soggettive, frasi
Le frasi soggettive sono frasi subordinate di tipo argomentale (➔ subordinate, frasi), che corrispondono al soggetto (1) del verbo della frase da cui dipendono (chiamata talvolta frase matrice) e possono presentarsi in forma esplicita (cioè con verbo di modo finito) (2) o in forma implicita (con verbo di modo non finito) (3):
(1) [un bagno]sintagma nominale soggetto sembra un’ottima idea
(2) [che la gente viaggi]frase soggettiva sembra un’ottima idea
(3) [viaggiare]frase soggetto sembra un’ottima idea
Il sintagma nominale soggetto può anche essere rappresentato da un infinito nominale sostantivato (➔ infinito; ➔ infinitive, frasi; ➔ sostantivato, infinito):
(4) il bagnarsi spesso è molto piacevole d’estate
Una frase soggettiva esplicita o un infinito in posizione di soggetto possono essere preceduti rispettivamente dai complementatori il fatto che e il fatto di:
(5) [il fatto che la gente viaggi / il fatto di viaggiare] sembra un’ottima idea
Insieme alle frasi oggettive (➔ oggettive, frasi) e alle ➔ interrogative indirette le soggettive costituiscono la classe delle frasi completive (➔ completive, frasi), perché sono subordinate che completano la valenza del verbo della frase (➔ argomenti). Esse sono obbligatorie per completare la semantica del verbo reggente: se vengono omesse, la frase risulta incompleta e inaccettabile. Ad es., se in (1-3) si elimina il soggetto, l’enunciato che rimane, cioè:
(6) sembra un’ottima idea
risulta incompleto, a meno che non lo si intenda come risposta, nel qual caso funziona rimandando a un enunciato precedente che conterrà un elemento che fa da soggetto della frase in (6); si veda l’es. (7):
(7)
A: andiamo al cinema?
B: sembra un’ottima idea [cioè: andare al cinema].
Le frasi soggettive hanno come predicato (➔ predicato, tipi di) verbi impersonali o usati impersonalmente (➔ impersonali, verbi) appartenenti a varie categorie semantiche e a varie classi verbali. Si tratta in particolare di:
(a) verbi di accadimento (accadere, capitare, occorrere) (8) o verbi che indicano qualcosa come evidente ed emergente dai fatti (parere, sembrare, risultare, apparire) (9):
(8)
a. spesso capita di ricredersi sulle persone
b. di ricredersi sulle persone capita spesso
(9)
a. non ci risulta che nel palazzo abiti una persona di colore
b. che nel palazzo abiti una persona di colore non ci risulta
(b) verbi psicologici (➔ psicologici, verbi) che esprimono la reazione di un esperiente rispetto a un’azione (allarmare, divertire, interessare, disturbare, appassionare, seccare) (10):
(10)
a. mi secca essere trattato così
b. essere trattato così mi secca
(c) verbi di dire (➔ verba dicendi), di opinione o di timore e speranza usati in forma passiva (è il cosiddetto si passivante: si dice, si pensa, si crede, si ritiene, si spera, si teme; ➔ passiva, costruzione) (11):
(11) si teme che le vittime possano essere molte di più
(d) locuzioni impersonali con verbi copulativi (➔ copulativi, verbi) come essere, sembrare, parere seguiti da nomi
(12), aggettivi (13), avverbi (14):
(12) la Mora, è un peccato non assaggiarla (Newsfood.com)
(13) è utile conservare le ricevute dei versamenti alla PA
(14) è bene che tu ti faccia visitare da un medico
In qualche caso una frase soggettiva occorre anche in dipendenza da un costrutto nominale, cioè privo di predicato, come in (15) e (16):
(15) peccato [che sia una canaglia]frase soggettiva
(16) meno male [che sei qua]frase soggettiva
Si possono far rientrare tra i costrutti che introducono una soggettiva anche strutture di tipo presentativo come è che, c’è che, o costrutti particolari come il fatto è che, è un fatto che, fatto sta che:
(17) c’è che mi sono innamorato di te (Gino Paoli, “Che cosa c’è”)
(18) non è che ci importasse molto della sua sofferenza.
Le soggettive esplicite hanno il verbo all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale (➔ modi del verbo); quelle implicite all’infinito presente o passato. La scelta del modo verbale serve innanzitutto a mettere in relazione l’evento della subordinata con quello della frase matrice secondo diverse possibilità: relazioni di contemporaneità al presente (19) o al passato (20), anteriorità al presente (21) o al passato (22), posteriorità al presente (23) o al passato (24) (➔ temporalità, espressione della):
(19) pare che tu sia felice
(20) pareva che fossi felice
(21) sembra che sia stato al mare
(22) non sembrava che avesse capito le mie parole
(23) risulta che partiranno domani
(24) risultava che sareste partiti l’indomani
Ciò accade anche con i modi non finiti (25 e 26):
(25) pare arrivare adesso
(26) risulta essere partito ieri
La scelta di questo o quel modo del verbo serve anche a presentare il contenuto della subordinata come certo o reale (➔ indicativo) (27), ipotetico o non reale (➔ congiuntivo) (28), possibile o eventuale (➔ condizionale) (29):
(27) è chiaro che tu sei un ottimo cuoco
(28) pare che tu sia un ottimo cuoco
(29) è possibile che riusciresti bene come cuoco
L’alternanza di indicativo e congiuntivo, come avviene anche nelle frasi oggettive, può dipendere però anche dal ➔ registro adoperato. In italiano contemporaneo nelle soggettive che ricorrono dopo i verbi di opinione passivi la scelta dell’indicativo (30) invece del congiuntivo (31) è indice di un registro più colloquiale:
(30) si pensa / si teme che siete stanchi
(31) si pensa / si teme che siate stanchi
Tra le soggettive esplicite, quelle al congiuntivo sono più strettamente legate alla frase matrice, il che si manifesta nella possibilità di omettere il complementatore (32), possibilità invece interdetta con le oggettive all’indicativo e al condizionale (33):
(32) sembra (che) tu sia un ottimo cuoco
(33) *sembra tu sei / saresti un ottimo cuoco
In molti casi la scelta tra indicativo e congiuntivo è determinata dal verbo della frase matrice. Alcuni verbi infatti selezionano solo l’indicativo, altri solo il congiuntivo. Sono preferibilmente seguiti dal congiuntivo:
(a) i verbi impersonali di apparire (sembra, pare, appare);
(b) i verbi di necessità e convenienza (bisogna, occorre, vale la pena);
(c) i verbi psicologici (piace, dispiace, secca, stupisce, ecc.);
(d) in molti casi i verbi copulativi seguiti da aggettivo o nome.
Sono preferibilmente seguiti da indicativo i verbi che indicano certezza, constatazione, risultanza oggettiva (si sa, risulta, consta, si afferma, fatto sta che) e i casi di verbi copulativi seguiti da aggettivo o nome con semantica affine (è chiaro, è evidente, è certo, è innegabile).
Le frasi soggettive all’infinito (34) sono preferite alle esplicite (35) quando esiste un argomento nella principale che coincide col soggetto della soggettiva:
(34) mi sembra di conoscerti
(35) *mi sembra che (io) ti conosca
Se però la soggettiva descrive un evento posteriore all’evento della principale, allora il costrutto esplicito è di gran lunga preferito:
(36)
a. mi sembra che partirò domani con te
b. *mi sembra di partire domani con te
(37)
a. mi sembrava che ti avrei accompagnato l’indomani
b. *mi sembrava di accompagnarti l’indomani
Infine è obbligatorio il costrutto esplicito quando il verbo reggente è assolutamente impersonale e la soggettiva ha un soggetto esplicito, anche se con un referente generico:
(38)
a. è evidente che tutti vorrebbero aver ragione
b. *è evidente tutti voler aver ragione
Per utilizzare il costrutto implicito anche in un contesto come quello di (39) e (40), è necessario che il soggetto della soggettiva ‘risalga’ nella frase reggente e ne renda personale il verbo comparendo quale suo soggetto (si veda oltre, § 6):
(39) sembra che tutti vogliano aver ragione
(40) tutti sembrano voler aver ragione
Come nelle frasi oggettive, anche nelle soggettive si incontra, almeno nella lingua antica, un uso sporadico del costrutto dell’➔accusativo con infinito dopo verbi impersonali (Skytte 1978):
(41) manifesto è essa nobiltà essere semente di felicità (Dante, Conv. IV, xx).
Le frasi soggettive possono ricorrere prima o dopo la frase reggente (➔ ordine degli elementi). In generale l’ordine in cui la subordinata precede la reggente è un ordine marcato, soprattutto nel caso della soggettiva esplicita; in ogni caso esso non è ammesso con infiniti introdotti da di (44) mentre è più comune quando il verbo reggente è un copulativo accompagnato da un aggettivo predicativo (45):
(42) che tu sia sempre in ritardo è davvero insopportabile
(43) arrivare sempre in ritardo è davvero insopportabile
(44) *di arrivare in ritardo sembra inopportuno
(45) arrivare in ritardo sembra inopportuno
La soggettiva anteposta alla reggente non è ammessa con il costrutto verbo copulativo + avverbio:
(46) è bene [lasciare tutto in ordine]
(47) *[lasciare tutto in ordine] è bene.
Il complementatore che introduce le frasi soggettive esplicite è di solito che. In alcuni casi è possibile la sua omissione:
(48) sembra [tu sia molto infastidito dall’accaduto]frase soggettiva
Nelle forme implicite la soggettiva, che ha modo infinito, può essere introdotta da di. Tale complementatore è obbligatorio con verbi reggenti usati in modo assolutamente impersonale (sembra di, pare di), mentre può essere omesso quando esista un argomento relativo a un referente umano a cui pare o sembra quanto espresso dalla completiva (Acquaviva 1991):
(49) sembra / pare di capire che non ci siano state vittime
(50) ci sembra (di) emergere da un lungo sonno
Nell’evoluzione storica dell’italiano la presenza o assenza della marca di è stata ugualmente oscillante. Alcune omissioni o usi di di che si registrano nei secoli passati oggi sarebbero percepiti come desueti:
(51) tanto che me parve allora vedere tutti li termini [toccare l’estremo] de la beatitudine (Dante, Vita Nova III, 1)
(52) è penoso di vedere come soffre (Antonio Fogazzaro, Piccolo mondo antico)
Nel caso in cui il verbo impersonale venga costruito in modo personale, con la risalita del soggetto dalla subordinata alla reggente si omette il di:
(53) le persone paiono capire presto come funziona
Serianni (1989: 565) segnala come regionali o desueti gli usi di complementatori di infinitive soggettive diversi da di, come a in (54) e (55):
(54) tocca ai preti a trattar male co’ poveri (Alessandro Manzoni, I promessi sposi)
(55) per me quando il morto piange è segno che gli dispiace a morire (Carlo Collodi, Pinocchio).
Tra i verbi che introducono le frasi soggettive, i verbi sembrare, parere e cominciare consentono un particolare movimento all’interno del costrutto che viene definito sollevamento. Accade infatti che il soggetto della frase soggettiva (56) diventi soggetto del verbo reggente e la subordinata, non più soggettiva non avendo più un verbo impersonale come verbo reggente, prenda il modo infinito (57) (➔ infinitive, frasi):
(56) sembra / pare che Marco sia felice
(57) Marco sembra / pare essere felice
Col verbo cominciare è possibile solo la forma con sollevamento, come si ricava dal confronto tra (58) e (59):
(58) Marco comincia a essere felice
(59) *comincia che Marco è felice.
Acquaviva, Paolo (1991), Completive e soggettive, in Grande grammatica italiana di consultazione, a cura di L. Renzi, G. Salvi & A. Cardinaletti, Bologna, il Mulino, 1988-1995, 3 voll., vol. 2° (I sintagmi verbale, aggettivale, avverbiale. La subordinazione), pp. 657-674.
Serianni, Luca (1989), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria, con la collaborazione di A. Castelvecchi, Torino, UTET.
Skytte, Gunver (1978), Il cosiddetto costrutto dotto di accusativo con l’infinito in italiano moderno, «Studi di grammatica italiana» 7, pp. 281-315.