RICCI (Riccio), Francesco
RICCI (Riccio), Francesco (in religione Vittorio Giovanni Battista). – Nato il 18 gennaio 1621 a S. Maria a Cintoia (Firenze) da Agnolo di Francesco Ricci e da Lessandra di Bastiano Faini, venne battezzato lo stesso giorno nel duomo di S. Maria del Fiore con il nome di Francesco. Fu ammesso con il nome religioso di Vittorio Giovanni Battista il 1° gennaio 1632 al convento di S. Domenico, Fiesole, provincia romana dell’Ordine dei frati predicatori, dove professò i voti solenni il 2 febbraio 1635. Conclusi i suoi studi, fu collegiale di S. Tommaso alla Minerva, Roma, dove ottenne il grado di lettore in filosofia.
Rinunciando all’insegnamento nel convento di origine, nel 1644 chiese di partire per l’Asia orientale con Juan Bautista de Morales, giunto a Roma come procuratore della provincia di Nostra Signora del Ss. Rosario delle Filippine. Questi si trovava in Europa per ottenere risposte ai primi dubbi sui riti cinesi consentiti ai convertiti, presentati da domenicani e francescani contro le pratiche dei gesuiti. Ricci, ottenuto il permesso dei superiori di sottomettersi all’autorità missionaria di Propaganda Fide e unirsi alla provincia delle Filippine (ispanizzerà il nome in Victorio Riccio de San Raymundo), lasciò Roma per Madrid nell’estate del 1644. Nel 1645 Morales gli affidò l’incarico di ritornare a Roma come procuratore generale della provincia. La morte di Urbano VIII e l’elezione del filospagnolo Innocenzo X sembravano promettere un cambiamento di clima a favore dei frati nella questione dei riti. Ricci ottenne l’appoggio e la confidenza del segretario di Propaganda Fide, Francesco Ingoli, ed ebbe due udienze con il pontefice, richiedendo un breve papale di condanna dei riti, speciali benefici spirituali ed economici alla provincia e la nomina di un vescovo per la Cina. Inoltre esercitò pressioni per avere risposte a quaesita sui riti presentati da Morales, ottenendo da Propaganda Fide un decreto proibitivo il 12 settembre 1645. Ottenne pure il conferimento del titolo di università al Collegio di Santo Tomás di Manila.
Ricci raggiunse Cadice il 25 giugno 1646 e la Nuova Spagna il 13 settembre 1646, rimanendo in attesa di un vascello. Con una trentina di domenicani lasciò Acapulco solo l’8 aprile 1648 per Manila, dove giunse a luglio. Nelle Filippine venne assegnato alla missione di Cina e, per prepararsi, iniziò il proprio ministero nella parrocchia dei Tre Re del Parián, il quartiere cinese di Manila, dove studiò il dialetto meridionale di Xiamen e compose un catechismo in caratteri cinesi. Incominciò anche a occuparsi di materie economiche, opponendosi al controllo arbitrario di un confratello della cassa comunitaria della comunità cattolica cinese, e dimostrando quelle capacità pratiche e lo spirito di iniziativa che contraddistinsero la sua carriera in Asia. Tra il 1652 e il 1654 venne assegnato all’ospedale cinese di S. Gabriele nel Parián e alla parrocchia cinese di Binondoc, ricoprendo anche importanti incarichi amministrativi nella provincia. Inviò pure a Propaganda Fide informazioni sulle missioni, i processi del confratello protomartire della Cina (1648) Francisco Capillas, un mappamondo cinese di Matteo Ricci ricevuto da Pechino, notizie sulla terra australe incognita, e documentazione sulle pratiche dei gesuiti in Cina.
Nel 1655 partì per la missione della provincia di Fujian in Cina assieme a quattro confratelli. Con il nome cinese di Li Sheng rimase a Xiamen, incaricato di prendersi cura dei convertiti che tornavano dalle Filippine e di facilitare la comunicazione e i trasporti con Manila, mentre gli altri frati proseguirono verso il Nord del Fujian. Xiamen era controllata dal capitano di ventura Zheng Chenggong (1624-1662; Koxinga nelle fonti europee) e, sotto la sua protezione, nell’agosto del 1655 Ricci aprì la prima chiesa in città, curandosi di bambini abbandonati, appestati, e di 150 cafres (schiavi indiani) cattolici fuggiti da Macao e al servizio di Koxinga. Intrattenne buoni rapporti con il collerico condottiero, interessato a un’alleanza militare e commerciale con Manila. Tuttavia, quando questi partì per una campagna di guerra sul fiume Yangzi, il figlio Zheng Jing iniziò a molestare Ricci e i suoi cristiani. Grazie all’intercessione del prefetto della città, il missionario ottenne di acquistare una nuova casa intra muros, e vi aprì una cappella. Nel 1660 fu testimone della vittoria di Koxinga sulla flotta Qing, cui seguì una feroce politica di evacuazione costiera da parte Qing per isolare il nemico. Koxinga, in risposta, espulse gli olandesi e occupò la loro base a Taiwan, rafforzando il controllo marittimo attraverso diplomazia e intimidazione.
Per le sue capacità linguistiche e diplomatiche, Ricci venne inviato come ambasciatore di Koxinga a Manila nel 1662, con una richiesta di sottomissione indirizzata agli spagnoli. Questo provocò grande tensione con i residenti cinesi, che il 25 maggio 1662 si ribellarono nel timore di una repressione. Il governatore Sabiniano Manrique de Lara deputò Ricci a negoziare una tregua e il suo intervento evitò una strage, anche se poi gli spagnoli espulsero la maggior parte dei cinesi da Manila. Ricci venne incaricato di rispondere alle richieste di Koxinga ma, tornato a Xiamen il 30 agosto, fu arrestato a causa della recente morte del condottiero e di un massacro di cinesi nella provincia filippina di Nueva Segovia. Rilasciato per intercessione di letterati cristiani, incontrò il nuovo uomo forte del regime, Zheng Tai, fratello di Koxinga, addolcendone l’ostilità verso gli spagnoli. Il frate fece nuovamente da ambasciatore e, giunto a Manila il 19 aprile 1663, offrì con successo la pace in cambio di argento e della restituzione dei beni confiscati agli immigrati cinesi. Al ritorno in Cina a luglio trovò Zheng Jing al comando a seguito di una faida familiare. Le forze Qing, alleate agli olandesi, attaccarono e sconfissero Zheng nel novembre del 1663 e Ricci trovò rifugio presso l’ammiraglio olandese Balthasar Bort, unendosi ai vincitori.
Stabilitosi nel porto di Quanzhou, restaurò l’antica chiesa dei gesuiti e pubblicò l’immagine di una croce cristiana in pietra risalente al periodo mongolo, con spiegazione cinese e latina (xilografia in Archivum Romanum Societatis Iesu, Japonica Sinica, 162, c. 85, dove si firma in cinese). Si trasferì nel 1665 a Fuzhou, capitale della provincia, a seguito di un’inondazione e dell’ordine del governo Qing di deportare i missionari a Pechino. Nascostosi in campagna, nell’agosto contattò il residente olandese a Fuzhou, Constantijn Nobel, offrendosi come mediatore commerciale tra la Compagnia olandese delle Indie Orientali e Manila, nel tentativo di rientrare nelle Filippine e favorire la missione. Per ingraziarsi gli olandesi agì pure da loro interprete con emissari di Zheng Jing. Avendoli convinti della sua buona fede e di avere la confidenza degli spagnoli, raggiunse Manila da Taiwan su un vascello olandese il 28 aprile 1666. Le autorità spagnole, pur esprimendo gratitudine agli olandesi per averlo ricondotto nelle Filippine, ordinarono loro di lasciare il porto sotto pena di confisca del cargo, senza concedere viveri o acqua. Il governatore Diego de Salcedo, allora in conflitto con le autorità religiose della colonia, e irritato dall’iniziativa politico-commerciale di Ricci, ne ordinò il confino fuori Manila.
Nel convento di S. Juan del Monte completò allora gli Hechos de la Orden de predicadores en el imperio de China (1667). Per il suo ruolo di ambasciatore di Koxinga e intermediario con gli olandesi fu oggetto di investigazioni del Consejo de Indias tra il 1666 e il 1677, ma le autorità religiose manilensi ne difesero il nome e il Consejo annullò un ordine di richiamo in Spagna. Ricci trascorse il resto della sua vita a Manila e dintorni, con incarichi di governo religioso.
Insofferente della vita sedentaria, il 4 giugno 1676 scrisse un’accorata lettera ai cardinali di Propaganda, lamentando di non aver mai ricevuto risposta alle sue missive in 32 anni, «onde pensiamo che la S. Congregazione si sia del tutto scordata di noi» (Archivio storico della Congregazione de Propaganda Fide, Scritture Originali riferite nelle Congregazioni Generali, 493, c. 237). Oltre a fornire un rapporto sulle chiese d’Asia, si offriva come missionario nella Terra australe, su cui aveva raccolto nuove testimonianze e della quale tracciava una mappa (c. 272). La missiva giunse a Roma solo nel 1681, e la congregazione creò una prefettura apostolica della Terra australe, nominandolo prefetto, una carica che aveva già ricevuto per l’isola di Formosa (Taiwan).
Nel 1677-78 le autorità civili di Manila lo interpellarono sul piano di espulsione dei cinesi (sangleyes) dalla colonia, e sorprendentemente Ricci suggerì di vietarne la residenza permanente. Nel 1683, a differenza dei superiori provinciali, si espresse in favore della consacrazione episcopale a Manila del confratello Gregorio López (Luo Wenzao), ordinato quale primo vescovo cinese di padroado portoghese dopo una rocambolesca fuga a Canton solo nel 1685. L’atteggiamento nei confronti dei sangleyes negli anni finali e il desiderio di raggiungere nuove frontiere rivelavano forse un certo scoramento per la missione tra i cinesi.
Non sappiamo se avesse ricevuto la notizia della sua nomina a prefetto della Terra australe prima della sua morte nel Parián di Manila il 17 febbraio 1685.
Fonti e Bibl.: Firenze, Opera di S. Maria del Fiore, Registro battesimi, 33, c. 33; Fiesole, Archivio del convento di S. Domenico, Cronica conventus Sancti Dominici de Fesulis ordinis Predicatorum, c. 121v; Avila, Archivo Provincia Santo Rosario, China, voll. 1 e 2: Hechos de la Orden de Predicadores en el Imperio de la China, 1667. Lettere e relazioni (in ordine cronologico): Città del Vaticano, Archivio storico della Congregazione de Propaganda Fide (APF), Scritture Originali riferite nelle Congregazioni Generali, 410, c. 7rv; (prima serie) 46, cc. 29-32, 208-213; 110, cc. 7, 54; 145, c. 310rv; 193, cc. 202-204, 209-211, 147, 1-17, 149-166v, 172-188v, 276-285, 440-441, 439, 234, 233rv, 369rv, 193rv, 370rv, 369rv; 493, cc. 235-236v, 237rv, 243rv, 238-241, 242; Scritture Originali della Congregazione Particolare dell’Indie Orientali e Cina, 9, cc. 171-174, 416rv; Roma, Archivum Romanum Societatis Iesu (ARSI), Japonica Sinica, 162, cc. 85, 114-115v, 117-121v, 123-125v, 127-128v; ibid., Archivum Generale Ordinis Praedicatorum, X.2569, XIII.27.541; Manila, Archivo de la Universidad de Santo Tomás, Folletos, 205; Siviglia, Archivo General de Indias, Filipinas, 28, n. 131, cc. 982, 1077-1083; 296, n. 8; L’Aja, Nationaal Archief, VOC, 1257, cc. 1114-1347; Jakarta, Arsip Nasional Republik Indonesia, Gereformeerde Kerk, 63, cc. 141rv; Madrid, Biblioteca nacional de España, 18553/5; Real Academia de la Historia, Jesuítas, Tomos, 26, cc. 168-175; Archivo Franciscano Ibero-Oriental, 46/22 e 46/26. P. Chahu, Les dernieres nouvelles de la chrestienté de la Chine, Paris 1668, pp. 14-25; V.M. Fontana, Monumenta dominicana, Romae 1675, pp. 675 s.; D. Fernandez Navarrete, Tratados historicos, politicos, ethicos, y religiosos de la monarchia de China, Madrid 1676; B. de Santa Cruz, Tomo segundo de la Historia de la Provincia del Santo Rosario de Filipinas, Iapon y China del Sagrado Orden de Predicadores, Zaragoça 1693; A. Arnauld, Suite de l’Histoire des differens entre les Jesuites de la Chine, et les Missionaires des Ordres de St. Dominique & de St. François, Amsterdam 1716, pp. 158-165; C.G. von Murr, Journal zur Kunstgeschichte und zur allgemeinen Litteratur, VII, Nürnberg 1779, pp. 252-261; Anales ecclesiasticos de Philipinas, 1574-1682, a cura di R.C. Santos, I-II, Manila 1994, I, pp. 168-194, 247, II, p. 41; Spaniards in Taiwan, II, 1642-1682, a cura di J.E. Borao Mateo, Taipei 2001, pp. 586-653.
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