FRATRIA (ϕρατρία)
I Greci, come tutti gli altri popoli indoeuropei, erano divisi in associazioni familiari o gentilizie già prima della loro emigrazione nelle loro sedi storiche, e in queste portarono tale loro organizzazione. Queste associazioni si chiamavano ϕρατρίαι, cioè confraternite, o τίατραι, πατριαί, e credevano di discendere da un capostipite comune. Il loro scopo originario era quello della difesa della vita, dei beni e dell'onore dei componenti, al quale compito non provvedeva lo stato primitivo. Perciò sulle fratrie incombeva soprattutto il dovere della vendetta del sangue, quando a questo non bastavano i parenti più prossimi, e il nesso della fratria era considerato come garanzia della vita sociale e statale, onde è che Omero chiama "senza fratria" chi desidera la guerra civile (Iliade, I, 63). Nell'epoca del nomadismo i componenti della stessa associazione si spostavano certamente insieme, e quando fondarono sedi stabili, si stanziarono gli uni in prossimità degli altri. Anche in guerra i membri della stessa fratria combattevano accanto.
G. De Sanctis, E. Meyer, ecc. credono che l'origine della fratria non sia gentilizia, ma debba ricercarsi in associazioni irregolari e instabili del tipo dei fidizî spartani, e più delle agele cretesi, ma nessuno nega che con lo stabilizzarsi delle relazioni sociali queste associazioni diventassero prevalentemente familiari e gentilizie.
Le fratrie ebbero sin dall'origine - sebbene le testimonianze risalgano soltanto ad età posteriore - i loro culti. In Atene la festa delle fratrie erano le Apaturie, che, al dire di Erodoto, erano comuni a tutti gli Ioni, tranne quelli di Efeso e di Colofone, e in età classica il dio delle Apaturie era Dioniso, ma è certo che la divinità principale delle fratrie era in Atene e forse in buona parte dei paesi ionici Zeus fratrio, come era Zeus etereo in Creta, Zeus patroo a Chio, a Delfi e forse in buona parte dei paesi non ionici. Con Zeus erano associati Atena fratria in Atene, altrove Apollo fratrio e Posidone fratrio, ed è parola anche di Efesto.
Dal carattere prevalentemente familiare o gentilizio, che le fratrie ebbero in origine o almeno in uno dei primi stadî, esse si trasformarono, con l'intervento dello stato, in gruppi artificiali, comprendenti famiglie di antica e di nuova formazione. Questo processo in Atene fu perfezionato, pare, con Clistene sul finire del sec. VI a. C. delle fratrie ateniesi. Ognuna di esse ha, oltre i culti generali, i proprî culti particolari e quindi il proprio sacerdote, e il proprio capo annuale (ϕρατρίαρχος, ϕρατριαρχῶν), che ne presiede le assemblee. La principale funzione civile della fratria ateniese è il controllo della genuinità dello stato civile e del diritto di città.
In occasione del matrimonio, lo sposo offre alla propria fratria il sacrificio e banchetto nuziale (γαμηλία), e questa costituisce una prova del vincolo matrimoniale. I neonati maschi vengono presentati, qualche tempo dopo la nascita, al genos o al tiaso e, nel terzo giorno delle Apaturie, alla fratria, e in questa occasione l'introduttore celebra un sacrificio sull'altare principale e presta giuramento, al che può essere fatta opposizione in caso d'illegittimità. All'età di sedici anni il ragazzo viene presentato di nuovo alla fratria nella stessa festa, e allora ha luogo il sacrificio principale, detto κουρεῖον dall'offerta dei capelli, a cui seguì nella maggior parte delle fratrie l'esame finale, διαδικασία, mentre nella fratria dei Demotionidi ha luogo un anno dopo (v. Dittenberger, Sylloge inscr. gr., 3ª ed., n. 921).
Come in Atene, le fratrie appaiono nella maggior parte degli stati greci, e vi hanno generalmente lo stesso carattere e le stesse nelle tribù e nei demi o gruppi corrispondenti, e sorvegliano lo stato civile. Così a Teno, Egina, Bisanzio, Samo, Iaso, Ilio, Efeso, ecc. A Delfi la fratria dei Labiadi era divisa in τιατριαί, aveva proprî beni e rendite, proprie assemblee e magistrati, ταγοί, i quali sorvegliavano l'ammissione alla fratria, subordinata a certe offerte e ad un esame: le eventuali opposizioni all'ammissione erano giudicate in appello da tutti i Labiadi. Fratrie appaiono anche nelle città greche dell'Italia meridionale e della Sicilia, come a Messina e a Napoli, nella quale ultima città ci sono testimoniate loro assemblee e loro funzionarî. Nelle città cretesi il posto delle fratrie è tenuto dalle eterie (v.). A Sparta (Ateneo, IV, 141) vi sarebbero state 27 fratrie, e mentre alcuni credono che si tratti di una divisione piuttosto tarda, altri la fanno risalire a maggiore antichità, e tra questi alcuni le considerano come suddivisioni delle antiche tre tribù doriche, altri come partizioni delle tribù locali che assai presto sostituirono in Sparta quelle gentilizie.
Bibl.: Hermamnn-Thalheim, Griechische Rechtsaltertümer, 4ª ed., Friburgo 1892, p. 7 segg.; Schömann-Lipsius, Griechische Altertümer, I, 4ª ed., Berlino 1897, pp. 331 seg. 383 seg.; II (1902), p. 574 segg.; Ch. Lecrivain, in Daremberg e Saglio, Dict. des Ant. gr. et rom., IV, p. 444 segg.; U. von Wilamowitz, Aristoteles und Athen, Berlino 1893, II, p. 259 segg.; W. S. Ferguson, The Athenische Phratrie, in Classical Philology, 1910, p. 257 segg.; G. De Sanctis, 'Ατϑίς, Storia della Repubblica Ateniese, 2ª ed., Torino 1912, p. 41 segg.; K. J. Beloch, Griechische Geschichte, I, 1, 2ª ed., Strasburgo 1912, p. 81 segg.; E. Meyer, Über die Anfänge des Staates und sein Verhältnis zu den Geschlechtsverbänden, in Sitzungsber. der. Berl. Akad., 1907, p. 508 segg.; id., Gesch. des Altertums, I, 1, 4ª ed., 1921, p. 12 segg.; G. Busolt, Griech. Staatskunde, I, 1, 3ª ed., Monaco 1920, p. 250 segg.; II (1926), p. 958. V. anche file.
Le fratrie presso i primitivi. - Molti popoli primitivi sono divisi in due o più "classi di matrimonio" e per i membri di ogni classe vi è divieto di sposare fra loro: essi possono unirsi solo a un membro di un'altra classe. Se una classe di matrimonio si divide a sua volta in un certo numero di sottogruppi (p. es., in gruppi di clan totemici), questi prendono il nome di fratrie. Dove la divisione in classi di matrimonio è collegata a una struttura totemica della tribù, i gruppi totemici vengono generalmente distribuiti in numero all'incirca eguale nelle classi matrimoniali. Ad esempio, le due fratrie dei Seneca (Irochesi) possedevano ognuna quattro clan totemici: alla prima fratria appartenevano i clan "orso", "lupo", "castoro", "tartaruga", e alla seconda quelli del "cervo", "beccaccia", "airone" e "falco". Le tribù australiane presentano invece condizioni molto più complicate: così presso i Wiradyuri (Nuova Galles del Sud) ognuna delle due fratrie si scomponeva in due sottofratrie, ciascuna delle quali era costituita da un certo numero di clan totemici; nell'Australia centrale e nord-occidentale predomina persino un sistema di 8 classi. Le fratrie si sono particolarmente sviluppate presso gl'Indiani dei Pueblos; i Zuñi posseggono 7 fratrie con 16 clan, i Hopi ne hanno 12 con circa 100 clan. La fratria rappresenta un elemento di coesione nella compagine della tribù, anche per i popoli presso i quali non ha avuto alcuna funzione politica o amministrativa sua propria. Essa dava infatti ai componenti di vasti gruppi l'abitudine di considerarsi come "fratelli", come memhri di un'unità superiore, e questo sentimento era rafforzato dai culti e dalle cerimonie celebrate in comune, il che era un privilegio delle fratrie. Gl'Irochesi giocavano divisi per fratrie anche il sacro giuoco della palla e i membri di una fratria rendevano gli ultimi onori ai morti dell'altra. La divisione in fratrie presentò sviluppi diversi presso varî popoli. Presso i Natchez della Luisiana una delle fratrie si trasformò, p. es., in una casta nobile, l'altra si abbassò fino a diventare la casta "inferiore", quella del popolo comune. Fra le genti dotate di un'orgariizzazione politica superiore (Aztechi, Peruviani) le fratrie erano ridotte a una mera parvenza.
Molte teorie sono state esposte sull'origine di questo fenomeno sociale. Secondo F. Graebner e E. Schmid. esso deriverebbe soprattutto dall'incontro di due culture in origine essenzialmente diverse, cioè del ciclo matriarcale delle due classi con il ciclo patriarcale totemico (v. Famiglia).
Bibl.: L. H. Morgan, Ancient Society, Londra 1877; F. Graebner, Wanderung und Entwicklung socialer Systeme in Australien, in Globus, XC (1906); id., Die socialen Systeme in der Südsee, in Zeits. f. Socialwissensch., XI (1908); J. G. Frazer, Totemism and Exogamy, Londra 1910, voll. 4; R. H. Lowie, primitive Society, New York 1920.