FRISINGA
(ted. Freising)
Città della Germania, in Alta Baviera, situata sulla riva sinistra del fiume Isar. All'inizio del sec. 8° F. era una villa publica o civitas e sorgeva ai piedi di un primo insediamento curtense, divenuto in seguito proprietà dei vescovi della dinastia ducale bavarese degli Agilolfingi: un palatium, verosimilmente sede del potere laico, risulta già menzionato in relazione al vescovo Arbeone (m. nel 783; Benker, 1967). La fortezza e la cappella palatina degli Agilolfingi si trovavano nel punto più alto dell'altura del Domberg ed erano racchiuse da un muro di cinta con palizzata e protette da un robusto battifredo.Corbiniano (ca. 670-724/730), giunto in Baviera nel 718 su richiesta del duca Grimoaldo nel quadro delle missioni irlandesi sul continente, scelse come sede vescovile la cappella palatina della fortezza del duca, dedicata a Maria. Nel 738-739 Bonifacio 'apostolo della Germania' (ca. 675-754) elesse il vescovado di F. a punto di appoggio primario per l'attività di cristianizzazione che interessava i territori confinanti, in particolare la regione alpina a S e a S-E di Frisinga.Tra i vescovi di F. va ricordato l'abate cistercense Ottone I di F. (ca. 1114-1158), zio dell'imperatore Federico I Barbarossa (1152-1190), che ricoprì la carica dal 1137 e nel 1147 partecipò alla crociata di Corrado III (1138-1152); egli redasse i Gesta Frederici imperatoris, una tra le più importanti testimonianze letterarie del Medioevo.Il Domberg, fortificato nel sec. 10°, era raggiungibile, attraverso due accessi posti sul versante settentrionale, dal suburbium situato nella pianura del Moosach, che si sviluppò nel corso dei secc. 10° e 11° sino a divenire un centro urbano. Si riconosce tuttora l'impianto difensivo tardomedievale del Domberg nei tratti settentrionale e nordoccidentale attraverso le abitazioni dei secc. 18° e 19° edificate lungo il suo tracciato; al centro della città si elevava la parrocchiale tardogotica (Denkmäler in Bayern, 1986, p. 290).Della prima costruzione della cattedrale, intitolata alla Vergine e a s. Corbiniano (sec. 8°), si dispone solo di rare notizie, che forniscono un quadro confuso. La chiesa, definita nei documenti per lo più in castro o domus sanctae Mariae, va identificata con la cappella palatina di Grimoaldo, situata probabilmente al di sotto dell'attuale cripta; essa doveva avere impianto basilicale e contenere un unico altare con le reliquie di s. Pietro e degli apostoli. Nel 765 o 767 il vescovo Arbeone fece traslare da Maia, presso Merano, a F. il corpo di s. Corbiniano, che venne collocato al di sotto dell'altare maggiore in una camera sepolcrale successivamente ampliata, perché meta di pellegrinaggi; il sarcofago vuoto è attualmente posto davanti alla parete settentrionale della cripta.Nel sec. 9° dovevano essere collegati alla cattedrale anche un monastero dedicato a s. Benedetto e una scuola.Dopo la distruzione nel 903 della prima cattedrale in seguito a un incendio, il vescovo Waldo (883-906) chiese aiuto per la ricostruzione al re dei Franchi Ludovico IV il Fanciullo (900-911). È noto che una cripta con un altare dedicato a s. Pancrazio esisteva fra il 926 e il 938 nella chiesa e che il vescovo Abraham (957-993) fece costruire accanto alla cattedrale una turris - probabilmente un Westwerk che ospitava al primo piano una cappella intitolata a s. Michele - e, annessa alla navatella meridionale, una cappella dedicata a s. Tommaso, dove egli volle essere sepolto. La basilica ottoniana presentava un impianto a tre navate con pilastri. Le torri attuali poggiano verosimilmente su fondamenta del sec. 10°, poiché la distanza che le separa l'una dall'altra rimanda a usi costruttivi di epoca ottoniana.Il 5 aprile 1159 un grande incendio distrusse nuovamente la cattedrale, con gli edifici annessi, tra cui la corte vescovile e una chiesa dedicata a s. Andrea. Il successore del vescovo Ottone I, Alberto I di Hartshausen (m. nel 1184), cercò di salvare il più possibile di quanto si era conservato delle strutture della cattedrale e si rivolse per gli aiuti necessari alla ricostruzione al giovane imperatore Federico I Barbarossa. Venne dato un impianto unitario alla cripta (1159), che si ispirava al S. Michele di Pavia o al S. Zeno Maggiore di Verona. Con ventiquattro colonne - alcune senza dubbio appartenenti alla struttura precedente - e ventuno semicolonne, la cripta della cattedrale di F. è, dopo quella della cattedrale di Spira (Renania-Palatinato), la più grande della Germania. Nella decorazione particolare interesse rivestono i capitelli e le basi, in cui si possono distinguere diverse mani, fra cui quella di Liutpreth, autore della base scolpita con figure e dei capitelli con volatili e busti, e un'altra mano che eseguì la c.d. Bestiensäule, un sostegno dal fusto interamente decorato con figure di cavalieri e di draghi, a rappresentare la lotta tra il bene e il male. Dal punto di vista stilistico è particolarmente evidente l'influsso dell'arte della Francia meridionale e dell'Italia settentrionale e della tradizione iberno-scozzese.Il portale strombato, che permette di accedere alla navata centrale della cattedrale, venne realizzato intorno al 1200 nella parete orientale dell'atrio e si riallaccia nella semplice struttura a modelli dell'Italia settentrionale e di Salisburgo. Sugli stipiti, rilievi di scarso aggetto in arenaria del Danubio - realizzati probabilmente dallo stesso Liutpreth - raffigurano il vescovo Alberto e la coppia imperiale composta da Federico I Barbarossa e da Beatrice di Borgogna (ca. 1140-1184; Hartig, 1928, p. 20). Questa terza fase costruttiva della cattedrale, protrattasi dal 1160 al 1205, si è sostanzialmente conservata, tranne l'interno ristrutturato in epoca barocca. Si trattava di una basilica romanica in laterizio, senza transetto, con tre navate divise da pilastri, tredici campate, tre absidi orientali e due torri occidentali. La navata centrale si trova a un livello inferiore rispetto all'atrio e al coro, a causa del ripido declivio del Domberg e della presenza della cripta; l'abside centrale mostra ancora nella parete esterna le aperture romaniche. L'edificio della seconda metà del sec. 12° presentava, caratteristica singolare per quest'area, una copertura piana, collegabile all'attività di costruttori lombardi, documentata in Baviera; anche la cripta riprese peraltro il modello lombardo. Non si può escludere che alcune parti dell'edificio del sec. 10° siano state inglobate nella costruzione romanica, per es. le fondazioni delle torri e, nella cripta, l'area orientale e i pilastri occidentali del lato meridionale, che presentano un diametro minore rispetto a quelli del lato orientale. Il 2 maggio 1205 la cattedrale era terminata e venne consacrata dal vescovo Ottone II.Al di sopra delle volte dell'attuale navata laterale nord sono ancora riconoscibili finestre gotiche che si aprivano in quella che costituiva la parete settentrionale dell'edificio a tre navate; le cappelle laterali, aggiunte nel corso del Medioevo, vennero integrate organicamente nella cattedrale in età barocca, a costituire due ulteriori navate laterali che trasformarono l'edificio in una struttura a cinque navate. Il vescovo Gottfried von Greifenberg nel 1311-1314 fece costruire tra le due torri occidentali l'atrio gotico, coperto con volte a crociera costolonate, che aveva la triplice funzione di atrio, di cappella e di luogo di sepoltura. Il suo successore, il vescovo Corrado III (m. nel 1322), fece erigere davanti alla cattedrale il piccolo battistero intitolato a s. Giovanni (od. Johanniskirche), in forme architettoniche analoghe a quelle che caratterizzano la navatella settentrionale dell'atrio.Nella cattedrale è degna di particolare menzione la lastra funeraria raffigurante l'assistente episcopale Otto Seemoser (m. nel 1230 ca.). Nel Diözesanmus., oltre a due sculture in legno di tiglio del sec. 12° raffiguranti S. Zeno e un vescovo (Hoffmann, 1907, pp. 3-4), si conserva la c.d. immagine di s. Luca, un'icona del sec. 12° raffigurante la Vergine che intercede nel Giudizio universale, secondo il prototipo dell'icona della Haghiosorítissa della chiesa della Chalkoprateia a Costantinopoli. L'icona è racchiusa in una cornice d'argento, donata nel 1235 da Manuel Diskypatos arcivescovo di Salonicco, nella quale sono inseriti nove medaglioni aurei con raffigurazioni dell'Etimasia, di arcangeli e di santi; intorno al 1300 l'icona fu ridipinta in stile tardobizantino e venne arricchita da una guarnizione argentea (Diözesanmuseum Freising, 1985, pp. 100-106).
Bibl.:
Fonti. - Arbeone, Vitae sanctorum Haimhrammi et Corbiniani, a cura di B. Krusch, in MGH. SS rer. Germ., XIII, 1920; Ottone di Frisinga, Gesta Frederici imperatoris, a cura di F.J. Schmale, (Ausgewählte Quellen zur deutschen Geschichte des Mittelalters, 17), Berlin 1965.
Letteratura critica. - R. Hoffmann, Die Kunstaltertümer im erzbischöflichen Klerikalseminare zu Freising, München 1907; E. Abele, Der Dom zu Freising, München-Freising 1919; M. Hartig, Freising, Augsburg 1928; A. Elsen, Die Bestiensäule in der Freisinger Domgruft, in Festschrift Kardinal Faulhaber, München 1949, pp. 249-274; M. Höck, A. Elsen, Der Dom zu Freising, 19523; J. Blatner, Zur Restaurierung der Domkrypta in Freising, Bericht des bayerischen Landesamtes für Denkmalpflege 15, 1956, pp. 39-43; B. Oesterhelt, Der Chorraum des Freisinger Domes im Mittelalter (tesi), München 1966; S. Benker, Der Dom im ersten Jahrtausend, in Der Freisinger Dom. Beiträge zu seiner Geschichte. Festschrift zum 1200 jährigen Jubiläum des hl. Korbinian, a cura di J. Fischer, Freising 1967, pp. 1-45; K. Gamber, Älteste liturgische Bücher des Freisinger Domes, in Der Freisinger Dom, Freising 1967, pp. 45-65; J.A. Fischer, Die zeitgenössischen Berichte über den grossen Brand von 1159, ivi, pp. 65-99; W. Haas, Besonderheiten mittelalterlichen Backsteinbaus am Dom zu Freising, "Bericht Koldewei-Gesellschaft über die 25. Tagung für Ausgrabungswissenschaft und Bauforschung, Speyer 1969", s.l. 1971, pp. 73-87; Diözesanmuseum der Erzdiözese München und Freising, a cura di S. Benker, München 1974; Diözesanmuseum Freising, a cura di P.B. Steiner, Braunschweig 1985; Denkmäler in Bayern, Oberbayern, Ensembles, Baudenkmäler, a cura di W. Neu, V. Liedke, M. Petzet, München 1986; Freising, 1200 Jahre geistliche Stadt, cat., I-II, Freising 1989-1994.I. Voss