Pittore (Firenze 1509 circa - Roma 1563), detto anche Cecchino. Amico di G. Vasari, fu allievo di G. Bugiardini, B. Bandinelli e quindi (1529-30) di Andrea del Sarto; nel 1531 si stabilì a Roma, dove entrò al servizio del cardinal G. Salviati, da cui prese il nome. Già la prima opera romana nota (Annunciazione, 1533 circa, S. Francesco a Ripa) mostra la sua assimilazione della maniera romana post-raffaellesca; la successiva collaborazione nella decorazione dell'oratorio di S. Giovanni Decollato (Visitazione, 1538) con Iacopino del Conte e altri artisti evidenzia l'evoluzione del suo stile, in riferimento soprattutto a Perin del Vaga, ponendo S. tra i maggiori esponenti del tardo manierismo. Al 1539-41 risale un viaggio a Venezia (decorazioni della sala di Apollo in palazzo Grimani, con Giovanni da Udine; Deposizione per la chiesa del Corpus Domini, Viggiù, S. Maria del Rosario) e in Romagna; il forte influsso esercitato dalla conoscenza diretta di Parmigianino si evidenzia nelle opere immediatamente successive (Carità, 1543-44, Uffizi). Dal 1543 al 1548 fu a Firenze, dove eseguì affreschi in Palazzo Vecchio (Storie di Furio Camillo, 1545) e alcuni quadri di altare (Deposizione, 1548, S. Croce), oltre a fornire cartoni per l'arazzeria medicea. Lo stile decorativo fluido ed elegante di S. subì una nuova evoluzione dopo il ritorno a Roma (1548), per influsso dell'opera tarda di Michelangelo, che caratterizza in varia misura le realizzazioni di questi anni (affreschi in S. Maria dell'Anima, 1549-50; nell'oratorio di S. Giovanni Decollato, 1550-51; nel salone di palazzo Ricci Sacchetti e nella cappella Chigi in S. Maria del Popolo, 1554 circa). Tranne un breve viaggio a Parigi (1555-57), non si allontanò più da Roma; tra le ultime opere, le Storie della Vergine in S. Marcello al Corso e gli affreschi della sala dei Fasti Farnesiani in pal. Farnese.