FOSCHI
Famiglia di pittori marchigiani attivi tra Roma e le Marche nel sec. XVIII.
Il più noto è Francesco, nato ad Ancona nel 1716. Stando agli studi di Bonfrancesco e di Marietta Vinci (tuttora in corso di pubblicazione e in parte resi noti da Zampetti, 1991, p. 323, e da Salerno, 1991, p. 285), Francesco sarebbe stato figlio di Giuseppe, patrizio anconetano, e fratello dei pittori Carlo, Giacomo, Lorenzo e Orazio.
Visse buona parte della sua vita a Roma, dove è registrato come abitante a strada Felice (via Sistina) con la moglie romana, Costanza Scirman, per la prima volta nel 1744. Dopo un'assenza da Roma durata un ventennio Francesco vi è nuovamente registrato nel 1764, come abitante al terzo piano di una casa in piazza di Spagna, sotto Trinità dei Monti, sempre con la moglie Costanza e la figlia Caterina. Francesco manterrà la stesso domicilio romano sino alla morte sopraggiunta dopo una lunga malattia il 21 febbr. 1780 (Roma, Arch stor. del Vicariato, S.Andrea delle Fratte, Stati delle anime, 1744, 1764-1780; Diario ordinario, n. 542, 11 marzo 1780).
Il primo soggiorno romano di Francesco coincise con un periodo di alunnato presso Francesco Mancini (Teza, 1987, p. 95). Non si hanno notizie biografiche per gli anni 1745-1763, sebbene si possa supporre che il pittore fosse tornato nelle Marche. Tale ipotesi è confortata dall'esistenza di una grande tela raffigurante un Panorama di Loreto, con le figure dell'Abbondanza e della Giustizia ed i ritratti di Leone X, Sisto V e Benedetto XIV (Loreto, Museo del Palazzo apostolico), che venne eseguita, secondo Zampetti (1991, pp. 327, 332 fig. 10), su commissione di Benedetto XIV Lambertini, che era stato vescovo di Ancona dal 1727 al 1731.
Salerno (1991, p. 284 fig. 83.1) ha messo in relazione quest'opera con un piccolo paesaggio rappresentante un Panorama di Loreto (attualmente in coll. privata), che egli ritiene eseguito da Francesco come studio preparatorio dal vero.
Sempre a Loreto nel Museo del Palazzo apostolico è una seconda tela di Francesco raffigurante la Traslazione della Santa Casa, firmata "Franciscus Foschi pinxit". Nell'opera, pagata all'artista intorno al 1755, la scena è dominata dall'ampio paesaggio della costa adriatica (Zampetti, 1991, p. 332 fig. 11; Serra, s.d., p. 42). Francesco fu noto soprattutto per i suoi paesaggi invernali con neve, tema insolito nella pittura italiana. Presso il Musée de peinture et de sculpture di Grenoble si trova un Paesaggio invernale (inv. n. MG 428) firmato "Franc.cus Foschi, anconiensis pinxit Roma anno 1750", esemplato con gusto descrittivo sui paesaggi di Marco Ricci. Il dipinto fu acquistato dal Museo di Grenoble a Parigi nel 1799, dato questo che denota la fortuna che Francesco ebbe soprattutto presso i collezionisti stranieri (Chiarini, 1988, p. 57 fig. 33).
Ancora a Grenoble sono altri due paesaggi di Francesco: il primo è un Paesaggio invernale con torrente e cascate, che porta sul retro l'iscrizione "Violand Danthon 1786" (ibid., p. 58 fig. 34); il secondo, raffigurante un Paesaggio montagnoso con neve, colpisce per la resa realistica delle montagne innevate che ricorda la pittura olandese (ibid., p. 59 fig. 35). Sempre in Francia, nel Musée des beaux-arts di Lilla, si trova una Nevicata con viandanti (Lenglart, 1893, p. 110, n. 311): nella scena, dominata dalla luce accecante sulla neve, l'effetto realistico-climatico supera quello pittoresco e sembra annunciare l'estetica oggettiva e fredda, propria del neoclassicismo. Altre Nevicate di Francesco si trovano a Darmstadt (Hofmann, 1885, p. 158, n. 635) e al Bowes Museum di Barnard Castle (Catal., 1970, pp. 91 n. 355, 92 n. 520).
In Italia sono stati segnalati alcuni dipinti in collezione privata da Zampetti (1991, p. 333, figg. 12, 14: Paesaggio invernale con calesse davanti a una capanna di pastori, Paesaggio invernale con pastori in una grotta) e da Salerno (1991, pp. 286 s., figg. 83.4-83.5). Quest'ultimo ha inoltre supposto che sia insorta confusione nell'attribuire alcuni dipinti di Francesco a Francesco o Gregorio Fidanza a causa dell'identità del soggetto trattato (sarebbe il caso di una Nevicata conservata presso il Museo delle belle arti di Budapest; ibid., p. 286 fig. 83.3). Ancora un dipinto rappresentante un Paesaggio invernale si trova a Bergamo in collezione privata (Collezioni private bergamasche, 1982) e un altro di analogo soggetto a Roma in collezione G. Briganti a partire dal 1972. Infine una serie di Paesaggi invernali sarebbe ad Ancona in collezione Ferretti (comunicazione di S. Corradini).
Due dipinti "rappresentanti Nevate" di Francesco sono registrati in una Nota dei quadri spettanti a s.e. il principe don Camillo Borghese che si devono ripristinare nella Villa Pinciana… risalente al 1817 (Arch. di Stato di Roma, Camerlengato, parte I, titolo IV, b. 39, f. 44). Si tratta, con ogni probabilità, degli stessi due dipinti raffiguranti nevicate ricordati dal Barbier de Montault al secondo piano del casino pinciano della villa Borghese, dei quali non si conosce l'attuale ubicazione (1870, p. 504).
La Scottez (1985, p. 77) segnala alcuni dipinti di Francesco rappresentanti paesaggi innevati passati attraverso il mercato artistico francese. Altri sono comparsi in varie vendite all'asta (Londra, Sotheby's, aprile 1956, Valle di Swin; Firenze, Sotheby's, 18 ott. 1969, n. 97, Paesaggio invernale con contadini; Londra, Sotheby's, 15 luglio 1970, n. 10; Paesaggio invernale; Milano, Finarte, 28 maggio 1992, n. 119, Paesaggio invernale; Londra, Christie's, 8 dic. 1995, n. 91, Paesaggio invernale). Un Paesaggio nevoso si trovava in vendita a New York nel 1979 (presso Herbert E. Feist) e, infine, un Paesaggio invernale con torrente è apparso sul mercato antiquario a Londra nel 1989 (presso Colnaghi).
Sulla data e sul luogo di nascita del fratello Carlo non si hanno notizie certe: nacque forse ad Ancona o a Macerata intorno al secondo decennio del Settecento. La letteratura artistica ricorda un periodo di alunnato del pittore ad Ancona presso il paesaggista Francesco Antonozzi (Ricci, 1834, p. 422; Maggini, 1991, p. 719). Ed è in questo genere che realizzò le sue opere migliori, soprattutto marine con tempeste e burrasche, come dimostra un dipinto di paese conservato ad Ancona, nella collezione Ferretti.
Carlo si cimentò pure, sebbene con minor successo, nei dipinti di figura, tra i quali compaiono due tele eseguite nel 1771 per la soppressa chiesa di S. Maria in Piazza a Recanati, nelle quali appaiono "evidenti non solo la freddezza iconografica ma anche l'inconsistenza del disegno" (Toni, 1978, p. 132). Paci (1974, p. 108) ha proposto di attribuirgli parte di una tela di grandi dimensioni rappresentante una Veduta di Macerata vista da Sud, datata 1771, conservata presso la sede della Cassa di risparmio della provincia di Macerata. Spetterebbe a Carlo la rappresentazione della città, giudicata dallo studioso "buona opera d'arte ed ottimo documento coevo", sebbene "più debole" rispetto al "villaggio d'invenzione" di "gusto quasi fiammingo" dipinto in primo piano.
Non si hanno notizie precise sulla data di nascita di Giacomo che sembrerebbe esser vissuto sempre nelle Marche. La sua prima opera nota, una pala raffigurante la Traslazione di Loreto, destinata al primo altare a sinistra della chiesa di S. Pietro a Jesi, risale al 1755 (Bolaffi, 1974). Non si conosce l'attività di Giacomo sino al 1787, anno in cui è documentato un suo intervento di restauro nella basilica di Loreto (Grimaldi - Sordi, 1988, p. 13, n. 23) sui dipinti di G. Muziano con le Storie di s. Giovanni Battista, ora al Museo del Palazzo apostolico. L'attività di restauratore di Giacomo per la basilica di Loreto proseguì due anni dopo con la pulitura e parziale ridipintura degli affreschi di F. Zuccari nella cappella dell'Annunziata (ibid., pp. 84 s.) e nel 1790 con il restauro della cappella di S. Ignazio.
Giacomo rimase a Loreto certamente sino al 1797, quando una sua firma compare in calce a una nota di dipinti consegnati alle "truppe francesi" in esecuzione del trattato di Tolentino (ibid., pp. 87 s.). Il solo dipinto di Giacomo rimasto a Loreto è un olio raffigurante Cristo alla colonna, ubicato nella sacrestia nuova della basilica (Serra, 1925, p. 21; Grimaldi - Sordi, 1988, p. 334, tav. CVII).
Lorenzo, stando ai documenti d'archivio, risulta essere nato nel 1717. Le sole notizie rinvenute riguardano la sua presenza a Roma negli anni 1744-1746, quando viene registrato come pittore anconetano residente a strada Felice (via Sistina) con la moglie Vittoria Viola e il figlio Raimondo. Dopo un'assenza da Roma di qualche anno, risulta nuovamente abitare a strada Felice nel 1748 e, dopo una seconda assenza, negli anni 1753-1754. In quest'ultimo periodo Lorenzo abita con una seconda moglie, la romana Francesca Croci, e un figlio, Francesco, avuto da questa (Roma, Archivio storico del Vicariato, S.Andrea delle Fratte, Stati delle anime, 1744-1746, 1748, 1753-1754). Non si hanno notizie sulla sua produzione pittorica.
Orazio nacque nel 1721. Nel 1754 abitava a Roma registrato come pittore anconetano residente a strada Felice con la moglie, Candida Rosi, di Siena (ibid., 1754). Della sua attività artistica non si sa nulla.
Fonti e Bibl.: A. Ricci, Mem. storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona, Macerata 1834, II, pp. 422 s., 441; X. Barbier de Montault, Musées et galéries de Rome, Roma 1870, p. 504; E. Reynart, Catalogue des tableaux, bas-reliefs et statues exposés dans les galeries du Musée des tableaux de la Ville de Lille, Lille 1875, p. 74, n. 216; R. Hofmann, Die Gemälde Sammlung des grossherzoglichen Museums zu Darmstadt, Darmstadt 1885, p. 158, n. 635; J. Lenglart, Catalogue des tableaux du Musée de Lille précédé d'une notice historique, Lille 1893, p. 110, n. 311; L. Serra, Elenco degli oggetti d'arte delle Marche, in Rassegna marchigiana, IV (1925), p. 21; Id., Le Gallerie comunali delle Marche, Roma s.d., p. 42, nn. 16 s.; L. Servolini, S.Ceccarini, Milano 1959, pp. 22-24; The Bowes Museum, Barnard Castle. Catalogue of Spanish and Italian paintings, Washington 1970, pp. 91 s., nn. 355, 520; Diz. encicl. Bolaffi dei pittori e incisori italiani, V, Torino 1974, p. 73; L. Paci, L'arte, in Storia di Macerata, III, Macerata 1974, p. 108; A.C. Toni, La pittura del '700 nel Maceratese, in Studi maceratesi, XII (1978), pp. 122-145; Collezioni private bergamasche, Bergamo 1982, III, n. 985; A. Scottez, in Trésors des musées du Nord de la France. De Carrache à Guardi. La peinture italienne des XVIIe e XVIIIe siècles dans les musées du Nord de la France (catal.), Lille 1985, p. 77, n. 20; L. Teza, C. Magini e S. Ceccarini pittori fanesi di nature morte, in Notizie da palazzo Albani, XVI (1987), 1, pp. 84-96; M. Chiarini, Tableaux italiens. Catalogue raisonné de la collection de peinture italienne… Grenoble, Musée de peinture et de sculpture, Grenoble 1988, pp. 56-59, nn. 33-35; F. Grimaldi - K. Sordi, Pittori a Loreto. Committenze tra '500 e '600, Ancona 1988, pp. 13-15, 84-86, 88, 324, 334; C. Maggini, in La pittura in Italia. Il Settecento, Milano 1991, II, p. 719; L. Salerno, I pittori di vedute in Italia(1580-1830), Roma 1991, pp. 284-287; P. Zampetti, Pittura nelle Marche, Firenze 1991, IV, pp. 13, 292, 320, 323, 327, 333; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, p. 235.