FORLI (A. T., 24-25-26)
Città della Romagna (Emilia), il Forum Livii dei Romani (v. sotto), capoluogo di provincia, sulla destra del Montone, a 34 m. s. m. La Via Emilia - Corso Garibaldi e Corso Vittorio Emanuele fra Porta Garibaldi e Barriera Vittorio Emanuele - divide la città in due parti disuguali: la maggiore è a valle di tale via. Mentre tutt'intorno Forlì va crescendo di quartieri nuovi, solo verso S. - verso SO. è lambita dal Montone - la costruzione di case è lenta. La città ha forma ovale e il centro è costituito dalla piazza maggiore, sulla quale guardano i più insigni monumenti: da essa partono le strade alle 4 barriere - sicché Forlì si può suddividere in quattro rioni - strade che vanno a Ravenna, a Faenza, a Rocca S. Casciano e a Cesena, onde Forlì appare in una posizione favorevolissima per i commerci.
La popolazione che risiede nell'agglomerato urbano ha avuto questi aumenti: nel 1800 gli abitanti erano 12.178; nel 1820, 14.471; nel 1840, 15.902; nel 1860, 15.176; nel 1881, 16.043; nel 1901, 19.286; nel 1921, 23.742; nel 1925, 25.234; invece il comune, in cui la popolazione sparsa supera quella raccolta, è passato da 37.648 ab. nel 1861 a 51.994 nel 1921, e a 60.824 nel 1931.
L'accrescimento è dovuto quasi egualmente all'eccedenza delle nascite sulle morti e all'eccedenza delle immigrazioni sull'emigrazione.
Forlì ha abbondanza d'istituzioni di carità e non manca di opere che mirano alla previdenza e all'assistenza sociale. Nel 1925 sei erano gl'istituti di credito. Di scuole Forlì ha ricchezza: le scuole del comune sono numerose e ottime; vi sono rappresentati tutti i tipi di scuole medie; di più ha due scuole industriali, una maschile e l'altra femminile. Possiede inoltre una biblioteca, risalente al 1750, che raccoglie in una delle sue sale tutto quello che riguarda gli scrittori forlivesi, e annesso alla biblioteca è un archivio ricco di cartularî e di pergamene. Nello stesso palazzo si trovano la pinacoteca (riordinata nel 1921), che raccoglie parecchi quadri pregevoli, soprattutto d'autori forlivesi e romagnoli, e varî musei, quello del risorgimento, quello etnografico romagnolo, assai interessante, perché uno dei pochi fin qui sorti, l'istituendo museo teatrale e quello archeologico. Un'armeria completa le raccolte contenute nel palazzo. Nel palazzo Paolucci de' Calboli esiste un'altra pregevole collezione di opere d'arte, speeie moderne. Dal 1879 funziona un osservatorio meteorologico.
L'attività di Forlì è data soprattutto dalla terra, che nei suoi dintorni è molto fertile; e l'agricoltura è aiutata da una cattedra ambulante, da un consorzio agrario e da una stazione agraria. Cantine, caseifici ed essiccatoi di tabacchi sorgono entro i confini del comune. Le industrie tessili sono rappresentate da fabbriche di feltro, da filande e da uno stabilimento per la fabbricazione della seta artificiale: quelle chimiche dallo zuccherificio Eridania, da saponifici, da tintorie e da fabbriche di colori.
Forlì è stazione della linea Bologna-Rimini e possiede tramvie, Forlì-Meldola (13 km.) e Forlì-Ravenna (27 km.); 10 servizî automobilistici la uniscono a località della provincia e alle provincie di Firenze e di Ravenna. Il comune di Forlì (ampio 228, 19 kmq.) occupa la punta più settentrionale della provincia, quasi tutto in pianura e con modeste colline (250 m.), l'una e le altre intensamente coltivate: presso la città sono orti, irrigati dai canali di Schiavonia e di Ravaldino.
Monumenti. - Il palazzo del Podestà, architettato da Matteo di Riceputo (1459-60), ha nella facciata tre archi acuti, di luce diversa, adorni di terrecotte. Nella vicina via Saffi sorge la palazzina quattrocentesca, con finestre decorate nel primo piano e una loggia nel secondo, che si ripete nella Casa del Fascio, eseguita su disegno di Ariodante Bazzero. Notevole il S. Mercuriale, basilica lombarda a tre navi, alterata con aggiunte e restauri dal 500 in poi; ha nella lunetta del portale un realistico rilievo romanico (sec. XIII) con il Sogno e l'Adorazione dei re Magi. Il bel campanile (1180) è del forlivese Francesco Dati. La chiesa di S. Biagio in S. Girolamo (1427), trasformata col tempo, conserva il monumento di Barbara Manfredi, squisita scultura toscana di Francesco di Simone Ferrucci, la cupola di una cappella dipinta su cartoni di Melozzo e l'ispirata Concezione di Guido Reni. La storica Rocca di Ravaldino, allargata dal 1471 all'81, ha pianta quadra, torri rotonde agli angoli e conserva il mastio. (V. tavv. CLVII e CLVIII).
Storia. - L'antico Forum Livii (demotico Livienses) ha connesse le sue origini con la gente Livia, intorno al tempo del raccordo delle vie Emilia e Flaminia nuova. Situato alla destra dell'Utis (Montone), ebbe, per quanto punto di passaggio dal versante adriatico al tirreno, limitata la sua estensione cittadina.
La città dovette appunto alla sua favorevole posizione l'assalto di Antonio nel 49. Inscritta nella tribù Stellatina, ebbe la circoscrizione comunale tra il Bedesis (Ronco) e l'Utis, mentre l'area urbana non superava i 4 ha., quando il primo nucleo cittadino era contenuto in un modesto spazio. Forum Livii come altri centri della regione chiusa tra il Sapis (Savio) e l'Utis, appartenne, forse nei primordî, al grande comune sarsinate di Mevaniola, della tribù Stellatina, nella quale furono anche Forum Popili e, in un primo tempo, Caesena.
Nei primi secoli del Medioevo Forli seguì le vicende dell'Esarcato di Ravenna e nulla di particolare offre la sua storia prima dell'età comunale. Sorge il comune nel sec. XI e nel 1058 si afferma con una vittoria sui Ravennati, prima di una serie di lotte con le città vicine, frequenti soprattutto nel sec. XII contro Faenza. Al governo del comune ebbe per lo più il sopravvento la parte ghibellina. Degli avvenimenti del ghibellinismo romagnolo sono da ricordare la vittoria dei Forlivesi e degli altri ghibellini di Romagna, capitano Guido da Montefeltro, sui Bolognesi e Malatesta da Verrucchio, al ponte di Procolo (1275); e l'esterminio, compiuto pur da Guido, ancora capitano di Forlì, di ottomila Francesi di Giovanni d'Appia, rettore e conte di Romagna per la Chiesa (1282): il "sanguinoso mucchio" di Dante. Frattanto, tra le famiglie che avevano condotto la politica del comune (de' Calboli, Orgogliosi, Ordelaffi), una sola, quella degli Ordelaffi, tenne la signoria per quasi due secoli, da Scarpetta, il ghibellino dei tempi di Dante, giù fino a Francesco, di cui è celebre la vana difesa opposta al legato cardinale Albornoz (1357-58) e a Pino III, morto nel 1480. Alla sua morte Sisto IV investì della città Girolamo Riario, e di lì a pochi anni Forlì e Imola restarono alla vedova di lui, Caterina Sforza (1488-1500), spodestata da Cesare Borgia. Al Borgia seguirono anni di lotta tra le fazioni locali dei Morattini e dei Numai, male arginate dal governo ecclesiastico. I primi decenni del Cinquecento segnano l'aumentata importanza gerarchica di Forlì, poiché, mentre il centro del governo pontificio negli ultimi decennî del Quattrocento era stato Cesena, allora la Presidenza di Romagna (tenuta, tra gli altri, dal Guicciardini e dal Guidiccioni) ebbe per lo più sede in Forlì. Il governo della Chiesa durò fino all'occupazione francese, poi ancora fino al regno d'Italia, e la città fu il centro di una delle legazioni pontificie. Al Risorgimento italiano Forlì diede molti uomini insigni (Maroncelli, Matteucci); specialmente l'anima del mazzinianesimo romagnolo, Aurelio Saffi.
Arte della stampa. - Forlì vanta già nel sec. XV l'esercizio dell'arte tipografica. Un Paolo Guarini, forlivese, in società con G. G. De Benedetti di Bologna, vi stampò il 16 aprile 1495 un trattaiello grammaticale di Nicola Ferretti, De elegantia linguae latinae (esemplari nella raccolta Piancastelli in Fusignano, nella Bibl. di Monaco di Baviera e al British Museum); il 12 agosto dello stesso anno un Pronostico di Antonio Manilio (Bibl. Marciana di Venezia). Di una società dello stesso Guarini con G.G. de Fontanesi di Reggio ci reca testimonianza un libretto di Guido Stella, Modo e regola de far versi vulgari, senza data, della fine del Quattrocento (Bibl. Vaticana). Un altro tipografo, Girolamo Medesano da Parma, esercitò nello stesso tempo l'arte sua a Forlì; ma di lui conosciamo solo l'edizione con data 25 maggio 1495 del De structura compositionis, dello stesso Ferretti (esemplari della racc. Piancastelli, nella Bibl. Nazionale di Parigi, di Monaco e nel British Museum).
La provincia di Forlì.
Misura, dopo l'aggregazione dell'ex-circondario di Rocca San Casciano, 2907,30 kmq., cioè più dei 2/3 dell'intera Romagna, e aveva 391.026 ab. secondo i dati del censimento 1921, e 422.831 nel 1931 (145 per kmq.). Confina con le provincie di Ravenna, Firenze, Arezzo e Pesaro; per un tratto la bagna l'Adriatico. Verso il sud comprende una vasta zona montuosa e giunge anche alla linea spartiacque con il Monte Falco, la vetta orientale del Falterona (1657 m.), che è la cima maggiore della provincia e di tutto l'Appennino tosco-romagnolo. Appartengono interi o quasi alla provincia i corsi dei fiumi Montone (con il suo affluente Rabbi), Ronco, i cosiddetti Fiumi Uniti, e Savio, mentre il Marecchia vi scorre per i soli 20 ultimi km. del suo corso. Tutti questi fiumi, meno l'ultimo, sviluppano forza motrice, ma irregolarmente, per le forti magre: dal Montone e dal Rabbi derivano i canali di Schiavoni e di Ravaldino. Frequenti sono le acque di fonte, e famose le acque solfo-iodiche di Castrocaro: altre fonti sono a Pertino, a Cupercoli e presso Bertinoro. Mentre la pianura è ricca di vie di comunicazione, la parte alta ne è povera: due grandi arterie, lungo il Montone, per il Passo di S. Godenzo, e lungo il Savio, per il Passo dei Mandrioli, valicano il crinale appenninico: altre poche attraversano i contrafforti tra fiume e fiume. L'economia del Forlivese è soprattutto agraria: dà - specialmente la pianura - ogni sorta di prodotti: ogni campo è un giardino, sì che la provincia primeggia tra le belle provincie d'Italia. Favorita dal clima dolce, essa ha potuto anche trarre profitto dalla sua vicinanza al mare: ha porti di qualche importanza - Rimini, Cesenatico e Cattolica - e spiagge frequentate, Rimini, Viserba, Bellaria e Riccione.
Bibl.: P. Bonoli, Istorie della città di Forlì, Forlì 1661, 2ª ed., ivi 1826; Q. Marchesi, Supplemento istorico dell'antica città di Forlì, Forlì 1678; G. Casali, Guida della città di Forlì, nuova ed., Forlì 1863; L. Cobelli, Cronache forlivesi, a cura di G. Carducci e d'altri, Bologna 1877; E. Calzini e G. Mazzatinti, Guida di Forlì, Forlì 1893; P. D. Pasolini, Caterina Sforza, Roma 1893; A. Bernardi (Novacula), Cronache forlivesi, a cura di G. Mazzatinti, Forlì 1895-1897, voll. 2; Annales forolivienses, in Rerum it. script., nuova ed., XXII, ii, Città di Castello 1903; A. Santarelli, Alcune notizie storiche di Forlì antica, in Atti e mem. Dep. storia pat. per le Romagne, s. 3ª, XXIV (1906), pp. 414-460; L. Silvagni, Guelfi e Ghibellini in Forlì, Forlì 1910; Municipio di Forlì, Monografia industriale di Forlì, Forlì 1926; A. Solari, I centri emiliani della tribù Stellatina, in Historia, I, iv (1927), pp. 3-11; E. Casadei, Forlì e dintorni, Forlì 1928; A. Solari, Sui limiti della reg. Sapinia, in Historia, III (1929), pp. 261-266.