concessive, frasi
Le frasi concessive esprimono una premessa cui non fa seguito la conseguenza che sarebbe lecito attendersi, bensì una conclusione imprevista (➔ concessione, espressione della):
(1) nonostante si sia mosso con largo anticipo, ha perso il treno
Si immagini, nella sua concretezza, la situazione: calcolato male l’orario di partenza del treno, ne consegue il mancato realizzarsi di un’attesa (il riuscire a prendere il treno) e, sul piano logico-semantico, la violazione di un nesso causale atteso (➔ causalità, espressione della):
(2) essendosi mosso con largo anticipo, ha preso il treno
Questo rapporto di «causa frustrata» (Dardano & Trifone 1997: 410) è in realtà interpretabile come la sostituzione di una causalità più ovvia con una più inconsueta che, pur rimanendo implicita, agisce come sostrato semantico.
Nella situazione enunciata in (1), al fatto che costituisce la premessa (espressa dalla concessiva) si sovrappone un imprevisto che causa un ritardo inatteso. Per questa ragione, alcuni parlano di «causalità nascosta» (Consales 2005: 31): in altre parole, date due premesse (che possono coesistere) e due possibili conclusioni, la costruzione concessiva mette in relazione la causa frustrata e la conclusione reale, obliterando viceversa la causa nascosta e l’effetto atteso ma non realizzato. Come si evince dallo schema che segue,
uscire con anticipo (causa frustrata) → prendere il treno (conseguenza potenziale)
sciopero dei mezzi pubblici (causa nascosta) → perdere il treno (conseguenza reale)
alle due premesse, entrambe vere e coesistenti, non può far seguito che una conclusione, conseguente alla premessa che si afferma con forza maggiore; quest’ultima, che la costruzione concessiva nasconde, può essere esplicitata attraverso l’aggiunta di una frase causale (o di un complemento di causa; ➔ causali, frasi) all’enunciato:
(3) nonostante si sia mosso con largo anticipo, ha perso il treno, poiché c’era lo (o a causa dello) sciopero dei mezzi pubblici
(4) se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare (Primo Levi, Appendice a Se questo è un uomo, in Id., Opere, vol. I, Torino 1987, p. 209)
Rapporto analogo, in un universo rovesciato, avrebbero quelle che nello schema in alto sono definite causa nascosta e conseguenza potenziale, che guadagnerebbero il ruolo rispettivamente di causa frustrata e conseguenza reale:
(5) nonostante (ci fosse) lo sciopero dei mezzi pubblici, è riuscito a prendere il treno
Rispetto ad altre relazioni logico-semantiche (come quella causale e quella temporale; ➔ temporali, frasi), la concessività presuppone un livello di elaborazione sintattica più alto: prova indiretta ne è il ritardo con cui l’italiano e le lingue romanze hanno codificato questo tipo di relazione mediante connettivi specifici (vedi sotto). Su un piano strettamente sincronico, va notato che le proposizioni concessive, fra le subordinate, sono le meno frequenti nelle varietà più basse della lingua, e cioè il parlato informale, lo scritto meno sorvegliato, l’italiano dei semicolti, varietà nelle quali si propende piuttosto per costrutti coordinanti di tipo concessivo-avversativo (cfr. Consales 2009: 257):
(6) → Sebbene avessi la febbre, sono andato al lavoro → avevo la febbre, ma sono andato al lavoro lo stesso.
Di frasi concessive si possono individuare diversi tipi. Mazzoleni (20012) ne identifica tre: proposizioni concessive fattuali, proposizioni condizionali concessive e proposizioni a-condizionali.
(a) Nella costruzione concessiva fattuale tanto la premessa veicolata dalla concessiva quanto la conclusione sono presentati come fatti reali; affinché il contenuto della frase complessa
(7) benché fosse rischioso, ho investito i miei risparmi nel mercato azionario
possa essere considerato vero, è necessario infatti presupporre che sia vero tanto il contenuto della subordinata (il fatto che gli investimenti azionari comportino dei rischi, o quanto meno che ne comportassero al momento cui si riferiscono gli eventi), quanto quello della principale (il fatto che chi parla abbia effettivamente investito i propri risparmi in azioni).
(b) Ciò non avviene nel caso delle proposizioni condizionali concessive; dicendo
(8) anche se fosse rischioso, investirei i miei risparmi nel mercato azionario
si afferma l’intenzione di investire i propri risparmi, ma non si dà per certo il rischio dell’operazione; in altre parole, il contenuto della subordinata non appartiene al mondo reale, ma è presentato come ipotesi, potenziale o irreale (cfr. Consales 2005: 311-387; Consales 2009).
In questo tipo di frase condizionale l’inserzione di un elemento lessicale (anche, pure o sinonimi) opera sulla semantica dell’intera proposizione, attenuandone il legame causale con la conclusione: da condizione favorevole (se non necessaria) al realizzarsi del contenuto espresso dalla principale (se fosse rischioso, investirei i miei risparmi nel mercato azionario), si passa a uno status di condizione neutra o non sufficientemente ostativa (anche se fosse rischioso, investirei i miei risparmi nel mercato azionario).
(c) Nelle concessive a-condizionali (o pluricondizionali: Consales 2005) sono menzionate più ipotesi (anche in contrasto fra loro), tutte insufficienti a vanificare l’azione della reggente:
(9) comunque vada, sarà un successo (slogan della XLVII edizione del Festival della Canzone Italiana, coniato dal comico Piero Chiambretti, 1997)
(10) Però ti porterò avanti lo stesso, che ti piaccia o no (Oriana Fallaci, Lettera a un bambino mai nato, Milano, 1975, p. 10; quest’ultima concessiva, caratterizzata da una coordinazione disgiuntiva, è anche detta alternativa; cfr. Herczeg 1976: 228 segg.; Consales 2005: 429)
Dei costrutti concessivi esistono anche classificazioni più articolate: riprendendo e ampliando modelli preesistenti, Consales (2005) individua (oltre alle concessive fattuali, alle condizionali e alle pluricondizionali) sette tipi di subordinazione concessiva. Seguendo la classificazione della studiosa, sono concessive confrontative quelle in cui il contenuto della proposizione subordinata e quello della reggente sono confrontati e contrapposti, senza tuttavia che l’uno si presenti come potenziale ostacolo al realizzarsi dell’altro:
(11) se Atene piange, Sparta non ride (cfr. anche 4)
Nelle concessive valutative la contrapposizione con il contenuto della reggente è il prodotto di una valutazione soggettiva del parlante:
(12) benché sia stato girato molti anni fa, Quarto potere è un film molto attuale
Le concessive commentative contengono un giudizio, un’opinione o un pensiero che contrasta con il fatto oggettivo espresso nella reggente, senza potersi opporre alla sua realizzazione:
(13) Obama è stato eletto, nonostante pensassi che la battaglia delle primarie lo avesse indebolito
Le concessive limitative (o restrittive) sono così chiamate poiché contengono un’affermazione mirata a indebolire il contenuto di validità della reggente (una precisazione, una rettifica):
(14) a Praga la vita costa poco; quantunque non sia economica come una volta
Queste concessive seguono spesso una pausa (che, nello scritto, può essere rappresentata da un segno di interpunzione forte) che le separa dal cotesto precedente e hanno un contorno intonativo particolare: questi tratti ne sottolineano il carattere sintatticamente semi-indipendente.
Vicine alle limitative sono le concessive correttive: in esse la rettifica è più drastica e arriva a negare per intero il contenuto della reggente; per rafforzare questa opposizione, la concessiva (sempre posposta alla reggente o quanto meno all’elemento della reggente cui la rettifica si riferisce) riprende spesso elementi della sovraordinata, attraverso la presenza di antonimi oppure attraverso la ricorrenza lessicale:
(15) elencò mille ragioni per le quali era impossibilitato a venire: benché la vera ragione fosse solo una
Nelle concessive resultative il rapporto di causa (frustrata)-effetto è invertito: è la reggente a contenere un risultato da cui si risale alla premessa contenuta nella concessiva, percorrendo a ritroso la catena degli eventi:
(16) Anna è contenta sebbene taccia (Carlo Bernari, Tre operai, Milano 1975, p. 189, cit. in Mazzoleni 1996: 61, nota 9)
Invertendo il legame logico fra le proposizioni, si ottiene un costrutto concessivo fattuale:
(17) sebbene sia contenta, Anna piange
Il rapporto inferenziale insito in (14) è parallelo a quello che caratterizza le frasi causali che gli studiosi classificano come motivo di dire abduttivo (cfr. Previtera 1996: 32 segg.; Mazzoleni 1996: 47-48):
(18) Anna è scontenta, [dico questo] poiché piange
Le concessive scalari esprimono un contenuto che può avere valori di grado più o meno intenso, ma in ogni caso insufficiente a impedire l’evento descritto nella reggente (quasi sempre negativa):
(19) per quanto tu possa pregarmi, non riuscirai a convincermi a comprarti il motorino.
In italiano la subordinata concessiva può precedere o seguire la propria reggente:
(20) a. malgrado fosse inverno, faceva piuttosto caldo
b. faceva piuttosto caldo, malgrado fosse inverno
Si può tuttavia notare che la posposizione (come l’incassamento nella reggente) della subordinata può allentare il valore concessivo del costrutto e lo stesso legame di subordinazione; non di rado la concessiva posposta è preceduta anche da una pausa:
(21) «Quando impareremo a concretizzare meglio non ci fermerà più nessuno». Per quanto, anche adesso, sia arduo riuscirci («La Gazzetta dello Sport» 28 novembre 2004)
La concessività (➔ concessione, espressione della) è veicolata anche da costrutti paratattici, trattati specificamente al § 3.1.
La concessiva esplicita richiede l’uso del congiuntivo; oltre ad alcuni introduttori mutuati da costrutti di natura diversa (temporale, ipotetica), l’italiano si serve di congiunzioni e locuzioni specializzate: benché, sebbene, quantunque, nonostante (che), ad onta che, malgrado (che), con tutto che, ancorché, per quanto:
(22) benché fosse inverno, il clima era mite e ci si poteva fare il bagno
(23) per quanto si eserciti, non riesce a suonare bene
Nelle concessive scalari in cui per quanto precede un aggettivo retto da un verbo copulativo, questi ultimi si invertono; il soggetto, se espresso, si può trovare in posizione mediana oppure finale:
(24) a. per quanto malvagia sia una persona, (essa) è in grado di fare del bene
b. per quanto malvagia essa sia, una persona è in grado di fare del bene
Quanto può essere usato anche come aggettivo, in accordo con un nome:
(25) per quanti limiti possano mettere all’attività di Microsoft, l’avvento di Internet introduce nella società cinese un volume d’informazioni senza precedenti («La Repubblica» 25 gennaio 2010)
Se anche / anche se, seppure / se pure / pure se, quand’anche / anche quando sono usati per introdurre frasi condizionali concessive (cfr. § 2) al congiuntivo:
(26) Dapprima avevo pensato di correre da basso per comperare i giornali, poi mi ero detto che in ogni caso, quand’anche una compagnia di spahi fosse penetrata nel Conservatoire subito dopo l’evento, la notizia non avrebbe fatto in tempo ad apparire sui giornali del mattino (Umberto Eco, Il pendolo di Foucault, Milano 1988, p. 483)
Col verbo all’indicativo, il valore della subordinata può cambiare: seppure / se pure introduce quasi sempre una ipotetica, meno spesso una concessiva, come in (27); anche se tende a veicolare piuttosto un significato concessivo ‘puro’ (28); anche quando, infine, recupera il valore temporale originario (29):
(27) La sua poesia, se pure non fruì mai di consensi diffusi, tenne però sempre in rispetto anche i lettori più difficili (Pietro Pancrazi, Scrittori italiani del Novecento, Bari 1939, p. 70, cit. in Herczeg 1976: 220)
(28) Mia madre sarebbe stata gravata da altri pesi, quindi la mia istruzione è stata minima, anche se poi io mi sono impegnata per migliorarla («Confidenze» 11 maggio 1975, cit. in Herczeg 1976: 215)
(29) Il dottor Wagner, anche quando parlava, diceva sempre Altro con la A maiuscola (Umberto Eco, cit., p. 186)
La posposizione alla reggente può favorire l’indebolimento della sfumatura ipotetica (e perfino del valore subordinante, come accade anche con altre congiunzioni concessive) di anche se; diversamente, tanto la variante se anche quanto le locuzioni neanche se / manco se (quest’ultima caratterizzata da una connotazione affettiva) conservano il valore concessivo condizionale in qualsiasi contesto (così anche per quand’anche rispetto ad anche quando; cfr. gli esempi 26 e 29).
Associati ad altri connettivi, anche e pure conferiscono alle frasi introdotte una sfumatura concessiva:
(30) Il nodo ancora da chiarire è se la disponibilità di Siena resterà totale anche nel caso in cui da giugno la Nazionale voglia Pianigiani a tempo pieno («La Gazzetta dello Sport» 26 novembre 2009)
Serianni (19912: 602) include tra le concessive esplicite anche i «costrutti con sfumatura elativa» che rispondono allo schema: (per) + aggettivo (o participio) + che + congiuntivo di un verbo copulativo e (per) + avverbio + che + congiuntivo:
(31) per retrogrado che possa sembrare, Valerio è una persona estremamente colta e intelligente
(32) male che vada, questo tirocinio arricchirà il mio curriculum
Nell’ambito del costrutto esplicito vanno trattate anche le frasi relative (➔ relative, frasi) con valore concessivo, classificabili come relative pluricondizionali (cfr. § 2), introdotte dagli indefiniti chiunque, qualunque, qualsiasi, checché o da avverbi come dovunque, comunque, ecc. (cfr. § 2, es. 9):
(33) checché si dica, New York resta una città affascinante
Come osserva Serianni (19912: 602), il verbo di queste frasi può essere coniugato al congiuntivo oppure al futuro indicativo; altri tempi dell’indicativo restituiscono alla subordinata un valore relativo ‘neutro’:
(34) critica qualunque cosa io faccio [= tutto ciò che effettivamente faccio; proposizione relativa]
(35) critica qualunque cosa io faccia [= qualsiasi cosa, se fatta da me, viene criticata, anche nel caso in cui non lo meriti; proposizione relativa-concessiva]
Un’altra forma della relativa concessiva è il costrutto quale/i che + congiuntivo del verbo essere, seguiti da un articolo determinativo e da un nome; si tratta di una forma particolarmente adatta a supplire il plurale di qualunque + essere + sintagma nominale (cfr. Serianni 19912: 295):
(36) qualunque fosse la ragione / quali che fossero le ragioni dei terroristi, l’attentato dell’undici settembre 2001 rimane un crimine ingiustificabile
Le concessive indipendenti (Serianni 19912: 599; cfr. anche Herczeg 1976: 227 segg.) mancano dell’introduttore e hanno valore concessivo condizionale:
(37) Aveva 16 anni e alle nove di sera, cascasse il mondo, andava a dormire («La Gazzetta dello Sport» 29 aprile 2006)
(38) La medicina si è naturalmente divisa sull’utilità e i benefici della siesta, ma ci sono fior di studi che ne documentano i vantaggi, foss’anche il sonnecchiare per alcuni minuti su una poltrona
Molto spesso la reggente è introdotta da una congiunzione avversativa. Rispetto a quella standard, questo tipo di concessiva veicola una carica emotiva più forte e ha una maggiore autonomia sintattica, come nell’esempio seguente (in cui la reggente si trova in un periodo diverso; si noti anche l’uso di quello che Mazzoleni 1996: 57, chiama «futuro concessivo-dubitativo»):
(39) Sarà pur vero che la letteratura si distingue dall’autobiografia sulla base della quota di menzogna presente nel testo: sulla base dell’invenzione, insomma, che riproduce episodi e caratteri con tratti in maggiore o minor misura diversi da quelli reali. Tuttavia, lo sappiamo bene, il gioco non è così semplice («La Repubblica» 6 settembre 1987)
Berretta (1998) colloca questo tipo di frase a metà strada fra i costrutti concessivi canonici (subordinanti) e quelli avversativi (coordinanti) entro quelle che definisce preconcessive: strutture correlative (bi-proposizionali: ➔ correlative, strutture) a doppia marca – non necessariamente lessicale: il futuro concessivo è una marca di tipo morfologico – che riproducono su un piano di coordinazione tutti i valori della subordinazione concessiva; si tratta di costruzioni piuttosto diffuse, che compensano in svariati contesti l’assenza delle concessive canoniche.
Per esprimere la concessività attraverso costrutti paratattici, l’italiano ha sviluppato dei «connettori avverbiali specializzati» (Mazzoleni 1996: 55): ciò nonostante, (ciò) nondimeno, (pur) tuttavia, comunque, però, ecc. Il valore anaforico di questi connettivi rende impossibile invertire l’ordine delle proposizioni, che devono rispettare quello logico degli eventi:
(40) Il consiglio di amministrazione rispondeva con nota del 21 luglio 2003, mentre il collegio sindacale e D & T con nota del 23 luglio 2003. Ciò nonostante, la Consob chiedeva chiarimenti aggiuntivi sia gli amministratori che ai sindaci (Sentenza Trib. Milano, Sezione I Penale, n.r.g. 10465/04, Tanzi et al., p. 45).
Le concessive implicite si costruiscono con l’infinito, col gerundio o col participio.
L’infinito può essere introdotto da per o dalle locuzioni nemmeno / neppure / neanche / manco a, a costo / rischio di, (pur) senza (cfr. Serianni 19912: 603; Skytte 1983: 433):
(41) Per essere un dilettante della politica, non è male
(42) Da quando è in pensione, Schumi non molla il volante neanche a pagarlo («Corriere della sera» 12 dicembre 2007)
(43) Anna ubbidì, pur senza capire, ma sentì d’improvviso un odio per la sua propria vita (Elsa Morante, Menzogna e sortilegio, in Opere, vol. 1°, Milano 1988, p. 153)
Il gerundio con valore concessivo è solitamente preceduto da anche o pur(e):
(44) Pur avendo studiato per anni, Francesca non ha vinto il concorso notarile
In assenza di marche lessicali della concessività, è il contesto a suggerire l’interpretazione del gerundio:
(45) Perché ha inserito alcune pagine di informazione storica sui bravi sapendo benissimo che il lettore le avrebbe saltate? (Umberto Eco, Sei passeggiate nei boschi narrativi, Milano 1994, p. 72)
Il participio (passato) segue per lo più un introduttore che ne segnala il valore concessivo:
(46) Il Commendatore era il padrone, benché sottoposto ad oscuri altri padroni di Basilea (Primo Levi, Il sistema periodico, in Id., Opere, Torino 1997, vol. 2°, p. 837)
Questo tipo di frase può essere assimilato alle concessive ‘ridotte’; si tratta per lo più di frasi in cui, cancellato il verbo copulativo, sopravvive la predicazione nominale:
(47) Ho detto così? Ebbene, non si uccide senza ragione, per quanto perversa [essa possa sembrare]
Nell’esempio seguente si trovano coordinati, tutti con valore concessivo, un participio passato, un aggettivo e un sintagma aggettivale (ma è possibile trovare anche un participio presente o, più raramente, un sostantivo; cfr. Heczeg 1976: 237):
(48) Egli si diceva che, per quanto [fosse] ammalato, e [fosse] inerme nel letto, e [fosse] in preda alla febbre [= febbricitante], mai la morte avrebbe potuto sopraffarlo (E. Morante, cit., p. 214)
Anche un sintagma avverbiale in posizione parentetica, accompagnato da un marcatore di concessione, diventa una concessiva ridotta:
(47) «Sono solo canzonette», recita il verso di una canzone. Eppure aiutano a vivere, benché in modo diverso dalla «grande musica» («La Repubblica» 7 aprile 2004).
Nei secoli passati erano in uso vari introduttori oggi scomparsi: abbenché, avvegna che, come che (anche univerbati: avvegnaché, comeché); quando bene; con ciò sia cosa che (che aveva diverse varianti grafiche), più spesso usato per introdurre altri tipi di frase, poteva avere anche valore concessivo, come mostra l’esempio dantesco:
(48) Onde con ciò sia cosa che veracemente sia conosciuto per lei alquanto lo tuo secreto per lunga consuetudine, voglio che tu dichi certe parole per rima (Dante, Vita nuova, Torino 1996, p. 57, cit. in Consales 2005: 140)
Le concessive condizionali potevano essere introdotte anche da marche (sebbene, benché), oggi tipiche della concessività tout court, che contenevano in origine un elemento ipotetico:
(49) Con quei che il menan prenderò bataglia, / ben che sian mille e più quella canaglia! (Boiardo, L’innamoramento de Orlando, Milano - Napoli, 1999, p. 495)
Questo valore, oggi perduto, sopravvive nella formula cristallizzata il benché minimo + nome.
Tra i costrutti elativi con valore concessivo (cfr. § 3.1), l’italiano antico annoverava anche l’oggi desueto (per) + nome + che + congiuntivo:
(50) per parole che Gurone dica, la donzella non prende nullo conforto (Tavola ritonda, cit. in Serianni 19912: 602)
La costruzione, che veicola per lo più concessive scalari (cfr. § 2), è parallela a quella, tuttora vitale, (per) + aggettivo + che + congiuntivo di un verbo copulativo (cfr. § 3.1, es. 31); quest’ultima conteneva a volte anche aggettivi di grado superlativo; anche quantunque in origine aveva una componente quantitativa che ne consentiva l’impiego in frasi scalari.
Berretta, Monica (1998), Il continuum fra coordinazione e subordinazione: il caso delle preconcessive, in Ars linguistica. Studi offerti da colleghi ed allievi a Paolo Ramat in occasione del suo 60° compleanno, a cura di G. Bernini, P. Cuzzolin & P. Molinelli, Roma, Bulzoni, pp. 79-93.
Consales, Ilde (2005), La concessività nella lingua italiana (secoli XIV-XVIII), Roma, Aracne.
Consales, Ilde (2009), ‘S’io avesse diece bocche, no mi basterebbono a dire’ ... Le concessive condizionali irreali e la figura retorica dell’‘adynaton’, in Sintassi storica e sincronica dell’italiano. Subordinazione, coordinazione, giustapposizione. Atti del X congresso della Società internazionale di linguistica e filologia italiana (Basilea, 30 giugno - 3 luglio 2008), a cura di A. Ferrari, Firenze, Cesati, 3 voll., vol. 1º, pp. 257-273.
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