Flora, Francesco
Critico letterario (Colle Sannita, Benevento, 1891 - Bologna 1962), professore di letteratura italiana nell'università di Bologna; fu per vari anni redattore responsabile della " Critica ". Dopo la guerra ha fondato e diretto le riviste " La rassegna d'Italia ", e " Letterature moderne ".
Nella vasta attività di lettura e di esegesi del patrimonio letterario italiano, che ha la sua massima applicazione nella Storia della letteratura italiana (Milano 1940-42), un posto rilevante occupa lo studio di D., in cui la peculiarità dell'oggetto evidenzia le componenti della critica floriana: il gusto vivo della parola, l'attenzione intesa al ritmo e al tono della poesia, che s'innestano e alimentano in direzione decadentistica e musicale un avviamento teorico crociano.
Nelle pagine della Storia dedicate alla Commedia, a prevalere è il sentimento della forma e dell'immagine che chiudono in una misura di perfetta bellezza una posseduta e tranquilla certezza di fede. Il travaglio di D. si trasferisce così dal piano concettuale e religioso al piano espressivo e rappresentativo. L'immagine, la parola poetica si distaccano dall'idea, dal pensiero, e sono seguite nella loro interna combinazione di colori e di luce, nel loro autonomo circuito di toni e di musica.
In un tale contesto interpretativo l'allegoria è presentata in una chiave che tanto si allontana dalla concezione medievale del plurisenso delle scritture quanto s'identifica con il gusto e l'esperienza poetica moderna del critico, che la intende appunto come una dimensione metaforica dell'esprimersi, come un linguaggio analogico in cui " sia stato soppresso il ‛ come ' ".
Un aspetto interessante dell'esegesi del F. è il distaccarsi del critico dalla considerazione crociana della struttura del poema come romanzo nato da un'esigenza pratica e didascalica, e il proporla invece come " il corpo che al contrario proprio la fantasia ha elaborato per realizzarsi ".
La ricerca della segreta, misteriosa melodia che, secondo il F., presiede e governa l'invenzione dantesca distingue tutti i suoi saggi sull'opera di D.: tra gli altri, nello studio sul Tono del Purgatorio (1956) in cui l'accento della cantica è individuato e identificato con il colore dolce dell'orïental zaffiro; o nella lettura del canto II della medesima cantica, dove l'attenzione dell'interprete si volge alla ritrovata luce, alla vicenda del sole, alla dolcezza dell'amoroso canto di Casella, al momentaneo cedimento di D. alla poesia e alla musica.
Scritti danteschi di F.F.: L'età della D.C., in Storia della letteratura italiana, I, Milano 1940-42; Prefazione alla D.C., ibid 1954; Tono del Purgatorio nell'unità della ‛ Commedia ', in " Letterature moderne " VI (1956), poi in Studi Letterari. Miscellanea in onore di E. Santini, Palermo 1956; Il canto II del Purgatorio, in Lett. dant. 683-721.
Bibl. - A. Vallone, in La critica dantesca contemporanea, Pisa 1953; L. Martinelli, in D. - Storia della critica, Palermo 1966.