FORMIA. (A. T., 27-28-29)
. Cittadina della provincia di Roma (da cui dista 139 km.), situata nella parte più interna del Golfo di Gaeta. È formata da due nuclei abitati, corrispondenti a due borghi distinti (Castellone e Mola di Gaeta), che subito dopo la costituzione del Regno d'Italia furono riuniti sotto l'antico nome di Formia (lat. Formiae); i due nuclei sono allacciati da una serie ininterrotta di costruzioni edilizie. La popolazione censita nel suo comune nel 1921 risultò di 12.764 ab., (però entro gli attuali limiti amministrativi, accresciuti dopo il 1921 per l'aggregazione dei soppressi comuni di Maranola e Castellonorato), di cui 9127 nel centro capoluogo, 1644 nel paese di Marandola, 489 in quello di Castellonorato, 642 in quello di Trivio e 862 sparsi nelle campagne; ma essa è notevolmente cresciuta di numero nell'ultimo decennio (secondo i dati del censimento 1931, 15,945 ab., di cui 14,369 agglomerati e gli altri nelle case sparse). Formia, infatti, è città che attraversa una fase di rapido sviluppo; a ciò ha contribuito non poco la sua posizione sulla direttissima Roma-Napoli, che è valsa a mettere maggiormente in valore le bellezze del suo paesaggio, con le ridenti campagne e con la vista del magnifico arco costiero, la sua spiaggia (in località Vendicio, verso Gaeta, con belle ville recenti), che è oggi frequentatissima nella stagione balneare, e le sue qualità d'importante centro turistico. A Formia sono abbastanza sviluppate le industrie delle paste alimentari e dei laterizî, ed è attiva la pesca. Il territorio comunale (kmq. 73,42) è riccamente coltivato a vigneti, a uliveti e a frutteti.
Storia. - Città degli Aurunci. Gli antichi favoleggiarono di essa che fosse la sede dei Lestrigoni dell'Odissea, di Antifata e di Lamo. Vi si localizzarono poi episodî dei viaggi degli Argonauti o di Enea, la cui balia sepolta nel monte in forma di tumulo che chiude il golfo di Gaeta (nell'antichità parte di Formia) gli avrebbe dato il nome. Tutto ciò non ha alcun fondamento, come non ne ha l'affermazione pseudoscientifica di Strabone di una fondazione spartana. Città italica, appare nella storia nel 338 a. C. quando, durante la guerra latina, ebbe con Fondi la civitas sine suffragio. Nel 188 a. C. poi, per proposta del tribuno della plebe Gaio Valerio Tappone, ebbe la piena cittadinanza romana e fu ascritta alla tribù Emilia. Dovette divenire colonia con Adriano, perché assunse il nome di Colonia Aelia Hadriana Augusta Formiae.
Durante tutta l'antichità Caieta fa parte del territorio formiano.
La sua posizione sull'Appia, nel punto dove questa tocca il mare, l'amenità straordinaria del luogo e la mitezza del clima, fecero di Formia e del suo golfo il soggiorno estivo prediletto dai Romani sin dai tempi della Repubblica. Vi furono costruite ricche ville di cui restano tuttora rovine grandiose. Oltre la tomba (quasi intatta sul promontorio di Caieta) e i resti della villa di L. Munazio Planco, generale di Cesare (v. gaeta), c'è un mausoleo rotondo detto l'Atratina, tomba di un Sempronio Atratino, e rovine di ville sin da oltre Gaeta ai limiti del territorio di Minturno; notevoli quelle nella moderna villa Rubino (già Caposele) dette della villa di Cicerone; si ha ricordo di un anfiteatro.
Con la decadenza di Roma anche Formia decadde sino a ridursi a misero borgo quasi completamente distrutto verso la fine del sec. IX dai Saraceni. Indice evidente di questa decadenza è il trasferimento della sede vescovile da Formia a Gaeta avvenuto già nella seconda metà del sec. VIII. Risorta la città a nuova vita, dopo la sconfitta dei Saraceni al Garigliano (915), si perse la tradizione del nome antico, sicché, proprio al principio del sec. X, il nuovo borgo viene chiamato Mola, forse dai molini sorti sui numerosi corsi d'acqua di quel luogo. Data l'importanza strategica della città, nel sec. XIV Carlo II d'Angiò vi eresse un castello famoso (Torre di Mola), e similmente i Caetani eressero un castello nella parte alta della città stessa che perciò prese il nome di Castellone. Torre di Mola fu data nel sec. XV dagli Aragonesi in feudo ai Caetani che la tennero sino al 1805. Nel 1861 alle denominazioni Torre di Mola e Castellone si sostituì nuovamente l'antico nome.
Bibl.: Corpus Inscr. Lat., X, p. 610; E. De Ruggiero, Diz. epigr., III, pagine 187-188; Weiss, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VI, col. 2857 segg.; P. Gribaudi, I centri abitati del golfo di Gaeta, in Atti dell'XI Congresso geografico italiano, 1930. Per il mausoleo di Planco, v. G. Q. Giglioli, in Architettura e arti decorative, I (1922).