ANGIOLINI, Francesco
Nacque a Piacenza il 19 maggio 1750 (1730 scrivono erroneamente vari autori, probabilmente per un iniziale errore tipografico) da un'antica famiglia di origine eugubina con diramazioni a Bologna, a Prato e a Bergamo, da cui proveniva il ramo piacentino. A quindici anni l'A., come gli altri quattro suoi fratew, Alessandro, Giuseppe, Gaetano e Luigi, entrò nella Compagnia di Gesù (1765), nel noviziato di Novellara. Ritornò poi a Piacenza per gli studi letterari, che completò a Bologna, e per riprendervi quelli di filosofia; dotato di eccezionale facilità per le lingue, a diciotto anni ne possedeva già una decina fra antiche e modeme, quali l'ebraico, il caldaico, il siriaco, il greco, il latino, il tedesco, il francese, l'inglese, lo spagnolo. Nel 1768 i gesuiti furono espulsi dal ducato di Parma e Piacenza: al momento dell'espulsione, il duca Ferdinando di Borbone offrì all'A., se avesse accettato di rimanere a Piacenza, una cattedra d'insegnamento, ma l'A. preferì seguire la sorte dei confratelli e si recò con il fratello Gaetano dapprima a Bologna, poi a Modena, dove insegnò avendo colleghi e maestri insieme Saverio Bettinelli, Girolamo Tiraboschi, Carlo Borgo e altri, finché non lo colse la soppressione dell'Ordine. Si trasferì allora, sempre con il fratello Gaetano, a Verona, dove studiò teologia, fu ordinato sacerdote e tradusse dal greco le opere di Giuseppe Flavio, pubblicate tra il 1779 e il 1780.
Questa traduzione fu accolta con viva soddisfazione dai letterati, perché le traduzioni esistenti del Lauro, del Bonelli e del Baldelli erano troppo aderenti alla lettera, a danno del senso e quindi della. bellezza originale; in quella dell'A., invece, si trovarono accoppiate la fedeltà al testo e la spontaneità e nobiltà di stìle, sì da sembrare quasi un'opera originale in lingua italiana. Ammirevoli erano anche le note, che senza sfoggio di erudizione mostravano la cultura del traduttore e la sua padronanza delle lingue greca e orientali, nonché una notevole conoscenza dell'architettura. Il favore incontrato dalla traduzione dell'A. è confermato dalle numerose edizioni dell'opera: Roma 1792 e 1815; Milano 1822; Firenze 1831, 1833 e 1840, cioè sette edizioni in sessant'anni.
Un secondo frutto della sua intensa attività di traduttore furono le tragedie di Sofocle, Elettra, Edipo e Antigone, e il Ciclope, dramma satirico di Euripide, pubblicati a Roma nel 1782 insieme con un saggio di sue poesie in italiano, greco, latino ed ebraico.
Anche questa traduzione, arricchita parimenti di note e della vita dei due autori, ebbe ottima accoglienza e fu giudicata, oltre che fedele, di piacevole lettura, al confronto di quelle apparse fino afiora, considerate pedanti. Era apprezzato anche lo stile, libero dagli influssi francesi allora tanto comuni fra gli scrittori e i traduttori italiani. Delle sue poesie fu lodato il facile estro e la padronanza delle varie lingue, ma esse non erano certo all'altezza delle traduzioni.
L'A. viaggiò poi attraverso la penisola, bene accolto, per la sua fama, a Napoli, a Roma, in Toscana e a Parma. Ritornato a Piacenza, partì nel 1782 con altri fratelli per la Russia, allo scopo di ascriversi di nuovo alla Compagnia di Gesù colà esistente per volere di Caterina II e approvazione di Clemente XIV. Il viaggio non dovette essere facile, se l'A., per ringraziare un gentiluomo polacco che era stato loro di valido aiuto, gli regalò i suoi manoscritti o parte di essi, giacché, secondo il Ciampi, i manoscritti delle tragedie si trovavano nella biblioteca pubblica di Vilno. In Russia l'A., oltre a dedicarsi a ministeri specificamente apostolici quali la predicazione, si dette principalmente all'insegnamento della Sacra Scrittura, della filosofia, della matematica e soprattutto della letteratura e delle lingue, nei collegi diretti dai gesuiti a Polock, Mogilev, Vitebsk e Mosca. Con la sua straordinaria facilità apprese molto bene il russo e il polacco, e compose anzi una grammatica - rimasta manoscritta - ad uso degli Italiani, molto numerosi allora in territorio russo, nelle tre lingue. Tradusse Sofocle anche in polacco; una sua traduzione di Tucidide rimase frammentaria. Frammenti di una storia della Compagnia di Gesù in Russia, in latino, furono trovati alla sua morte, ma poiché l'incarico di continuarla fu affidato poi al padre I. Pietroboni, che infatti lasciò una serie di manoscritti riguardanti il periodo 1772-1820, non è possibile oggi distinguere fra essi quali possano essere stati composti dall'A. (Archivum Romanum S. I., Collez. russa, nn. 1023-1025).
L'A. morì a Polock all'età di appena 38 anni, il 21 febbr. 1788.
Scritti: Delle opere di Giuseppe Flavio, dall'origin al testo greco... tradotte in lingua italiana e illustrate con note dall'abate F. A., Verona 1779-1780, 4 voll. (nelle edizioni seguenti il titolo, a volte, è variato); Elettra, Edipo, Antigone, tragedie di Sofocle, e il Ciclope dramma satirico d'Euripide, il tutto dall'original greco... tradotto e illustrato con note dell'abate F. A.... con un saggio infine di sue poesie italiane, latine, greche ed ebraiche, Roma 1772; una poesia, inserita in Per le felicissime nozze del signor Guido Torniano... con la signora Matilde Penci, Mantova 1774; altra poesia pure per le nozze dei principe Filippo Ercolani con la marchesa Corona Cauriani, Mantova 1774; un carme in onore di Caterina II, stampato a Vilno nel 1784. Di altri scritti si è fatto cenno nel testo.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivum Romanum S. I., Summaria vitae seu necrologia aliquorum patruni et fratrum ab anno 1773 ad annum 1816, n. 1020 Collez. russa, fascio III, n. 4; Effemeridi letterarie, Roma 1782, n. 319, Roma 1783, n. 1; R. D. Caballero, Bibliothecae Scriptorum Societatis Iesu Supplementum, II, Romae 1816, p. 6; Giornale Arcadico di scienze, lettere ed arti, t. LXI (1833), pp. 239-240; S. Rossi, Della vita di F. A. Breve Memoria, s. l. né d. [ma Roma 18331; S. Ciampi, Bibliogr. critica delle antiche reciproche corrispondenze dell'Italia con la Russia, colla Polonia ed altre parti settentrionali... con cenni biogr. delli autori meno conosciuti, Firenze 1834, pp. 8, 214; A.-A. De Backer, Bibliothèque des écrivains de la Compagnie de Jésus, III, Liège 1856, p. 46; G. A. Patrignani-G. Boero, Menologio della Compagnia di Gesù, II, Roma 1859, pp. 396-399; S. Zalenski, I Gemiti nella Russia Bianca, trad. it., Prato 1888, p. 512; Ch. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, I, Bruxelles 1890, pp. 391-393; E. De Guilhermy, Ménologe de la Compagnie de Jésus, I, Paris 1893, p. 239; L. Mensi, Dizion. Biogr. Piacentino, Piacenza 1899, p. 20; A. Narbone-G. Filiti, La Compagnia di Gesù ristabilita in Sicilia, Palermo 1906, I (1805-1814), pp. 51-52; H. Hurter, Nomenclator Literarius, III, Innsbruck 1907, p. 312; G. Natali , II Settecento, Milano 1929, pp. 55, 516, 574, 630, 1113; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., III, p.127; Encicl. Cattolica, I, col. 1269.