fricative
I suoni fricativi, detti anche spiranti o costrittivi, sono prodotti mediante un rilevante restringimento del canale orale: gli organi articolatori si avvicinano senza pervenire ad una chiusura totale. L’aria fuoriesce da questa stretta diaframmatica, in uno stato di costrizione, determinando un tipico rumore turbolento. Le fricative sono ➔ consonanti ostruenti poiché il passaggio dell’aria è in parte bloccato; sono suoni continui perché prolungabili nel tempo. La produzione dei suoni fricativi può essere o no associata alle vibrazioni delle pliche vocali, dando luogo così a fricative sonore, come /v/ e /z/, oppure sorde, come /f/ e /s/. Il luogo di articolazione delle consonanti fricative è variabile e dipende dal punto in cui avviene la costrizione. Nell’alfabeto fonetico internazionale (IPA; ➔ alfabeto fonetico) la serie è completa, essendo classificati tutti i luoghi articolatori.
Sebbene il termine fricativo evochi un caratteristico effetto percettivo di frizione, in realtà non tutti i suoni mostrano lo stesso grado di rumorosità, una proprietà quest’ultima direttamente proporzionale all’indice di stretta. A tale proposito si distinguono fricative ➔ sibilanti, come /s/ o /ʃ/, suoni striduli dal rumore intenso, e fricative non sibilanti, come /f/ o /θ/, segmenti non striduli caratterizzati da frizione di lieve entità.
Le consonanti fricative presentano un rumore irregolare costituito da striature verticali la cui distribuzione lungo l’asse delle frequenze dipende dal luogo di articolazione del suono e dal tratto di sonorità.
Le fricative sonore si differenziano dalle sorde perché dotate di barra sonora e di minore intensità. La concentrazione del rumore fricativo decresce in frequenza con l’aumento del grado di posteriorità del suono. La lunghezza della cavità che si genera anteriormente al luogo di costrizione della fricativa è maggiore nelle fricative posteriori, minima in quelle anteriori.
Quanto alle caratteristiche spettro-acustiche, i suoni fricativi sono stati spesso classificati in tre gruppi: anteriori, mediani e posteriori (Strevens 1960). Nel primo gruppo rientrano le fricative bilabiali e le labiodentali, entrambe connotate da una frizione diffusa con picchi di bassa intensità. Al gruppo mediano appartengono fricative alveolari e palatali, caratterizzate da uno spettro breve con un’area centrale molto prominente, mentre nel gruppo delle posteriori rientrano suoni velari, glottidali e uvulari, contraddistinti da uno spettro medio. Per questo motivo, le fricative anteriori, come ad es. /ɸ/, /f/ o /θ/, mostrano rumore diffuso che ricopre l’intero asse frequenziale, mentre le fricative posteriori, come /x/ o /h/, presentano basse concentrazioni di rumore.
Con riferimento all’italiano, /f/ mostra una frizione di intensità debole priva di una regione frequenziale prominente (fig. 1).
Molto intenso è il rumore di /s/ che si estende da 4000 Hz fino a frequenze elevate (fig. 2), mentre /ʃ/ manifesta una forte energia concentrata in una banda frequenziale compresa tra 2000 e 5000 Hz (fig. 3).
Le fricative sonore /v/ e /z/ manifestano una minore intensità e una durata inferiore rispetto alle corrispondenti omorganiche sorde (figg. 4-5).
Le fricative dell’italiano sono: labiodentali /f v/, alveolari /s z/, postalveolare /ʃ/; /f/ e /v/ sono realizzate appoggiando gli incisivi superiori contro il labbro inferiore, sebbene nel parlato /v/ sia spesso resa da un suono approssimante e non fricativo; /s/ e /z/ sono generate articolando l’apice o il predorso della lingua contro gli alveoli; mentre in /ʃ/ la punta o il dorso della lingua stabilisce un lieve contatto contro la parete postalveolare. Quest’ultima serie è incompleta, poiché manca del fonema sonoro /ʒ/.
L’opposizione tra /s/ e /z/ ha un rendimento funzionale limitato, essendo presente solo in posizione intervocalica, ad es. [ˈfuːso] «strumento per filare» e [ˈfuːzo] «participio passato del verbo fondere» e solo nel toscano. Nell’italiano settentrionale la pronuncia della sibilante è infatti sonora, laddove nelle varietà centrali e meridionali è sorda. Prima di consonante sorda si ha solo /s/, ad es. [s]calare, mentre prima di sonora si avrà soltanto /z/, es. [z]golare. Circa la lunghezza, /f/, /v/ ed /s/ sono sia scempi che geminati (per es., tufo /tuffo), /z/ è solo variante breve, mentre il fonema /ʃ/ ha una pronuncia rafforzata sia in corpo di parola che al confine tra parole: per es., la sciarpa → [laˈʃːarpa].
Tra i dialetti, la gamma dei suoni fricativi derivati da processi di allofonia è ampia. Nel toscano vi sono varianti fricative estranee all’italiano, come [ɸ θ x/h] o [β δ ɣ], tipici esiti della gorgia (➔ gorgia toscana). Nella stessa regione sono presenti anche gli allofoni [ʃ] e [ʒ] per effetto della riduzione di /ʧ/ e /ʤ/: per es. pace → [ˈpaːʃe]. Processi di affricazione coinvolgono /s/ in larga parte dell’Italia mediana, dopo /n l r/, ad es. forse → [ˈforʦe].
Le fricative non hanno distribuzione contestuale regolare.
Tutti i fonemi fricativi, eccetto /z/, possono costituire l’Attacco monoconsonantico di una ➔ sillaba: per es., foto, sciocco; /f/, /v/ ed /s/ possono essere anche seguiti, da un legamento o da una consonante liquida, ad es. fiato, frate; viale, sovrano (il nesso -vr- non compare però in posizione iniziale di parola), suono, sregolato; /f v/ chiudono la sillaba se geminati: truf.fa (ma anche af.ta), av.vocato; /s/ occupa la Coda sillabica se geminato (as.so) o nelle sequenze consonantiche interne, ad es. as.ta, mos.tro, mos.ca.
In posizione finale di parola, le fricative hanno distribuzione molto limitata: /s/ ricorre solo in alcuni latinismi (come rebus, bis) oppure, insieme a /f/ e /v/, in alcuni ➔ prestiti acclimatati (autobus, chef) o in acronimi (ubs; ➔ sigle) e abbreviazioni derivati da espressioni italiane (tav, colf) o straniere (suv) o in alcune interiezioni (Ups!; ➔ interiezione).
Complessivamente, i suoni fricativi più frequenti sono sordi e anteriori. In italiano, coerentemente con le tendenze tipologiche universali, le fricative sono meno frequenti di occlusive e nasali. La fricativa più ricorrente è /s/, e la medesima tendenza si rinviene anche per le geminate (cfr. Haspelmath et al. 2008-2009).
Haspelmath, Martin et al. (2008-2009), The world atlas of language structures online, Munich, Max Planck Digital Library, disponibile online: http://wals.info/.
Johnson, Keith (20032), Acoustic and auditory phonetics, Malden (Mass.), Blackwell (1a ed. 1997).
Strevens, Peter (1960), Spectra of fricative noise in human speech, «Language and speech» 3, pp. 32-49.