BORGIA, Francesco
Nacque a Játiva, la città del regno di Valenza nella quale avevano avuto origine le recenti fortune della sua famiglia, dall'omonimo Francisco de Borja y Cardador, signore di Sempere e commendatore dell'Ordine di Santiago, e da Eleonor Joan, anch'ella appartenente a nobile famiglia setabense. La data della nascita non è nota, ma è presumibilmente da collocare intorno all'anno 1480.
Nonostante la sua condizione di unico figlio maschio, il B. fu avviato per tempo alla carriera della prelatura: è evidente che dovettero pesare molto sulla sua vocazione religiosa e sul consenso che a questa diedero i suoi parenti le grandi tradizioni ecclesiastiche dei Borgia, l'effettivo monopolio che la famiglia deteneva, sin dai tempi di papa Callisto III, dell'arcivescovato valenzano e dei pingui benefici che ne dipendevano, e soprattutto le nuove fortune del cardinale Rodrigo Borgia, eletto nel 1492 al pontificato col nome di Alessandro VI. Il principale protettore del B. nell'intrapresa carriera ecclesiastica fu comunque un altro suo congiunto, l'omonimo zio Francesco Borgia, supposto figlio di Callisto III e cardinale egli stesso, col quale egli viene talvolta confuso.
Dopo avere ottenuto un canonicato nella chiesa metropolitana di Valenza, il B. si trasferì a Roma, venendo così ad aumentare il numero dei familiari di Alessandro VI predominanti alla corte pontificia. Ma il suo ruolo a Roma fu e rimase modesto: entrò a far parte della ristretta cerchia dei più vicini collaboratori del papa - la cosiddetta "famiglia apostolica" - con incombenze che non è possibile precisare, ma che comunque non furono mai tali da metterlo in evidenza alla corte pontificia. Ebbe anche la carica di notarius, ma non è possibile stabilire se in base a effettivi titoli di cultura, né con quali effettive mansioni. Un più consistente riconoscimento il B. ottenne soltanto quando era ormai da tempo conclusa la grande stagione romana dei Borgia: e fu quando, il 5 luglio 1508, lo zio cardinale Francesco rinunziò in suo favore al vescovato di Teano, del quale era stato sino allora il titolare. Che papa Giulio II, il grande avversario di Alessandro VI e del duca Valentino, consentisse a questa promozione, è fatto anch'esso indicativo del ruolo del tutto marginale esercitato dal B. durante il dominio dei suoi più illustri e fortunati congiunti. L'11 agosto seguente il B. ricevette anche in commenda il monastero benedettino di S. Vincenzo al Volturno.
Di tali cariche ecclesiastiche godette per quasi un quarto di secolo, non lasciando tuttavia alcun segno di sé nella sua diocesi. Nemmeno è possibile stabilire se osservò l'obbligo della residenza, o se invece preferì rimanere a Roma, o se, ancora, risiedesse prevalentemente in Spagna, come anche è verosimile. Certo è che la conclusione della sua carriera ecclesiastica nel piccolo vescovato regnicolo era troppo inferiore alle grandi speranze che egli doveva aver nutrito in gioventù, con l'esempio dei suoi congiunti più avventurati.
È perciò tutt'altro che sorprendente che il B. infine decidesse ai rinunziare all'episcopato e di far ritorno a Játiva, una decisione sulla quale dovettero influire anche considerazioni patrimoniali relative all'eredità familiare. La rinunzia al vescovato di Teano avvenne nel 1531, col consenso di papa Clemente VII, che attribuì quel beneficio ad un suo congiunto, il cardinale Giovanni Salviati.
Nel 1537, alla morte del padre, il B. ne ereditò per testamento tutti i beni familiari, e tra questi il feudo di Sempere. Non ne godette tuttavia a lungo, poiché, sebbene non si conosca con precisione la data della sua fine, egli era già morto il 22 marzo 1543. Fu seppellito nella chiesa collegiata di Játiva, da lui lasciata erede dei suoi "vestuarios y ornamentos ecclesiasticos que valían mas de mil ducados" (Pasqual y Beltran, p. 334).
Bibl.: V. Pasqual y Beltran, Dos obisposde Teano,setabenses y homonimos…, in Boletín de la Real Academia de la historia, LXXXVI(1920), pp. 329-339; G. Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, III, Monasterii 1923, p. 311.