Cardinale (Sonnino 1806 - Roma 1876), amministratore e politico più che uomo di chiesa (non fu mai sacerdote), dopo aver dato prova di sé in varî uffici, nominato (1845) protesoriere della Camera apostolica e poco dopo tesoriere generale, concluse felici operazioni finanziarie. Creato cardinale da Pio IX (11 giugno 1847) e chiamato alla presidenza della Consulta di Stato, l'A., già non avverso al moto riformista, divenne, dopo l'assassinio di P. Rossi, il più fermo sostenitore dell'intransigenza assolutista papale di fronte alle nuove idee e in tal senso influì sull'animo di Pio IX (fuga a Gaeta, crociata delle potenze cattoliche). Segretario di Stato dal 1849 alla morte, mantenne il suo intransigente indirizzo politico, il quale, se nella prima fase procurò alla S. Sede vantaggi notevoli (influenza sulla Francia di Napoleone III, concordato del 1851 con la Toscana, del 1855 con l'Austria), fallì di fronte alle aspirazioni nazionali italiane e, dopo il concilio vaticano del 1870, suscitò violente reazioni anche all'estero: Kulturkampf in Germania, denuncia del concordato in Austria.