quest'anno, infatti, è attestata la sua presenza a Venezia, città che, per le più ampie possibilità d'impiego che offriva, costituiva da tempo una sorta di meta obbligata per numerosi musicisti bresciani.
A Venezia il F. soggiornò per circa un decennio. Nessun documento, purtroppo, è finora emerso a illuminare un periodo che deve esser stato segnato sia da importanti riconoscimenti in campo artistico, sia da intensi e profittevoli rapporti professionali: riesce difficile, a questo proposito, non pensare, infatti, a un incontro con D. Castello, autore di punta nell'ambito del sonatismo veneziano e la cui opera presenta indiscutibili affinità con quella del Fontana.
Intorno al 1618-19, attrattovi forse da più vantaggiose condizioni di lavoro, il F. si stabilì a Padova; qui, la sua presenza - attestata da un inedito atto notarile del 3 ott. 1619 conservato nell'Archivio di Stato di Brescia - è ulteriormente confermata dalla citata scrittura d'estimo del 1627, la quale, peraltro, dà precisa notizia che egli era attivo "in corte del mons.r ill.mo et r.mo cardinale [Pietro] Valier vescovo di detta città". A Padova, tranne qualche breve soggiorno a Roma al seguito dei Valier, il F. mantenne fissa dimora fino alla morte, avvenuta - come informa un documento recentemente emerso dall'Archivio di Stato di Padova - il 6 sett. 1630, a causa della violenta "combustione pestifera" che aveva colpito la città.
La polizza del 1627 documenta, a conferma di una fortunata carriera artistica, un'agiata condizione economica: il F. disponeva, infatti, di sette piccoli "crediti censuarij" sopra un capitale complessivo di L. 7.600, investito in vari fondi del territorio bresciano. Di queste sostanze, acquistate "co' suoi honorati sudori", nominò eredi i monaci gerolomini della basilica di S. Maria delle Grazie di Brescia. Alle cure di questi ultimi lasciò pure i suoi scritti musicali che saranno infine ordinati e consegnati alle stampe da G.B. Reghino, all'epoca maestro di cappella della basilica.
La raccolta curata dal Reghino - edita a Venezia nel 1641 per i tipi di B. Magni con il titolo di Sonate a 1. 2. 3. per il violino, o cornetto, fagotto, chitarone, violoncino o simile altro istromento - racchiude l'intero e unico corpus delle opere del F. pervenuteci. Composta verosimilmente nell'arco del decennio 1620-30, consta di diciotto sonate, di cui sei per "violini solo", tre per "doi violini", tre per "violino e fagotto", cinque per "doi violini e fagotto" e una per "tre violini".
"Uno dei più singolari Virtuosi c'habbia havuto l'età sua, nel toccare di Violino" (Reghino), il F. fu insieme con B. Marini, D. Castello e G.B. Buonamente, tra i più autorevoli e originali esponenti della sonata protobarocca. Tecnicamente audaci e stilisticamente innovative, le sue sonate trascendono abbondantemente i tradizionali schemi ritmico-melodici della "canzon da sonar". La rottura con lo stile arcaico degli epigoni di G. Gabrieli (G.B. Grillo, G. Priuli, F. Usper, G. Picchi, ecc.) si palesa nettamente nelle sei sonate a "violino solo", ove una sorprendente fusione di rapsodiche diminuzioni con elementi mediati dalla monodia vocale (bassi statici, ritmi lombardi, "tremoletti", ecc.) dà vita a intere sezioni caratterizzate da una forma libera, a metà tra lo stile rappresentativo e quello toccatistico. Questi ultimi episodi, che rimandano a una prestabilita e ben consolidata prassi improvvisativa, fungono da introduzione sia a briose e scorrevoli sezioni in metro ternario, sia a più rigide e tradizionali sezioni binarie.
La tendenza a un fraseggio nervoso e irregolare e una spiccata predilezione per la variazione e i mutamenti repentini non mancano, tuttavia, di imprimere il loro marchio innovativo anche alle sezioni formalmente più convenzionali. Nella sonata II, ad esempio, un caratteristico tema di chanson a note ribattute (battuta 18) è condotto, oltre che con i consueti mezzi di espansione motivica, attraverso un impressionante repertorio di figurazioni virtuosistiche ritmicamente sempre diverse: volate di biscrome, terzine, sestine, ritmi puntati, anapestici e capricciosi "passaggi" sincopati si succedono vorticosamente, stravolgendo in un crescendo di tensione ritmica la pulsazione regolare del motto iniziale. Questa esuberante scrittura, che costituisce, forse, l'aspetto più interessante e originale dell'attività creatrice del F., scaturisce direttamente da un'oculata investigazione delle potenzialità fonico-articolatorie del violino. L'adesione a una scrittura idiomatica si manifesta, oltre che nelle succitate complessità ritmiche, in uno stile diminutivo costantemente spezzato da ampi salti melodici e bruschi cambi di registro. Passaggi e "tremolo", "groppi", prescrizioni articolatorie e frequenti escursioni, nelle posizioni acute, completano una partitura che, già per il notevole ambito di estensione (sol2-re5), era pressoché inaccessibile ad altri strumenti. Ben lungi dall'avere un intento puramente acrobatico, la maestria violinistica, che qui per altro tocca uno dei massimi vertici dell'epoca, completa e arricchisce il discorso musicale. Nelle sonate a due e a tre lo sfoggio virtuosistico dà adito a una struttura concertante in cui da sezioni in semplice ma efficace stile imitativo si snodano sia brevi e dialoganti "a solo", sia più lunghi e impegnativi episodi solistici.
Non prive di momenti di intenso melodismo, tutte le sonate, incluse quelle solistiche, mostrano una certa attitudine allo svolgimento tematico. Esaminando la sonata a tre violini, un piccolo capolavoro, in cui la sapienza costruttiva, grazia melodica e abilità strumentale emergono di volta in volta in sezioni concise e ben contrastate, non si può non concordare con il giudizio entusiasta e lungimirante del Torchi (1897, p. 627): "il Fontana ha tratti splendidi di melodia, conduce con mano maestra ricchi contrappunti ed a sostegno di ogni sua forma si serve di bassi eccellenti".
Fonti e Bibl.: Brescia, Archivio civico, Polizze d'estimo (1517-1737), reg. 58, FLA-FOC 1627, c. 127; Arch. di Stato di Brescia, Notarile di Brescia, f. 3949, Not. Bona Girolamo, atto rogato il 3ott. 1619; Arch. di Stato di Padova, Ufficio di Sanità, Morti (1630-1631), reg. 471 (rubrica in ordine alfabetico); Brescia, Archivio della Fondazione della civiltà bresciana, G. Bignami, Storia della musica in Brescia (ms.), II, pp. 502-508; J.W. Wasielewski, Die Violine und ihre Meister, Bonn 1869, p. 66; Id., Instrumentalsätze vom Ende des XVI. bis Ende des XVII. Jahrhunderts, Bonn 1874, pp. 21-24; L. Torchi, La musica istrumentale in Italia nei secc. XVI, XVII e XVIII, in Riv. music. ital., IV (1897), pp. 625-628; E. van der Straeten, The history of the violin, I, London 1933, p. 130; P. Guerrini, Per la storia della musica in Brescia, in Note d'archivio, XI (1934), pp. 14 s.; C. Sartori, Bibliografia della musica strumentale italiana stampata in Italia fino al 1700, Firenze 1952, pp. 159 s., 376 s.; W. S. Newman, The sonata in the Baroque era, Chapel Hill 1959, pp. 108 ss.; D.D. Boyden, The history of violin playing from its origins to 1761, London 1965, pp. 108, 135; A. Moser, Geschiclite des Violinspiels, I, Tutzing 1966, pp. 63, 70, 73; W. Kolneder, Das Buch der Violine, Berlin 1972, p. 279; F. Testi, La musica italiana nel Seicento, II, Milano 1987, pp. 378 ss.; W. Apel, Studien über die frühe Violirimusik, in Archiv für Musikwissenschaft, XXXI (1974), pp. 192-195; G. Bignami, Enc. dei musicisti bresciani, Brescia 1985, p. 116; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, III, p. 23; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 553; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, III, coll. 496 ss.; The New Grove Dictionary of music and musicians, VI, p. 697; Diz. enc. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, II, p. 796.