FONTE BATTESIMALE
Elemento della suppellettile liturgica fissa impiegato in battisteri (v.) e chiese come recipiente per contenere o raccogliere l'acqua destinata alla somministrazione del battesimo.Il f. battesimale compare in alternativa o in sostituzione di vasche di maggiori dimensioni, dette anche piscine, già in uso in età paleocristiana all'interno dei soli battisteri. Benché il termine f. venga adottato talvolta per indicare qualsiasi tipo di vasca per uso battesimale, esso appare tuttavia più appropriato in relazione a bacini di carattere scultoreo, piuttosto che architettonico. Ciò vale anche nel caso di f. battesimali, come quelli dell'Italia centrosettentrionale romanici e gotici, nei quali, pur essendo rispettata la tradizione tipologica paleocristiana, la vasca, anziché essere concepita in uno con la struttura pavimentale, vi si erge senza presupporre l'innesto al suo interno.La realizzazione di f. battesimali distinti dalle vasche paleocristiane dovette affermarsi a partire dall'Alto Medioevo grazie, soprattutto, all'estensione del sacramento ai bambini (che pare documentata almeno dall'inizio del sec. 6°) e, più tardi, in maniera diffusa nei secc. 13°-14° (Righetti, 1950-19592, IV, p. 63; L'église en prière, 1984⁴, p. 55ss.), grazie anche alla somministrazione di esso per infusione e non più solo per immersione, pratiche dalle quali dipese l'impiego di bacini di dimensioni o di profondità ridotte. Tali mutamenti liturgici si manifestarono in tempi diversi a seconda degli usi locali, determinati anche da ragioni climatiche, che sembra abbiano infatti favorito già dal sec. 9° l'abbandono del battesimo per immersione nelle chiese d'Oltralpe, dove è pertanto presumibile la contemporanea realizzazione di piccole conche battesimali anche in semplici chiese parrocchiali. In Italia, invece, si continuarono a costruire battisteri e f. battesimali di grandi dimensioni ancora nel Tardo Medioevo, anche in virtù della tradizione, mantenutasi dalle origini del cristianesimo, di riservare al vescovo - di norma solo nel battistero della chiesa cattedrale - la prerogativa della somministrazione del sacramento a tutti i bambini della città e dei dintorni di essa (Righetti, 1950-19592, I, pp. 393-395).Anche per l'Oriente sembra giustificata, in ragione di analoghi mutamenti d'uso liturgico, una distinzione fra età protobizantina da un lato e medio e tardobizantina dall'altro, ma, contrariamente all'Occidente, pare fosse diffuso l'impiego, in sostituzione delle più antiche piscine, non di f. battesimali, ma di bacini mobili (Lafontaine-Dosogne, 1989, p. 49). Sarebbe tuttavia impreciso parlare in senso generalizzato di assenza di tali suppellettili stabili, poiché mancano sistematiche indagini al riguardo; qualche significativa eccezione si deve comunque registrare, benché per lo più di datazione alta. Un noto codice costantinopolitano, del sec. 9°, contenente le Omelie di Gregorio Nazianzieno (Parigi, BN, gr. 510, cc. 87v, 426v), presenta infatti una campionatura di f. battesimali in forma di vasca emergente dal pavimento, di pianta circolare, quadrata, a quadrifoglio o cruciforme (Bedard, 1951, pp. 42-43). A conferma di questa testimonianza si può segnalare la vasca rinvenuta in Siria a Ma'arrat en-Nu'mān, presso Ḥinak, nel Jabal al-Zawiya, e proveniente forse dal distrutto complesso monastico di Khirbat al-Ḥinak, in marmo monolitico pressoché cubico, cruciforme all'interno, riferibile alla prima metà del sec. 6° (Piccirillo, 1977), o la variante ottagona, quadriloba all'interno, del f. battesimale, forse di età giustinianea, della chiesa della Natività a Betlemme, recante un'iscrizione in greco (Hamilton, 19472, p. 81). Anche in Armenia sono stati studiati f. battesimali simili agli esempi citati, ma di essi è difficile fornire una datazione precisa, che pare debba con ogni probabilità riferirsi, nella maggior parte dei casi, a età protobizantina (Falla Castelfranchi, 1980).Un esempio notevole, appartenente tuttavia a un'area culturale periferica, assai prossima all'Occidente, è il f. battesimale ottagono donato dal principe Višeslav verosimilmente al battistero di Nona, in Croazia, e ora (dopo essere passato per Venezia e Zagabria) a Spalato (Muz. hrvatskih arheoloških spomenika); esso presenta caratteri che lo assimilano in qualche modo agli esempi italiani di età romanica ed è infatti assegnabile alla seconda metà del sec. 11° (Seper, 1957-1958), piuttosto che all'8°, come un tempo veniva pur dubitativamente ritenuto (Pudelko, 1932, p. 22). Un'altra tipologia ben documentata - con la quale presentano peraltro rapporti di somiglianza due esempi veneto-bizantini, della fine del sec. 11°-inizi del 12°, conservati a Madrid (Mus. Arqueológico Nac.; Mus. Lázaro Galdiano; Franco Mata, 1990) - è stata infine individuata in Serbia (nelle chiese di Gračanica, Studeniča, Péč, Dečani, Sopočani e nel monastero dei Ss. Arcangeli presso Prizren) nei f. ovoidali, su alto piedistallo, tutti databili alla prima metà del sec. 14° e collocati secondo una particolare disposizione (documentata nei casi di Gračanica, Péč e Dečani), studiata in ragione di motivi liturgici e simbolici, nell'angolo sudoccidentale del nartece della chiesa, a fronte di pareti dipinte con alberi genealogici della dinastia dei Nemanja (Curčić, 1979).In Occidente, i f. battesimali, di forme diverse ma sempre regolari, spesso di pianta circolare o poligonale, dovevano, per ragioni simboliche, essere preferibilmente realizzati in pietra: "Debet ergo fons esse lapideus: nam et de silice aqua in baptismi presagium emanavit. Sed et Christus qui est fons vivus est lapis angularis et petra" (Guglielmo Durando, Rationale divinorum officiorum, VI, 83). Tuttavia, esigenze particolari o locali tradizioni artistiche affermarono frequentemente anche l'uso del metallo, con la conseguente vasta produzione di f. in bronzo nelle regioni della Mosa e della Germania settentrionale e in piombo in Inghilterra, e, più raramente, anche del legno, come in qualche caso tuttora preservato nei paesi scandinavi (f. battesimali romanici nelle chiese di Näs e di Alnö, in Svezia; Andersson, 1968, p. 176).Oltre alla qualità del materiale, la funzione simbolica di questa suppellettile liturgica era affidata ad altri fattori; in linea generale, il f. battesimale veniva assimilato al fons vitae paradisiaco, come risulta già dall'interpretazione fornita dall'iscrizione incisa sul peristilio del battistero lateranense "[...] Fons hic est vitae qui totum diluit orbem [...]", del tempo di Sisto III (432-440). Inoltre, il numero dei lati del bacino (se esagono od ottagono) veniva inteso come allusione alla morte o alla risurrezione di Cristo, in riferimento al sesto o all'ottavo giorno della Settimana Santa; tale allusione veniva in ogni caso rafforzata dall'associazione del f. battesimale con il Santo Sepolcro, resa esplicita dalla pratica dell'immersione (la sepoltura dell''uomo vecchio'; Rm. 6, 3-7) e, talvolta, dalla forma di esso (a croce, a quadrifoglio o affine a quella di un sarcofago). Infine, la presenza di motivi figurati era in grado di estendere il significato del f. battesimale fino a comprendere: le implicazioni simboliche connesse al tema dell'acqua o a quello della vita e morte di Cristo e del ritorno nella risurrezione e nel Giudizio finale; episodi o situazioni legati al rito del battesimo, all'interpretazione figurale veterotestamentaria di esso e al battesimo dello stesso Cristo; il ricordo dell'Ultima cena e il sacramento dell'Eucaristia; le molte possibili varianti legate al tema della battaglia tra bene e male, in una molteplicità di soluzioni iconografiche spesso dipendenti da tradizioni locali, responsabili anche dell'eventuale introduzione di particolari aspetti devozionali (Nordström, 1984).È difficile indicare opere precedenti con certezza il sec. 11° che manifestino anche un distacco dalla tradizione delle vasche battesimali: il caso del battistero di Callisto, del 732 ca., a Cividale (Mus. Cristiano) è raro esempio di età longobarda, dal profondo ascendente paleocristiano, che si presenta in forme più prossime a quelle di una piscina (sormontata da un ciborio) che di un f. battesimale; esso rimanda, riducendone le dimensioni, ai celebri esempi di Ravenna, dove peraltro proprio la piscina del battistero degli Ortodossi sembra doversi attribuire a un rifacimento medievale di una primitiva, analoga soluzione (Deichmann, 1974, p. 25).Ancora in Italia, dove non mancano esempi romanici e gotici di f. battesimali di modeste dimensioni in forma cilindrica (come il f. nel battistero di Chiavenna, prov. Sondrio, con scene di rito battesimale, datato 1156) o di coppa (per es. il vaso antico sostenuto da quattro leoncini bronzei, di età normanna, nel duomo di Siracusa e il 'f. piccolo' del battistero di Parma, attribuito ad Antelami; de Francovich, 1952, pp. 228-229, 268-269), si andò di norma affermando un tipo poligonale di vaste proporzioni e di impianto solenne, rievocante quello delle piscine paleocristiane. Esso comportava solitamente l'impiego di materiali nobili (diverse qualità di marmo) e la possibilità di intendere i singoli segmenti della recinzione della vasca come semplici specchiature aniconiche di gusto antichizzante o come fondo per altrettanto classicheggianti rilievi. In riferimento alla prima categoria si possono ricordare il f. nella basilica di S. Zeno a Verona, della fine del sec. 12°-inizi del 13° (Simeoni, 1909, pp. 63-64), quello in S. Maria di Castello a Tarquinia, forse della seconda metà del sec. 12°, il 'f. grande' del battistero di Parma (pure attribuito ad Antelami) o la serie, particolarmente numerosa, di f. battesimali toscani (di pianta quadrata, esagonale od ottagonale; Salmi, 1926), fra i quali si distinguono quelli della cerchia dei Bigarelli (v.), autori di due delle più significative opere del genere: il f. del battistero di S. Giovanni in Corte a Pistoia, di Lanfranco da Como, datato 1226 (Salmi, 1972), a pianta quadrata con vasca ellittica dotata di sedili, e quello ottagonale del battistero di Pisa, di Guido Bigarelli, datato 1246 (Ascani, 1991, pp. 125-126, n. 48), entrambi muniti di quattro pozzetti angolari per la raccolta dell'acqua derivante dall'infusione, i quali rendevano possibile la pratica delle celebrazioni comunitarie condotte da più ministri insieme (Garzelli, 1969, p. 26). A una funzione diversa, ma in parte affine, rispondeva la particolare conformazione presente nel 'f. grande' di Parma e comune ad altri f. battesimali padani, all'interno dei quali è posto un invaso a cui si accedeva tramite passerelle mobili, destinato a isolare i celebranti dall'acqua, come testimoniato da un documento del 1225 riguardante proprio il f. di Parma: "ipse sacerdos cum aliis duobus sacerdotibus erat in medio predicti magni lapidis et baptizabant pueros et super fontes stabant volti" (de Francovich, 1952, p. 315, n. 688). Tra i f. battesimali figurati, la cui tradizione si mantenne viva fino al Trecento e oltre, come dimostra il raffinato esempio nel battistero di Firenze, datato 1371, spiccano, in Italia settentrionale, quello nella chiesa di S. Giovanni in Fonte a Verona, con episodi della Vita di Gesù, della fine del sec. 12°-inizi del 13° (Romanini, 1964), quello del battistero di Varese, con le figure di Cristo, di S. Giovanni Battista, di un vescovo e degli apostoli, forse degli inizi del sec. 13°, e quello del duomo di Ferrara, decorato da motivi animali e vegetali dalla chiara impronta paleocristiana, della metà del sec. 13° (Gandolfo, 1987); in Toscana, a parte il f. di impianto circolare nella chiesa di S. Frediano a Lucca, che sembra essere stato in origine concepito come fontana claustrale (Heydasch-Lehmann, 1991, pp. 65-74), si segnala il f. nella pieve di S. Ermolao a Calci, riferito al secondo quarto del sec. 12°, che, nel ricollegarsi, per la struttura 'a cassa', al f. nella pieve di S. Marco a Rigoli, forse del sec. 11° (Salmi, 1926), ne concepisce tuttavia i lati come scene dalle quali far emergere, con vivo risalto, figure umane entro arcatelle (Cristo, S. Giovanni Battista, angeli e figure allegoriche) in una suggestiva interpretazione 'romanza' dei modelli classici (Cristiani Testi, 1980); una soluzione ripresa, in una mutata situazione culturale, da Giroldo da Como (v.) nel f. del duomo di Massa Marittima, datato 1267.Le regioni dell'Europa centrosettentrionale, dove era ancora forte l'esigenza della cristianizzazione e più libera la possibilità di rinnovamento di tale suppellettile liturgica - in quanto priva di una radicata tradizione -, offrono la possibilità di una vasta campionatura di opere che segnano anche il passaggio a una fase diversa nella definizione tipologica dei f. battesimali. A essa si è inoltre rivolta una nutrita serie di studi condotti soprattutto entro la prima metà del Novecento (Pudelko, 1932), mirati a una vera e propria classificazione dei pezzi (attuata tuttavia non sempre con completezza e rigore scientifico), che dimostra come il momento di maggiore intensità nella produzione di f. e nel rinnovamento delle tipologie si dovette verificare, per ragioni determinate dai mutamenti di uso liturgico, nell'11°-12° e nella prima metà del 13° secolo.Il tipo più semplice, cilindrico o a tronco di cono, detto anche a tinozza, ebbe larghissimo impiego in tempi e luoghi diversi: documentato per via iconografica fin dall'Alto Medioevo (per es. nel Liber de inventione s. crucis, ante 814; Monaco, Bayer. Staatsbibl., Clm 22053, c. 16r), esso è presente nel f. della cattedrale di Perpignano, proveniente forse dalla chiesa di Malloles e databile al sec. 12° (Durliat, 1954), in una suggestiva interpretazione che dimostra, nella simulazione in marmo bianco di realistiche doghe disposte verticalmente, la derivazione del tipo da mastelli in legno.Un altro tipo che si afferma quasi ovunque è quello in forma di coppa o di calice, la cui presenza va menzionata anche per un'area periferica come la Spagna, dove, nella seconda metà del sec. 12°, esso si presenta in Castiglia in una serie di varianti, spesso decorate con archeggiature anche di ispirazione islamica (archi trilobati o a ferro di cavallo), il cui esempio più interessante è forse il f. nella chiesa di Redecilla del Camino, dal bacino ritmato da dieci torricelle traforate ad archi di minute proporzioni, che si diffondono per tutto il corpo esterno (Pérez Carmona, 1959).Molti fra i più celebri f. battesimali romanici presentano la semplice struttura cilindrica: quello, in marmo, con simboliche scene di pesca, nell'abbazia di S. Nilo a Grottaferrata, databile al 1131 ca. (Danbolt, 1978, p. 155); il raffinato esempio in arenaria, datato 1129, nella chiesa parrocchiale (già abbaziale) di St. Bonifatius a Freckenhorst, in Germania, a rilievi cristologici entro arcate (Soltek, 1987); quello, sempre in pietra, nella chiesa di St Nicholas a Brighton (East Sussex), istoriato con un'imponente Ultima cena e con Storie di s. Nicola, databile al 1150-1160 ca. (Bond, 1908, pp. 37, 155, 165, 175; Stone, 1955, p. 71). A questo tipo appartiene anche il f. bronzeo, sostenuto da dieci (già dodici) buoi, in Saint-Barthélemy a Liegi (proveniente dalla scomparsa chiesa di Notre-Dame), databile tra il 1107 e il 1118 e attribuito a Renier de Huy. Celebrato come capolavoro della prima arte mosana per l'eccezionalità della tecnica e la compostezza classica del rilievo che ne decora, con scene di battesimo (di Cristo, del centurione Cornelio, del filosofo Cratone) e della vita di s. Giovanni Battista, le lisce superfici esterne (Rhein und Maas, 1972-1973), esso è stato oggetto, di recente, di un inatteso riferimento ad ambiente bizantino (Colman, Lhoist-Colman, 1984), cui sono state opposte considerazioni tecniche, stilistiche e iconografiche, dalle quali vengono ribaditi i tradizionali termini cronologici e attributivi (Philippe, 1985; Lafontaine-Dosogne, 1989). Sotto il profilo tipologico, l'opera, benché preceda ogni altro esempio in bronzo superstite, compone tuttavia un quadro coerente con altri notevoli f. battesimali in pietra cronologicamente prossimi (come quello nella chiesa di Freudenstadt, in Germania, del 1100 ca., o quello nella chiesa di Notre-Dame a Furnaux, in Belgio, del 1135-1150) e con la serie in bronzo che ne segue. In essa è frequente la struttura cilindrica o troncoconica, in un cospicuo numero di varianti distinte per proporzioni e per caratteristiche dei supporti solitamente costituiti da tre o quattro semplici zampe (come nel f. del duomo di Osnabrück, databile al sec. 12°), talvolta in forma umana, anche poggianti su di un anello. A questo riguardo si segnalano il f. battesimale proveniente dalla collegiata di Saint-Germain a Tirlemont, datato 1149 (Bruxelles, Mus. Royaux d'Art et d'Histoire; Etude technologique, 1987), in forma di campana rovesciata su quattro leoni (il resto della struttura è di restauro); il f. del duomo di Brema, degli inizi del sec. 13°, e il f. del duomo di Hildesheim, del primo terzo del sec. 13°, il quale, nella particolare fattura delle figure (allusive ai quattro fiumi del paradiso) alla base del corpo cilindrico, può considerarsi modello di una tipologia a figure inginocchiate, che ha nel f. nella Marienkirche di Rostock, datato 1290, uno degli esempi più ricchi (decorato, su due registri al di sotto di arcate, da scene dell'Infanzia e della Passione di Cristo), capace di influenzare indirettamente l'opera di Johannes Apengeter, autore di tre fra i più significativi f. battesimali tardogotici in metallo (Lubecca, Marienkirche, del 1337; Wismar, Marienkirche, non datato; Kiel, Nikolaikirche, del 1334; Mundt, 1908). Da questa tipologia si distingue quella a calice, testimoniata in Germania settentrionale da una nutrita sequenza che procede dal f. in St. Johann di Halberstadt, forse del sec. 12°, a quello nella Nikolaikirche di Rostock, della fine del sec. 13° (Mundt, 1908), e documentata anche in Polonia, per es. dal f. nella chiesa dei Ss. Pietro e Paolo a Legnica, di controversa datazione (fine sec. 13°-inizi del 14°: Pietrusinska, 1960; prima metà sec. 13°: Ciechanowski, 1962), o dal f. conservato nella chiesa di S. Nicola di Elbla̢g, firmato nel 1387 dal fonditore prussiano Bernhuser (v.).Quasi sempre di struttura cilindrica, decorati all'esterno da motivi figurati o vegetali entro arcate e talvolta rialzati su supporti in pietra, sono i f. battesimali romanici, realizzati in piombo in Inghilterra e nella Francia settentrionale, prodotti fino a epoca rinascimentale, con un metodo di lavorazione che spesso procedeva a stampo su lamine successivamente saldate insieme e che si prestava perciò alla riproduzione quasi in serie: lo dimostra la stretta somiglianza fra quelli delle chiese di Berneuil (dip. Somme; Enlart, 19273, p. 885) e di Espeaubourg (dip. Oise; Lasteyrie, 1912, pp. 706-707). Si deve pertanto pensare a luoghi di produzione situati presso centri minerari, dai quali fosse possibile praticare l'esportazione, come nel caso del gruppo di sei f. battesimali, pressoché identici, dislocati nei pressi delle miniere delle Mendip Hills, nel Gloucestershire (nelle chiese di Frampton-on-Severn, Siston, Oxenhall, Tidenham, Lancaut, Sandhurst, della metà del sec. 12°; Bond, 1908, p. 79; Stone, 1955, pp. 87-88); ne conseguì la diffusione a distanza di motivi affini, testimoniata anche dai due f. battesimali, pur stilisticamente diversi, con raffigurazioni dello zodiaco e dei mesi, rispettivamente nella chiesa di St Augustine a Brookland (Kent) e in quella di Saint-Evroult-de-Montfort (dip. Orne), entrambi del 12° secolo.Un altro gruppo di f. battesimali, le cui forme rispondono a una struttura cilindrica, spesso elevata su di una base, ma contemplano anche la creazione di un tipo a calice, compare, in un numero straordinariamente elevato, nei paesi scandinavi nel sec. 12° e all'inizio del 13° (Andersson, 1968). Le esigenze legate alla cristianizzazione di territori ancora in parte pagani resero qui particolarmente fitta la rete di chiese parrocchiali dotate di f. battesimali, mentre l'esistenza di cave di un calcare adatto alla lavorazione - tra le più note quelle dell'isola di Gotland (Roosval, 1918) - consentì la creazione di scuole locali contrassegnate da caratteri stilistici tali da costituire gruppi omogenei, talvolta attribuibili a maestri accertati o ipotetici. Tra di essi, uno dei più precoci, legato al cantiere della cattedrale di Lund (Scania), scolpì il monumentale f. nella chiesa della vicina città di Dalby. Al Maestro Maiestatis viene riferito il f. proveniente dalla chiesa di Tryde (Lund, Univ. Historiska Mus.), una delle più imponenti opere della scultura scandinava: poggiante su di una base circolare animata da protomi umane e mostruose, il bacino, di struttura cilindrica, è suddiviso verticalmente da quattro coppie umane (personaggi biblici) che vi si addossano, conferendo risalto a scene forse raffiguranti episodi della vita di s. Stanislao e a una Maiestas Domini dalla quale prende nome lo scultore. Anch'egli formatosi nel cantiere della cattedrale di Lund, autore anche dei f. nelle chiese di Löderup e di Östra Hoby, si trasferì in seguito nell'isola di Gotland. Qui la sua scuola raggiunse una considerevole notorietà, che giustifica l'esportazione di opere sia in altre regioni della Svezia sia in Danimarca, dove, nella penisola dello Jutland, si affermò tuttavia soprattutto un tipo di f. battesimale a calice dal bacino quasi sempre semisferico, di proporzioni meno monumentali, con piede a base attica o a capitello cubico (per es. il f. nella chiesa di Sjörslev) o a piramide o a tronco di cono. Alla scuola del Maestro Maiestatis pare rifarsi il maestro Hegwald, nativo di Gotland e autore di dieci f. (tra i quali quelli assai bene conservati nelle chiese di Vänge, Staanga e Halla), a sua volta in rapporto con il maestro Sighraf, l'ultimo dei maestri romanici dell'isola ad avere realizzato questo genere di opere, con ca. venti esemplari diffusi anche al di fuori del centro di produzione, come il suo capolavoro, il solo firmato, nella chiesa di Aakirkeby, nell'isola di Bornholm. La più feconda delle botteghe attive a Gotland nella seconda metà del sec. 12° è però quella di uno scultore denominato Byzantios e del suo successore, Semi-Byzantios. I loro f. (per es. quelli nelle chiese di Atlingbo, Garde e Källunge) presentano il bacino ottagonale, con i lati decorati a bassorilievo da figure entro arcate, di impronta fortemente bizantina, la cui origine è stata fatta risalire all'influsso di cicli pittorici russi (Roosval, 1918, pp. 101-124), mentre sembra più probabile giustificarla con l'imitazione di oggetti in metallo e avorio, che possano meglio spiegare la cultura composita della bottega, sospesa fra l'arte dei bestiari del Romanico occidentale e la grande tradizione figurativa e narrativa di Bisanzio (Cutler, 1972).In due altre regioni dell'Europa centrosettentrionale, quelle della Schelda e della Mosa (Rolland, 1925; Ronse, 19292; Tollenaere, 1957; Ghislain, 1980-1981), si vennero a creare, grazie alla reperibilità di pietra adatta all'intaglio e al facile trasporto attraverso arterie fluviali, alcune tra le più fervide officine specializzate nella lavorazione di f., in grado di soddisfare esigenze non soltanto locali, come dimostra l'intensa diffusione (Dunning, 1944) in Renania (Zimmermann, 1950-1951; 1954, pp. 480-484), nella Champagne (Pressouyre, 1970), in altre regioni della Francia settentrionale (Enlart, 19273, pp. 891-892) e, grazie ai vicini approdi marittimi, anche in Inghilterra meridionale (Stone, 1955).Tournai, come principale centro di lavorazione del calcare nerastro della Schelda, si distinse, nel corso del sec. 12°, per l'elaborazione di un tipo del tutto originale di f. battesimale, dal bacino in forma di mensa d'altare di pianta quadrata, circolare all'interno, sostenuto da un pilastro cilindrico centrale poggiante su base anch'essa quadrata, affiancato da quattro colonnine; animali scolpiti ne arricchiscono di solito la piattaforma inferiore, mentre rilievi zoomorfi e fitomorfi e più complesse scene bibliche o agiografiche (frequenti gli episodi concernenti s. Nicola) decorano i prospetti della mensa in uno stile dal tono solenne. Nonostante la notorietà e il largo seguito che riuscì a conquistare, questo tipo di f. battesimale venne probabilmente prodotto in un arco di tempo assai circoscritto (1145-1170 ca.), dominato dall'attività di una bottega o di un artista, le cui opere si diffusero specialmente nel Belgio (f. di Termonde, di Ribemont, di Vermand, di Zedelgem) e in Inghilterra (f. nella cattedrale di Winchester, nella chiesa di St Michael a Southampton, nelle chiese di East Meon e di St Mary Bourne nell'Hampshire, nella cattedrale di Lincoln, nella chiesa di Thornton Curtis nel Lincolnshire, nella chiesa di St Peter a Ipswich nel Suffolk e, nella stessa città, un f. frammentario nel Mus. and Art Gall.).Per la produzione mosana, facente capo a Namur, va osservata un'estensione maggiore nel tempo - tra i f. più facilmente databili, agli estremi cronologici si pongono quelli nella chiesa di Saint-Séverin-en-Condroz, del 1107-1125, e nella chiesa di Gerpinnes, della prima metà del sec. 13° (Tollenaere, 1957, pp. 188-189) - e nello spazio (molto ampia la diffusione anche nella Francia nordorientale e in Renania). In quest'area si ebbe la creazione di un tipo di f. battesimale di più modeste dimensioni e di norma dal bacino circolare, messo in risalto da quattro protomi aggettanti dal bordo, che segna una svolta in senso dinamico: si rinuncia alla salda concatenazione dei volumi a vantaggio di uno snellimento del fusto, che si presenta spesso con un numero di colonnine moltiplicato o, viceversa, completamente libero (Pudelko, 1932, pp. 53-59). Talvolta, su imitazione dei modelli di Tournai, si ritrova anche il tipo a mensa o una variante tondeggiante di esso, con decorazioni a rilievo espresse in un linguaggio più eterogeneo, che guadagna in spontaneità e umanità quanto perde in forza e saldezza (Ghislain, 1980-1981).In Inghilterra si distinguono alcuni f. del tipo a calice che, diffusi nella piana del Buckinghamshire (per es. quello della chiesa di Aylesbury, del 1170-1180 ca.), sembrano sviluppare in pietra e su larga scala le eleganti forme di oggetti di oreficeria, dei quali mantengono il raffinato e insistente decorativismo (Stone, 1955, p. 87). Nel Norfolk si affermò, durante i secc. 12°-13°, un tipo di f. battesimali i cui esemplari (per es. nelle chiese di Burnham-Norton, Hunstanton, Sculthorpe, Shernborne, Toftrees; Bond, 1908, pp. 191-199) presentano alcune affinità con il tipo di Tournai: possiedono infatti cinque sostegni, di proporzioni tuttavia più esili e perciò isolati, al di sotto di una struttura a blocco pressoché cubica, decorata in prevalenza da intrecci geometrici. Il tipo di f. battesimali della Cornovaglia, prodotto dal sec. 12° al 15°, si distingue in quanto la presenza di colonnine angolari svolge una funzione quasi esclusivamente decorativa, affiancando un bacino in forma di coppa, riccamente scolpito, come nel caso della chiesa di St Petroc a Bodmin, del sec. 13° (Bond, 1908, pp. 199-203).In Germania, oltre alla già menzionata vasta produzione di f. battesimali in bronzo, si registra anche la presenza di numerosi esempi in pietra, dalla struttura tuttavia più spesso tradizionale che innovativa e dalle dimensioni standardizzate, fatta eccezione per il grande bacino a pianta circolare nella parrocchiale di St. Peter und Paul a Sankt Ulrich (Baden-Württemberg), della seconda metà del sec. 12°, forse proveniente dall'abbaziale benedettina di St. Peter (Budde, 1979, p. 71). In Vestfalia il tipo cilindrico e troncoconico continuò a essere adottato per tutta l'età romanica e gotica, semplicemente bordato da una cornice fogliata o ravvivato da motivi a specchiature o ad arcate, talvolta popolate da figure umane, come nel citato f. di Freckenhorst, datato 1129, o nei f. battesimali di Borkum, del secondo quarto del sec. 13°, e di Lünen, del 1260-1265 ca. (Pudelko, 1932, pp. 102-105). Questo tipo si riscontra anche in altre regioni tedesche, come dimostra il f. nel duomo di St. Johannes und Laurentius a Merseburg (Sachsen-Anhalt), proveniente dall'abbazia benedettina di St. Peter und Paul e anteriore al 1177, con la rappresentazione di dodici profeti che sostengono gli apostoli (Budde, 1979, pp. 54-55). Un'altra area interessata dalla produzione di f. battesimali con caratteristiche peculiari (forma a calice, dal bacino cilindrico, decorato da motivi stilizzati e sollevato su massiccio basamento, talvolta affiancato da figure animali) è stata localizzata, nella Germania settentrionale, nei pressi delle cave di arenaria gialla di Bentheim (Bremen-Niedersachsen), le cui officine elaborarono, nei secc. 12°-13°, una grande quantità di esemplari di tale suppellettile, destinati soprattutto alle chiese della regione di Hannover, ma esportati anche in Vestfalia (per es. nella chiesa di St. Remigius a Borken, datato alla fine del sec. 12° o all'inizio del 13°; Zimmermann, 1954, p. 485; Budde, 1979, p. 84), in Renania, nella Frisia, nello Schleswig e perfino in Danimarca (Pudelko, 1932, pp. 105-108, 154-155, n. 140). Gli scultori della Renania (Pudelko, 1932, pp. 95-100; Zimmermann, 1950-1951; 1954) si distinsero per aver elaborato f. dalle forme assai ricche, proponendo singolari soluzioni, risultanti da una sintesi fra tradizioni locali (struttura cilindrica e a calice) e modelli stranieri (del tipo di Tournai e di Namur). Furono inoltre impiegati materiali diversi (trachite, basalto, arenaria) e si venne creando, nella seconda metà del sec. 12° e nella prima metà del successivo, un nuovo tipo a coppa, in qualche modo somigliante ai f. battesimali della Cornovaglia, lavorato in trachite e ritmato all'esterno da colonnine prive di funzione strutturale, come negli esempi a sei colonnine nelle chiese di Sieglar, Siegen o Andernach e ancora nel f. del duomo (già chiesa abbaziale) di Limburg, in Assia, del 1235 ca., decorato da otto colonnine e da esuberanti rilievi in uno stile eclettico, dalla sintassi romanica ma dal lessico gotico (Pudelko, 1932, p. 98; Budde, 1979, p. 93).Anche la Francia presenta un panorama assai vario, spesso in relazione con quello di regioni limitrofe. Si possono riscontrare f. battesimali di un tipo rudimentale, cilindrico, come quello a intrecci geometrici, del 1100 ca. (Caen, Mus. de Normandie), proveniente dalla chiesa di Rocquancourt, o a cassa, come il f. figurato, di pianta rettangolare, del sec. 11°, nella chiesa di Airaines (dip. Somme; Lasteyrie, 1912, p. 703), che ebbe largo impiego nelle zone prossime ai corsi della Dordogna e della Gironda (Pudelko, 1932, p. 36), mentre nei pressi di Amiens si venne affermando, verso la metà del sec. 12°, una forma dalla pianta rettangolare allungata sostenuta da colonnine angolari, derivante dall'imitazione di vasche antiche ovali (Enlart, 19273, p. 891). Il tipo meglio documentato, per quantità e varietà dei modelli, fu tuttavia quello diffuso nella Francia nordorientale per importazione o imitazione dei f. battesimali di produzione mosana o di Tournai. Le cave di pietra di Marquise, presso Boulogne-sur-Mer (dip. Pas-de-Calais), consentirono l'installazione di botteghe dalle quali uscirono f. prossimi a quelli citati, come illustrano gli esempi, entrambi del sec. 12°, nelle chiese di Henneveux (dip. Pas-de-Calais) e di Chéreng (dip. Nord). L'arco cronologico di attività di tali botteghe si estese a lungo nel tempo e i modelli furono ripresi e modificati in numero assai vasto per tutta l'età gotica; si possono indicare a tale riguardo opere come i f. nelle chiese di Nogent-l'Artaud (dip. Seine-et-Marne), della metà del sec. 13°, o di Escoeuilles (dip. Pas-de-Calais), del sec. 15° (Enlart, 19273, pp. 892-897). Una forma rinnovata anche nella struttura, oltre che nel lessico decorativo, sembra derivare dal prototipo della fine del sec. 12°, ancora troncoconico, nella cripta della cattedrale di Chartres, animato tuttavia da pilastrini angolari scanalati, con capitelli fogliati, che permettono al bacino di acquisire proporzioni più slanciate, in quanto non ne sostengono il corpo, ma lo affiancano innestandosi direttamente nell'impianto delle cornici superiori. Si venne in tal modo delineando una struttura prossima a quella dei pilastri gotici, nella quale il recipiente, grazie alla sempre più frequente rinuncia al rito per immersione, poteva anche essere ridotto notevolmente di dimensioni, a vantaggio dell'altezza dei supporti, come mostrano i f. battesimali nella parrocchiale di Saint-Marcel a Cluny (dip. Saône-et-Loire) e nella chiesa di Coucy-le-Château (dip. Aisne), entrambi del sec. 13°, o quello tardogotico, a doppio bacino, nella cattedrale di Tréguier (dip. Côtes-du-Nord; Enlart, 19273, pp. 879-880; Lasteyrie, 1927, pp. 504-506); tale tendenza interessò anche i f. a un solo piede, che, nel caso ottagono della cattedrale di Langres (dip. Haute-Marne), della fine del sec. 13° (Viollet-le-Duc, 1863, pp. 542-543), e in quello della cattedrale di Strasburgo, firmato nel 1453 da Jodokus Dotzinger, mostrano le possibilità di rinnovamento cui potevano pervenire anche i tipi più arcaici, grazie al mutamento proporzionale e al nuovo sistema decorativo.
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