COSTA, Franco
Nato a Genova il 6 giugno 1904 da Franco e da Maria Zunini, compì i primi studi presso l'istituto "Vittorino da Feltre", diretto dal barnabita G. Semeria. Frequentò poi il liceo classico "Colonibo", dove conseguì la maturità nel 1923. In quello stesso anno si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'ateneo genovese; conseguì la laurea nel 1927. Durante gli anni universitari aderì alla FUCI (Federazione universitaria cattolica italiana) nell'ambito della quale fu presidente del circolo genovese (dal 1925) e consigliere nazionale (dal 1927). In precedenza, a partire dal 1919, aveva fatto parte, prima in qualità di semplice socio e poi (dal 1922) come presidente, del Fascio studenti secondari cattolici, spiritualmente assistito da don Girolamo Revendini.
La intensa ed appassionata militanza cattolica di quegli anni lo portò a contatto con significativi esponenti del mondo cattolico genovese e nazionale: dai citati Semeria e Revendini al cardinale arcivescovo di Genova D. Minoretti, da A. Boggiano Pico a C. Corsanego, da L. Orione a R. Manzini, da L. Pelloux a G. Calabria, da E. Guano a G. B. Montini a I. Righetti. Tutti, chi più chi meno, influirono sulla sua formazione, già in questa prima fase della sua vita caratterizzata da una marcata sensibilità per valori e ideali tipici della spiritualità fucina: visione positiva della realtà, libertà dei figli di Dio, attenzione ai poveri di ogni categoria.
Politicamente, il C. non nascose la sua simpatia per il Partito popolare italiano e più in generale per gli ideali di democrazia e di libertà; così come non nascose poi la sua diffidenza e talvolta la sua aperta ostilità nei confronti del fascismo: nel 1929, al congresso di Roma della FUCI, fece un intervento che fu interpretato come una critica al Concordato e che rese necessario un chiarimento con Pio XI. Militando nella FUCI e a contatto con autentici maestri dello spirito come quelli appena indicati, il C. maturò la sua vocazione al sacerdozio. Fu ordinato dal cardinale D. Minoretti il 30 maggio 1931, proprio nel momento in cui sui circoli fucini e più in generale sui circoli giovanili dell'Azione cattolica si abbatteva la persecuzione mussoliniana. In quello stesso anno fu nominato notaro presso il Tribunale ecclesiastico genovese, viceassistente della FUCI del capoluogo ligure e docente di sociologia presso il seminario diocesano. Nel 1933, in seguito all'allontanamento di Montini e Righetti dalla direzione della FUCI, al C. fu affidato l'incarico di viceassistente nazionale della Federazione.
In tale veste, egli proseguì l'azione avviata da Montini e da Righetti, promuovendo e diffondendo tra gli universitari una spiritualità basata sull'amicizia, sul dialogo, sull'accoglienza, sulla libertà, sulla professionalità, con l'occhio costantemente rivolto ai fermenti innovatori, specialmente di carattere religioso e culturale, che allora, cioè negli anni Trenta, si manifestavano in Italia e soprattutto all'estero (Maritain, Mounier, ecc.).
Nel 1939 fu nominato assistente dei laureati cattolici della diocesi di Genova, e l'anno successivo viceofficiale del Tribunale ecclesiastico della regione ligure. Nel 1943-1945, divenuti pressoché impossibili i collegamenti tra Roma e l'Italia settentrionale, il C. organizzò a Genova, in casa sua, un centro sussidiario della FUCI, che si occupò dell'assistenza religiosa e morale ai fucini settentrionali. Contemporaneamente, prese parte attiva al movimento resistenziale.
Negli anni immediatamente successivi alla Liberazione, dopo che già in precedenza (nel 1943) aveva efficacemente contribuito alla impostazione del "codice di Camaldoli", accentuò il suo impegno sociale e politico, soprattutto assistendo e orientando molti cattolici, per lo più provenienti dai movimenti intellettuali dell'Azione cattolica, che avevano intrapreso la carriera politica nelle file della Democrazia cristiana. Si accostò a G. D ossetti (fece tra l'altro parte di Civitas humana), ma fu anche vicinissimo a De Gasperi e alla sua famiglia (fu consigliere spirituale di suor Lucia). Non nascose, fin dall'inizio, le sue riserve sui Comitati civici e sulla linea di condotta, eccessivamente basata sull'organizzazione e sul numero ed assai politicizzata, complessivamente tenuta dall'Azione cattolica negli anni successivi al 1948. Dall'intemo, come viceassistente nazionale della FUCI e come presidente, dal 1952, dell'Istituto cattolico di attività sociale (ICAS), si sforzò di richiamare l'associazione al primato dello spirituale e della testimonianza cristiana. Il 30 giugno 1955, il C. fu nominato assistente nazionale della FUCI, al posto di monsignor G. Anichini. Quattro anni dopo, il 10 ag. 1959, Giovanni XXIII lo chiamò a far parte della settima commissione di studio in preparazione al concilio ecumenico Vaticano II, incaricata di approfondire i temi relativi al laicato cattolico. Tra il 1959 e il 1962, curò, insieme con don E. Guano, assistente dei Movimento laureati cattolici, il periodico Spiritualità dell'uomo politico.
L'iniziativa, che cadeva in una fase nuova e significativa della democrazia italiana (si era alla vigilia dell'apertura a sinistra), tendeva ad offrire alla classe dirigente di ispirazione cristiana spunti di riflessione e di arricchimento spirituale. Nei numerosi scritti apparsi su quel foglio, espressione più matura del suo pensiero politico, il C., attraverso un insistente richiamo alle virtù cardinali e teologali, prospettava l'immagine di un uomo politico volto non già alla conquista e alla difesa di prerogative e di posizioni di potere, ma perennemente animato da ideali di servizio e costantemente teso alla realizzazione di obiettivi di giustizia e di crescita civile, in un contesto di coerenza tra fede e prassi politica.
Nel 1963, il C. fu nominato vescovo di Crema (fu consacrato a Genova il 2 gitigno di quell'anno), e in tale veste partecipò ai lavori del concilio ecumenico, intervenendo a più riprese sui problemi dell'ecumenismo e dell'apostolato dei laici. Nel 1963, il neoeletto Paolo VI, al quale il C. era legato da ' stretta amicizia. fin dagli anni della comune militanza fucina, lo nominò assistente generale dell'Azione cattolica, carica che mantenne fino al 1972. In collaborazione con Vittorio Bachelet, chiamato alla guida dell'Azione cattolica nel giugno 1964, indirizzò l'associazione sulla strada, espressamente indicata dal concilio, della "scelta religiosa", che in concreto - significò affermazione del primato del soprannaturale e dell'impegno formativo, maggiore corresponsabilità del laicato, distinzione dalla politica partitica, attenzione al sociale, maggiore sensibilità culturale, impegno catechetico e missionario. Fu un'operazione tutt'altro che facile e non priva di dolorose conseguenze (tra l'altro, l'associazione vide una drastica riduzione dei suoi iscritti: dai tre milioni ed oltre del 1962 si passò alle 7-800 mila unità del 1969, anno in cui la "scelta religiosa" fu formalizzata con l'approvazione dei nuovi statuti associativi), ma nel complesso si svolse senza i traumi e le lacerazioni paventati da più parti, e ciò grazie soprattutto all'equilibrio e alle capacità di mediazione del Bachelet e del Costa. Quest'ultimo, contemporaneamente alla carica di assistente generale dell'Azione cattolica, ricoprì anche quelle di presidente della Consulta nazionale per l'apostolato dei laici, di segretario della commissione episcopale per la direzione dell'Azione cattolica italiana. Nel 1968 fu promosso arcivescovo ad personam. Fu vicinissimo a Paolo VI, che gli affidò alcuni delicati incarichi diplomatici (ad esempio, nel novembre del 1966 il C. si recò a Varsavia per incontrarsi con un alto rappresentante del governo polacco ed avviare così la Ostpolitik vaticana). Tra il 1965 e il 1974 diede vita, a Roma, per venire incontro ad un esplicito desiderio di papa Montini, ad un seminario per vocazioni adulte: il Collegio S. Paolo. Nel 1972 si dimise da assistente dell'Azione cattolica per motivi di salute. Nello stesso anno fu nominato canonico di S. Pietro e presidente della Commissione per l'apostolato dei laici e della commissione Iustitia et pax della Conferenza episcopale italiana.
Il C. morì a Genova il 22 genn. 1977.
Fonti e Bibl.: Fondamentali per la ricostruzione della biografia e dell'attività del C. sono a Genova l'archivio della famiglia Costa e a Roma l'archivio dell'Azione cattolica italiana (soprattutto le carte della presidenza generale, dell'ICAS e dell'ufficio assistenti). Carte e documenti relativi al suo episcopato si trovano nell'Archivio vescovile di Crema. In particolare sul C. si vedano: A. Monticone, F. C., in Diz. stor. dei movimento cattolico in Italia, a cura di G. Campanini e F. Traniello, II, I protagonisti, Torino 1982, pp. 132-136 (con bibl. degli scritti del C. e su di lui); I. De Curtis, Per una biografia di don C., in Studium, LXXVIII (1982), pp. 85-98, 207-224; 1. Bozzini, "Don Costa" una sapienza amica. Testimonianze di amici, Roma 1983; C. Tortora, F. C. (1904-1977). La gioia di credere, Roma 1983. Tra i più recenti studi generali sull'Azione cattolica si ricordano: A. Fappani-F. Molinari, Giovannibattista Montini giovane…, Torino 1977, pp. 95, 190, 324; N. Antonetti, La FUCI di Montini e di Righetti…, Roma 1979, pp. 222, 280, 342; R. Moro, La formazione della classe dirigente cattolica (1929-1937), Bologna 1979, passim; T. Turi, L'Azione cattolica nella Chiesa postconciliare, Noci 1982, pp. 102, 108 s.; A. Riccardi, Il "partito romano" nel secondo dopoguerra (1945-1954), Brescia 1983, p. 204; AA.VV., In ascolto della storia. L'itinerario dei "Laureati cattolici". 1932-1982, Roma 1984, passim; E. Preziosi, Breve profilo dell'Azione cattolica italiana, Roma 1984, passim; M. Casella, L'Azione cattolica alla caduta del fascismo. Attività e progetti per il dopoguerra (1942-1945), prefaz. di F. Fonzi, Roma 1984, passim.