FERUFFINI, Francesco
Nacque probabilmente verso la metà del XV secolo; non sappiamo in quale località.
Dalla documentazione di cui si dispone non è possibile conoscere con certezza di chi fosse figlio. In una lettera di Filippo Feruffini, il potente segretario ducale milanese di origine alessandrina, del 29 sett. 1485 si apprende che egli aveva "uno filiolo" di nome Francesco, "che si trova sollo nella cancelleria per essere mi absentato di Milano" (Arch. di Stato di Milano, Carteggio interno, c. 1089). Si può di conseguenza fare l'ipotesi che egli fosse appunto figlio di Filippo, anche se nel testamento di questo il F. non risulta nominato tra gli eredi (Ibid., Notarile, Not. Zunico Antonio, c. 1873); e non è da escludere che fosse illegittimo. Meno probabile appare l'ipotesi che egli fosse invece nato da Luchino, fratello di Filippo e giureconsulto a Pavia.
Le prime notizie in merito alle sue attività risalgono al 1471, quando il F. compare insieme con Gerardo "Pettenarius" come razionatore della città di Alessandria. Nel 1480 e nel 1481 il F. fu podestà di Vigevano. L'incarico era nello stesso tempo importante e delicato, e lascia supporre nel giovane F. una certa preparazione o, quanto meno, una sorta di specializzazione di carattere giuridico.
Vigevano era una Comunità che aveva raggiunto un certo peso nello Stato di Milano nella seconda metà del Quattrocento, ma al suo interno ancora forti erano le fazioni politiche con carattere antisforzesco e le spinte autonomistiche, nonostante il rapporto privilegiato che si era instaurato con la dinastia ducale dopo che era stata scelta come una delle residenze preferite degli Sforza. Situazioni conflittuali potevano quindi intervenire a mettere a dura prova le capacità e l'autorevolezza degli ufficiali inviati dal duca.
Momenti spiacevoli si verificarono anche nel periodo in cui il F. ricoprì tale carica: in una sua lettera inviata al duca Gian Galeazzo Sforza nel febbraio 1481 (Arch. di Stato di Milano, Comuni, Vigevano, c. 91) egli si lamentava di non avere i mezzi necessari per reclutare un maggior numero di militari al suo servizio. Qualche giorno prima della sua missiva era intervenuto, con scarso successo, contro bande di giovani "desolute de nocte", fra i quali anche chierici che avevano fatto ricorso alla immunità concessa dal loro status ecclesiastico. Il F. chiedeva quindi al duca di far pressione presso il vescovo di Novara, affinché fossero puniti i colpevoli.
Negli anni 1482 e 1483 il F. fu referendario a Como. La carica richiedeva notevoli competenze in materia prevalentemente finanziaria, e si poneva come un ulteriore passo di un percorso burocratico più vario e articolato. Nell'ottobre e novembre 1485 il F. si occupò di questioni di carattere finanziario, che sottoponeva poi a B. Calco o al duca. Con frequenza inviava inoltre notizie riguardanti l'estendersi della peste in città e nel Ducato, e riferiva delle persone più in vista colpite dal morbo.
Dal novembre 1490 fino al 25 giugno del 1492, ultima data in cui si hanno sue notizie, il F. risulta ricoprire ancora la carica di referendario in una delle maggiori circoscrizioni del territorio sforzesco, ovvero nella città di Piacenza. Anche questo incarico, benché importante, avvalora l'ipotesi che il F. abbia sostanzialmente fatto parte di quella burocrazia periferica dello Stato sforzesco denotata da compiti giurisdizionali, di polizia ed amministrazione.
L'assenza di ulteriori informazioni sulle attività del F., negli anni successivi al 1492, fa ritenere che egli sia deceduto poco tempo dopo, forse in conseguenza di una "febbre terzana" alla quale accennava in una sua lettera inviata al Calco (Archivio di Stato di Milano, ... Piacenza, c. 875).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Milano, Fondo Sforzesco, Comuni, Vigevano, c. 91; Carteggio interno, c. 1089; Como, c. 784; Piacenza, c. 875; Gli uffici del dominio sforzesco, a cura di C. Santoro, Milano 1948, pp. 242, 356, 492, 536.