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Borromini, Francesco

di Fabrizio Di Marco - Enciclopedia dei ragazzi (2005)
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Borromini, Francesco

Fabrizio Di Marco

Il grande innovatore dell'architettura barocca

Considerato il più innovatore tra gli architetti del barocco romano, sperimentò forme e spazi nuovi contrapponendosi alla visione più classicista di Gian Lorenzo Bernini e Pietro da Cortona. La sua architettura è caratterizzata da soluzioni spaziali raffinate e dalla forte illusione prospettica; sia negli interni sia nelle facciate emerge come carattere principale l'ondulazione delle pareti, resa più evidente dall'uso dell'ordine architettonico.

Figlio d'arte

Figlio dell'architetto Giovanni Domenico Castelli, Francesco Borromini nacque nel 1599 a Bissone, nel Canton Ticino, e iniziò giovanissimo a frequentare importanti cantieri: a Milano, dove lavorò come scalpellino della Fabbrica del Duomo e poi a Roma, dove arrivò nel 1619 al seguito del suo lontano parente Carlo Maderno, l'architetto autore della facciata della basilica di S. Pietro. Non assunse il cognome del padre, e si fece chiamare 'Borromino', riprendendo un soprannome di famiglia. Maderno lo fece lavorare come intagliatore di pietre a S. Pietro, in Palazzo Barberini e nella chiesa di S. Andrea della Valle: il giovane Borromini così, nei primi dieci anni passati a Roma, fece una lunga esperienza, imparando direttamente nei cantieri le tecniche costruttive che in seguito gli avrebbero permesso di realizzare strutture ardite e innovative.

Se lo paragoniamo al Bernini, l'altro grande esponente del Barocco, ci accorgiamo delle notevoli differenze tra i due: Bernini all'età di trent'anni era già artista affermato, si cimentava in tutte le arti ed era personaggio aperto e affabile, mentre Borromini, alla stessa età, già denunciava il suo carattere chiuso e scontroso, concentrandosi su un lungo lavoro di preparazione tecnica alla professione di architetto. I due ebbero anche modo di lavorare insieme: Borromini disegnò infatti le volute (ossia la parte terminale) del baldacchino di S. Pietro, progettato da Bernini; ma dopo questi brevi contatti le carriere dei due architetti si divisero.

Cerchiamo di comprendere la genialità di Borromini rivisitando in ordine cronologico alcune delle sue opere più importanti, tutte ubicate nella città di Roma.

S. Carlo alle Quattro Fontane

La realizzazione della chiesa di S. Carlo alle Quattro Fontane, detta anche di S. Carlino, e del convento annesso rappresenta l'impegno più lungo nel tempo per Borromini: egli infatti nel 1634 iniziò con tale progetto la sua carriera indipendente e qui la concluse, dal momento che la facciata venne ultimata nel 1667, anno della sua morte. L'architetto, avendo a disposizione un lotto di terreno molto piccolo, dovette 'inventare' una pianta per la chiesa cercando di creare uno spazio continuo: realizzò così una pianta di forma ottagonale allungata lungo l'asse dell'entrata e con i muri interni ondulati e scanditi da colonne. Lo spazio è chiuso da una cupola ovale raccordata da quattro pennacchi, con cassettoni di forma ottagonale, esagonale e a croce la cui dimensione diminuisce verso l'alto, creando l'illusionismo ottico di uno spazio più grande che non in realtà.

La facciata si estende su due piani: in quello inferiore, un settore centrale convesso, corrispondente all'entrata, è racchiuso da due ali concave, mentre in quello superiore i tre settori sono concavi, forma riportata chiaramente nel cornicione, che presenta incastonato nella parte centrale l'ampio medaglione ovale sorretto da due angeli. Il continuo ondulamento del muro di questa facciata, che pur nella sua limitata estensione è scandito da colonne, nicchie, sculture, tutte perfettamente inserite negli elementi architettonici, resta come testimonianza del genio e dell'inventiva di Borromini.

L'oratorio di S. Filippo Neri

L'edificio dell'oratorio di S. Filippo Neri, adiacente alla chiesa di S. Maria in Vallicella, fu progettato a seguito di un concorso, che Borromini si aggiudicò nel 1637, e venne ultimato nel 1650. La particolarità dell'ampia facciata concava, completamente realizzata in mattoncini, risiede nel fatto di avere caratteristiche sia del prospetto di una chiesa, sia del prospetto di un edificio d'abitazione, con finestre allungate e balconcino centrale. Inoltre la simmetria ad asse centrale non corrisponde effettivamente alla disposizione dell'oratorio interno; questo si sviluppa in posizione decentrata rispetto all'ingresso esterno, caratterizzato da un complicato portale che si apre sull'unica porzione convessa della facciata.

La chiesa di S. Ivo alla Sapienza

Chiamato a realizzare la chiesa di S. Ivo (1642-66), annessa al Palazzo della Sapienza, sede storica dell'università romana, Borromini realizzò il suo capolavoro: nell'interno disegnò una pianta stellare, costituita da una complessa intersezione geometrica di due triangoli che formano un esagono, delimitato da porzioni di muro di forma alternativamente concava e convessa.

All'esterno, sulla parete inferiore concava, già esistente, Borromini realizzò il tiburio lobato contenente la cupola e su questo eresse una struttura a gradoni, coronata da una lanterna fortemente modellata da coppie di colonne e rientranze concave; un quarto elemento a forma di spirale 'a pungiglione' regge un leggero sostegno metallico su cui poggia il globo terrestre sormontato dalla croce: si passa così da elementi pesanti e statici, via via salendo verso l'alto, a figure sempre più leggere, dinamiche e in tensione.

Il Collegio di Propaganda Fide

Nel campo dell'architettura dei palazzi, il Collegio di Propaganda Fide (1646-64) è l'opera di maggior livello realizzata da Borromini: è caratteristica la facciata principale scandita da pilastri giganti a tutta altezza che terminano sotto un pesante cornicione che segue l'andamento della facciata, incurvandosi in una concavità in prossimità dell'ingresso centrale. Le finestre del piano nobile sono caratterizzate da cornici e frontoni ondulati che sembrano spingere all'interno la superficie muraria; unica eccezione la finestra del settore centrale, che sporge in fuori con una forma convessa per controbilanciare la concavità della parete: questa alternanza di rientranze e sporgenze è tipica di Borromini e la troviamo applicata in buona parte delle sue opere.

Il restauro della basilica di S. Giovanni in Laterano

Papa Innocenzo X, volendo restituire alla cattedrale di Roma il suo antico splendore in occasione dell'anno santo del 1650, incaricò nel 1646 Borromini di restaurare e ristrutturare l'interno della basilica, conservandone però la struttura originaria a cinque navate. L'architetto risolse brillantemente il difficile compito: nella navata centrale aprì cinque arcate per lato sostenute da pilastri giganti, nei quali ricavò profonde nicchie a tabernacolo in marmo colorato che ospitarono in seguito le statue degli apostoli; le navate laterali vennero risistemate mantenendo le vecchie tombe papali, inquadrate da decorazioni naturalistiche in stucco.

La chiesa di S. Agnese in Agone

La chiesa di S. Agnese in Agone, situata in piazza Navona, non è stata progettata interamente da Borromini: egli intervenne nel 1653 a costruzione già iniziata e fu perciò obbligato a mantenere l'impianto planimetrico a croce greca. Modificò però la facciata, arretrata con una concavità nella parte centrale, con l'effetto di far risaltare la grande cupola che, con il suo imponente tamburo cilindrico, sembra incombere sul muro sottostante. Borromini fece poi allungare le ali laterali della facciata, dove vennero realizzati due alti campanili: questa chiesa divenne l'elemento architettonico principale della piazza, contrapponendosi alla Fontana dei Fiumi del Bernini, realizzata negli stessi anni.

I lavori nella chiesa di S. Andrea delle Fratte

Ancora una volta Borromini venne incaricato (1653) del completamento di un edificio già iniziato: S. Andrea delle Fratte. Qui si dedicò alla realizzazione della parte terminale della chiesa, con transetto, abside e cupola, riprogettata e inglobata in un tiburio, come in S. Ivo, ma dalle forme plastiche più movimentate, con grandi porzioni di muro convesse alternate a più piccoli contrafforti concavi: incompiuta, perché non venne realizzata, la lanterna, e lasciata al 'rustico' (in mattoni senza intonaco); questa struttura si contrappone alla torre campanaria, dove sculture di erme e cherubini sostengono una bizzarra figura culminante in una corona a punte aguzze, apice della creazione e dell'inventiva di Borromini.

Dell'età del Barocco Borromini è il simbolo della libertà compositiva, espressa sia nelle complesse geometrie delle piante sia nelle soluzioni spaziali e decorative. Questo lo portò anche a staccarsi dalla tradizione rinascimentale facendo di lui uno dei più importanti innovatori della storia dell'architettura.

Vedi anche
Piètro da Cortona Piètro da Cortona (propr. P. Berrettini). - Pittore e architetto (Cortona 1596 - Roma 1669).Con G.L. Bernini e F. Borromini fu fra i massimi protagonisti del barocco a Roma. Ricco d'immaginazione, incastonando le sue scenografiche composizioni entro monumentali cornici di stucco e oro con figure, cartocci ... Innocènzo X papa Innocènzo X papa. - Giambattista Pamphili (Roma 1574 - ivi 1655). Avvocato concistoriale, poi nunzio a Napoli (1621) e in Spagna (1626), cardinale (1629), successe a Urbano VIII nel 1644. Il suo pontificato fu caratterizzato dal nepotismo e dagli intrighi della cognata Olimpia Maidalchini. Appena eletto ... barocco Termine usato per designare, criticamente e cronologicamente, una produzione artistica e architettonica sviluppatasi in Italia e nel resto d’Europa nel corso del sec. 17°. arte e architettura Dalla fine del Seicento, l’aggettivo francese baroque, tratto dal portoghese barroco (irregolare, riferito alla ... Filippo Juvarra Juvarra (o Iuvara), Filippo. - Architetto (Messina 1676 - Madrid 1736). Allievo a Roma di C. Fontana, si occupò dapprima di architettura teatrale e di scenografia. Assunto al servizio di Vittorio Amedeo II, come primo architetto civile del re, fu molto attivo a Torino: facciata di S. Cristina e castello ...
Indice
  • 1 Figlio d'arte
  • 2 S. Carlo alle Quattro Fontane
  • 3 L'oratorio di S. Filippo Neri
  • 4 La chiesa di S. Ivo alla Sapienza
  • 5 Il Collegio di Propaganda Fide
  • 6 Il restauro della basilica di S. Giovanni in Laterano
  • 7 La chiesa di S. Agnese in Agone
  • 8 I lavori nella chiesa di S. Andrea delle Fratte
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  • BIOGRAFIE in Arti visive
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  • Borromini, Francesco
    Enciclopedia on line
    Architetto (Bissone 1599 - Roma 1667), col suo antagonista G. L. Bernini è una delle due più originali e importanti figure dell'architettura del sec. 17° in Italia. Dopo un soggiorno a Milano, venne forse nel 1614 a Roma, dove fu impiegato come intagliatore e scalpellino nella fabbrica di S. Pietro. ...
  • BORROMINI, Francesco
    Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 13 (1971)
    BORROMINI (Boromino, Bormino, Bromino, Brumino), Francesco Nino Carboneri Figlio di Giov. Domenico di Giov. Pietro Castelli e di Anastasia Garvo (Garovo), nacque a Bissone, sul lago di Lugano, il 27 settembre 1599. Il cognome Borromini, con il quale Francesco si firmò abitualmente solo dal 1628, ...
  • BORROMINI, Francesco
    Enciclopedia Italiana (1930)
    Architetto. Nacque a Bissone, sul lago di Lugano, nel 1599; morì suicida a Roma il 2 agosto 1667. Solo verso il 1628 mutò in Borromini il suo vero cognome: Castello. Venuto giovanissimo a Roma, portò con sé dalla sua terra, feconda di costruttori e di scalpellini, l'amore per le materie costruttive, ...
Vocabolario
borrominiano
borrominiano agg. e s. m. – Dell’architetto Francesco Borromini (1599-1667), massimo esponente, con G. L. Bernini, dell’architettura barocca in Italia: le facciate, le cupole b.; la galleria prospettica b. di Palazzo Spada; chiostro borrominiano....
francésco
francesco francésco agg. e s. m. [dal lat. tardo Franciscus, der. di Francus «franco1»] (pl. m. -chi), ant. – Francese: La terra che fé già la lunga prova E di Franceschi sanguinoso mucchio (Dante); i modi e le cadenze della prosa f. (D’Annunzio)....
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