FORTUNA
Dea pagana (gr. Týche) che gli scrittori cristiani, in primo luogo Agostino, condannarono decisamente come cieca dispensatrice di felicità terrena, fino a considerarla uno strumento diabolico (Kajanto, 1972, col. 194ss.). Nella cultura medievale l'iconografia classica della F. fu pertanto sostanzialmente abbandonata, mentre la metafora letteraria della F. che gira incessantemente la sua ruota, utilizzata di frequente nel mondo antico per esprimere la mutevolezza del destino umano, trovò spazio come immagine didascalica della vanità dell'esistenza terrena (Doren, 1922-1923; Pacht, 1927; Kajanto, 1972).Già intorno al 523 Boezio legittimò la presenza della F. nel mondo cristiano facendone una ministra della Provvidenza divina e ne tratteggiò un'immagine che ebbe grande efficacia: "rotam volubili orbe versamus, infima summis, summa infimis mutare gaudemus. Ascende, si placet, sed ea lege, uti ne, cum ludicri mei ratio posset descendere iniuriam putes" (De cons. phil., II, 2). Tuttavia solo dopo secoli tale immagine trovò una sua applicazione in ambito figurativo: è infatti in un manoscritto del sec. 11° che si incontra la prima raffigurazione medievale nota relativa alla F. (Montecassino, Bibl., 189, pp. 145, 146). Si tratta di un disegno, in cui quattro figure sono disposte intorno a un cerchio agli estremi di due assi ortogonali, presente nel codice in due versioni successive, una solo abbozzata e una completata. L'immagine rappresenta una fase ancora sperimentale nell'elaborazione iconografica del tema, dove, oltre a non comparire la figura della F., il personaggio posto in alto, incoronato e con scettro, sovrasta nelle dimensioni l'intera composizione: questi elementi hanno fatto pensare al persistere di un rapporto con l'iconografia classica di Kairós, personificazione dell'Opportunità, spesso raffigurata in equilibrio instabile su una sfera o su una ruota, particolare che in epoca tardoantica poteva ritrovarsi anche in raffigurazioni della F. pur non facendo parte dei suoi attributi originari (Kitzinger, 1973, p. 363). La personificazione della F., con due teste e in equilibrio su una ruota, appare in un'ampia composizione allegorica facente parte di un gruppo di disegni, datati al 1165, contenuti in un manoscritto proveniente da Prüfenig in Baviera (Monaco, Bayer. Staatsbibl., Clm 13002, c. 3v; Klemm, 1984, nr. 87). Nelle due immagini citate, che possono considerarsi un tramite tra i possibili modelli antichi e quella che divenne la raffigurazione medievale della ruota della F., la presenza di numerose esplicazioni scritte rivela comunque una relazione stretta con le fonti letterarie nel cui contesto è discusso l'eventuale ruolo del testo di Boezio (Courcelle, 1967, p. 141ss.; Kitzinger, 1973, p. 362ss.).Grazie a un resoconto del vescovo Balderico di Dol circa una sua visita all'abbazia di Fécamp, in Normandia, è noto che intorno alla fine del sec. 11° nelle chiese si potevano trovare ruote azionate meccanicamente che avevano la funzione di ammaestrare sulla precarietà dei beni terreni. Di tali congegni si hanno numerose testimonianze nei secoli seguenti, spesso nell'ambito di rappresentazioni teatrali (Nelson, 1980), e si è ipotizzato che anche lo schema di una ruota della F. contenuto nel taccuino dei disegni di Villard de Honnecourt, del 1225 ca. (Parigi, BN, fr. 19093, c. 21v), possa essere un'indicazione per fabbricare un meccanismo di questo tipo (Bechmann, 1993, p. 301ss.).Una notevole attenzione verso una resa plausibile del congegno meccanico si riscontra nella raffigurazione della ruota della F. contenuta nell'Hortus deliciarum di Herrada di Landsberg, degli anni fra il 1176 e il 1185, nota grazie a una copia (Parigi, BN, Cab. Estampes, Fonds Bastard, A d 144 a, c. 215r), dove la F., figura femminile incoronata, appare seduta in trono, su rocce rappresentanti la Terra, in atto di azionare con una manovella una ruota alla quale sono aggrappati sei personaggi: seduto in alto è un re con corona, abbigliamento sontuoso e preziosi recipienti (Courcelle, 1967); coloro che precipitano a destra appaiono invece perdere sempre più queste caratteristiche regali, mentre quelli che ascendono dall'altro lato si apprestano a ottenerle. In questa raffigurazione si esprime quindi con chiarezza quel rapporto metaforico tra buona fortuna e condizione regale che costituisce una delle principali caratteristiche dell'allegoria medievale della ruota della F., che spesso infatti, ma non in questo caso, appare accompagnata dalla formula "regnabo, regno, regnavi, sum sine regno", tratta da un epigramma assai diffuso nel Medioevo (D'Ancona, 1923). Tale formula appare già nel citato codice cassinese, dove però, come in altri esempi, potrebbe essere dovuta a un successivo intervento.L'immagine dell'Hortus deliciarum, anch'essa corredata di numerose didascalie, costituisce un esempio canonico di una delle due principali versioni del tema iconografico, quella in cui la F. appare azionare la ruota dall'esterno (The Hortus Deliciarum, 1979, nr. 295). Dell'altra versione, in cui invece la personificazione della F. appare all'interno della sua ruota - alla quale sono comunque aggrappate delle figure, in genere quattro -, è stato individuato il presupposto in un passo di Onorio Augustodunense in cui si parla della F. definendola Mulier rota innexa (Speculum ecclesiae, XI; PL, CLXXII, col. 1057). Il più antico esempio noto di questa versione è costituito da un mosaico frammentario della seconda metà del sec. 12°, proveniente dalla chiesa di S. Salvatore a Torino (Mus. Civ. d'Arte Antica), che mostra l'allegoria della ruota della F. al centro di una carta del mondo (Kitzinger, 1973). In più ampi contesti simbolici, non sempre di univoca lettura, sono anche da inserire le grandi raffigurazioni della ruota della F. realizzate nei rosoni delle chiese, come per es. in quello del 1130-1140 della facciata del transetto nord di Saint-Etienne a Beauvais, in quello della fine del sec. 12° della cattedrale di Basilea, in quello della fine del sec. 12°-inizi 13° della facciata ovest di S. Zeno a Verona e in quello del sec. 13° della facciata del transetto nord della cattedrale di Trento (Dow, 1957, p. 269ss.; Beyer, 1962; Kitzinger, 1973, p. 363ss.).Con più specifica connotazione morale, l'immagine trovò grande impiego, nei secc. 12° e 13°, nell'illustrazione di manoscritti contenenti testi sacri, componimenti didattici o testi della letteratura profana, nella quale il tema della F. ebbe larga diffusione (Doren, 1922-1923, p. 89ss.; Pacht, 1927). Come esempi delle varianti più comuni si possono menzionare due miniature. Nella prima, contenuta in un manoscritto francese del 1255-1260, il Roman de la Poire (Parigi, BN, fr. 2186, c. 2v), la F., grande figura femminile incoronata, muove da dietro i raggi della sua ruota su cui sono posti quattro personaggi emblematici: in alto il re, in basso un uomo quasi nudo, a destra un altro che precipita e a sinistra uno che sta per ricevere la corona. La seconda miniatura, contenuta all'interno della raffigurazione della leggenda del patto di Teofilo con il diavolo in un salterio frammentario del 1230-1240 ca. (Cambridge, Fitzwilliam Mus., 330, foglio 4), mostra la F. seduta al centro della ruota attorniata dalle figurette delle sei età dell'uomo. Vanno invece ricordate per la loro peculiarità due illustrazioni del De consolatione philosophiae: una del sec. 12°, che mostra una ruota su cui sale e scende lo stesso Boezio (Heiligenkreuz, Stiftsbibl., 130, c. 1v), e un'altra della metà del sec. 13°, nella più antica traduzione francese dell'opera, in cui entro un cerchio la F. appare seduta su un faldistorio con gli occhi e le orecchie coperti dai capelli (Vienna, Öst. Nat. Bibl., 2642, c. 11r; Courcelle, 1967).Un importante settore della speculazione medievale intorno al tema della F. è costituito dalla sua opposizione rispetto alla Sapienza o alla Virtù. In campo iconografico tale contrapposizione si è espressa sia in immagini in cui due figure analoghe si fronteggiano con opposti argomenti, come quella in un manoscritto inglese del sec. 12° contenente l'Imago mundi (Cambridge, C.C.C., 66, p. 66), sia in raffigurazioni più complesse, come quelle che illustrano il Liber ad honorem Augusti di Pietro da Eboli, miniato a Palermo tra 1195 e 1197, in cui la vittoria dello svevo Enrico VI sul normanno Tancredi viene rappresentata come il trionfo della Sapienza sulla F. (Berna, Burgerbibl., 120 II, cc. 146r, 147r; Georgen, 1975, p. 106; Refice, 1994, p. 46).Un filone della storiografia medievale conservò l'accezione classica positiva della F. come dono divino a regnanti o a popoli (Miltenburg, 1989). In tale ottica in un'immagine della ruota della F., del 1230 ca., illustrante i Carmina Burana (Monaco, Bayer. Staatsbibl., Clm 4660, c. 1r) si è potuto vedere un riferimento alla Fortuna caesarea dell'imperatore svevo Federico II, anche se tale interpretazione non è stata accettata generalmente, giacché è parsa più pertinente una lettura della miniatura in questione come immagine didascalica del tipo consueto (Steer, 1982; Diemer, Diemer, 1987).A partire dal Basso Medioevo la metafora della ruota della F. venne utilizzata anche in senso satirico per illustrare i mali della società. Tale tematica per es. appare svolta in modo articolato in una miniatura di un manoscritto trecentesco del Roman de Renart (Parigi, BN, fr. 372, c. 60r), in cui la ruota fa da piedistallo alla volpe, che, affiancata dal lupo e dall'orso, troneggia su una serie di personaggi rappresentanti le diverse componenti sociali (Harms, 1972). Su un altro versante, quello religioso, va ricordata un'illustrazione dei Documenti d'Amore di Francesco da Barberino, del 1314 ca. (Roma, BAV, Barb. lat. 4076, c. 27r), dove la F., qualificata come natura naturata, appare in attesa degli ordini di Dio, natura naturans, per girare la ruota. Quest'ultima rappresenta la Terra secondo il sistema platonico, mentre le figurine intorno a essa sono definite dai diversi caratteri: prudens, sollicitus, ingratus, piger (Egidi, 1902).Un ulteriore aspetto dell'ampia rete di riferimenti di cui il concetto di F. godette nel Tardo Medioevo si rivela in una formella del 1372 ca. del pavimento del duomo di Siena - rifatta due volte in epoca moderna (Carli, 1979, p. 143ss.) - che mostra la ruota della F. tra quattro medaglioni con le immagini di Epitteto, Aristotele, Seneca ed Euripide (Thomas, 1984).Nell'ambiente cortese del Gotico internazionale la F. fu uno dei motivi prediletti della letteratura e l'iconografia della ruota appartenne al repertorio usuale delle decorazioni di argomento profano delle abitazioni. In proposito si possono menzionare gli affreschi, datati tra il 1390 e il 1400, provenienti dal castello di Lichtenberg, in Tirolo (Innsbruck, Tiroler Landesmus. Ferdinandeum), in cui la ruota della F. è raffigurata accanto a Frau Minne. Infine va ricordato il ciclo di miniature che corredano il Livre de la mutacion de fortune, poema allegorico di Christine de Pisan dei primi anni del 15° secolo. Tra le diverse illustrazioni di questo testo - di cui si conservano quattro esemplari risalenti agli anni della realizzazione dell'opera (Bruxelles, Bibl. Royale, 9508; Aia, Koninklije Bibl., 78.D.42; Chantilly, Mus. Condé, 494; coll. privata tedesca; de Winter, 1985, nr. 14) - è particolarmente interessante la personificazione della F., dama coronata con due volti, uno luminoso e uno buio, posta in piedi sulla sua ruota che giace a terra, armata di freccia. Accanto a essa appaiono i suoi fratelli: il prodigo e raffinato Eur e il rozzo e minaccioso Meseur.
Bibl.: G. Heider, Das Glücksrad und dessen Anwendung in der christlichen Kunst, MZKomm 4, 1859, pp. 113-124; F. Egidi, Le miniature dei Codici barberiniani dei Documenti d'amore, L'Arte 5, 1902, pp. 1-20, 78-95; A. Doren, Fortuna im Mittelalter und in der Renaissance, Vorträge der Bibliothek Warburg 2, 1922-1923, 1, pp. 71-144; P. D'Ancona, L'uomo e le sue opere nelle figurazioni italiane del Medioevo (miti, allegorie, leggende), Firenze 1923; H.R. Pacht, The Goddess Fortuna in Mediaeval Literature, London 1927; R. Van Marle, Iconographie de l'art profane au Moyen-Age et à la Renaissance et la décoration des demeures, II, Allégories et symboles, den Haag 1932, p. 178ss.; E.J. Dow, The Rose-Window, JWCI 20, 1957, pp. 248-297; V. Beyer, Rosaces et roues de Fortune à la fin de l'art roman et au début de l'art gothique, ZSchwAKg 22, 1962, pp. 34-43; P. Courcelle, La consolation de philosophie dans la tradition littéraire, Paris 1967; W. Harms, Reinhart Fuchs als Papst und Antichrist auf dem Rad der Fortuna, FS 6, 1972, pp. 418-440; I. Kajanto, s.v. Fortuna, in RAC, VIII, 1972, coll. 182-197; E. Kitzinger, World Map and Fortune's Wheel: a Medieval Mosaic Floor in Turin, Proceedings of the American Philosophical Society 117, 1973, pp. 344-373; H. Georgen, Das ''Carmen de Rebus Siculis'': Studien zu den Bildquellen und zum Erzählstil eines illustrierten Lobgedichts des Peter von Eboli (tesi), Wien 1975; M. Schilling, Rotae fortunae. Beziehungen zwischen Bild und Text in mittelalterlichen Handschriften, in Deutsche Literatur des späten Mittelalters, a cura di W. Harms, L.P. Johnson, Berlin 1975; E. Carli, Il Duomo di Siena, Genova 1979, p. 143ss.; The Hortus Deliciarum of Herrad of Hohenbourg, a cura di R. Green, M. Evans, C. Bischoff, M. Curschmann (Studies of the Warburg Institute, 36), 2 voll., London-Leiden 1979 (ed. in facsimile); A.H. Nelson, Mechanical Wheels of Fortune, 1100-1547, JWCI 43, 1980, pp. 227-233; G. Steer, Das Fortuna-Bild der 'Carmina Burana' Handschrift Clm 4660. Eine Darstellung der Fortuna caesarea Friedrichs II.?, in Literatur und bildende Kunst im Tiroler Mittelalter. Die Iwein Fresken von Rodenegg und andere Zeugnisse der Wechselwirkung von Literatur und bildender Kunst, a cura di E. Kühebacher (Innsbrucker Beiträge zur Kulturwissenschaft-Germanistische Reihe, 15), Innsbruck 1982, pp. 187-207; E. Klemm, Die romanischen Handschriften der Bayerischen Staatsbibliothek, I, Wiesbaden 1984; W. Thomas, Das Rad der Fortuna. Variationen über ein altes Thema, in Thiasos ton Mouson: Studien zu Antike und Christentum. Festschrift für Josef Fink zum 70. Geburtstag, Köln 1984, pp. 233-244; P.M. de Winter, La bibliothèque de Philippe le Hardi, duc de Bourgogne (1364-1404). Etude sur les manuscrits à peintures d'une collection princière à l'époque du "style gothique international" (Documents, études et répertoires publiés par l'Institut de recherche et d'histoire des textes), Paris 1985; D. Diemer, P. Diemer, ''Qui pingit florem non pingit floris odorem''. Die Illustrationen der Carmina Burana Clm 4660, Jahrbuch des Zentralinstituts für Kunstgeschichte 3, 1987, pp. 43-75; A. Miltenburg, s. v. Fortuna, in Lex. Mittelalt., IV, 1989, coll. 665-666; R. Bechmann, Villard de Honnecourt. La penseé technique au XIIIe siècle et sa communication, Paris 1993, pp. 301-303; P. Refice, Motivi classici e miti medievali: note su alcune immagini di Cassandra, Cassandra 1, 1994, pp. 42-63.F. Pomarici