COMPAGNA, Francesco
Nacque a Napoli il 31 luglio 1921 da Piero e da Teresa Siciliano di Rende, da famiglia aristocratica e facoltosa di origini calabresi. Laureato in giurisprudenza, nel 1947 frequentò l'Istituto italiano di studi storici, fondato da Benedetto Croce che ebbe grande importanza nella sua formazione intellettuale. Militante del Partito liberale italiano sin dalla Liberazione, nel 1955 partecipò alla scissione della sinistra e aderì al Partito repubblicano italiano, al quale rimase legato fino alla morte.
La formazione crociana era comune ad un gruppo di giovani intellettuali napoletani - tra i quali Renato Giordano, Vittorio De Caprariis, Guido Macera, con i quali il C. avrebbe condiviso le vicissitudini politiche e culturali del dopoguerra napoletano - che si andava orientando verso il recupero critico e attuale della tradizione meridionalistica. I primi passi in questa direzione furono la collaborazione al settimanale Il Mondo, diretto da Mario Pannunzio e, nel 1950-51, il tentativo di fondazione, presto abortito, del quotidiano Il Mattino d'Italia.
Una parte dello stesso gruppo - il De Caprariis, il Giordano e il C. - diede vita nel 1954 al mensile Nord e Sud, diretto per quasi un trentennio dal C. che vi dedicò le maggiori energie, ponendosi tra i protagonisti dei dibattito politico-culturale in Italia. La rivista, la cui realizzazione era stata sostenuta da Ugo La Malfa e Raffaele Mattioli, edita prima a Milano da Mondadori e, a partire dal 1960, dalle Edizioni scientifiche italiane a Napoli, divenne presto uno dei più importanti punti di riferimento della cultura laica dell'Italia repubblicana. Nord e Sud da una parte rappresentò la ripresa dello storicismo crociano come metodo di ricerca storico-critica sul nodo del Mezzogiorno, inteso non come questione locale bensì come problema nazionale, in ideale continuità con la tradizione dei meridionalismo democratico di G. Fortunato, G. Salvemini, G. Dorso, F. S. Nitti; dall'altra costituì la risposta politica oltre che ideologico-culturale a un altro gruppo di uomini politici e intellettuali di sinistra che si riuniva attorno alla rivista Cronache meridionali, diretta da Giorgio Amendola, Francesco De Martino e Mario Alicata. Se Nord e Sud appariva dunque di taglio liberaldemocratico e occidentale, comune alle due testate fu la ripresa di un discorso meridionalistico che il fascismo aveva interrotto, e altresì comune fu la polemica con il neoclientelismo meridionale, particolarmente impersonato dall'amministrazione Lauro a Napoli, e con il talora risorgente connubio tra cattolici e destra.
L'assunto originario della rivista - che la questione dell'arretratezza del Mezzogiorno d'Italia andasse risolta all'interno del problema nazionale e dunque nell'ambito dell'integrazione europea (differenziandosi qui sia dal meridionalismo "querulo e querimonioso alla Scarfoglio" sia dall'impostazione di Cronache meridionali) - fu articolato nelle varie fasi della politica italiana in modo da esercitare un costante richiamo per la classe di governo. Avverso alla rilettura in chiave idillica della civiltà contadina ormai in declino, in tutta la sua attività di direttore e saggista il C. fu fautore della modernizzazione dell'agricoltura e dell'industrializzazione del Mezzogiorno (era stato favorevole, infatti, negli anni Cinquanta, all'istituzione della Cassa per il Mezzogiorno e alla riforma fondiaria), di una decisa politica di interventi pubblici (sostenendo, sulla scia di Croce, la non identità di liberalismo e liberismo) e del potenziamento della ricerca scientifica, al fine di restituire "al Mezzogiorno - scriveva il C. nel 1967 - con una coraggiosa politica di localizzazione delle sedi della ricerca, quei cervelli, quella materia grigia, che con l'emigrazione dei giovani migliori negli anni cinquanta e negli anni sessanta il Mezzogiorno ha perduto in una eccezionale misura" (E Compagna-G. Galasso, in Nord e Sud, n. 8 5, pp. 105 s.).
Già polemico con il rigonfiamento parassitario delle strutture pubbliche operato dalla Democrazia cristiana, il C. vide con interesse all'annunciarsi del centrosinistra la possibilità di realizzare una politica di programmazione economico-territoriale in grado di riequilibrare le differenze tra Settentrione e Meridione d'Italia, scoprendo però ben presto i limiti radicali, in quanto a capacità riformatrice, di quella formula di governo e denunciando la continuità e le connivenze del centrosinistra con le tradizionali manifestazioni di malgoverno ("sotto questo aspetto - scriveva nel 1975 - fra democristiani e socialisti c'è più consonanza di quanta non risulti dalle apparenze": Nord e Sud, n. 241-243, p. 9). Non per questo - liberale, il suo modello di gestione della cosa pubblica restava la Destra storica - mostrò alcuna indulgenza per la contestazione e per l'azione del sindacato, da lui considerato organizzazione dei lavoratori occupati e pertanto non interessato al superamento della divisione tra le zone forti e quelle deboli del Paese.
Nord e Sud ebbe un taglio largamente interdisciplinare e pubblicò una serie di ricerche originali sulla società italiana e meridionale dando un notevole contributo di conoscenza e di analisi storico-sociale. In particolare, sono da ricordare in questa direzione gli studi di geografia elettorale del De Caprariis e dello stesso C., le ricerche sociologiche di Giuseppe Galasso sull'esodo meridionale, gli studi di Rosario Romeo sull'accumulazione economica nel Risorgimento, poi raccolti in Risorgimento e capitalismo (Bari 1959). Tra i molti altri collaboratori vanno ricordati Ugo La Malfa (che fu per più versi l'ispiratore della strategia della rivista e il suo maggior punto di riferimento politico e ideale), Manlio Rossi Doria, Pasquale Saraceno, Nello Ajello, Rosellina Balbi, Girolamo Cotroneo, Giuseppe Ciranna, Augusto Graziani, Giovanni Ferrara. Nord e Sud fu inoltre aperta alla critica artistica e letteraria e costituì una palestra per giovani ricercatori e studiosi. Dal 1957 fu affiancata dal Centro studi Nord e Sud.
Il C. aveva cominciato a tenere dagli anni Sessanta l'insegnamento di geografia politica e economica nella facoltà di scienze politiche dell'università di Napoli. La sua attività accademica non è separabile dall'attività di pubblicista e meridionalista: egli contribuì ad aprire la cultura crociana agli apporti degli studi di geografia politica e della sociologia, collegandola all'urbanistica e alla programmazione territoriale. "La città, nel senso di valori urbani e metropolitani, di strumento di polarizzazione e di regionalizzazione del territorio e nel senso di strumento di industrializzazione e di promozione del terziario avanzato e del quaternario, assume nella sua proposta la dimensione della linea maestra che il Sud deve percorrere … per promuovere quello sviluppo straordinario che solo è in grado di abbattere il dualismo territoriale italiano" (Muscarà, p. 74).
L'ultima fase della vita dei C. fu caratterizzata da un intenso impegno politicoparlamentare. Deputato repubblicano dal maggio 1968, fu eletto per quattro legislature (dalla quinta all'ottava) nella circoscrizione Napoli-Caserta. Sottosegretario alla presidenza del Consiglio per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno nel quarto governo Rumor (luglio 1973-febbraio 1974) e nel quarto governo Moro (novembre 1974-gennaio 1976), il C. fu ministro dei Lavori Pubblici nel quinto governo Andreotti (marzo-agosto 1979) e nel secondo governo Cossiga (aprile-ottobre 1980) e ministro della Marina Mercantile nel governo Forlani (ottobre 1980-maggio 1981). Infine, ricoprì un ruolo strategicamente essenziale come sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel primo governo Spadolini, fino alla morte.
Dopo il terremoto a Napoli e in Irpinia del novembre 1980 il C. si batté per il progetto di integrazione tra le aree urbane di Napoli e Roma e sottolineò l'impellenza di una serrata lotta alla camorra.
Sofferente di disturbi cardiaci, il C. morì di infarto a Capri il 24 luglio 1982.
Tra i suoi numerosi volumi ricordiamo: La lotta politica in Italia nel secondo dopoguerra e il Mezzogiorno, Bari 1950; Labirinto meridionale (cultura e politica nel Mezzogiorno), Venezia 1955; Studi di geografia elettorale (1946-1958), in collaborazione con V. De Caprariis, Napoli 1959; I terroni in città, Bari 1959; L'Europa delle regioni, Napoli 1964; La questione meridionale. Il problema delle due Italie, Roma 1965; La politica della città, Bari 1967; Meridionalismo liberale, Milano-Napoli 1975. Di Nord eSud esiste un volume di indici dal titolo "Nord e Sud" quasi trent'anni, Napoli 1985, curato dai figli del C., contenente anche alcuni articoli della rivista particolarmente significativi. Il C. collaborò al Mondo, Il Mulino, Nuova Antologia, La Stampa, Il Giorno, Il Tempo.
Fonti e Bibl.: Atti parlamentari, Camera dei deputati, legisl. V-VIII, ad Indices; A. Ciani, Il Partito liberale italiano da Croce a Malagodi, Napoli 1968, pp. 84, 92, 108; G. Russo, in Corriere della sera, 25 luglio 1982 (necrologio); G. Cervigni, in Il Giorno, 25 luglio 1982 (necrologio); La Voce repubblicana, 26-27 luglio 1982 (numero interamente dedicato alla sua scomparsa); G. Macera, La storia di un'amicizia, in Il Tempo, 24 ag. 1982; V. Fiore, C.: la lunga marcia del Sud dal chinino al computer, in La Gazzetta del Mezzogiorno, 9 sett. 1982; G. Spadolini, Addio Compagna, in Nuova Antologia, luglio-settembre 1982, pp. 155-165; F. C. e la democrazia nel Mezzogiorno, ibid., ottobredicembre 1982, pp. 3-35 (articoli di G. Arnaldi, S. Fenoaltea, R. Romeo, M. Rossi Doria, P. Saraceno, G. Spadolini, L. Valiani); C. Muscarà, F. C. dal meridionatismo alla geografia, in Riv. geogr, ital., XC (1983), pp. 65-79.