Pennisi, Francesco
Musicista, nato ad Acireale (Catania) l'11 febbraio 1934 e morto a Roma l'8 ottobre 2000. Trasferitosi a Roma poco meno che ventenne, P. ricevette lezioni private di composizione da R.W. Mann. Contemporaneamente si interessò alla pittura: un ambito creativo che lo impegnò per tutta la vita e a cui conferì, sia pure in una dimensione privata, un ruolo tutt'altro che marginale rispetto alla sua produzione musicale. Gli esiti di tale attività grafico-pittorica, tra i quali vanno segnalate le scene per le opere Sylvia simplex (1972) e Descrizione dell'isola Ferdinandea (1982), e le immagini che appaiono nella partitura di Carteggio (1974-1979), ciclo cameristico per flauto, violoncello e clavicembalo, sono contenuti in Deragliamento (1984).
Negli anni Sessanta P. fu tra i fondatori (con A. Clementi, F. Evangelisti e D. Paris) dell'associazione musicale romana Nuova consonanza. Risale al 1962 la prima esecuzione pubblica di un suo lavoro, L'anima e i prestigi, per contralto e cinque strumenti, effettuata nel corso della Terza settimana internazionale di Nuova musica di Palermo. P. proseguì gli studi da autodidatta mantenendo un rapporto, critico ma partecipe, con i fermenti e gli esperimenti che animavano e hanno continuato ad animare la koinè musicale che annualmente converge nella cittadina tedesca di Darmstadt. Significativo dell'atteggiamento ironico, e persino ludico, di P. nei riguardi delle tendenze dominanti la musica degli anni Cinquanta e Sessanta è A tempo comodo (1970), per metronomo e da 2 a 4 esecutori, nel quale vengono posti a confronto - quasi, si direbbe, obbligati a convivere - rigore strutturalista e libertà aleatoria.
A fronte dell'atteggiamento radicale di Evangelisti che, ritenendo la musica incapace di ulteriori sviluppi, predilesse il silenzio, P. scelse di eludere la del comporre'. I diversi volti dell'elusione, del tentativo, cioè, di oltrepassare i dettami delle avanguardie europee e americane, sono testimoniati da opere cameristiche - in cui domina la tendenza a basarsi su materiali musicali ridotti e scarnificati, definita dallo stesso musicista poetica del fossile - quali Fossile (1966), Mould (1968), Choralis cum figuris (1968), Sylvia simplex (1972), sorta di conferenza ornitologico-dadaista rappresentata alla Biennale di Venezia nel 1972, in cui la musica viene relegata a ruolo di 'tappezzeria'. Due anni dopo, con Lettera a Charles Ives, P. vinse il premio Portofino per la musica da camera.
In seguito, il compositore siciliano manifestò l'attaccamento alle proprie, antiche, origini culturali, nonché una progressiva propensione al gusto della decorazione. Da un lato, quindi, realizzò musiche di scena per tragedie eschilee (Agamennone, Le Coefore, Le Eumenidi) e opere basate su testi poetici di Ovidio, di L. de Góngora y Argote (Aci, il fiume, 1986) e di Virgilio (Silva resonat, 1991; Cartolina dall'ombra del faggio, 1998); dall'altro, composizioni attente ai modi stilistici del Barocco, che emergono, oltre che dal ricorso frequente a strumenti quali il clavicembalo (Note e paragrafi sull'op. 15, 1971; Paysage avec la lune, 1976; Capricci e cadenze, 1979; Piccolo campionario d'echi della Valrameau, 1991), dal gusto per l'arabesco (Acanthis, 1981; I mandolini e le chitarre, 1986) e, nel suo secondo lavoro teatrale, Descrizione dell'isola Ferdinandea, da un teatro inteso nelle sue tradizionali forme preottocentesche. La terza partitura composta per la scena, L'esequie della luna (1991), rivela un'ulteriore, sorprendente virata espressiva dell'autore: si tratta di una serie di numeri (dieci), ciascuno dei quali è assolutamente autonomo, provvisto di un proprio titolo, e, secondo lo stesso P., eseguibile anche senza l'ausilio della scena. Ancora una volta il compositore confermò la propria indipendenza da qualsivoglia forma del passato e anzi, definendo il lavoro opus incertum, riqualificò il ruolo del dubbio quale agente creativo.
bibliografia
S.E. Failla, Memorie e labirinti, in Acquario. Rivista quadrimestrale di cultura, 1984, 3, pp. 71 e segg.
Francesco Pennisi, a cura di G. Seminara, in Archivio musiche del XX secolo, 1992, nr. monografico.
G. Seminara, L'"opus tesellatum o meglio incertum" di Francesco Pennisi, in Istituto musicale Vincenzo Bellini, Per Francesco Pennisi, Catania 2003.