FRANGIA (dal lat. fimbriae attraverso il fr. frange; sp. franja; ted. Franze; ingl. fringe)
È una delle più antiche guarnizioni: i druidi tagliavano frange nella stoffa del vestito; gli Egizî avevano frange di perle di vetro multicolori; in Grecia veniva portata dalle donne una veste frangiata chiamata Ζῶμα. Sono famosissime le frange d'oro e d'argento dei ricami di Bisanzio. A Roma verso il 1000 le donne portavano abiti sfrangiati in fondo; più tardi si guarnirono di frange le cinture, i guanti e persino le calze, come si arguisce da una legge suntuaria promulgata a Perugia nel 1508, in cui si proibiscono le calze frangiate. Molte di queste leggi cercarono di limitare l'uso di siffatto ornamento fin dal sec. XIV. Ma nel sec. XVII la frangia viene applicata moltissimo; decade tuttavia sui primi del '700 per ritornate di moda alla fine del secolo. Nel 1830 le frange altissime ricoprono le sottane e guarniscono sciarpe e persino vestiti da amazzone; nel 1848 vestiti e mantiglie abbondano di frange di seta, di ciniglia e di piuma. Dal 1870 al 1880 si ritrova tra le molte guarnizioni di moda, pesante e annodata, di poco dissimile da quella dei tendaggi. Nel 1922 riappare brevemente, altissima, di morbida seta e in penne di struzzo.
La frangia si ottiene sfilacciando il tessuto. Nella passamaneria si produce separatamente, applicandola poi come ornamento. Vi si distingue il "bordo" nel quale sono inserite le estremità dei "fili" costituenti la frangia propriamente detta. Si fabbrica col telaio meccanico con lo stesso procedimento dei galloni. Si dice sfilata quando i fili sono tagliati senza altra lavorazione; annodata, quando piccoli mazzetti di fili s'intrecciano annodandoli (tappeti, sciarpe, ecc.); ritorta, se il filo è ripiegato e torto su sé stesso come un cordoncino (telai speciali di recente adozione torcono il filo e tessono il bordo contemporaneamente; è in uso per tende, coperte, ecc.). La cannutiglia si ottiene mediante torsione su sé stesso di un vermiglione di filo metallico ripiegato (spalline dell'uniforme militare, orlatura di stendardi, ecc.).
Bibl.: C. Vecellio, Habiti antichi et moderni, Venezia 1589; G. Ferrario, Il costume antico e moderno di tutti i popoli, Firenze 1827, III, p. 279; L. Lubbock, I tempi preistorici e l'origine dell'incivilimento, Torino 1875, pp. 44-46; E. Gallo, Il valore sociale dell'abbigliamento, Torino 1914, p. XIV.