Comune della prov. di Latina (27,5 km2 con 21.750 ab. nel 2008), sulle estreme pendici settentrionali di un tozzo promontorio (Monte Orlando, 171 m), che chiude a S il golfo omonimo e che è unito alla terraferma da un breve istmo (Montesecco). La presenza del promontorio, a fianchi ripidi e ben atto alla difesa, ha fatto di G. una piazzaforte naturale. Il vecchio nucleo (S. Erasmo) conserva ancora aspetto medievale. Fuori dalle mura si è sviluppato un lungo borgo, costituito a comune autonomo nel 1897 con il nome di Elena (poi Porto Salvo), nuovamente riunito dal 1927 a Gaeta. Ai due nuclei viene ad aggiungersi la zona residenziale sorta lungo la spiaggia di Serapo. L’attività economica prevalente è quella turistica. Notevole il porto, commerciale e peschereccio.
L’antica Caieta (che la leggenda virgiliana volle dedicata alla nutrice di Enea) in età romana dipese sempre da Formia; quando questa fu distrutta, verso l’842, la sostituì nella sua funzione economica; alla fine del 9° sec., emancipatasi dal ducato di Napoli, divenne capitale di un omonimo ducato. Perdette l’autonomia con la conquista normanna (1032). Incorporata nel 1136 nel Regno di Sicilia, fu città privilegiata e prospera per commercio; successivamente come piazzaforte e porto militare ebbe una parte di primo piano nelle lotte per il Regno di Napoli; sostenne ben 14 assedi (l’ultimo fu quello del 1860-61, che segnò la fine del dominio borbonico) e fu soggiorno di pontefici in esilio: memorabile quello del 1849 di Pio IX, insieme al re di Napoli e al granduca di Toscana. La sua fortezza è stata adibita a prigione militare fino al 1980.
Si conservano i monumenti funebri di L. Munazio Planco (dopo il 22 a.C.; detto Torre d’Orlando) e di L. Sempronio Atratino, oltre ai ruderi di ville romane nei dintorni.
Conferenza di G. Si tenne a G. dal 30 marzo al 22 settembre 1849, sotto la presidenza del cardinale segretario di Stato G. Antonelli. Vi parteciparono F.-E.-G. Harcourt e A. de Rayneval per la Francia, M. Esterházy per l’Austria, F. Martínez de la Rosa per la Spagna, G.C. Ludolf per Napoli. Fu deciso l’intervento armato delle potenze partecipanti contro la Repubblica romana, ma nulla di concreto circa le riforme da concedere, una volta restaurato il governo pontificio.