PEREZ, Francesco Paolo
PEREZ, Francesco Paolo. – Nacque a Palermo il 19 marzo 1812 da Bartolomeo e da Antonina dei baroni Iannelli di Caccamo.
Il padre era un alto funzionario dell’amministrazione borbonica, la madre nutriva una passione per la poesia ereditata poi dal giovane Francesco Paolo.
La sua formazione fu influenzata dalla lettura dei più grandi scrittori italiani, soprattutto Vittorio Alfieri e Ugo Foscolo, grazie ai quali sviluppò, fin dall’adolescenza, gli ideali della libertà e dell’unità italiana. Conseguita la laurea in giurisprudenza all’Università di Palermo nel 1830, grazie alle premure del padre ottenne un impiego a Napoli presso il banchiere Karl Rothschild. I suoi interessi culturali lo spinsero a recarsi a Roma, dove frequentò la libreria di Luigi de Romanis e alcuni giovani liberali romagnoli. Tornato a Palermo, scrisse il Carme in morte di Ugo Foscolo (Palermo 1833), che riscosse un grande successo e divenne un simbolo del sentimento di italianità per l’universo patriottico dell’isola.
Nel 1835 Perez sposò Giovanna Minneci, con la quale ebbe tre figli: Giuseppina, Ernesto e Giuseppe.
Nel corso degli anni Trenta, maturò la sua posizione politica con particolare riferimento al futuro della Sicilia, coniugando l’idea nazionale italiana e la forma confederale che avrebbe dovuto assumere il nuovo Stato unitario. A spingerlo in quella direzione, al pari di altri intellettuali siciliani, contribuirono le repressioni sanguinose operate dal ministro della polizia Francesco Saverio Del Carretto, dopo le insurrezioni del 1837 nelle città di Catania e di Siracusa, e i conseguenti provvedimenti punitivi, politici e amministrativi, inflitti alla Sicilia. Conosciute le sue idee contrarie al regime borbonico, la direzione della Luogotenenza, presso la quale lavorava, lo licenziò. Perez aprì allora una scuola privata di letteratura che in breve tempo divenne famosa per la partecipazione di giovani di talento e per la diffusione degli ideali politici antiborbonici. Al successo della scuola contribuirono anche i futuri capi della rivoluzione del 1848: Emerico e Michele Amari, Francesco Crispi e Francesco Ferrara.
In quel periodo Perez si diede al giornalismo, animando testate come L’Eco peloritano, La Ruota, L’Osservatore, e collaborando ad alcune riviste letterarie. L’impegno maggiore lo dedicò al Giornale di statistica, ispirato al liberismo classico di influenza inglese e aperto alle idee di Gian Domenico Romagnosi, in cui pubblicò il saggio Idea del perfetto civile riguardata come norma della statistica (V (1840), pp. 140-207), un contributo di filosofia sociale che individuava i tratti di una società ben ordinata e civile nell’esercizio del libero arbitrio e nell’originario diritto della proprietà personale.
Dopo la stampa a Napoli della Protesta del popolo delle due Sicilie di Luigi Settembrini, Perez pubblicò l’Appello dei Siciliani ai fratelli di Napoli (Palermo 1847) in cui esortava i sudditi delle due parti del Regno all’unione contro la monarchia. La polizia borbonica reagì con l’arresto degli autori del manifesto. Scoppiata la rivoluzione nel gennaio 1848, Perez fu liberato. Eletto deputato alla Camera dei Comuni per la circoscrizione di Alcamo, sviluppò il suo orientamento federalista con la pubblicazione del giornale Il Parlamento. Decretata nell’aprile 1848 la decadenza della dinastia borbonica, fu nominato membro della commissione che doveva offrire la Corona di Sicilia al duca di Genova, Ferdinando Maria Alberto Amedeo di Savoia. Nonostante il rifiuto del duca, decise di restare in Piemonte, dove partecipò, dal 10 al 27 ottobre 1848, al congresso per la Confederazione italiana, organizzato e presieduto da Vincenzo Gioberti. Nell’aprile del 1849 arrivò la notizia della defintiva sconfitta della rivoluzione siciliana e della dura repressione borbonica. Perez, non potendo rientrare in patria, cercò di sensibilizzare l’opinione pubblica sugli eventi dell’isola e sul futuro dell’Italia.
Nel fuoco degli avvenimenti aveva pubblicato l’opuscolo La rivoluzione siciliana del 1848 considerata nelle sue ragioni e ne’ suoi rapporti con la rivoluzione europea (stampato a Torino nel 1848 da Comba), aggiornato all’inizio del 1849 nell’edizione pubblicata a Palermo presso la tipografia di Francesco Lao.
Il saggio, che si apriva con un breve cenno storico sulla particolarità della Sicilia, individuava le cause della rivoluzione nella politica repressiva di Ferdinando II. Tradotto in diverse lingue e subito diffuso in mezza Europa, il testo conteneva i principi della concezione politica di Perez, ormai basata sul federalismo.
Dopo il soggiorno a Torino e a Genova, nell’estate del 1849 Perez riunì la famiglia a Firenze, dove aveva ottenuto un posto nell’amministrazione delle ferrovie del Granducato. Alla fine del 1859, all’interno del gruppo degli esuli siciliani residenti a Firenze maturò l’esigenza di guardare al Piemonte come punto di riferimento per l’unificazione italiana e anche Perez aderì a questa linea liberale moderata, aggiornando il suo federalismo con la richiesta di forti autonomie per la Sicilia nell’ambito del costruendo nuovo Regno italiano.
Dopo l’impresa garibaldina, il governo prodittatoriale chiamò Perez in Sicilia per un impegno politico diretto proprio nel momento in cui si aprivano forti conflitti all’interno della classe dirigente sulle modalità dell’unione al nuovo Regno. Con la memoria Assemblea o plebiscito? (Palermo 1860), Perez propose che l’annessione avvenisse tramite l’iniziativa di una rappresentanza siciliana e non attraverso la procedura plebiscitaria. Il governo di Torino, però, decise per quest’ultima soluzione e il 21 ottobre 1860 la Sicilia si pronunciò per l’unità d’Italia per mezzo di una votazione diretta a suffragio universale maschile. Alla vigilia del plebiscito, il 19 ottobre, il prodittatore Antonio Mordini istituì un Consiglio straordinario di Stato che doveva elaborare un progetto per l’autonomia della Sicilia.
Il 26 novembre 1860 fu consegnata al prodittatore la Relazione, che prevedeva l’istituzione di un Consiglio regionale deliberante elettivo, secondo il sistema di rappresentanza dello Stato, delle province e dei comuni. Le deliberazioni di quell’organo, inoltre, dovevano avere forza di legge, con competenza esclusiva in materia di lavori pubblici, istruzione, beneficenza e istituzioni di credito. Il progetto rientrava pertanto nel concetto di autonomismo regionale e non in quello di semplice decentramento amministrativo.
Il nuovo Parlamento italiano non esaminò le proposte del Consiglio di Stato di Palermo: la tendenza centralizzatrice ormai prevalente fu realizzata dal primo governo presieduto da Bettino Ricasoli con l’adozione dei decreti di ottobre 1861. In quel quadro si collocò l’intervento più famoso di Perez, che nel 1862 pubblicò a Palermo presso la tipografia Lao il pamphlet intitolato La centralizzazione e la libertà.
Riprendendo le riflessioni di Romagnosi oltre che di autori francesi come il liberale Frédéric Bastiat e il repubblicano Élias Regnault, criticava il sistema accentrato e dimostrava che soltanto un ordinamento regionale sarebbe stato conforme alla nuova realtà italiana. Il decentramento e l’autonomia costituivano per Perez il prerequisito della pace sociale e dello sviluppo della società contro le forme accentrate sul piano politico ed economico. Dalle concezioni federaliste Perez, ormai, era passato all’idea di uno Stato decentrato con ampie autonomie assegnate agli enti territoriali, e in particolare all’istituzione regionale.
Malgrado tali idee costituissero la base del movimento regionista palermitano antigovernativo, la sua carriera non conobbe soste. Dal 1862 al 1865 ricoprì la carica di procuratore generale della Gran Corte dei conti di Palermo. Nel 1867 Agostino Depretis, per un breve periodo ministro delle Finanze, gli affidò l’incarico di direttore del Consiglio supremo del contenzioso amministrativo e, lo stesso anno, Francesco Ferrara, successore di Depretis al dicastero delle Finanze, lo nominò consigliere della Corte dei conti di Firenze. Eletto deputato nel 1862 per il collegio di Acireale e nel 1865 per la circoscrizione di Palermo II, fu dichiarato non eleggibile in quanto impiegato civile.
Il 1865 fu un anno molto importante per la produzione letteraria di Perez, il quale diede alle stampe a Palermo il saggio La Beatrice svelata, preparazione all’intelligenza di tutte le opere di Dante Alighieri, collocandosi così fra i più famosi dantisti dell’Ottocento. In quest’opera individuava l’idea cardine della Divina Commedia in Beatrice, identificata con l’intelligenza attiva aristotelica che spinge l’uomo al sommo bene e all’agire rettamente.
Trovandosi a Firenze, Perez fu chiamato a far parte del comitato per le riforme amministrative, costituito nel novembre 1870 dopo l’annessione di Roma, per iniziativa di Giovanni Lanza, Gustavo Ponza di San Martino, Ubaldino Peruzzi, Marco Minghetti e Stefano Jacini.
Il 15 novembre 1817 Perez fu nominato senatore, su proposta del presidente del Consiglio Lanza, che voleva coinvolgerlo come parlamentare nell’elaborazione dei progetti di decentramento.
Pur non abbandonando mai gli studi letterari, Perez si dedicò prevalentemente all’attività politica. Consigliere comunale di Palermo fin dal 1869, collaborò con la giunta diretta dal sindaco regionista Domenico Peranni. Nel gennaio 1875 fu eletto presidente della Società siciliana per la storia patria di Palermo. Nelle elezioni amministrative parziali del novembre 1876, i regionisti, alleati con i cattolici, ottennero uno strepitoso successo. Si formò così una nuova amministrazione guidata da Perez (1876-78), che continuò l’ammodernamento della città tramite il completamento del Teatro Massimo e il prolungamento del viale della Libertà.
Costituitosi il secondo governo Depretis (26 dicembre 1877 - 24 marzo 1878), Perez divenne ministro dei Lavori pubblici e si batté per la costruzione della ferrovia Palermo-Catania. L’esperienza governativa continuò con il secondo governo diretto da Benedetto Cairoli (14 luglio - 25 novembre 1879), nel quale egli passò al ministero della Pubblica Istruzione. Dimessosi dalla carica di sindaco a seguito degli impegni ministeriali, nel novembre 1878 fu sostituito da un altro capo regionista, il senatore Giovanni Raffaele.
A partire dall’inizio degli anni Ottanta, Perez non ebbe più un ruolo predominante nella gestione della città. Ritiratosi a vita privata, fece la sua ultima apparizione pubblica il 29 giugno 1890 in occasione dell’inaugurazione della Società per la pace e l’arbitrato internazionale, con una lezione tenuta nell’aula magna dell’Università di Palermo su L’arbitraggio e la pace universale, pubblicata lo stesso anno dalla tipografia del Giornale di Sicilia.
In quell’occasione sostenne che l’uomo ha la tendenza ad associarsi con i suoi simili per le materie in comune e a mantenere l’indipendenza nelle cose proprie: da ciò la duplice tendenza alla sociabilità e alla libertà, impulsi di forza centripeta e centrifuga necessari a superare «l’isolamento e il divagamento ferino» (p. 11). Con apertura alle moderne concezioni sulle relazioni internazionali, Perez riteneva che l’arbitraggio, collegato ai trattati, era l’unica via per evitare la dolorosa necessità della guerra.
Preso dagli acciacchi dell’età avanzata, visse gli ultimi anni a Santa Flavia, in provincia di Palermo, dove morì il 17 febbraio 1892.
Opere. Oltre ai testi citati, si segnalano: Discorso sulla prima allegoria e sullo scopo della Divina Commedia, Palermo 1836; Della imitazione della natura e del vero nell’arte, seguito da un carme sullo stesso argomento, Firenze 1855; Sulla importanza della parola e sulle origini della letteratura italiana, Palermo 1860; Sulla libertà di insegnamento: lettera al cav. G. Lo Bianco, Palermo 1886; Scritti…, Palermo 1898; Scritti vari. Orazione, scritti di economia pubblica, critica religiosa, Palermo 1898; Scritti vari. Storia, arte, letteratura, politica, Palermo 1898; Studi danteschi, Palermo 1898. Degne di nota sono altresì le traduzioni: A. Thiers, Storia della Rivoluzione francese, nuova versione italiana…, Palermo 1844; F. Bastiat, Sofismi economici, voltati in italiano…, Firenze 1871.
Fonti e Bibl.: Il fondo più importante è rappresentato dal carteggio fra Perez e il marchese Vincenzo Fardella di Torrearsa, custodito presso la Biblioteca Fardelliana di Trapani. Lettere, appunti e opere di Perez si trovano altresì presso la Biblioteca comunale di Palermo. Fonti edite fondamentali sono gli epistolari, i carteggi e le corrispondenze diplomatiche: M. Amari e F. P., durante e dopo l’esilio, lettere inedite, Palermo 1904; R. Salvo di Pietraganzili, F. P. e Francesco Crispi. Rivelazioni, Palermo 1906; R. Di Carlo, Lettere inedite di F. P., Palermo 1937; G. Savagnone, Tredici lettere inedite di Crispi, in Archivio storico siciliano, s. 3, VI (1954) pp. 209-221; F.L. Oddo, Documenti della missione presso il Duca di Genova (luglio 1848-aprile 1849) tra le carte di F. P. P., in Archivio storico siciliano, s. 4, IV (1978), pp. 361-409.
R. Folchitto, Sicilia e siciliani. F.P. P., Palermo 1935; G. Pipitone Federico, F. P. e i suoi tempi, Molfetta 1935; R. Di Carlo, Il pensiero e l’azione politica di F. P., Palermo 1936; E. Di Carlo, F. P. e il regionalismo, in Scritti in onore di Enrico La Loggia, Palermo 1948, pp. 227-244; F.L. Oddo, L’autonomismo regionale di F.P. P. e il comitato per il decentramento, in Nuovi quaderni del Meridione, XI (1973), pp. 399-423; G. Conte, Il regionalismo antimoderato di F.P. P., in Archivio storico siciliano, s. 4, VI (1980), pp. 409-426; O. Cancila, Palermo, Roma-Bari 1988, pp. 137-162; S. Corso, F.P. P. (Palermo 1812-1892), in Nuove prospettive meridionali, IV (1994), pp. 5-34; La figura e l’opera di F.P. P., a cura dell’Accademia di Sicilia, Palermo 1998; S. Corso, F.P. P. federalista impenitente, in Federalisti siciliani fra XIX e XX secolo, Palermo 2000, pp. 143-239; E.G. Faraci, I sindaci di Palermo. Tra moderatismo e regionismo, in I sindaci del Re, a cura di E. Colombo, Bologna 2010, pp. 213-231; C. Giurintano, F.P. P., in Dizionario enciclopedico dei pensatori e dei teologi di Sicilia. Secoli XIX e XX, a cura di F. Armetta, Caltanissetta-Roma 2010, pp. 2375-2382; S. Patriarca, Costruire la nazione. La statistica e il Risorgimento, Roma 2011, ad ind.; R. Romanelli, E pluribus unum. Per un glossario, in La costruzione dello Stato-nazione in Italia, a cura di A. Roccucci, Roma 2012, pp. 289-312; G. Astuto, Unità senza federalismo. Cavouriani e democratici nel 1860, in Storia Amministrazione Costituzione, XXI (2013), pp. 49-98; A. Stancanelli, Cuore siciliano. Anima italiana. F.P. P., patriota (1812-1892), Acireale-Roma 2013. Si vedano inoltre: S.A. Granata, F.P. P., 2010, in Regione Sicilia, Portale 150° Anniversario della spedizione dei Mille, https://pti.regione.sicilia.it/portal/page/portal/PIR_PORTALE/PIR_150ANNI/PIR_150ANNISITO/PIR_Schede/PIR_Unmosaicodiattori/PIR_Biografie/PIR_Perez (7 febbraio 2015); Camera dei Deputati, Portale storico, http:// storia.camera.it/deputato/francesco-paolo-perez-18120319/governi#nav (7 febbraio 2015); Archivio storico del Senato, Banca dati multimediale I senatori d’Italia, II, Senatori dell’Italia liberale, sub voce, http://notes9.senato.it/Web/senregno. NSF/P_l2?OpenPage (7 febbraio 2015).