Alessandro VI papa. - La vita e il papato di A. furono improntati alla dissolutezza, all'accumulo delle richezze e al nepotismo, e per questo venne duramente attaccato da G. Savonarola. Fu però anche mecenate di umanisti e artisti.
Don Rodrigo de Borja y Doms (Játiva forse 1431 - Roma 1503); creato cardinale diacono nel 1456 e vice cancelliere della Chiesa dallo zio Callisto III, dal cumulo dei benefici ritrasse grandi ricchezze, grazie alle quali (dopo esservi quasi riuscito già nel 1484, aiutato dagli Sforza contro il partito aragonese-mediceo) fu eletto simoniacamente papa (11 ag. 1492). Notoriamente dissoluto (da una sua amante, Vannozza Catanei, aveva avuto i figli Giovanni, Cesare, Lucrezia, Jofré e, pur pontefice, continuò la sua relazione con la bella Giulia Farnese, moglie di Orsino Orsini), fu sfacciatamente nepotista, sì da dare a sei dei suoi congiunti il cardinalato. Politicamente dapprima oscillò, appoggiandosi ora agli Sforza, ora agli Aragonesi; di fronte alla calata in Italia di Carlo VIII di Francia, sollecitò l'aiuto di Venezia e perfino dei Turchi e si alleò con Alfonso II di Napoli; ma, minacciato in Roma stessa, aprì la città, accettando durissimi patti, ai Francesi (1494), contro i quali poi strinse lega con Venezia, Milano, Spagna e Impero (1495). Ma invano cercò (1496-97) di domare i riottosi baroni romani, tra cui gli Orsini. La sua vita licenziosa veniva intanto bollata in Firenze da G. Savonarola, che invocava un concilio per deporre il papa "simoniaco, eretico, infedele". Si giunse così alla minaccia dell'interdetto a Firenze da parte di A., e al processo e al rogo del Savonarola. Ma sulla debole volontà di A., che dopo l'uccisione del figlio maggiore, duca di Gandia (1497), pensava forse a una riforma della Chiesa, influiva ora il figlio Cesare Borgia, e la politica papale fu allora tutta tesa a creargli uno stato, con alleanze, con confische di ricchezze a personaggi soppressi col veleno, e col denaro del giubileo e forse della crociata, per cui A. pubblicò, senza successo, una bolla (1501). Il tentativo di Cesare pareva avviato al successo, quando A., mentre anche il figlio era malato, morì improvvisamente (non, come si disse, per veleno). Contemporaneamente, la costruzione politica di A. e di Cesare crollava. Ebbe fama di mecenate per aver protetto umanisti (Pomponio Leto, Aldo Manuzio, il Lascaris) e artisti, quali Antonio da Sangallo e il Pinturicchio (che affrescò tra l'altro il celebre appartamento Borgia in Vaticano).