GAUDE, Francesco Vincenzo
Nacque a Cambiano (Torino) il 5 apr. 1809 da Giovanni Pietro e Angela Maria Petra. Avviato agli studi nel seminario di Chieri, li proseguì in quello di Carmagnola e il 3 ag. 1823 fu ammesso nell'Ordine dei domenicani conservando anche da religioso, contrariamente alla tradizione claustrale, il proprio nome di battesimo. Il 20 apr. 1825 pronunciò i voti solenni; compiuti poi gli studi di filosofia nel convento di Bosco (Alessandria), passò a studiare teologia all'Università di Torino.
Ordinato prete nel dicembre 1832, il G. fu destinato come professore di filosofia al convento di Forlì; ma già nel gennaio 1833 fu incaricato a Lugo della cattedra di teologia, detta emaldiana in ricordo del suo fondatore, mons. T. Emaldo, che l'aveva riservata ai domenicani; e il vescovo di Imola G.M. Mastai Ferretti, il futuro Pio IX, da cui dipendeva la città di Lugo, poté così apprezzare i meriti del giovane professore impegnato sia nella predicazione sia nell'attività pastorale. Chiamato poi a insegnare sacra scrittura all'Università di Macerata (1839), nell'ottobre 1844 il G. terminò gli studi conseguendo la laurea in teologia all'Università di Roma.
Eletto nel marzo 1846 provinciale di Lombardia, il G. iniziò nell'estate successiva la visita apostolica nei conventi della provincia, ma già alla metà di ottobre di quell'anno fu richiamato a Roma dal nuovo vicario generale dell'Ordine, A.V. Jandel, per assumere le funzioni di procuratore generale. Il G. integrò questa funzione amministrativa con quella di professore di teologia dogmatica all'Università della Sapienza. Esaminatore apostolico del clero romano dal 10 febbr. 1851, il 15 marzo 1853 fu nominato consultore della congregazione dei Vescovi e regolari e, nel giugno successivo, segretario di una piccola congregazione incaricata di elaborare un piano di studi del nuovo seminario Pio, destinato ai giovani chierici dello Stato pontificio.
Nell'ottobre dello stesso anno ne divenne rettore, applicandosi personalmente con molto zelo nella formazione dottrinale e spirituale dei seminaristi, senza tuttavia abbandonare l'insegnamento alla Sapienza e le funzioni di procuratore generale dell'Ordine a cui apparteneva. Durante questo periodo il G. prese inoltre una parte attiva alla vita di varie accademie romane (di Religione cattolica, dell'Immacolata Concezione, degli Arcadi).
Nel 1854, alla vigilia della definizione dogmatica dell'Immacolata Concezione, avvenuta con l'enciclica Ineffabilis Deus dell'8 dic. 1854, per la cui redazione Pio IX si era adoperato fin dal suo ritorno a Roma nel 1850, il G. pubblicò un opuscolo dove si intendeva dimostrare, al contrario di una tradizione invalsa da tempo nelle dispute teologiche, che né s. Tommaso né i domenicani si erano mai opposti al dogma dell'Immacolata Concezione di Maria (De Immaculato Deiparae Conceptu eiusque dogmatica definitione in ordine praesertim ad scholam thomisticam et institutum fratrum praedicatorum, Romae 1854). L'opera fu accolta con favore da Civiltà cattolica, sia sotto il profilo dottrinale sia per lo stile, "che temperato alla scuola della pura latinità, ha un non so che di scritturale e patristico che tanto garba in tal genere di scritture" (s. 2, VI [1855], vol. 9, p. 93). Alcune delle prediche più significative del G., di carattere edificante o incentrate sulla figura della Vergine, furono anch'esse date alle stampe. Tra queste si ricordano il Discorso per la professione di suor Maria Francesca di Sales tra le Adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento in Torino (Torino 1845), l'Orazione a lode della santissima Vergine Lacrimosa (Novi 1845), i Cinque ragionamenti sulla conversione religiosa di Alfonso Maria Ratisbona, avvenuta in Roma il dì 20 genn. 1842 (Roma 1852), il Sermo in Evangelium quod est de consummatione saeculi in templo Vaticano (ibid. 1854), i Sermones quos in pontificali sacello Vaticanohabuit (Fermi 1857), il Discorso letto… per la natività della SS.ma Vergine… 8 sett. 1858… (Roma 1858). A questi lavori, di non elevato contenuto teologico, va aggiunta un'opera del G. apparsa postuma per cura del confratello G.P. Saccheri, bibliotecario della Casanatense, La divozione delle tre ore di agonia del Nostro Signor Gesù Cristo in Croce (Torino 1880), anch'essa di carattere edificante. Il G. collaborò anche alla nuova pubblicazione del Bullarium Romanum (ibid. 1857).
Nel complesso gli scritti del G., soprattutto quelli di carattere teologico e dottrinale, non furono né significativi, né numerosi, ma attestano tuttavia l'impegno pastorale del loro autore, che fu molto intenso soprattutto negli anni del suo soggiorno romano.
Nella seconda metà degli anni Cinquanta il G. giocò un ruolo di qualche importanza, ancora non del tutto chiarito dalla storiografia, nei rapporti tra S. Sede e Regno di Sardegna. Sostenitore del potere temporale dei papi, che difese pubblicamente con una dissertazione sul potere temporale della Chiesa letta nell'Accademia di Religione cattolica il 20 ag. 1852 (Si dimostra quanto grave errore sia…, in Annali delle scienze religiose, s. 2, IV [1853], pp. 161-182), il G., tramite il frate minore riformato Giacomo da Poirino, rettore di S. Maria degli Angeli di Torino e intimo di Camillo di Cavour, fu nell'agosto 1856 intermediario tra Pio IX e il governo sardo nelle trattative che avrebbero dovuto portare a un superamento delle vertenza circa l'applicazione della legge del 1855 sulle corporazioni religiose e alla nomina dei nuovi vescovi. L'anno successivo, trovandosi per alcuni giorni ospite del convento dei domenicani di Livorno, da dove intendeva partire alla volta di Savona per assistere il padre morente, gli fu recapitata attraverso un confratello di Torino una lettera di Vittorio Emanuele II, che tuttavia il G. non poté ricevere personalmente essendo già partito alla volta di Genova. Richieste istruzioni a Pio IX con lettera del 15 giugno 1857, il papa gli rispose tre giorni dopo di proseguire il suo viaggio per Savona, "tanto più", asseriva il papa, "che una delle parti che dice di voler trattare, non ha altro scopo che di burlarsi delle cose e delle persone" (Pirri, 1951, II, pt. 2, p. 25). Ancora nel marzo 1858 Gustavo di Cavour, fratello dello statista, sollecitava il sacerdote Giovanni Bosco a intendersi con il G. e con altri personaggi influenti del Vaticano per caldeggiare la nomina di un candidato ben accetto al governo sardo, degno di sostituire l'arcivescovo di Torino mons. L. Franzoni, in predicato di essere nominato cardinale, il quale non aveva nascosto la sua ostilità al governo di Vittorio Emanuele II. Anche nei mesi successivi il G. ebbe un ruolo rilevante nel favorire le relazioni del Regno di Sardegna con la S. Sede attraverso la missione a Roma dell'abate V.E. Stellardi, elemosiniere del re.
Il 17 dic. 1855 il G. era stato intanto elevato alla porpora da Pio IX con il titolo di S. Maria in Ara Coeli; il 21 dic. 1857 fu trasferito a quello di S. Maria sopra Minerva, la cui chiesa con l'attiguo convento apparteneva al suo Ordine. Nei mesi successivi il G. fu nominato consultore delle congregazioni dell'Indice, dello Stato dei religiosi, dell'Esame dei vescovi e degli Studi e divenne protettore delle suore di S. Giuseppe di Cluny e di diverse altre congregazioni religiose.
Fu anche protettore dal 1858 al 1860 del Nobile Collegio dei commercianti di Roma, e in questa veste si mostrò solerte nell'appoggiare presso Pio IX le istanze, avanzate dai commercianti romani e della Comarca, di miglioramento delle linee marittime e ferroviarie dello Stato pontificio.
Il G. morì a Roma il 14 dic. 1860. Pio IX assistette personalmente ai suoi funerali, che ebbero luogo nella chiesa della Minerva, dove fu sepolto.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. di S. Maria sopra Minerva, Fondo PR-N, sez. ST, repertori G.I.8.12 e G.I.5.4; Arch. segr. Vaticano, Segreteria di Stato. Spoglio card. F. G., bb. 1-3; Roma, Museo centrale del Risorgimento, b. 13, f. 13; b. 22, f. 49; Notizie dell'anno 1858, Roma 1858, pp. 55 s.; Giornale di Roma, 15 dic. 1860, p. 1145; 18 dic. 1860, p. 1157; H.M. Cormier, Vie du r.me p. A.V. Jandel, Paris 1896, pp. 226, 276; Cronique de S. Sisto…, II, Levanto 1920, pp. 525, 536; S.M. Vallaro, Del ristabilimento della provincia domenicana di S. Pietro Martire… 1821-50, Chieri 1929, passim; P. Pirri, Pio IX e Vittorio Emanuele II dal loro carteggio privato, I, La laicizzazione dello Stato sardo 1848-1856, Roma 1944, pp. 141 s., 238-242; II, La Questioneromana 1856-1864, ibid. 1951, pt. 1, pp. 4, 13, 170, 223; pt. 2, pp. 24 s.; R. Romeo, Cavoure il suo tempo, 1854-1861, Bari 1984, p. 366; Dictionnaire des cardinaux, Paris 1857, pp. 969-973; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d'altri edifici di Roma, I, Roma 1869, p. 529; I. Taurisano, Hierarchia Ordinis praedicatorum, Roma 1916, p. 108; A. Walz, I cardinali domenicani, Firenze 1940, pp. 48 s.; C. Weber, Kardinäle und Prälaten in den letzten Jahrzehnten des Kirchenstaates, Stuttgart 1978, ad ind.; R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia catholica, VIII, Patavii 1978, ad ind.; Dict. d'hist. et de géogr. ecclésiastiques, XX, coll. 23 s.