fumetto
Le storie raccontate dai disegni
Strumento espressivo che discende da antiche composizioni pittoriche, il fumetto è una storia realizzata con immagini in sequenza. Disegnati su carta, in veste di fascicoli, inserti di giornale, libri, album, i fumetti godono di un vastissimo pubblico presso le popolazioni di tutti i continenti e ne riflettono ‒ e talvolta formano ‒ il gusto, il linguaggio, le inclinazioni
Secondo il vocabolario, il fumetto è la piccola nuvola di condensa formata dall'alito durante le giornate fredde; dagli anni Quaranta del secolo scorso il termine viene utilizzato per definire le storie composte da immagini in sequenza ‒ cioè accostate l'una all'altra in modo da suggerire l'idea del movimento e dello scorrere del tempo ‒ i cui protagonisti parlano a volte per mezzo di 'nuvole di fumo' che provengono dalle loro bocche. A volte, ma non sempre: esistono fumetti in cui le nuvolette non compaiono, come certe sequenze mute o certi racconti in cui i dialoghi dei personaggi sono riportati in calce alle vignette sotto forma di didascalie.
Una delle più amate e longeve serie a fumetti americane, quella del Principe Valentino, creata nel lontano 1937, utilizza tuttora questa formula. Anche in altre lingue le parole che descrivono questo tipo di narrazione non ne colgono tutte le sfumature: in inglese, per esempio, i fumetti si chiamano comics, cioè "cose che fanno ridere", eppure non tutti i fumetti sono umoristici; in francese bandes dessinées, ossia "strisce disegnate", ma non tutti i fumetti sono impaginati a striscia; forse il modo più corretto per definire questo mezzo espressivo è narrativa sequenziale.
Le più antiche manifestazioni pittoriche pervenute ai giorni nostri ‒ come le scene di caccia dipinte in tempi preistorici sulle pareti delle grotte di Altamira in Spagna o graffite sulle rocce della Valcamonica ‒ non sono altro che arcaiche narrazioni sequenziali. Infatti in natura ogni cosa si muove di continuo, e gli uomini primitivi tentarono come prima cosa di rendere l'idea di quello che vedevano, il movimento, appunto. Solo più tardi comparvero le immagini fisse, come certi dipinti che condensano una storia in una sola immagine: esse sono più difficili da elaborare in quanto la fissità non esiste in natura, e la loro costruzione impone un ragionamento più complesso.
Oggi le narrazioni sequenziali sono solitamente costituite da disegni stampati su carta, ma nell'antichità venivano realizzate in varie formule e vari materiali. La Via Crucis che si trova nelle chiese racconta in varie 'vignette' la passione di Cristo; certe vetrate delle cattedrali sono divise in riquadri che, letti uno dopo l'altro, narrano episodi religiosi. Sequenze 'a fumetti' compaiono nei manoscritti pazientemente miniati dai monaci medievali; in alcuni di essi si trovavano già i cosiddetti effetti sonori: una tromba che emette il suono to to to, un corvo che dice cras.
Con la diffusione della stampa, avvenuta nel 15° secolo, si sviluppò una vasta produzione di fogli illustrati che riproducevano immagini sacre o raccontavano vicende spesso piuttosto truci, come delitti e supplizi.
Verso la fine del Settecento, nuove tecnologie permisero di produrre immagini a basso prezzo, favorendone la diffusione. Alcuni caricaturisti inglesi si specializzarono nel realizzare brevi sequenze satiriche che venivano vendute in apposite botteghe; in tutta Europa gli ambulanti offrivano per pochi soldi fogli di immagini che raccontavano fiabe o vicende istruttive.
Nel 1833 fu pubblicato quello che può essere definito il primo fumetto moderno: un album di 92 pagine intitolato Monsieur Jabot, scritto e illustrato da un insegnante svizzero, Rodolphe Töpffer. Possedeva molte caratteristiche dei fumetti di oggi: la narrazione al presente, contrapposta a quella dei romanzi, di solito al passato remoto; vignette di varie misure; un protagonista riconoscibile e ben caratterizzato.
Le opere di Töpffer, che pubblicò altri sei libri, si diffusero in tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti, e ne uscirono numerose imitazioni. Narrazioni in sequenza cominciarono a comparire: non solo su pubblicazioni umoristiche o satiriche, ma anche su periodici di informazione e riviste letterarie. In ogni paese si svilupparono scuole locali di autori. In Germania il disegnatore-poeta Wilhelm Busch inventò nel 1865 due monelli divenuti popolarissimi, Max und Moritz, progenitori di tutti i bambini cattivi del fumetto. Gli Inglesi si divertivano leggendo le vicende di un perditempo chiamato Ally Sloper; i Francesi si appassionavano per le comiche peripezie della Famille Fenouillard.
E arriviamo agli anni Novanta del 19° secolo. I quotidiani statunitensi includevano ogni domenica vari tipi di inserti: d'informazione, di economia e anche umoristici. Il supplemento comico del quotidiano The world di New York, fondato nel 1893, pubblicò fin dalla sua uscita, accanto ai racconti e alle vignette, anche sequenze illustrate; nel 1895 cominciò a comparirvi una serie di disegni il cui protagonista era un ragazzino battezzato Yellow Kid ("ragazzo giallo") a causa del colore del suo lungo camicione. Presto tutti i quotidiani cominciarono a ospitare comics e nacque una vera e propria industria del fumetto. Le tecniche narrative vennero affinate, e furono inventati tutti quei codici che ora diamo per scontati: per esempio che una nuvoletta unita a un personaggio da una serie di pallini significa che questi sta pensando e non parlando.
L'improvviso bombardamento di immagini impensierì qualche rappresentante del potere. I disegni, infatti, potevano essere compresi da tutti, anche da chi non sapeva leggere o non conosceva l'inglese, e quindi erano particolarmente insidiosi; alcuni uomini politici erano inferociti perché, dopo essere stati messi alla berlina dagli illustratori satirici, non erano più stati votati. Fu così che, alla fine dell'Ottocento, venne orchestrata una violenta campagna contro i comics: si sosteneva che fossero diseducativi, in quanto "facevano disimparare a leggere" e "raccontavano soltanto storie stupide".
Purtroppo i fumetti si sono portati addosso questa fama ingiusta per molti anni: è vero che possono essere stupidi e diseducativi; ma esattamente come possono esserlo un romanzo, un film o un programma televisivo. Ciò che conta, infatti, non è il mezzo di comunicazione, di per sé stesso innocuo, quanto il messaggio che esso comunica.
I fumetti delle origini erano solitamente umoristici; negli anni Trenta del secolo scorso nacquero le storie avventurose, e cominciarono a differenziarsi vari generi: il poliziesco, la fantascienza, il western, il fumetto di critica sociale e altri ancora.
Tra la narrativa sequenziale del fumetto e gli altri mezzi di comunicazione ‒ teatro, cinema, poi radio e televisione ‒ vi furono frequenti scambi di idee e di protagonisti: personaggi nati per il fumetto furono adattati per il cinema o il teatro e viceversa. Il caso più famoso è senza dubbio quello di Topolino, nato in un disegno animato nel 1928, e successivamente passato con grande successo alla carta stampata. Poiché gli autori americani erano i principali produttori di storie disegnate ed erano tradotti in tutto il mondo, con l'andare del tempo anche gli autori di altri paesi si adattarono ai loro codici narrativi (per esempio, la famosa nuvoletta pensata), e ciò fece sorgere l'idea (sbagliata) che il fumetto fosse nato negli Stati Uniti. Invece, come abbiamo visto, è una delle molte invenzioni di cui il Vecchio Continente può andare fiero. In ogni paese d'Europa il fumetto possiede ancora precise connotazioni nazionali, legate al gusto grafico e alla cultura locale.
In Francia e Belgio gran parte delle serie sono caratterizzate da uno stile a metà tra il realistico e il caricaturale, com'era tipico in certe pubblicazioni satiriche dell'Ottocento; Asterix è il personaggio più rappresentativo del genere, così come Tintin è il protagonista più noto dello stile semplice ed elegante definito linea chiara.
Gli Italiani sono i maestri degli album avventurosi, veri e propri romanzi di centinaia di pagine, che raccontano saghe senza fine come quella di Tex Willer. Sempre in Italia sono nati maestri come Guido Crepax, Hugo Pratt, Milo Manara, Vittorio Giardino. Tra i personaggi umoristici ‒ in cui fu insuperabile il disegnatore Jacovitti ‒ spiccano Lupo Alberto e Ratman, mentre gli autori della giovane strega Witch hanno inventato uno stile a metà tra quello europeo e quello nipponico. Anche nel paese del Sol Levante esiste una sterminata produzione di fumetti, che là sono chiamati manga e che sono stati importati con successo in Occidente.
Indipendentemente dalla loro provenienza, tutti i fumetti sono accomunati dalla capacità di fare sognare i lettori senza bisogno di apparecchiature costose e sofisticate: bastano una matita, un pennello, un foglio di carta e molta, molta fantasia.