Scarpelli, Furio
Sceneggiatore e giornalista, nato a Roma il 16 dicembre 1919. Dalla fine degli anni Quaranta all'inizio degli anni Ottanta, ha costituito, in coppia con Age, uno dei più celebri e prolifici sodalizi artistici del cinema italiano, al quale si devono almeno un centinaio di opere rappresentative della cinematografia nazionale, a partire da Totò cerca casa (1949), film del loro debutto cinematografico, diretto da Steno e Mario Monicelli, per arrivare a Scemo di guerra (1985) di Dino Risi. In seguito, mentre Age ha diradato e diversificato i suoi impegni cinematografici, dedicandosi anche ad attività didattiche ed editoriali, S. ha continuato a sceneggiare, senza linea di continuità, con grande impegno e produttività. Nel corso della sua lunga carriera ha ottenuto, insieme allo stesso Age, numerosi premi e riconoscimenti.
Maestro nel genere della commedia all'italiana, che ebbe i suoi fasti soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta, S. ha sempre rivendicato l'autorialità, nonché la professionalità, del mestiere di sceneggiatore, senza comunque mai rinnegare le proprie origini di disegnatore e vignettista. Formatosi alla 'scuola' del celebre giornale umoristico "Marc'Aurelio" ‒ nella cui redazione, nel dopoguerra, hanno lavorato molti di coloro che sono poi approdati con successo al cinema ‒ S. ha inizialmente adattato, con grande abilità e agilità, la pratica fumettistica a quella scrittura per il cinema che, per sua stessa struttura, procede anzitutto per quadri e frammenti visivi in successione. A differenza di Age, egli ha, inoltre, sempre attribuito il merito del suo passaggio dalla carta stampata allo schermo, più che a Carlo Ludovico Bragaglia o a Steno e a Monicelli, per i quali ha sceneggiato i primi film della sua carriera (Totò le Mokò, 1949, senza Age, e Totò cerca casa), a Sergio Amidei, dal quale ha soprattutto appreso quei toni d'ispirazione tragicomica che, miscelati alla grande tradizione realistica del Neorealismo, hanno successivamente costituito la base della commedia all'italiana. Tra le numerose opere di genere realizzate dalla celebre coppia, meritano una menzione e una segnalazione particola-re tanto le cosiddette commedie epiche e tragicomiche, I soliti ignoti (1958) e La grande guerra (1959), entrambi di Monicelli, Tutti a casa (1960) di Luigi Comencini e I compagni (1963) ancora di Monicelli, all'interno delle quali si narra di personaggi messi in scacco da catastrofici eventi storici, quanto le commedie grottesche, come I mostri (1963) di Dino Risi, Signore & signori (1966) di Pietro Germi, L'armata Brancaleone (1966) diretta da Monicelli, C'eravamo tanto amati (1974) di Ettore Scola, nelle quali si assiste perlopiù al teatrino e al mascheramento dei ruoli sociali da parte dei singoli protagonisti. Nel 1985, sul set di Scemo di guerra di Risi, si è divisa la coppia, ponendo fine a un rapporto fruttuoso, ma anche estenuante, a causa degli accesi litigi che l'hanno spesso animato e caratterizzato (per l'attività svolta in collaborazione e la relativa bibliografia, v. la voce Age).
Negli anni Ottanta, oltre a tenere un corso di sceneggiatura presso il Centro sperimentale di cinematografia (poi denominato Scuola nazionale di cinema), S. ha continuato a essere autore di soggetti e sceneggiature di molti film italiani rappresentativi del decennio e di quello successivo, tra i quali Le bal, noto anche come Ballando ballando (1983), Maccheroni (1985), La famiglia (1987), Il viaggio di Capitan Fracassa (1990) e La cena (1998) di Scola; Un ragazzo e una ragazza (1984) e Soldati 365 all'alba (1987) di Marco Risi; Cuori nella tormenta (1984) per la regia di Enrico Oldoini; Figlio mio, infinitamente caro… (1985) di Valentino Orsini; Cattiva (1991) e in seguito Celluloide (1995) di Carlo Lizzani; Il postino (1994) di Michael Radford; Un inverno freddo freddo (1996) di Roberto Cimpanelli; Testimone a rischio (1997) di Pasquale Pozzessere; Ovosodo (1997) di Paolo Virzì; Altri uomini (1997) di Claudio Bonivento; Porzûs (1997) di Renzo Martinelli. Nel 2001 ancora per Scola ha lavorato a Concorrenza sleale, cui ha fatto seguito il film d'animazione Opopomoz (2003) di Enzo D'Alò.
L'avventurosa storia del cinema italiano raccontata dai suoi protagonisti: 1935-1959, a cura di F. Faldini, G. Fofi, Milano 1979, passim; G. Muscio, Scrivere il film, Milano 1981; Commedia all'italiana: parlano i protagonisti, a cura di di P. Pintus, Roma 1985.