ACCIAIUOLI, Franco
Nacque nella prima metà del sec. XV da Antonio Acciaiuoli, duca di Atene. Fu allevato a Costantinopoli, mentre ad Atene governavano prima Neri II e poi sua moglie Chiara Zorzi di Bodonitza in nome del figliolo Francesco. Quando, però, la reggente Chiara si fece sposare (1453) da Bartolomeo Contarini, giovane patrizio veneto figlio del governatore veneziano di Nauplia, Priamo Contarini, il quale uccise la moglie per amore di lei, l'A. ricorse a Maometto II e riuscì a farsi investire del ducato di Atene, riconoscendo, però, l'alta sovranità turca (1455). Maometto II inoltre gli affidò la custodia della reggente Chiara, che l'A. prima imprigionò a Megara e poi fece strangolare (1456). Il Contarini, che a sua volta s'era rifugiato a Costantinopoli, ricorse anche lui a Maometto, facendogli presente l'enormità del delitto compiuto dall'Acciaiuoli. Omer-Beg ebbe allora l'ordine di occupare Atene (giugno 1456);l'A. e i suoi fedeli cercarono rifugio sull'Acropoli, dove era anche il palazzo ducale, e resistettero all'assedio turco per ben due anni, finché nel 1458 fu offerto all'A., in cambio della resa, il governo di Tebe e della Beozia. L'ultimo duca di Atene accettò e si ritirò nel castello di Saint-Omer presso Tebe, come vassallo della Porta. Pare, però, che egli non abbia smesso i risentimenti contro i Turchi, che lo avevano spossessato del ducato, e abbia cercato di promuovere in Atene una congiura antiturca fra i suoi fedeli, con il fine di riprendere il potere. Ciononostante, dovette partecipare con un reparto di cavalleria alle operazioni condotte dai Turchi in Morea contro Leonardo di Tocco. Nel 1460, a Maometto II che, di ritorno dalla spedizione nella Morea, si trovava ad Atene, i funzionari turchi, che governavano la città, denunziarono i maneggi del partito favorevole al ritorno dell'Acciaiuoli. In un primo momento Maometto pensò di dare un castigo esemplare all'intera città. Poi stabilì che sarebbe stato meglio sopprimere soltanto l'Acciaiuoli. Un ordine in tal senso fu dato a Saghanos-pascià, il quale ricevette l'A. nel campo dell'esercito turco in Morea. Dopo averlo trattenuto a conversare nella sua tenda, il pascià turco comunicò all'A. la sua condanna. L'A. chiese di morire nella sua tenda; ivi fu strangolato da alcuni sicari. In questo modo anche Tebe e la Beozia caddero in potere dei Turchi.
L'A. aveva sposato una figlia di Demetrio Asan, di cui non si conosce il nome, che fu poi risposata a Giorgio Jagros, protovestiario di Trebisonda. I suoi tre figli, Matteo, Gabriele e Iacopo, furono portati nel 1460 a Costantinopoli e chiusi nel Serraglio. Di essi non si ebbe più alcuna notizia.
Fonti e Bibl.: Laonici Chalcocondylae Mistoriarum libri decem,in Migne, Patr. Graeca,CL X, coll. 447-448; P. Litta, Fam. cel. ital., Acciaiuoli di Firenze,tav. V; C. Hopf, Chroniques gréco-romaines,Berlin 1873, p. 476; N. Jorga, Geschichte des osmanischen Reiches,II, Gotha 1909, pp. 91-92, 95; W. Miller, Essays on the Latin Orient,Cambridge 1921, pp. 146, 147, 150, 151, 153, 159; F. Babinger, Maometto il conquistatore e il suo tempo,Torino 1957, pp. 248, 273-274.