BONSI, Francesco
Nacque il 21 0 il 23 maggio 1722 a Lugo di Romagna dal conte Giuseppe, governatore pontificio della cittadina, e da Celidonia Porzii, di Cento, in una famiglia di origine fiorentina, esulata in Romagna nel sec. XIV. Studiò dapprima a Rimini, che considerò sempre sua patria, con maestri locali, tra cui il noto medico ed erudito Giovanni Bianchi, che gli sarà in seguito prodigo di aiuti e manterrà con lui una attiva corrispondenza. Il B. manifestò subito scarso interesse per le discipline umanistico-giuridiche, propendendo per gli studi naturalistici. Tuttavia, cedendo ai desideri dei genitori, si laureò inutroque iure, dedicandosi però dopo la laurea alla biologia, e in particolare alla veterinaria.
Questa disciplina era ancora largamente praticata da puri empirici, che si valevano per lo più di terapie tradizionali di limitata efficacia, nonostante che il periodico verificarsi delle grandi morie di bestiame avesse talora richiamato su di essa l'attenzione di illustri clinici e patologi. Proprio il tentativo di saldare le conoscenze biologiche già acquisite con l'empirismo tradizionale, al fine di creare per la veterinaria una salda base anatomo-fisiologica, assicurò al B. un posto di rilievo tra i pionieri della veterinaria scientifica.
Recatosi a Roma nel 1744, vi soggiornò fino al 1758, divenendo dal 1754 primo cavallerizzo e maestro di camera del card. Ferroni. Dalle lettere scritte al Bianchi in questi anni, conservate nel carteggio Bianchi della Biblioteca Gambalunga di Rimini, appare chiara l'insofferenza per tali incarichi mondani e cerimoniali, ripugnanti alla sua natura. Ma a Roma egli proseguì anche gli studi biologici, eseguendo autopsie di animali morti per malattia ed aprendo una scuola di veterinaria, la prima di tale tipo di cui si abbia notizia. Già in questi anni romani egli iniziò una vasta opera di ricerca e divulgazione pubblicando nel 1751 a Rimini le Regole per conoscere perfettamente le bellezze e i difetti de' cavalli, che espongono sia i fatti salienti della costituzione di questi animali che i metodi migliori di allevamento e di giudizio sulle loro qualità. Alle Regole seguirono altre opere, tra cui le Lettere ed opuscoli ippiatrici (Rimini 1756) e Il dilettante di cavalli istruito (Venezia 1757). Tornato a Rimini, partecipò alla vita pubblica della cittadina, ricoprendo alte magistrature e compose i quattro volumi del Maniscalco istruito nella medicina pratica (Rimini 1767-73).
Nel 1769 il principe di Francavilla lo chiamò a Napoli. Anche qui egli aprì una scuola di veterinaria, formando allievi che proseguirono le sue ricerche; lavorò anche a un Manuale del maniscalco (Rimini 1774) e a un testo di Istituzioni ippofisiologiche, opera incompiuta e rimasta inedita.
La natura riservata del B. e la sua profonda religiosità appaiono in un'operetta pubblicata a Cesena nel 1775, lo Specchietto di disinganno. In essa sono raccolte, in sezioni relative a ciascun vizio o peccato, circa cento massime tratte dalla Scrittura o dai Padri della Chiesa, con l'aggiunta di considerazioni del B. stesso.
Tornato a Rimini nel 1782 per la morte del Francavilla, vi fondò una sua scuola e pubblicò altri scritti, al fine di migliorare i metodi degli allevatori. Nel 1783, scendendo una grande epizoozia proveniente dalla Dalmazia lungo le coste adriatiche, le autorità ricorsero al B. perché suggerisse le misure atte a fermare il progresso dell'epidemia. Egli dettò precise norme per gli allevatori, sorvegliandone con decisione l'attuazione, e ciò fece anche per un'altra epidemia, che si era diffusa nel 1796.
Si riferiscono a questi eventi gli scritti: Riflessioni intorno all'epidemia degli animali bovini insorta ne' territorii di Cavarzere e di Padova (Rimini 1783)e l'Istruzione veterinaria pe' maniscalchi e coloni sulla presente epidemia contagiosa de' buoi (ibid. 1786).Di quell'anno sono le Istituzioni di mascalcia conducenti con brevità e chiarezza ad esercitare con sodi fondamenti la medicina de' cavalli. Agli anni seguenti, oltre a scritti minori come il Saggio delle malattie esterne ed interne de' buoi, appartiene il Dizionario ragionato di veterinaria teorico-pratica ed erudita, rimasto medito e interrotto per la morte del B. all'inizio del quinto volume. Prima opera del genere a venir tentata, fu concepita con tanta ampiezza che, se terminato, sarebbe riuscito una vera enciclopedia sulla materia. Il materiale preparatorio per il completamento del tomo V, assieme al carteggio del B., è andato smarrito. Di lui rimane anche una poesia satirica, La Cacheide, conservata manoscritta nella Biblioteca Gambalunga.
Il B. morì a Rimini il 23 genn. 1803.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1688 s.; A. Hercolani, Biografie e ritratti di uomini illustri romagnoli, I, Forlì 1834, pp. 73-77; G. B. Ercolani, Ricerche storico-analitiche sugli scrittori di veterinaria, II, Torino 1854, pp. 48-51; C. Tonini, La coltura letteraria e scientifica in Rimini dal sec. XIV ai priniordi del XIX, II, Rimini 1884, pp. 602-620.