FRATI PREDICATORI
Ordine religioso sviluppatosi all'inizio del Duecento e consacrato alla predicazione. La denominazione Domenicani ‒ con cui sono comunemente conosciuti ‒ li ricollega invece alla figura di Domenico di Calaruega cui venne attribuita, già nella prima metà del XIII sec., la fondazione dell'Ordine.
In realtà l'origine dei Frati predicatori va inquadrata nel più generale tentativo della Chiesa, tra la fine del XII e l'inizio del XIII sec., di riassorbire il fenomeno ereticale che, soprattutto in alcune regioni come il Sud della Francia e l'Italia centrosettentrionale, aveva assunto dimensioni inquietanti. I valdesi, ma soprattutto i catari, stavano costruendo gerarchie parallele a quella della Chiesa romana, ponendosi in una posizione di sempre più esplicita 'concorrenzialità'.
Quando il vescovo della città spagnola di Osma, Diego, e uno dei suoi canonici, Domenico, si trovarono ad attraversare la Francia meridionale, 'infestata' dal catarismo, si resero conto che avrebbero potuto soddisfare il loro desiderio di farsi missionari senza bisogno di raggiungere le lontane regioni del Baltico ove avevano avuto intenzione di svolgere la propria azione evangelizzatrice. Ma si resero altresì conto che la scarsa efficacia della predicazione dei Cistercensi, cui era stato affidato dal papato il delicato incarico di riportare gli eretici in seno alla Chiesa, era dovuta, in parte, a una insufficiente preparazione dottrinale ma, soprattutto, a uno stile di vita che veniva avvertito dalle popolazioni come molto simile a quello signorile, ben lontano comunque dalla povertà e dall'ascesi che caratterizzavano invece i perfecti catari. Essi intrapresero quindi un'attività di predicazione che non si limitava a proporre ai fedeli una corretta interpretazione della parola divina ma che, soprattutto, si accompagnava a una vita evangelicamente esemplare. Morto Diego, Domenico, con alcuni compagni, continuò la sua opera, il cui valore venne giustamente apprezzato dal vescovo Folco di Tolosa, che assegnò loro una chiesa e l'incarico ufficiale di coadiuvarlo nella sua attività pastorale.
La forma di vita praticata da Domenico e dai suoi compagni presso la chiesa di S. Romano di Tolosa venne approvata dalla Santa Sede il 22 dicembre 1216. Formalmente la nuova comunità adottò la regola di s. Agostino, per conformarsi al dettato del tredicesimo canone del IV concilio lateranense che vietava la nascita di nuove famiglie religiose dotate di regola propria, imponendo la scelta fra quelle di s. Benedetto e di s. Agostino. Ma i Frati predicatori si dotarono presto di un corpo di Costituzioni, ispirate all'inizio a quelle dei Premonstratensi, che consentì loro di elaborare uno stile di vita del tutto originale.
Per assicurare la correttezza dottrinale della predicazione era necessario che i frati avessero un'adeguata preparazione teologica. Per questo si decise che ogni convento dovesse essere dotato, sin dalla fondazione, di un lettore, cioè di un insegnante di teologia, coadiuvato da un magister studentium, incaricato di seguire, giorno per giorno, l'attività degli studenti. Nello stesso tempo Domenico decise di inviare alcuni frati a Parigi, dove fiorivano le più celebri scuole di teologia della cristianità. A Bologna, dove invece, da più di un secolo, si insegnavano il diritto civile e quello canonico, venne fondato un convento destinato a diventare presto il più importante al di qua delle Alpi. L'inserimento nell'ambiente universitario, favorito da papa Onorio III, non mirava però solo a migliorare il livello culturale dei Frati predicatori ma anche ad attirare nell'Ordine nuove reclute già dotate di una solida preparazione. Il progetto fu coronato da immediato successo. Molti furono gli universitari che scelsero la nuova forma di esperienza religiosa e presto l'Ordine poté contare su una cattedra di teologia all'Università di Parigi.
Per quanto non sia facile misurare la crescita dei Domenicani in termini numerici, si è calcolato che fossero circa trecento alla morte di Domenico (1221), circa quattromila nel 1237 e intorno ai diecimila all'inizio del Trecento; centinaia di conventi erano presenti in tutta l'Europa cristiana. Il loro insediamento privilegiò le città episcopali, per poter coadiuvare, secondo il progetto originale, l'azione dei vescovi. Le loro scuole di teologia, così come quelle dei Francescani, erano aperte anche agli 'esterni', chierici e laici, e contribuirono non poco a migliorare la preparazione teologica di chi aveva la cura d'anime. Il loro successo presso i fedeli e i privilegi concessi dal papato ‒ che diede ai Frati predicatori la possibilità di confessare, di celebrare pubblicamente la messa nelle loro chiese e di accogliervi, dopo la morte, i corpi dei loro devoti ‒ mise però non di rado i Domenicani in conflitto con il clero secolare, che temeva di perdere il proprio ascendente sui fedeli, con conseguenti danni sul piano economico, e vedeva minacciato il tradizionale assetto della Chiesa. D'altra parte la buona preparazione culturale e la fedeltà a Roma favorì un precoce inserimento dei Frati predicatori nei più alti gradi della gerarchia ecclesiastica. I vescovi domenicani sono numerosi sin dal pontificato di Innocenzo IV, cui si deve anche la prima promozione cardinalizia di un frate predicatore nella persona del maestro di teologia e penitenziere papale Ugo di Saint-Cher (1244).
Intanto, forse per iniziativa di papa Gregorio IX, forse per porsi sullo stesso piano dei Frati minori, il cui fondatore ‒ Francesco di Assisi ‒ era stato canonizzato nel 1228, a soli due anni dalla morte, i Frati predicatori avviarono le procedure per il riconoscimento ufficiale della santità di Domenico, promosso a 'fondatore' dell'Ordine. La solenne traslazione del corpo del futuro santo venne celebrata nell'estate del 1233, nella fase di maggior impatto, politico ed emotivo, del movimento dell'Alleluia. Questa devozione popolare, sorta al di fuori di ogni gerarchia e diffusasi con impressionante velocità soprattutto nella Pianura Padana centrorientale, venne ben presto incanalata da Francescani e Domenicani verso forme penitenziali che non aveva all'origine. I frati si impegnarono nella predicazione della concordia all'interno delle città e della pace fra le diverse realtà cittadine. Grazie al loro grande ascendente sulle popolazioni urbane, essi ottennero anche in alcuni casi importanti modifiche degli statuti cittadini in favore della libertà della Chiesa, per la moralizzazione dei costumi, la repressione dell'usura e la lotta all'eresia. L'opera di pacificazione si esaurì in pochi mesi mentre più durature si dimostrarono le innovazioni statutarie. La campagna in favore della canonizzazione di Domenico accompagnò e trasse alimento dalla fervida atmosfera di devozione religiosa dell'Alleluia. Dopo due inchieste informative su 'vita e miracoli' che si svolsero a Tolosa e Bologna, Domenico venne inserito ufficialmente nel catalogo dei santi nel 1234.
I rapporti tra i Frati predicatori e Federico II furono a lungo connotati da una notevole disponibilità da parte imperiale. Impegnato sin dalla sua incoronazione (novembre 1220) nella repressione dell'eresia, vista anche come destabilizzatrice dell'ordine sociale, l'imperatore non pare aver ostacolato, e anzi in alcuni casi sembrerebbe aver favorito, la fondazione di conventi domenicani nel Regno e soprattutto in Germania. I Frati predicatori vennero persino incaricati di 'evangelizzare' i musulmani siciliani che Federico aveva insediato a Lucera. Nei momenti di crisi tra papato e Impero, i Domenicani ‒ come del resto i Francescani ‒ vennero spesso utilizzati quali 'ambasciatori' papali presso la corte federiciana. La situazione cambiò, naturalmente, dopo la scomunica del 1239, e soprattutto dopo quella del 1245, che comportò anche la formale deposizione di Federico da parte di Innocenzo IV. Il papato, infatti, per ottenere la massima pubblicizzazione delle scomuniche incaricò proprio i Mendicanti di dar lettura delle condanne papali all'interno delle loro chiese in occasione delle celebrazioni domenicali e di impegnarsi attivamente in una campagna 'propagandistica' contro l'imperatore. Pare che, in questa difficile situazione, i Frati predicatori abbiano cercato di mantenere una sorta di equidistanza tra le parti. Furono frati domenicani a stilare una sorta di 'certificato di ortodossia' in favore di Federico, che il papa fece comunque condannare nel concilio di Lione come eretico. E, ancora nel 1246, l'imperatore si rivolse ai frati, riuniti in capitolo generale a Parigi, per chieder loro di non schierarsi contro di lui. Probabilmente il fatto che, in quegli anni, alla guida dell'Ordine, fosse un suddito dell'Impero, Giovanni Teutonico, contribuì a mantenere i Frati predicatori relativamente al di fuori del conflitto. Anche se, negli ultimi anni di regno, Federico II si lamentò dell'ostilità dei Domenicani, non sono testimoniati casi di condanne a morte di membri dell'Ordine come nemici dell'Impero e istigatori al tradimento, condanne che colpirono invece alcuni Minori.
Come i Francescani, anche i Frati predicatori godettero dell'appoggio della dinastia angioina, che sostituì gli Svevi nel Regno di Sicilia, e dal 1266 la loro diffusione non trovò più alcun ostacolo né in Italia né nelle altre terre dell'Impero.
fonti e bibliografia
Le fonti per la storia dell'Ordine sono in gran parte edite, grazie all'impegno dei confratelli, nella collana Monumenta Ordinis Fratrum Praedicatorum Historica, il cui primo volume è uscito nel 1896. I documenti pontifici sono stati invece pubblicati nel Bullarium Ordinis fratrum Praedicatorum, I-VIII, Roma 1729-1740. Interventi su singoli temi vengono annualmente raccolti nella rivista dell'Ordine, "Archivum Fratrum Praedicatorum". Qui di seguito verranno segnalati solo alcuni titoli che rappresentano, da una parte, necessari punti di riferimento per una storia dei Predicatori e, dall'altra, le più recenti pubblicazioni sul tema:
A. Walz, I cardinali domenicani. Note bio-bibliografiche, Firenze-Roma 1940.
W.A. Hinnebusch, The History of the Dominican Order. Origins and Growth to 1500, I-II, Staten Island 1966-1973.
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G. Barone, Gli Ordini Mendicanti, in Storia dell'Italia religiosa, I, L'Antichità e il Medioevo, a cura di A. Vauchez, Roma-Bari 1993, pp. 347-373.
L. Canetti, L'invenzione della memoria. Il culto e l'immagine di Domenico nella storia dei primi frati Predicatori, Spoleto 1996.
I Frati Predicatori nel Duecento, Verona 1996.
G. Barone, Il Papato e i Domenicani nel Duecento, in Il Papato duecentesco e gli Ordini Mendicanti.
Atti del XXV Convegno internazionale della Società Internazionale di Studi Francescani (Assisi, 13-14 febbraio 1998), Spoleto 1998, pp. 81-103.
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Studio e 'Studia': Le scuole degli Ordini Mendicanti tra XIII e XIV secolo. Atti del XXIX Convegno internazionale della Società Internazionale di Studi Francescani (Assisi, 11-13 ottobre 2001), Spoleto 2002.
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