FORO
. La parola latina forum significò in origine il breve spazio libero che circondava la casa o anche il recinto riservato davanti alle tombe (quod nunc vestibulum sepulcri dicari solet, (Fest. [Paolo], 74, 21).
Forum venne quindi a designare la piazza del mercato (e furono chiamati fora quei luoghi, generalmente situati lungo le grandi vie di comunicazione, nei quali i cittadini romani di distretti sprovvisti d'un centro urbano, si radunavano per tenere mercati, aver comunicazioni di leggi e di ordini, celebrare cerimonie e provvedere in genere agl'interessi locali; v. più oltre: Fori comunali). Come l'agorà greca anche il forum divenne presto il centro della vita cittadina (v. più oltre: Fori urbani); non vi si trattavano semplimente gli affari pubblici e privati, ma anche vi si regolavano contestazioni, vi si amministrava la giustizia. Forum divenne allora sinonimo di tribuna giudiziaria, di luogo ove si rende giustizia, ove si è chiamati in giudizio; e, infine, per traslato, passò a indicare il tribunale competente a giudicare una determinata causa, la giurisdizione d'un giudice (v. più oltre: Diritto).
Fori urbani.
Talvolta nella stessa piazza dove si teneva il mercato, si trovava anche il foro giudiziario e politico; talvolta questo era in luogo completamente separato. Le città più importanti ebbero un forum olitorium, un forum vinarium, un forum boarium, un forum piscatorium, dove si vendevano rispettivamente i legumi, il vino, i buoi, i pesci, ecc. Più tardi, nelle città romane o romanizzate, si preferî avere uno o più mercati nei quali si poteva fare acquisto di merci diverse (v. macello).
Quando Roma divenne la capitale del mondo, tutte le città romanizzate d'Italia e delle provincie vollero avere un foro, fatto a somiglianza di quello di Roma (per questo v. fori).
In teoria il foro doveva occupare il centro della città, al punto d'incrocio del decumano con il cardine (v.). Invece in quelle che non erano di nuovo impianto, ma che si svilupparono in età romana, il foro non è generalmente al centro. Così a Cartagine e in altre città di fondazione fenicia dell'Africa del Nord, come a Sabratha e a Leptis Magna, il foro è presso la riva del mare, vicino al porto. Vitruvio (De Architectura, V, 1) dà agli architetti le regole per la costruzione del foro di tipo romano: "I Greci costruiscono i fori di forma quadrata con portici amplissimi e doppî e con colonne serrate, e l'adornano con epistilî di pietra o di marmo, e al disopra della copertura (dei portici) fanno gallerie. Le Città d'Italia non devono fare nello stesso modo, perché dagli antenati è stata tramandata la consuetudine di eseguire nel foro rappresentazioni di gladiatori. Intorno dunque al luogo destinato a spettacoli, si distribuiscano intercolunnî maggiori e tutto in giro si collochino le botteghe dei cambiavalute, e le tribune sul piano superiore: le quali cose saranno disposte convenientemente e per l'uso comune e per la riscossione delle imposte. Quanto alle dimensioni è necessario che siano proporzionate al numero dei cittadini, affinché né lo spazio sia troppo piccolo per l'uso che deve farsene, né per mancanza di gente il foro sembri troppo vasto. La larghezza si determini in modo che quando la lunghezza sia stata divisa in tre parti, due di queste costituiscano la larghezza; così la forma della piazza sarà rettangolare e la conformazione adatta alle esigenze dello spettacolo". Gli edifizî che, secondo Vitruvio, devono circondare il foro sono: la Basilica (v.), il tesoro pubblico, la prigione, la Curia (v.). Nel foro si usò innalzare i monumenti onorarî ai cittadini benemeriti e spesso anche una statua di Marsia, a imitazione di quella del Foro Romano: in questo centro della vita cittadina si facevano i giuramenti dei magistrati, i funerali, i sacrifizî solenni, i pagamenti delle imposte, l'aggiudicazione di lavori pubblici in appalto, la distribuzione di sportulae, le feste pubbliche, alcuni spettacoli. La pavimentazione del foro e gli edifizî che vi sorgevano erano spesso fatti a spese di cittadini benemeriti.
Esempî caratteristici e istruttivi di fori di tipo romano son quelli di Pompei, di Ostia, di Thamugadi, di Cuicul.
Il Foro di Pompei (v. pianta), adattamento di una piazza preesistente, presenta la forma di un rettangolo allungato, circondato da portici a due piani. È lungo 157 m. su 33 di larghezza, ed è pavimentato con lastre di travertino. Sul lato minore di nord è il tempio di Giove o Capitolium (M), con una piattaforma anteriore che serviva forse di tribuna per gli oratori, e ai fianchi del tempio sono due archi trionfali. Nel lato minore opposto, tre saloni separati fra loro costituivano la Curia (F, G, H): l'ambiente centrale era forse il luogo di riunione dell'ordo decurionum e i due laterali gli uffici dei duumviri e degli edili. Nel lato lungo occidentale si trovano la Basilica (I), il tempio di Apollo (K), che in origine non era collegato con il foro, e altri due edifici d'incerta destinazione (L, N). Nel quarto lato (est) il mercato (A), una costruzione absidata (B), un piccolo tempio dedicato al Genio di Augusto (C), l'edificio di Eumachia (D), destinato alla corporazione dei fullones e forse il comitium (E). Sull'area aperta, lungo i colonnati, sorgono le basi di monumenti onorarî (a).
Il Foro di Ostia si trova al punto d'incrocio tra il decumano massimo e il cardine massimo. Ha un'area di 1900 mq.; è dominato da due templi posti uno di fronte all'altro: il tempio di Roma e Augusto a sud, il Capitolium a nord. Il lato occidentale era costituito da un portico che correva lungo il fianco della Basilica; due archi chiudevano il foro nel lato meridionale ai lati del tempio di Roma e Augusto. In prossimità del lato occidentale sono le grandi terme pubbliche. Nella piazza rimane il basamento di una statua equestre; molte altre statue onorarie dovevano esserci in antico. Il foro ostiense fu costruito alla metà circa del secolo II d. C. e non occupa il posto del foro primitivo, che doveva trovarsi al di là delle mura del castrum, verso il Tevere; al castrum si sovrappose il foro di tipo romano.
Il Foro di Thamugadi (Timgad, Algeria; v. pianta) fu costruito nell'età di Traiano, secondo un piano a forma rettangolare, ma non esattamente secondo le proporzioni di Vitruvio: nel lato ovest era la Basilica (B); nel lato nord le botteghe (C); nel lato est, oltre alcuni edifizî minori - prigioni? (D) -, un piccolo tempio (G), una tribuna per gli oratori (H), la Curia (E), un cortile (F), una sala (I); nel lato sud botteghe, l'ingresso monumentale dal decumano (A) e le latrine.
L'antico Foro di Cuicul ha un'area di metri 44 × 48, ben pavimentata, occupata qua e là da numerosi piedistalli di statue onorarie. Vi si trovano i soliti monumenti caratteristici di un foro romano, e cioè, oltre ai colonnati e alle botteghe, un maestoso Capitolium, la Curia, le latrine, la prigione, ecc.
Il Foro di Gerasa in Transgiordania offre la particolarità di due colonnati di forma ellittica; non essendo però ancora completamente scavato, non è certo se si tratti del vero foro della città o di una sontuosa piazza, aggiunta in epoca imperiale avanzata.
Moltissimi sono i fori romani provinciali che si sono potuti esplorare e studiare soprattutto in Tunisia, in Algeria, in Tripolitania, in Asia Minore, in Palestina, in Siria, in Grecia, ecc. In Italia è ben conservato il foro di Velleia (presso Montepolo in Emilia), città distrutta dalla frana di un monte; a Terracina la piazza principale ha ancora la pavimentazione a lastroni di pietra dell'antico foro e la Cattedrale è costruita sui resti del Capitolium.
A somiglianza dei Fori imperiali di Roma, Settimio Severo, nativo di Leptis Magna, fece costruire nella sua città natale un nuovo e sontuoso foro che si chiamò Forum novum severianum, in opposizione al Forum vetus, che stava presso il mare. Si componeva di una grande area pavimentata a lastroni marmorei e circondata sui quattro lati da un gigantesco portico a colonne di cipollino, probabilmente a due piani. Su uno dei lati corti sorgeva un grande tempio su altissimo podio, forse il nuovo Capitolium, fiancheggiato da due ingressi monumentali, che davano accesso all'area retrostante. Altri ingressi si trovavano sui lati lunghi. Nel lato minore dirimpetto al tempio, si apriva un'abside con l'ingresso principale alla Basilica, e ai lati di questo erano numerose taberne. Una grande via fiancheggiata da portici metteva in comunicazione diretta il foro nuovo severiano con il porto. Questo complesso di opere, cominciate da Settimio Severo, furono portate a compimento da Caracalla nel 116 d. C.
Bibl.: H. Thédenat, in Daremberg e Saglio, Dict. des antiquités, gr. et rom., s. v.; Ihm, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., s. v.; S. Gsell, Les monuments antiques de l'Algérie, Parigi 1901, I, p. 121 segg.; R. Cagnat e V. Chapot, Manuel d'archéologie romaine, Parigi 1916, I, p. 111 segg. - Per i singoli fori vedi la bibliografia alle voci cuicul; gerasa; leptis magna; ostia; pompei; timgad.
Fori comunali.
I fori, sorgendo dalle assegnazioni viritane (v. agro, 11, p. 1 segg.) erano analoghi, sostanzialmente, ai conciliaboli, ma se ne distinguevano in questo, che laddove i conciliaboli si formavano per lo più spontaneamente, i fori traevano origine dalla volontà del magistrato, cui era affidata l'assegnazione, e che li fondava come mercati e stazioni postali presso le grandi vie. Onde è che essi presero generalmente il nome del fondatore, a cominciare dal più antico il Foro d'Appio, chiamato così dal censore Appio Claudio Cieco. I fori, come i conciliaboli, furono potente strumento della latinizzazione dell'Italia, specialmente della regione cispadana, perché in quel grande territorio di circa 18.000 kmq., che venne in possesso dei Romani in seguito alle guerre da essi combattute coi Liguri e coi Galli nei primi decennî del sec. II a. C., furono fondate soltanto poche colonie, Mutina, Parma, più tardi Dertona, e il restante fu assegnato gradualmente in grandi porzioni, a cittadini, e talvolta anche a soci, e sorsero così numerosi fori e conciliaboli, i quali, a tanta distanza da Roma, godettero di una maggiore autonomia, e anche di una qualche giurisdizione, e ciò preparò la loro futura trasformazione in municipî. Poiché tutti questi fori e conciliaboli furono, iscritti, come i coloni di Mutina, di Parma e più tardi di Eporedia, alla tribù Pollia, l'estensione di questa tribù nella Gallia Padana ci fa conoscere in modo approssimativo i centri che ivi si formarono prima della guerra sociale: Pollentia, Hasta, Industria Valentia, sostituita poi da Forum Fulvii (v. più oltre), in una striscia lungo la destra del Po, a occidente di Piacenza; e a oriente di questa: Fidentia, Regium Lepidi, Faventia, Forum Livii (non iscritto però alla Pollia), Cesena, Forum Popilii, ecc.
Dopo la guerra sociale non furono più istituiti centri di questo genere, e quelli esistenti si trasformarono in municipî, nel qual senso infatti è usata la parola forum nella lex de Gallia Cisalpina, in quella Iulia agraria, e in quella Iulia municipalis.
Bibl.: J. Marquardt, Römische Staatsverwaltung, I, 2ª ed., Lipsia 1881, p. 10 segg.; Th. Mommsen, Römisches Staatsrecht, III, Lipsia 1887, pp. 122, 798 segg., 1181; E. De Ruggiero, in Dizionario Epigrafico di antichità romane, III, p. 198 segg.; J. Beloch, Der italische Bund, Lipsia 1880, p. 108 segg.; id., Römische Geschichte, Berlino e Lipsia 1926, pag. 407 seg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, II Torino 1907, p. 450 segg.; IV, 1, ivi 1923, p. 424 segg.
L'elenco che segue dei fora d'Italia è documento della vastità e profondità di questo processo di latinizzazione della penisola e delle assegnazioni viritane di cui esso fu effetto.
Forum Alieni. - Impossibile la localizzazione, quantunque fosse a nord del Po, dopo il vico di Hostilia. Secondo Tacito i Flaviani nel 69 d. C. movendo da Ateste occuparono Forum Alieni, che era tenuta dai Vitelliani, partiti da Hostilia e iuncto ponte. Il fiume traversato è il Tartaro, e trai questo e il sud di Ateste era Forum Alieni; deve essere escluso, tra i luoghi in cui si è voluto collocare Forum Alieni, Legnago sull'Adige, lungo la strada Hostilia-Ateste-Patavium-Altinum, perché un ponte stabile già doveva esservi, senza bisogno di costruirne uno nuovo.
Bibl.: L.. Valmaggi, Forum Alieni, Torino 1903; C. Cessi, in At. veneto, XXVI (1903), p. 2; G. Andresen, in Wochenschr. f. kl. Phil., 1904, col. 65; Olivieri, in Riv. st. ant., 1904; A. Servi, Per l'ubicazione di F. A., Padova 1904.
Forum Annii. - Di posizione incerta, non lontano da Nares Lucanae (Scorzo Lucano), ricordato unicamente a proposito delle guerre di Spartaco (Sallust., Hist., III, 98, Maurenbrecher).
Forum Appii. - Sulla via Appia a 43 miglia da Roma, al principio delle paludi Pontine, donde partiva un canale di 19 miglia fino a Terracina, punto frequentato per i rapporti tra i due centri vicini, fu fondato dal costruttore della via, il censore Appio Claudio, nel 312. Municipio della prima regione, forse iscritto nella tribù Pomptina, fu limitato dalla confinante Setia, comprendendo probabilmente nel suo circuito la località di Tripontium. Più tardi il centro venne ridstto alla condizione di vicus, per cui si è dubitato, a torto, dell'autonomia amministrativa in tempi anteriori.
Bibl.: Corp. Inscr. Lat., X, p. 642; Weiss, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, col. 64; H. Nissen, It. Landeskunde, II, Berlino 1902, p. 638: M. Baratta, Paludes Pomptinae, in Athenaeum, 1929.
Forum Aurelii. - A 25 miglia da Cosa, costruito da quello stesso Aurelio che legò il suo nome alla via costiera Aurelia, da lui raccordata, si trovava su questa via nelle vicinanze di Montalto a sinistra della Fiora. Non ebbe mai importanza amministrativa, non comparendo nella lista pliniana dei comuni. Il borgo dovette sorgere dopo che i Romani, vinti i Volcienti e i Volsiniesi nel 280, colonizzarono Cosa.
Bibl.: A. Solari, Topografia storica dell'Etruria, I, 1, Pisa 1918, pp. 200-201.
Forum Cassii. - Oggi S. Maria di Forcassi, poco distante da Vetralla, che è a un miglio a nord-est, sulla Cassia, con la quale collega le sue origini, e conserva altresì il ricordo del suo fondatore. Menzionato soltanto negl'itinerarî per la sua posizione stradale, non ebbe diritto municipale, né alcuna importanza cittadina. È probabile che, vico di Sutrium, ne abbia avuto, così, la stessa tribù, la Papiria.
Bibl.: L. Serafini, Vetralla antica cognominata il Foro di Cassio, Viterbo 1648; A. Solari, Top. stor. d. Etr., I, 1, Pisa 1918, p. 220.
Forum Clodii (Emilia). - È menzionato tra i municipî dell'Emilia, ma è difficile identificare la sua situazione. Non è però probabile che con esso si debba identificare il municipio posteriore di Forum Novum; mentre è accettabile l'ipotesi che al primitivo comune di Forum Clodii sia stato sostituito, ma distinto, il Novum, nella medesima valle del Taro, dove vivo è il ricordo della gente Clodia. E causa del sorgere del nuovo comune può essere stata, appunto, la decadenza di Forum Clodii, o le ultime vicende di Veleia, nel cui territorio si trovavano i due successivi comuni, e sulla cui via Placentia-Veleia-Forum Novum-Luna era situato Forum Clodii. La tribù, alla quale fu ascritto, era, forse, la stessa di Veleia e di Forum Novum, la Galeria.
Bibl.: A. Solari, Forum Novanorum, in Athenaeum, XVI (1928).
Forum Clodii (Etruria settentrionale). - Era situato su una via che univa Luna e Luca. Il toponimo è connesso col nome del fondatore, forse il console Claudio Marcello, che trionfò nel 155 sugli Apuani, data che è in pari tempo quella del nuovo centro e della strada da lui denominata Clodia, congiungente, per la valle del Serchio, Parma con Lucca. L'abitato non ebbe mai importanza, e fu aggregato, forse, al comune di Lucca, che si estendeva per tutta la valle del Serchio fino al limite Veleiate, e iscritto, quindi, nella Fabia. Corrisponde probabilmente all'odierno Castelnuovo Garfagnana.
Bibl.: D. Pacchi, Ricerche storiche sulla provincia della Garfagnana, Modena 1785; A. Solari, Top st. d. Etr., II, 2ª ed., Pisa 1920, p. 10, n. 2; id., Lucca centro itinerario nell'antichità, Lucca 1929; R. Andreotti, Le comunicazioni antiche di Parma col Tirreno, in Bull. arch. com. di Roma, LV (1927).
Forum Clodii (Etruria meridionale). - Toponimo connesso con un Clodio, il costruttore della via antica omonima, innestata sulla Flaminia, limitata sino al Forum e continuata nella Cassia, fu capoluogo della Prefettura Claudia. Situato a ovest sul lago Sabatino (Bracciano), dove oggi è la chiesa dei Ss. Marco, Marciano e Liberato, si estendeva col territorio comunale a nord e a ovest, distinguendosi, nel nome, i cittadini dal resto degli abitanti del comune, in Foroclodiesi e Clodiesi o Claudiani. È probabile che sorto, insieme con la via, allo sfacelo dello stato veientano, di cui il suo territorio era parte nei primi decennî del sec. IV, abbia conseguito i diritti municipali solo nella seconda metà del sec. I a. C. e sia stato iscritto nella medesima tribù veientana, la Tromentina.
Bibl.: A. Solari, Top st. d. Etr., I, 1, Pisa 1918, p. 190 segg.
Forum Cornelii: v. imola.
Forum Decii. - Posizione ignota nella Sabina, da cercare presso Porta Sabina, municipio nell'ordinamento augusteo.
Forum Druentinorum. - Municipio dell'Emilia, identificato, a torto, con Bertinoro a nord-est di Forlimpopoli, fuori della via Emilia. È piuttosto localizzabile nell'Emilia occidentale, nella regione dove è Fornovo.
Bibl.: Corp. Inscr. Lat., XI, p. 111 segg.
Forum Flaminii. - Sopravvive oggi nel ricordo della chiesa di S. Giovanni Profiamma (demotico Foroflaminienses). Fondato da Gaio Flaminio costruttore della via, è ricordato negl'itinerarî nei quali è rilevata la decadenza del centro con l'appellativo di vicus. Aveva però avuto autonomia amministrativa. Fu compreso nella tribù Cornelia, la medesima di Fulginiae, con cui confinava. È probabile che il centro, perduti i diritti municipali, sia stato aggregato al limitrofo di Fulginiae, donde la civitas associata dei due abitati e il conseguente appellativo di vicus, per quanto sia testimoniata la presenza, al Sinodo romano del 502, del vescovo Bonifazio ecclesiae foroflaminiensis, ciò che dimostra la esistenza di un municipio anteriore.
Bibl.: Corp. Inscr. Lat., XI, p. 754; Weiss, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, coll. 67-68.
Forum Fulvii. - Comune della IX regione augustea, denominato anche Valentinum (demotico Fulvienses), probabilmente l'odierna Villa del Foro, tra le foci del Belbo e della Bormida. Situato a 22 miglia da Asti, sulla destra del Tanaro, ha connesso le origini con un Fulvio, autore della via Fulvia (Dertona-Pollentia), forse il console del 179 a. C. Nodo stradale, a est; per Genua-Placentia, e, a nord, per Ticinum-Mediolanium, fu iscritto nella Pollia. La identificazione con la odierna Valenza (v.) non è giusta.
Bibl.: Corpus Inscr. Lat., V, p. 840; H. Nissen, Italische Landeskunde, II, p. 156.
Forum Gallorum. - Situato negl'itinerarî a 25 km. da Bologna e 12 da Modena, doveva trovarsi non all'altezza di Castelfranco ma 1 km. più a est verso Bologna, probabilmente nell'odierna località Pradella. Il centro è noto per il duplice scontro degli eserciti di Antonio, di Pansa e d' Irzio, avvenuto il 14 aprile del 43 a. C.: Antonio, che già da alcuni mesi assediava fiaccamente Modena, ov'era rinchiuso Decimo Bruto, venuto infine ad aperta ostilità col senato, strinse vigorosamente l'assedio, ordinando al suo legato Ventidio Basso di raggiungerlo al più presto con le tre legioni che aveva arruolato. Si erano portati frattanto in vicinanza di Modena, per soccorrere Bruto, Ottaviano e il console Irzio, con le forze senatoriali; e il 19 marzo l'altro console, Vibio Pansa, lasciava Roma con quattro nuove legioni, per riunirsi con l'esercito d'Irzio. Informato di ciò Antonio, benché inferiore di forze, decise di attaccare le legioni di Pansa, formate tutte di reclute, prima che si congiungessero con le forze d'Irzio.
Lasciati pochi contingenti a tenere l'assedio e dato incarico al fratello Lucio di compiere un attacco dimostrativo contro il campo d'Irzio, egli si diresse, con circa due legioni, contro Pansa, che si avvicinava da Bologna. Ma Irzio, intuendo il disegno di Antonio, lo prevenne, inviando 12 coorti di veterani incontro a Pansa. A Forum Gallorum i due eserciti si scontrarono, e Antonio riuscì ad avere ragione delle legioni di Pansa e delle coorti di rinforzo; lo stesso Pansa cadde gravemente ferito. Mentre però, nel pomeriggio, le coorti vittoriose di Antonio ripiegavano stanche sulle loro posizioni, sopraggiunse Irzio, in soccorso del collega: le stanche milizie di Antonio non poterono sostenere il secondo attacco e si dispersero nella regione acquitrinosa, raggiungendo alla spicciolata gli accampamenti. Irzio, mancando di cavalleria, desisté dall'inseguimento; ma due aquile e sessanta insegne furono il trofeo della giornata. Il giorno seguente alla battaglia, Ottaviano e Irzio furono acclamati imperatores dai soldati.
Forum Gallorum fu compreso nel comune di Bononia. Forse alla sua fondazione, durante l'espansione romana nella valle padana, preesistette un pago preromano. È probabile che al primitivo toponimo di Forum Gallorum si sostituisse quello di Victoriolae, a ricordo dei due scontri conclusivi con il successo di Irzio.
Bibl.: A. Solari, Forum Gallorum, in Athenaeum, XVII (1929); R. Bodewig, De proeliis apud Mutinam commissis, Münster 1886; T. Rice Holmes, The architect of the Roman Empire, Oxford 1928, p. 208 segg.
Forum Germa(norum?). - Centro comunale in Liguria, conosciuto solo da iscrizioni (Corpus Inscr. Lat., E. Pais, Suppl. Ital., p. 137).
Forum Iulii Concupiensium. - Di posizione ignota nell'Umbria, fu municipio nell'ordinamento augusteo.
Forum Iulii Iriensium: v. voghera.
Forum Iulii Transpadanorum: v. cividale.
Forum Iutuntorum. - Località ignota nella Transpadana.
Forum Lepidi: v. reggio emilia.
Forum Licinii (della Transpadana). - Connesso con un Licinio, che si è voluto identificare col console L. Licinio Crasso del 95 a. C. Si è cercato di localizzare Forum Licinii nell'odierno Incino a 13 km. da Como, o in Barlassina a mezza via tra Como e Milano.
Bibl.: Weiss, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, coll. 70-1.
Forum Livii: v. forlì.
Forum Novum (di Emilia): v. fornovo.
Forum Novum (di Sabina). - Città fondata dai Romani in luogo dove probabilmente le popolazioni della bassa Sabina solevano tenere un mercato fin da età remota, in una pianura poco distante dal Tevere, sulla via che conduceva al traghetto di Foglia. Numerosi avanzi delle mura sono ancora in piedi e grandi sepolcri sorgono lungo la via che conduce dalla Salaria. Nel Medioevo fu sede vescovile, onde cambiò l'antico nome in quello di Vescovio e fu perciò ben fortificata. Pittoresche sono le rovine del castello sulla collina che domina la città verso nord, mentre nella chiesa si ammirano interessantissimi affreschi del Duecento della scuola romana.
Bibl.: E. Melchiori, Storia e topografia dello antico municipio romano di Forum Novum in Sabina e del suo territorio, Foligno 1904-05; R. Van Marle, Gli affreschi del Duecento in S. Maria in Vescovio, cattedrale della Sabina, e Pietro Cavallini, in Bollettino del Min. della P. I. (1927).
Forum Novum (del Sannio). - E ricordato dagl'Itinerarî, sulla via fra Benevento e Equus Tuticus press'a poco nella moderna località di Buonalbergo.
Bibl.: Bullettino dell'Instituto di corrisp. archeol., 1848, p. 7.
Forum Popilii (di Emilia) v. forlimpopoli.
Forum Popilii (della Campania). - Città dell'agro Falerno. Al tempo di Dionigi d'Alicarnasso era già in decadenza e si vedevano le mura di tipo pelasgico; di esse non resta più traccia. Rifiorì nell'impero per alcune colonie inviate da Augusto e da Vespasiano, ma per poco. Si suppone che stesse fra Capua e Teano, ma il sito preciso è sconosciuto.
Bibl.: E. Desjardins, La Table de Peutinger, Parigi 1863.
Forum Popilii (di Lucania). - Fondato dal console Popilio Lenate sulla strada da lui aperta nel 132 a. C. da Capua a Reggio, nella valle del Tanagro presso l'odierna Polla. Apparteneva al territorio di Atina.
Forum Sempronii: v. fossombrone.
Forum Subertanum. - D'ignota ubicazione, nella settima regione augustea. Il Kiepert lo colloca a NE. di Piombino, presso Suvereto.
Forum Traiani. - Fordungianus in Sardegna, sulla sinistra del Tirso, sulla via che da Caralis si volge per il NO. a N., a 16 miglia da Othoca (Oristano). Probabilmente il centro si connette con la costruzione della via interna, che congiungeva Othoca con Turris (Porto Torres), al tempo di Traiano. Fu murato sotto Giustiniano ed ebbe probabilmente autonomia amministrativa, essendo stato presto sede episcopale.
Bibl.: G. Spano, Descrizione di Forum Traiani, in Bull. Sardo, VI (1860); Corpus Inscr. Lat., p. 816; Weiss, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, col. 73.
Forum Vibii: v. cavour.
Diritto.
Si è già visto (v. sopra) come la parola forum sia giunta a significare il luogo ove si rende giustizia, ove si è chiamati in giudizio. In tale senso sono state tramandate le regole essenzialmente processuali: Forum contractus, Forum apertae successionis, Forum destinatae solutionis, Forum rei sitae, Actor sequitur forum rei, ecc., indicanti traslatamente la rispettiva competenza territoriale dei giudici. E con questo contenuto l'espressione è entrata nel linguaggio giuridico moderno. Giurisdizioni, o fori, speciali non mancarono sotto l'impero del diritto romano, sia per l'oggetto (liti del fisco) sia per le persone (senatori, militari); e al tempo dei comuni si ebbe una vera e propria moltiplicazione di fori, con riguardo alla materia (civile, commerciale, penale, marittima, ecclesiastica), alle persone (artefici, nobili, studenti, contadini, forestieri), all'oggetto (gabelle, vendite, locazioni). Meritano particolare menzione il foro ecclesiastico (v. sotto); il foro mercantile, conseguenza delle corporazioni mercantili dal sec. XIII al sec: XVIII, nel quale tempo sorsero i primi tribunali di commercio: le curie feudali che attribuivano giurisdizione al signore sui vassalli. Costituiscono fori speciali nel diritto moderno: i tribunali militari, l'Alta Corte di giustizia del senato; il Tribunale superiore delle acque; le commissioni compartimentali per gl'infortunî dell'agricoltura; le commissioni superiori per i danni di guerra; la commissione arbitrale di emigrazione; i collegi arbitrali per le zone terremotate, ecc. Per il r. decr. 30 dicembre 1923, n. 2828 (art. 19) tutte le cause - eccetto pochi casi - in cui è parte una delle amministrazioni dello stato, sono di competenza del tribunale o della Corte d'appello esistente nelle città sede dell'Avvocatura dello stato, già avvocatura erariale (v.).
Foro ecclesiastico. - Quando si parla di foro ecclesiastico, s'intende comunemente considerare il foro esterno, quello cioè che riguarda i rapporti esteriori con efficacia giuridica, e concerne l'attività sociale dei fedeli, a differenza del foro interno, che mira all'utilità spirituale di essi. Il foro esterno comprende la giurisdizione civile e quella penale. Nella prima rientrano innanzi tutto, ratione materiae, le causae mere spirituales o ecclesiasticae (relative alla fede, alla dottrina, al culto, ai sacramenti, particolarmente al matrimonio) e le causae spiritualibus connexae, quelle cioè che hanno un riferimento indiretto alla materia di fede (sponsali, azioni dotali, questioni di stato, legittimazioni, patronato, erezione di benefici, decime, voto, giuramento). Sono inoltre di competenza dell'autorità ecclesiastica, ratione personae (privilegio del foro) le cause dei chierici fra loro, quelle in cui essi sono convenuti dai laici e quelle in cui sono convenuti i laici dipendenti dalla Chiesa.
Secondo il diritto canonico, come si è detto, la giurisdizione ecclesiastica si estende anche al campo penale, con competenza esclusiva ratione personae, per i reati commessi da chierici; e competenza ratione materiae per i delicta mere ecclesiastica (eresia, apostasia, scisma, simonia) e per i delicta mixta (bestemmia, eregia, sacrilegio, ratto, stupro, adulterio, incesto, bigamia, usura). Il codice di diritto canonico afferma la competenza ecclesiastica, per diritto proprio della Chiesa, sulle cause concernenti cose spirituali, e connesse con queste; nei casi di violazione di leggi canoniche, e nei casi in quibus inest ratio peccati; nelle cause civili e criminali concernenti le persone che godono il privilegio del foro. Nelle cause del foro misto si segue il principio della prevenzione (can. 1553).
La Chiesa ritiene di avere, come società indipendente e perfetta, diritto a un foro proprio. Tuttavia, non avendo sempre ottenuto dagli stati moderni il riconoscimento di questo diritto, la Chiesa vi ha qualche volta rinunziato nei concordati, e in generale ammette che si possa adire il giudice laico, ottenendo licenza dall'autorità ecclesiastica competente. Storicamente, dopo il periodo della primitiva Chiesa cristiana, Costantino assegnò ai vescovi un vero potere giurisdizionale, che fu più tardi abolito; ma Giustiniano riconobbe il foro ecclesiastico per i chierici e per le controversie de religione, ossia per le questioni amministrative di natura ecclesiastica. Riconosciuto nel periodo carolingio per le controversie puramente ecclesiastiche e particolarmente per i chierici, il foro ecclesiastico fu ammesso più ampiamente dal sec. IX in poi, anche per il fatto che nella persona dei vescovi erano spesso riunite la potestà spirituale e quella civile; e fu validamente affermato e meglio disciplinato nelle decretali. Però, nei comuni, il contegno dell'autorità civile fu vario secondo i tempi e secondo i luoghi. Il foro speciale, ammesso per certi reati d'indole religiosa e per i soli chierici, fu poi spesso combattuto e limitato o escluso. Esso fu riconosciuto in generale nella monarchia meridionale, particolarmente dagli Angioini in poi, in Piemonte e in Sardegna; ma non mancarono contrasti e restrizioni. Le tendenze riformatrici del secolo XVIII portarono a gravi limitazioni (Piemonte, Napoli) o addirittura all'abolizione (Lombardia e Toscana) del foro ecclesiastico. A Napoli fu abolito da Murat; riammesso con la restaurazione, fu limitato nel concordato del 1818 alle cause matrimoniali e beneficiarie. Anche in altre parti d'Italia il foro speciale fu ripristinato; ma fu abolito dalla legge sarda del 9 aprile 1850, la quale, dopo il 1860, fu gradatamente estesa alle altre regioni del regno. La competenza ecclesiastica per le cause matrimoniali, già soppressa in alcuni degli ex-stati, fu poi abolita dall'art. 6 delle disposizioni transitorie del codice civile italiano.
Nella giurisprudenza, e più ancora nella dottrina, si discuteva se le sentenze dei tribunali ecclesiastici avessero un valore, e quale. Varî autori negavano loro ogni valore; altri le consideravano come atti amministrativi dell'autorità ecclesiastica, e come tali, capaci di riprodurre alcuni effetti civili; altri infine le consideravano come sentenze, però soggette a un giudizio di delibazione. Il Concordato Lateranense del 1929 non ha riconosciuto un privilegio di foro ai chierici, ma soltanto alcuni particolari riguardi in caso di deferimento al magistrato penale per delitto, di arresto o di condanna. Infatti l'art. 8 prescrive che il procuratore del re debba immediatamente informare il vescovo competente, trasmettendogli anche la decisione istruttoria e la sentenza definitiva; dispone che in caso di arresto l'ecclesiastico sia trattato col riguardo dovuto al suo stato e al suo grado gerarchico; e ordina infine che nel caso di condanna la pena sia scontata, possibilmente, in locali separati. Però, in seguito al riconoscimento del matrimonio religioso; lo Stato ha riconosciuto, limitatamente alle questioni di nullità matrimoniali, il potere giurisdizionale alla Chiesa; infatti l'art. 34, capoversi 3-5, stabilisce che le cause concernenti la nullità del matrimonio e la dispensa dal matrimonio rato e non consumato sono riservate alla competenza dei tribunali e dei dicasteri ecclesiastici. I provvedimenti e le sentenze definitive saranno portate al Supremo tribunale della segnatura, il quale controllerà che siano state rispettate le norme del diritto canonico sulla competenza, sulla citazione, sulla rappresentanza o contumacia delle parti. Le sentenze e i decreti della Segnatura devono essere poi trasmessi alla Corte d'appello dello stato, competente per territorio, la quale, con ordinanza emessa in camera di consiglio, li renderà esecutivi agli effetti civili. È prevalente finora l'opinione che il provvedimento della Corte d'appello non sia un vero giudizio di delibazione, ma un ordine di trascrizione.
Bibl.: J. Chelodi, Ius de personis iuxta Codicem Iuris Canonici, Trento 1927, p. 93 segg.; Ph. Maroto, Institutiones Iuris Canonici ad normam novi Codicis, Roma 1921, p. 597 segg.; F. X. Wernz e I. Vidal, Ius Canonicum, Roma 1928, I, p. 89 segg.; VI, 1, p. 19 segg.; G. Salvioli, Foro eccl., in Digesto it.; id., Stor. d. proced. civ. e crim., in Stor. d. dir. ital. a cura di P. Del Giudice, III, Milano 1927, pp. 74-95; N. Coviello, Man d. dir. eccl., 2ª ed., Roma 1922, I, p. 412 seg.; A. C. Jemolo, Elementi di dir. eccl., Firenze 1927, p. 288; F. Scaduto, Dir. eccl. vigente in Italia, 4ª ed., Cortona 1927, I, par. 62, p. 84.