Futuro
L'espressione 'astronave Terra' è divenuta oggi una metafora efficace e familiare, che evoca l'immagine degli abitanti del nostro pianeta proiettati tutti insieme nello spazio, obbligati a dipendere gli uni dagli altri per il proprio sostentamento e condizionati dalle limitate risorse della Terra. Altrettanto efficace è la metafora della Terra quale 'macchina del tempo', che rende l'idea dell'inesorabile movimento nel tempo dal passato al futuro. Gli abitanti della Terra dunque non viaggiano solamente nello spazio ma anche nel tempo; in questo caso, tuttavia, hanno un biglietto di sola andata: possono viaggiare solo verso il futuro.Il futuro, naturalmente, è ancora da fare; e gli esseri umani possono determinarlo in qualche modo, dato che non è ancora accaduto. Per agire in modo intelligente, tuttavia, essi devono conoscere in anticipo le conseguenze delle proprie azioni, di quelle altrui e delle forze che sfuggono al loro controllo. Tali conseguenze possono verificarsi solo nel futuro, e per questo motivo l'uomo cerca di conoscere non solo ciò che sta accadendo, ma anche ciò che può o potrebbe accadere oppure, date determinate condizioni, ciò che accadrà in futuro. È sulla base di questa 'conoscenza' che gli uomini cercano di orientarsi nel loro viaggio attraverso il tempo. Eccettuato il fuggevole attimo presente, tutta l'esistenza umana è memoria del passato o anticipazione del futuro.Nell'ambito delle scienze sociali è sorta una nuova disciplina finalizzata allo studio sistematico del futuro. Tale disciplina assume varie denominazioni - 'studi sul futuro', 'ricerca sul futuro', 'futurologia' o 'prognostica' - e i suoi cultori, i futurologi, si propongono di scoprire o inventare, proporre, esaminare e valutare i futuri possibili, probabili e preferibili. Essi analizzano diverse configurazioni del futuro al fine di aiutare gli uomini a scegliere e a creare quella più desiderabile. In questo articolo ci proponiamo di descrivere le caratteristiche principali di questo nuovo campo d'indagine.
Una qualche concezione del tempo e del futuro è presente in ogni società conosciuta. Ne è un esempio la pratica della divinazione, il cui fine in generale è quello di svelare l'ignoto e a volte specificamente di conoscere il futuro. L'arte della divinazione ha utilizzato una quantità di metodi, che vanno dall'osservare il processo di coagulazione del latte che si trasforma in formaggio o le incrinature che si formano nelle scapole quando vengono gettate nel fuoco, all'esame delle interiora di piccoli animali.Riferimenti al futuro si possono individuare anche nei riti di passaggio, cioè in quelle cerimonie che sanciscono la transizione a determinati ruoli sociali - ad esempio quelli legati alla nascita, alla pubertà, al matrimonio e alla morte - nonché in altri riti propiziatori per la caccia, il raccolto o la fertilità delle donne della tribù.Il riferimento al futuro è riscontrabile anche nello sviluppo del singolo individuo. La capacità di prevedere il futuro comincia subito dopo la nascita, allorché il bambino impara che il suo comportamento determina certe reazioni negli altri. Con la crescita si ha anche un'espansione dell'orizzonte temporale, in rapporto sia al passato che al futuro. L'apprendimento del linguaggio comporta l'apprendimento delle concezioni del tempo dominanti nella propria cultura. L'idea di futuro, infine, è presente anche nell'evoluzione degli strumenti di misurazione del tempo quali calendari e orologi. Il calendario gregoriano, risalente al 1582, può essere considerato il punto d'arrivo di un interesse di lunga data dell'uomo per i moti dei corpi astrali, che sono essi stessi uno strumento universale di misurazione del tempo. Tale calendario, che ha un margine di errore di solo mezzo minuto all'anno, è tuttora in uso, mentre i progressi nella misurazione del tempo hanno portato a un livello di precisione straordinaria.Tra le diverse società esistono tuttavia delle differenze nelle concezioni del tempo. Il significato e l'importanza del tempo e della precisione nella vita quotidiana, ad esempio, variano da una società all'altra e a volte da un settore all'altro all'interno di una stessa società. Si può affermare in ogni caso che una qualche nozione del tempo e del futuro esiste ed è sempre esistita nella coscienza umana.
Nonostante abbia avuto dei precursori, l'Utopia di Thomas More - pubblicata nel 1516 - costituisce una sorta di linea di demarcazione: alla fine del XVI secolo il termine 'utopia' coniato da More, che significa letteralmente 'luogo che non esiste', era ormai impiegato per designare sia un genere letterario che un luogo ideale. Sino alla fine del XVIII secolo le utopie erano generalmente concepite come distanti sul piano geografico ma contemporanee rispetto alle società reali. La stessa Utopia di More, ad esempio, era situata molto oltre il luogo più lontano dall'Europa allora conosciuto. In questo tipo di letteratura, in genere un viaggiatore immaginario arriva, spesso dopo un naufragio, in qualche località remota nella quale vive per un certo tempo; al suo ritorno in Europa descrive ai suoi connazionali gli uomini, la cultura e la società di quel paese lontano (v. Manuel e Manuel, 1979). In questo modo, in effetti, il viaggiatore dà una valutazione critica della società esistente, contrapponendo all'inadeguatezza di 'ciò che è' la maggiore perfezione di 'ciò che potrebbe essere' in una società utopica.Alla fine del XVIII secolo nella letteratura utopistica si verifica un significativo spostamento dallo spazio al tempo. Il contesto tipico della società ideale subisce un mutamento radicale, passando da una diversa collocazione spaziale a una diversa collocazione temporale: da un luogo geograficamente distante ma contemporaneo a un luogo spesso eguale ma proiettato nel futuro.Servendosi della scienza sociale del suo tempo Condorcet, esponente dell'aristocrazia e sostenitore della Rivoluzione francese, descrisse molti aspetti della società futura, e Sébastien Mercier ambientò il suo romanzo utopico nell'anno 2440. Migliaia di scrittori sino ad oggi hanno seguito il suo esempio, collocando nel futuro l''Altro' - preferibile o meno che sia (v. Manuel e Manuel, 1979).A questo passaggio dallo spazio al tempo nella collocazione dell' 'Altro' si accompagnarono altri mutamenti ideologici, quali ad esempio l'idea che il mondo perfetto può realizzarsi concretamente in questa vita in una società reale e non dopo la morte in un aldilà, o quella che un cambiamento in meglio del mondo può essere progettato e realizzato direttamente dall'agire umano.
La nascita della futurologia moderna si può far risalire agli anni sessanta; la pubblicazione di The image of the future di Frederik L. Polak nel 1961 e di The art of conjecture di Bertrand de Jouvenel nel 1964 costituirono due momenti fondamentali. Polak si servì del concetto di 'immagine del futuro' per analizzare la nascita e la caduta delle civiltà, mentre Jouvenel fu il primo a riunire e collegare molti dei principî degli studi futurologici. Un altro momento importante per la nascita della nuova disciplina fu la creazione di organizzazioni professionali. Nel 1966, ad esempio, Edward Cornish e altri crearono la World Future Society, che è divenuta una delle più importanti tra le numerose organizzazioni futurologiche. Nel 1967, un gruppo internazionale - che si costituì in seguito quale World Future Studies Federation - tenne il suo primo convegno a Oslo. Nel 1968, Aurelio Peccei fondò il Club di Roma, che nonostante le sue ridotte dimensioni divenne negli anni settanta una delle organizzazioni più influenti. Nel 1977, allorché la World Future Society pubblicò The study of the future, Cornish poté presentare un ampio resoconto sulle numerose ricerche futurologiche e sulla sempre più vasta comunità degli studiosi in questo campo.Contributi di vario genere hanno portato allo sviluppo della futurologia. Tra di essi citiamo l'analisi di William F. Ogburn e dei suoi collaboratori sulle tendenze della società e sul ruolo della tecnologia nel mutamento sociale (v. President's Research Committee on Social Trends, 1933). Ogburn fu tra l'altro uno dei fondatori e il primo presidente della Society for the Study of Technology, nonché uno dei primi rappresentanti di quella professione che è oggi nota come 'valutazione della tecnologia'.Un altro contributo allo sviluppo della disciplina fu dato dalla pianificazione nazionale. A cominciare dalle mobilitazioni nazionali durante la prima guerra mondiale, il carattere ad hoc della pianificazione lasciò il posto ad organizzazioni burocratiche a tempo pieno incaricate di curare i dettagli della pianificazione per il futuro. La ricerca sul futuro favorita dalla pianificazione continuò nel periodo della grande depressione degli anni trenta, fu promossa dall'Italia fascista, dalla Germania nazista e dalla Russia comunista, conobbe un ulteriore sviluppo con la mobilitazione economica e militare della seconda guerra mondiale per diffondersi poi nei paesi dell'Est europeo e infine nel Terzo Mondo.
Un altro contributo alla nascita degli studi sul futuro fu dato dal centinaio di nuove nazioni che dalla metà degli anni quaranta vennero costituite per lo più nei territori delle ex colonie europee in Africa, Asia, Caraibi e Pacifico. In ognuno di questi Stati si formarono nuove società civili e la nuova classe politica al potere dovette affrontare le decisioni legate alla creazione di uno Stato nazionale politicamente indipendente e alla definizione del futuro carattere della nuova nazione. Al livello più banale si trattava di disegnare le bandiere, scrivere gli inni nazionali, scegliere le piante, i fiori, gli uccelli e persino gli eroi nazionali. Spesso occorreva tracciare anche nuovi confini geografici (ad esempio tra l'India e il Pakistan), decidere le forme di governo, elaborare e votare le costituzioni. La storia nazionale venne reinterpretata per costruire un passato degno delle aspirazioni dei nuovi Stati. Al livello più profondo, all'interno di ciascuno Stato venne spesso problematizzato e discusso il carattere psicologico, il sistema economico, sociale e culturale del popolo che aveva appena acquistato l'indipendenza, nel tentativo di definire ciò che sarebbe dovuto diventare e perché. Il dibattito stesso rappresentava sia il tentativo di liberarsi del passato dominio coloniale, sia il tentativo di definire determinate immagini del futuro, specifiche della nazione, su cui lo stesso futuro poteva essere basato.
Allo sviluppo della futurologia contribuirono poi la ricerca operativa e le organizzazioni di studi e ricerche. Verso l'inizio del secondo conflitto mondiale un gruppo di scienziati applicò l'allora nuova tecnologia del radar al sistema di difesa aereo della Gran Bretagna. Lo straordinario successo di questo e di altri progetti militari portò alla formazione di altri gruppi di ricerca incaricati di studiare i problemi legati alla conduzione della guerra. Nel 1945, per permettere alle forze aeree statunitensi di sfruttare queste risorse intellettuali, il generale H.H. Arnold creò un'unità di ricerca e sviluppo, la RAND Corporation, che divenne uno dei più importanti tra i molti istituti, centri e organizzazioni finalizzati ad attività di studio e ricerca, i cosiddetti 'think tanks' (v. Dickson, 1971).
Gran parte degli studi della RAND riguardava in qualche modo il futuro: programmi politici alternativi, progetti, suggerimenti, raccomandazioni, pianificazioni a lungo termine, previsioni e nuove idee. Nel 1970 la RAND aveva esteso il suo programma di ricerca a progetti non militari, che rappresentavano un terzo circa delle sue attività. I ricercatori della RAND svilupparono varie tecniche tra cui la delineazione di scenari, le simulazioni al computer, la tecnica Delfi, i budgets operativi, l'analisi della redditività dei costi e l'analisi dei sistemi. In questa vera e propria scuola per futurologi si formarono fra gli altri Herman Kahn e Olaf Helmer, e sul suo esempio si costituirono altre organizzazioni quali l'Institute for the Future e il Kahn's Hudson Institute (v. Dickson, 1971).
Senza volerlo, la RAND contribuì allo sviluppo della futurologia anche per le reazioni negative che suscitò, in quanto spinse alcuni studiosi a contrastare la sua presunta influenza perniciosa dedicandosi alla ricerca per la pace e rifiutando deliberatamente qualunque argomento o finanziamento che avesse a che fare coi militari (v. Jungk e Galtung, 1969). Nella vicenda di questa organizzazione è contenuto un insegnamento che non dovrebbe essere ignorato. Sin dall'inizio, la RAND fu mobilitata per occuparsi di obiettivi e progetti di tipo militare o comunque in linea con l'establishment. Nonostante i suoi contributi innovativi alla ricerca futurologica e le controversie tra i suoi stessi esperti, la RAND era una creatura dei suoi committenti, caratterizzata da prospettive estremamente ristrette.
La Commission on the year 2000 dell'American Academy of Arts and Sciences segnò un altro momento cruciale nello sviluppo degli studi sul futuro. Presieduta da Daniel Bell, la Commissione si riunì nel 1965 e nel 1966; gli intellettuali che intervennero, e che facevano parte dell'establishment, rappresentavano le università americane più prestigiose, il governo, alcune grandi società e importanti fondazioni. Anche se in seguito venne sciolta, la commissione dette un notevole impulso alla ricerca futurologica, tanto che nel 1967 furono pubblicati un numero speciale del periodico "Dedalus" - Toward the year 2000: work in progress - e lo studio The year 2000 di Kahn e Anthony J. Wiener, e successivamente altri lavori effettuati sia dai suoi membri che da altri ricercatori. Cosa ancora più importante, la Commissione contribuì a dare una certa rispettabilità accademica e intellettuale agli studi sul futuro.Gli sviluppi verificatisi in campi di ricerca affini diedero anch'essi un importante contributo alla futurologia. Nel 1951 Harold D. Lasswell e Daniel Lerner gettarono le basi di una scienza delle scelte politiche che si poneva due obiettivi primari: in primo luogo lo studio, appunto, dei processi di formazione delle scelte politiche e delle decisioni, e in secondo luogo la raccolta di informazioni utili che aiutassero i responsabili delle decisioni nel loro compito. Lasswell fu il primo a rendersi conto che i processi decisionale e di formazione delle scelte politiche si basano necessariamente su anticipazioni del futuro, e sviluppò il concetto di 'costrutto evolutivo', assai simile a quello di 'immagine del futuro'.
La ricerca valutativa, invece, si propone di esaminare le conseguenze di varie azioni sociali organizzate, accertando ad esempio se i programmi sociali abbiano conseguito efficacemente i loro obiettivi. L'origine della ricerca valutativa può essere fatta risalire agli anni trenta, in particolare alla valutazione dei programmi elaborati in quegli anni per affrontare la depressione economica. Attualmente è divenuta un'industria gigantesca. Lo psicologo Donald T. Campbell ha paragonato chi opera nel campo della ricerca valutativa a una persona che siede a poppa di una nave e guarda indietro, riferendo al capitano la rotta percorsa.Ma poiché l'importanza essenziale della "valutazione di un determinato progetto sta nelle indicazioni che se ne possono trarre per i progetti che verranno attuati in futuro" (v. Cronbach e altri, 1980), la ricerca valutativa è andata sempre più avvicinandosi alla scienza della formazione delle scelte politiche, orientandosi maggiormente verso il futuro. In questa nuova concezione, lo sviluppo di un programma si risolve in una serie di cicli interattivi: pianificazione, attuazione, valutazione con effetto retroattivo sui pianificatori, ulteriore pianificazione, ulteriore attuazione, rivalutazione con ulteriore effetto retroattivo, ecc. Contrariamente a quanto riteneva Campbell, quindi, chi è impegnato nella ricerca valutativa è più simile a un osservatore che sieda a prua di una nave e guardi avanti, riferendo al capitano in che direzione procede l'imbarcazione.
La breve rassegna testé presentata sulle origini della moderna futurologia è lungi dall'essere completa. Si potrebbero menzionare numerosi altri precursori o fonti di influenza: la narrazione fantascientifica di Jules Verne e diverse opere di H.G. Wells; la controcultura, i movimenti di protesta come quelli contro la guerra in Vietnam o il Black power degli anni sessanta, nonché il movimento ambientalista degli anni settanta (v. Dator, 1979). Poco dopo il 1970, quando fu pubblicato il best-seller di Alvin Toffler Future shock, il futuro diventò di moda.La futurologia è una disciplina ancora giovane e in fase di sviluppo, anche se alcuni autori la ritengono troppo frammentaria per meritare la qualifica di 'disciplina' (v. Marien e Jennings, Introduction, 1987). Si tratta in effetti di un campo di studi assai vario, sia rispetto alle tematiche affrontate sia rispetto alla formazione dei suoi cultori: un 'multicampo' o un campo di 'matrice interdisciplinare' (v. Bell, 1987).I futurologi tuttavia hanno dato vita a comunità di studiosi e di professionisti a tempo pieno, e le loro attività sono state istituzionalizzate all'interno di centinaia di organizzazioni - aziende, enti governativi, centri, istituti, programmi di insegnamento universitari e società professionali. Tra queste ultime, assai numerose e diffuse in tutto il mondo, ricordiamo la Association Internationale Futuribiles in Francia, l'Instituto Nuevas Alternatives SA in Messico, la Japan Society of Futurology e la Chinese Future Society. Nel settembre del 1988 la World Future Studies Federation, che ha come presidente l'italiana Eleonora Masini e come segretario generale l'hawaiiano James A. Dator ha tenuto la sua decima Conferenza mondiale a Pechino.
Tra il 1979 e il 1989, nei volumi di Future survey annual sono stati pubblicati estratti di circa 10.000 libri, articoli e saggi concernenti la futurologia, che peraltro non comprendono il materiale in lingue diverse dall'inglese. Nel 1986, delle 324 riviste dedicate a tematiche futurologiche, il 91% aveva iniziato le pubblicazioni a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, mentre il 70% ha cominciato a uscire dopo gli anni settanta (v. Marien e Jennings, Future survey..., 1987, p. 187). Ciò non significa che la crescita sia stata costante. Si è avuta piuttosto una serie di alti e bassi, come testimonia l'andamento del numero di iscritti alla World Future Society: rapidamente ampliatasi dopo la sua fondazione nel 1966, essa ha raggiunto una punta di oltre 50.000 membri nel 1979, scendendo a quota 22.500 nel 1985 e registrando un nuovo aumento con 26.000 iscritti nel 1987. Nel 1980, oltre 5.500 persone di più di trenta paesi hanno partecipato alla First Global Conference on the Future (nome ingannevole, visto che non si è trattato della 'prima') tenutasi a Toronto in un'atmosfera di grande attesa. Negli Stati Uniti, tuttavia, verso il 1986 la futurologia è entrata in una nuova fase, che alcuni futurologi (v. Toffler, 1986) considerano di ripensamento, di riflessione e di ricerca di fondamenti e risultati più solidi. Ad ogni modo gli studi futurologici sono in continua espansione in Cina, nell'Europa dell'Est e nell'ex Unione Sovietica.Poiché si tratta di una disciplina nuova, sviluppatasi a partire da aree diverse, la futurologia ha dei confini ancora incerti: oltre a un nucleo di futurologi professionisti a tempo pieno vi è una serie collaterale di studiosi che si occupano di pianificazione, di previsione economica, di ricerca valutativa, di analisi politica; vi sono inoltre specialisti in vari campi che non possono definirsi futurologi a pieno titolo. Tuttavia, considerando il livello di professionalità che è stato raggiunto in questo campo, non v'è dubbio che la futurologia abbia acquisito oggi lo status di una nuova disciplina (v. Dator, 1986).
Lo scopo principale dei futurologi è l'esame sistematico di futuri alternativi: essi cercano di creare "immagini nuove, alternative del futuro - attuando esplorazioni fantastiche del possibile, indagini sistematiche del probabile, valutazioni morali del preferibile" (v. Toffler, 1978, p. X). Il possibile, il probabile e il preferibile sono l'oggetto di indagine dei futurologi: ciò che può, potrebbe o dovrebbe essere.Per sviluppare la propria ricerca i futurologi cercano inoltre di analizzare le cause del cambiamento, ossia i processi dinamici che stanno alla base degli sviluppi tecnologici da un lato, e i cambiamenti di ordine politico, economico, sociale e culturale dall'altro. I futurologi cercano di stabilire quali dei prospettati cambiamenti possono risultare inevitabili in quanto al di là delle possibilità di controllo da parte dell'uomo e quali possono invece essere portati nell'ambito del controllo umano. Essi cercano inoltre di scoprire le conseguenze impreviste, non intenzionali e non riconosciute dell'azione sociale.I futurologi quindi si sforzano di chiarire scopi e valori, di individuare tendenze, di spiegare condizioni, di elaborare immagini alternative del futuro e di inventare, valutare e selezionare politiche alternative (v. Lasswell, 1967). Essi studiano anche le immagini del futuro proprie di diversi gruppi, ad esempio i capi politici di una nazione o gli abitanti dei quartieri poveri (v. Mau, 1968), analizzando inoltre le immagini del futuro predominanti nella società e le loro implicazioni per lo sviluppo e il declino di intere civiltà (v. Polak, 1955).
Come in ogni ambito professionale, naturalmente, anche tra i futurologi sussiste una divisione del lavoro. Alcuni si occupano principalmente degli aspetti analitici e cognitivi, ossia di metodi, teorie e problemi scientifici che presuppongono asserzioni relative al futuro. Altri hanno interessi più pragmatici, e si sforzano di plasmare attivamente il futuro stesso. In quest'ultima categoria rientra Robert Jungk (v., 1973; v. Jungk e Müllert, 1981), direttore della International Futures Library di Salisburgo, il quale è stato spesso attivamente impegnato al livello più basilare, cercando di incentivare la partecipazione dei cittadini alle decisioni che influiscono sulla loro vita. Altri 'pragmatici' cercano di diffondere immagini alternative del futuro, o di favorire un determinato tipo di futuro. Un esempio riuscito di iniziativa che si proponeva di ottenere consensi a favore di un certo tipo di futuro e di accrescere la partecipazione dei cittadini alla sua realizzazione è stato l'Honolulu Electronic Town Meeting (ETM) organizzato per la prima volta nel 1982 da Jim Dator e Ted Becker, entrambi professori all'Università delle Hawaii. Una delle diverse sezioni in cui era articolato l'incontro era dedicata alla raccolta scientifica di informazioni: attraverso l'Hawaii Televote, 700 individui selezionati a caso erano invitati a riferire le loro opinioni sui programmi economici e sociali destinati a influire sul futuro del paese. Un'altra sezione era riservata alla discussione e alla divulgazione effettuate con la collaborazione di due quotidiani, tre stazioni radio private, l'emittente radiofonica pubblica, una stazione televisiva privata e la più grande stazione televisiva via cavo dell'arcipelago.
Questa parte si articolava in una serie di programmi con interventi telefonici del pubblico, che poteva così essere messo al corrente dei problemi in discussione e partecipare attivamente al dibattito; una serie di vignette drammatico-satiriche illustrava i diversi punti di vista. Una sezione, infine, prevedeva l'espressione di un giudizio da parte del pubblico. Prima della conclusione dell'ETM, vennero pubblicate delle schede su un quotidiano in modo che ognuno potesse esprimere il proprio voto sugli argomenti dibattuti. Il punto culminante dell'ETM è stato un programma televisivo con la partecipazione di Dator, di Becker e del governatore delle Hawaii, durante il quale i telespettatori potevano intervenire per porre delle domande o esprimere commenti (v. Dator, The 1982..., 1983). Alcuni aspetti della ricerca futurologica riguardano il presente. In primo luogo, è l'azione presente che determina il futuro; occorre quindi studiare le condizioni attuali, perché la riflessione sul futuro verte in larga misura su ciò che bisogna fare adesso, su quale azione intraprendere date le attuali condizioni e speranze per il futuro.In secondo luogo, la riflessione sul futuro ha una funzione orientativa in quanto rende l'individuo consapevole della sua attuale condizione. Spesso la rapidità del cambiamento rende difficile la percezione di ciò che sta accadendo in questo momento e di ciò che è accaduto nell'immediato passato. Se manca una qualche capacità di valutare il punto di partenza, la strada che stiamo percorrendo e la meta da raggiungere, il presente stesso risulta in gran parte incomprensibile.In terzo luogo, i risultati della ricerca futurologica aiutano a trovare un equilibrio tra le esigenze del presente e quelle del futuro. Ad esempio ci possiamo imporre delle privazioni nel presente in previsione di ricompense future che potrebbero non arrivare mai, limitando e depauperando in tal modo il nostro presente. Ma è possibile anche il contrario, ossia deprivare il futuro ipotecandolo al di là delle sue reali capacità. In questo caso il futuro, quando arriva, può rivelarsi un inferno come allo scadere di un patto faustiano col diavolo (v. McHale, 1978).
Al pari di altre discipline, anche la futurologia si basa su una serie di assunti, alcuni espliciti, molti impliciti, per la maggior parte dati per scontati, che cercheremo di illustrare in questo capitolo esaminandone peraltro solo una piccola parte.In primo luogo, vi sono assunti di tipo generale che sono fondamentali per la futurologia, sebbene possano essere condivisi da altre discipline. Due esempi di tali assunti sono i seguenti: a) è tipico degli esseri umani proporsi degli obiettivi e agire per perseguirli; b) la società è definita da schemi stabili di interazione sociale ripetitiva e da abitudini comportamentali strutturate in base a tempo, spazio, memoria, aspettative, speranze e paure per il futuro, decisioni. La società è costruita e ricostruita quotidianamente dalle azioni, reazioni e interazioni degli individui che la compongono.In secondo luogo, vi sono alcuni assunti specifici che, per quanto possano essere condivisi da altre discipline, costituiscono una componente distintiva della prospettiva futurologica. Esempi di tali assunti sono i seguenti.
1. Il tempo si muove irreversibilmente in un'unica direzione, quella che va dal passato al presente al futuro. Esistono vari argomenti a sostegno di questo assunto, ad esempio la seconda legge della termodinamica (l'entropia - la tendenza verso uno stato di inerzia uniforme - va sempre in un'unica direzione), l'evoluzione biologica (gli individui con l'andar del tempo diventano più vecchi, mai più giovani), il movimento delle onde (le onde radio, ad esempio, non vengono mai ricevute prima di essere trasmesse), la storia dell'universo (la radiazione di corpo nero residua legittima l'ipotesi che il tempo abbia un inizio, una successione progressiva, una durata e una direzione), e le tracce del passato (testimonianze di epoche passate che restano nel presente come 'orme sulla sabbia', ad esempio i resti archeologici, gli anelli di crescita degli alberi, gli strati geologici della terra).
2. Non tutto ciò che esisterà è esistito o esiste attualmente.
3. L'idea di futuro è essenziale per l'agire umano. Senza il concetto di futuro è possibile la mera 'reazione' ma non l''azione', in quanto l'agire richiede la capacità di anticipare il futuro. Le immagini del futuro (fini, obiettivi, intenzioni, speranze, paure, aspirazioni) rientrano tra le cause dell'azione presente.
4. Il futuro non è totalmente predeterminato (v. Amara, 1981). Questo assunto riconosce esplicitamente il fatto che il futuro non è qualcosa che esiste già e incombe sugli individui in modo inevitabile.
5. In qualche misura, gli esiti futuri possono essere influenzati dall'azione sia individuale che collettiva, dalla scelta di agire in un senso o nell'altro.
6. L'interdipendenza del mondo richiede l'adozione di una prospettiva olistica e di un approccio multidisciplinare nel valutare le informazioni su cui basare l'azione. Per i futurologi il mondo è una totalità interrelata in cui nessuna unità o sistema può essere considerato come totalmente isolato. Ogni unità dovrebbe essere considerata piuttosto come un sistema aperto.
7. Alcuni futuri sono migliori di altri. Ciò sembra ovvio e spesso viene dato per scontato in altri campi di indagine. Per i futurologi si tratta invece di un assunto cruciale, in quanto essi indagano i futuri auspicabili oltreché quelli possibili e probabili. Gli individui valutano come più o meno desiderabili le conseguenze delle azioni proprie e altrui. I valori - i criteri in base ai quali vengono definiti il bene e il male - fanno parte dei meccanismi di orientamento sia degli individui che dei gruppi. Compito dei futurologi è anche quello di analizzare, chiarire, valutare come pure formulare i criteri in base ai quali vengono espressi i giudizi di valore sui diversi futuri possibili. La durata e la qualità della vita, le soddisfazioni e la felicità degli individui sono alcuni indicatori del preferibile, così come lo sono, al livello di gruppo, l'armonia sociale, l'efficienza, l'efficacia e l'equità.
8. Nel corso dell'esistenza l'unica conoscenza che risulta realmente utile è quella relativa al futuro. Questo assunto è una conseguenza del fatto che il passato non esiste più, è qualcosa di concluso, mentre il futuro è ancora aperto. Poiché il futuro non è ancora realizzato, esiste la possibilità che alcuni eventi possano ancora essere modificati dalle azioni e dalla volontà dell'uomo. È possibile adattarsi con successo anche agli eventi futuri che sfuggono al controllo umano, se si è in grado di anticiparli. L'uomo deve riflettere sul futuro per poter organizzare efficacemente la propria vita quotidiana, formulando costantemente previsioni e agendo in base ad esse; in generale, quanto meglio sarà in grado di fare previsioni, tanto più efficaci risulteranno le sue azioni. La vita del singolo individuo è organizzata in base agli orari dei treni, degli autobus, degli aerei; ai flussi e ai riflussi delle maree, all'orario in cui viene trasmessa per radio o per televisione una determinata partita di calcio o un notiziario, all'orario di apertura e di chiusura degli uffici, a quello delle lezioni nelle scuole e nelle università, alla data prevista per lo svolgimento di eventi quali una parata, un concerto pubblico, ecc. Gli individui agiscono in base a come sono in grado di prefigurarsi il futuro andamento delle condizioni atmosferiche, del mercato finanziario, del costo degli alloggi e dei tassi di interesse sui prestiti; in base alle loro previsioni di eventi futuri quali il giorno in cui avverrà il ritiro dei rifiuti urbani, l'ora in cui avrà luogo il servizio religioso, le opportunità di accedere ad una facoltà di medicina o di legge dopo il college. Anche guidare la macchina richiede una serie di previsioni sui movimenti degli altri veicoli, ad esempio se una macchina che arriva in direzione opposta manterrà o meno la sua corsia. Speranze e timori, aspettative per il futuro, valutazioni delle conseguenze a venire di comportamenti attuali, previsioni relative al comportamento di altre persone e a fenomeni che sfuggono al controllo umano aiutano l'individuo a percepire le diverse possibilità d'azione e a scegliere tra di esse.In certe circostanze gli insegnamenti del passato possono servire da guida per il futuro. La conoscenza del passato consente di apprendere qualcosa sulle possibilità future, ma per essere utile deve essere trasformata in modo creativo. Questa trasformazione, che ci appare qualcosa di naturale in quanto nella vita quotidiana traduciamo costantemente e in modo spontaneo la conoscenza del passato in aspettative, richiede però un salto speculativo tutt'altro che automatico. Il passato non può essere accettato così com'è, acriticamente, come una buona guida per il futuro perché - contrariamente a quanto afferma il ben noto aforisma - la storia raramente, se mai lo fa, si ripete esattamente nello stesso modo. Un evento del passato per poterci fornire un insegnamento deve essere appropriato e attinente al presente. I criteri della sua applicabilità vanno verificati. Il salto speculativo che la trasformazione della visione retrospettiva in visione prospettiva comporta deve essere reso esplicito e se ne deve saggiare la validità. Se non si riesce a proiettare adeguatamente la conoscenza passata nel futuro si rischia di prepararsi a ieri, non a domani.
9. Il futuro non può essere conosciuto (v. Riner, 1987). È questo il paradosso della futurologia: l'unica conoscenza realmente valida per organizzare la propria esistenza è la conoscenza del futuro, ma questa risulta impossibile. Ed è proprio questo il paradosso di cui i futurologi cercano di venire a capo. Esistono fatti passati, opzioni presenti e possibilità future, ma non esistono possibilità per il passato e certezze per ciò che riguarda il futuro.Il futuro è un campo di incertezze. È qualcosa di problematico. Il futuro non può essere osservato in quanto non è ancora accaduto. "Di una proposizione relativa al futuro non si può asserire che è vera; possiamo sempre immaginare il verificarsi del suo contrario, e non abbiamo alcuna garanzia che l'esperienza futura non ci presenti come reale ciò che oggi ci appare come mera immaginazione" (v. Reichenbach, 1951, p. 241).Così i futurologi devono affrontare il paradosso della necessità di informazioni sul futuro che consentano di agire in modo intelligente e dell'impossibilità di arrivare ad avere una reale conoscenza del futuro. Essi hanno pertanto cercato di adattare o inventare una serie di metodi per formulare asserzioni sul futuro che permettano di agire come se fossero vere - asserzioni contingenti, condizionali e spesso multiple. Il compito del futurologo, ovviamente, è anche quello di dimostrare quanto siano giustificate tali asserzioni.
La futurologia utilizza diversi metodi standard di ricerca, quali le tecniche di campionamento e l'analisi statistica, gli esperimenti di laboratorio, i sondaggi d'opinione e il metodo dell'osservazione partecipante. Poiché è importante poter disporre di descrizioni e analisi accurate e dettagliate delle 'condizioni iniziali' del presente come base per prevedere il futuro, tutti questi metodi possono essere utili per definire 'ciò che è stato' e 'ciò che è', come punto di partenza per formulare congetture su 'ciò che sarà', 'ciò che è possibile' o 'ciò che è probabile che sia'.Vi sono inoltre molti aspetti delle realtà passate e presenti che possono influenzare in qualche misura il futuro, e anche questi possono essere studiati con i metodi standard della scienza e della sociologia. Tali aspetti includono:
a) le immagini attuali del futuro possibile;
b) le aspettative relative al futuro probabile;
c) le preferenze tra le diverse prospettive del futuro;
d) le attuali intenzioni di agire in determinati modi (ad esempio in che modo si intende votare, investire, acquistare);
e) gli obblighi e gli impegni nei confronti degli altri;
f) la storia, le tradizioni e le esperienze, nonché le decisioni passate, relative a determinati fenomeni (non solo in quanto sono punti di riferimento, ma anche perché è possibile individuarvi alcune norme per il comportamento futuro);
g) la tendenza ricavabile sulla base dell'analisi delle serie temporali (v. Bell, 1987).Inoltre, dal momento che le attuali possibilità per il futuro sono reali, esse possono essere studiate al pari di qualunque altra realtà presente. Nella scienza, ad esempio, vi sono numerosi esempi di studio delle possibilità o 'disposizioni', come sono state definite (v. Rudner, 1966). Ad esempio, un vetro fragile può non rompersi mai, ma sussiste una reale possibilità che possa andare in pezzi. Esso è realmente frangibile. Lo studio di queste possibilità fornisce una base empirica per fare asserzioni fondate su possibili futuri.
I futurologi possono anche fare previsioni in base a ipotesi di cui viene esaminata criticamente la plausibilità, riformulando poi le conoscenze di tipo causale basate su dati effettivi del passato in termini di predizioni contingenti. Una spiegazione scientifica ha la stessa struttura logica di una previsione scientifica tranne che per un elemento cruciale: quello della prospettiva temporale. Enunciati della forma "se - e solo se - x, allora y, con una certa probabilità p e in determinate condizioni c", che sintetizzano esperienze passate, possono essere utilizzati per formulare asserzioni sul futuro cambiando la dimensione temporale dal passato al futuro. Ciò però richiede che si valuti l'applicabilità di tali asserzioni, proprio come si deve fare per qualsiasi conoscenza del passato che si vuole utilizzare per formulare enunciati sul futuro.I futurologi, comunque, hanno sviluppato anche un proprio tipo di metodi, adattando quelli standard o creandone di nuovi per i propri fini specifici. McHale e McHale in una rassegna intitolata Future studies: an international survey hanno individuato più di 17 approcci metodologici, spesso impiegati congiuntamente. Tali metodi includono tecniche di estrapolazione basate su serie temporali, modelli statistici, il brain storming, l'elaborazione di scenari, la simulazione, l'analogia storica, la previsione probabilistica, le tecniche Delfi, i modelli operazionali, l'analisi dell'impatto incrociato (cross impact analysis), i modelli causali, l'analisi dei reticoli (network analysis), gli alberi di pertinenza (relevance trees), la teoria dei giochi e l'analisi contestuale.Altri metodi ancora si sono affermati dopo la pubblicazione dello studio dei McHale; tra di essi va citato il contributo innovativo di Robert B. Textor (v., 1980) nel campo dell'antropologia anticipatrice, in cui i metodi della ricerca sul campo antropologica, tradizionalmente orientati al passato, vengono applicati al futuro.
Un altro metodo che incontra un crescente favore è quello del monitoraggio, che consiste nel valutare gli eventi nel momento stesso in cui accadono per poi proiettarli nel futuro. Tale metodo associa quindi la raccolta e l'analisi dei dati on-line a un'estrapolazione immediata. Esso comporta ad esempio l'esplorazione dell'ambiente per il rilevamento di segnali (scanning), l'immediata individuazione delle tendenze dei dati e la loro proiezione, la costante revisione sia delle tendenze che delle loro proiezioni man mano che i segnali continuano ad arrivare e quindi, se le proiezioni cadono al di sopra o al di sotto di determinati livelli, l'intervento con una qualche azione destinata a influenzare l'andamento futuro delle tendenze. La tecnica del monitoraggio si presta all'analisi di diversi tipi di grandezze variabili: le correnti elettriche, le scorte alimentari di un supermercato, le transazioni bancarie, i prezzi di titoli e obbligazioni, il traffico aereo, il flusso di turisti in un paese, la crescita e il calo demografico.
La tecnica Delfi è uno dei metodi elaborati specificamente dai futurologi. Essa fu sviluppata da Olaf Helmer e Norman Dalkey (v., 1983) all'epoca in cui lavoravano per la RAND. Tale metodo comporta l'impiego di un gruppo di esperti (i cosiddetti 'oracoli'), che vengono intervistati in una serie di sondaggi ripetuti. All'inizio vengono poste domande relative alla natura e alla collocazione temporale di sviluppi futuri; le stesse domande vengono riformulate parecchie volte dopo aver comunicato a questo gruppo di esperti le risposte fornite da altri esperti in fasi precedenti del sondaggio. Il metodo Delfi è spesso associato all'analisi dell'impatto incrociato (cross impact analysis) per analizzare come si modificherebbe un certo evento se intervenisse un determinato cambiamento in qualche altro elemento. Con lo sviluppo di reti computerizzate di esperti, è possibile effettuare uno scambio di informazioni basato sulla tecnica Delfi e un insieme di previsioni nel giro di poche ore.
Sempre nell'ambito delle tecniche sviluppate dalla futurologia va menzionato il famoso rapporto del Club di Roma, I limiti dello sviluppo (v. Meadows e altri, 1972). Servendosi del metodo dei modelli e di quello della simulazione, gli autori di tale rapporto analizzarono le possibilità del pianeta rispetto alla crescita demografica ed economica. Sulla base di dati reali essi formularono una serie di ipotesi relative alla quantità finita di risorse fossili e minerali, alla limitata capacità della Terra di assorbire gli agenti inquinanti, nonché alle capacità produttive, anch'esse limitate, di risorse alimentari. Le conseguenze del modello elaborato vennero sviluppate attraverso una simulazione al computer. La conclusione cui pervennero gli autori dello studio fu che era necessario porre un limite alla crescita sia economica che demografica; in caso contrario si sarebbe arrivati a una pauperizzazione di massa dovuta all'esaurimento di materie prime e risorse alimentari e all'incapacità dell'ambiente di assorbire i rifiuti.Sebbene I limiti dello sviluppo sia stato sottoposto a critiche corrosive (v. Cole e altri, 1973), esso ha raggiunto il suo scopo principale: ha infatti stimolato dibattiti e discussioni e dato nuovo impulso alla ricerca su un tema di primaria importanza che riguarda direttamente la sopravvivenza umana. Merito di tale studio è stato quindi quello di aver reso il pubblico consapevole dei problemi del futuro, in particolare della possibilità di un disastro ecologico e della penuria di cibo e di risorse che potrebbero affliggere il genere umano se non si farà qualcosa al riguardo.
Non si dovrebbe ignorare la natura condizionale di tale conclusione. Oltre a fornire un esempio del metodo della simulazione al computer e a mettere in luce una delle funzioni della ricerca futurologica - quella di portare alla coscienza del pubblico determinati problemi - I limiti dello sviluppo illustra un'altra caratteristica di un tipo di letteratura futurologica: si tratta di una profezia di sventura espressa con l'intento - o meglio con la viva speranza - di sortire un effetto di autoannullamento. Le previsioni o proiezioni compiute da Meadows e dai suoi collaboratori prospettano la possibilità di un futuro talmente catastrofico da spingere gli individui a intraprendere qualcosa per impedire che si realizzi.L'analisi delle intenzioni e delle immagini del futuro rappresenta un modo più diretto di studiare il futuro. Ad esempio le intenzioni degli elettori per quel che riguarda il voto, dei consumatori per l'acquisto di determinati prodotti, degli imprenditori per le spese in conto capitale, o le previsioni di bilancio dei governi hanno delle conseguenze sul futuro, e pertanto l'analisi delle intenzioni è divenuta un metodo standard nella futurologia.Un'altra tecnica fondamentale nella ricerca futurologica è rappresentata dall'elaborazione di scenari. Gli scenari illustrano ciò che può o potrebbe succedere in determinate circostanze se persistono le tendenze attuali, o se si seguono invece corsi d'azione alternativi. La delineazione di scenari può essere associata a pressoché tutti gli altri metodi, dai più qualitativi ai più quantitativi, e permette di visualizzare ed esplorare futuri alternativi. Uno scenario eccellente, sebbene alquanto sinistro, è quello delineato da Kahn in On thermonuclear war. In sintesi, Kahn chiede al lettore di 'pensare l'impensabile' considerando le conseguenze di una serie di guerre mondiali, dalla III alla VIII. Da un lato l'autore prospetta lo scenario agghiacciante di milioni di morti, dall'altro quello altrettanto terribile della vita dopo una guerra termonucleare. Kahn spinge il lettore a considerare quanto siano limitate, incerte e forse improbabili le alternative a tutto ciò. Guerre di questo tipo secondo Kahn sono possibili, e non riflettere su questa possibilità non è certo un modo per allontanarla, anzi, potrebbe rendere più probabile il suo verificarsi.
Non esiste una singola teoria organicamente sviluppata sul rapporto tra futuro e cambiamento sociale sulla quale i futurologi concordino. Uno dei motivi è che molti futurologi lavorano per committenti che, essendo interessati ai risultati pratici più che a teorie astratte, non si rendono conto che teoria e pratica sono due aspetti della stessa questione.Un'altra ragione è che i futurologi si occupano di un'ampia gamma di tematiche. Qualunque cosa, dopotutto, è suscettibile di sviluppi futuri e potrebbe quindi rivestire interesse come oggetto di studio. Da questo punto di vista la futurologia è simile alla storia. È vero che molti futurologi si specializzano in problematiche particolari, ad esempio la popolazione, l'assistenza sanitaria, la tecnologia militare, la vita familiare, le imprese, le strutture governative, lo sviluppo economico, i rapporti internazionali, o l'ambiente, e che ogni ambito può richiedere una specifica teoria; ma è altresì vero che alcuni futurologi hanno sviluppato ampie generalizzazioni che riguardano un futuro globale o macrosociale, così come gli storici si sono sforzati di formulare principî generali che sintetizzino la storia umana.
Chiunque sia il committente e qualunque sia l'argomento specifico al quale si dedicano, tutti i futurologi sono interessati al cambiamento sociale. Sebbene spesso trascurino la dimensione teorica, i futurologi hanno spesso fatto riferimento - anche se talvolta in modo implicito - a diverse teorie del cambiamento sociale: evoluzionistica, dell'equilibrio, del conflitto, ciclica, funzionalistica, della gestione della tensione, tecnologica e altre ancora. Nella letteratura futurologica si fa spesso riferimento alle teorie di Karl Marx, di Max Weber, di Émile Durkheim, di Alexis de Tocqueville e di molti altri sociologi, anche se nessuna di esse sembra adeguata alle molteplici dimensioni della riflessione sul futuro messe in luce dai futurologi.I futurologi hanno nondimeno proposto alcune specifiche teorie relative al cambiamento sociale e al futuro. La teoria della società postindustriale di D. Bell è forse l'esempio più noto. Vi sono senza dubbio molti elementi che suffragano le ipotesi di Bell sull'avvento della società della conoscenza o dell'informatica: il passaggio da un'economia basata sulla produzione di beni a un'economia dei servizi, la nascita di nuove classi tecniche e professionali, il principio essenziale della centralità della conoscenza teorica come fonte di innovazione e fondamento della formazione delle scelte politiche nella società, la diffusione della tecnologia informatica, la maggiore apertura verso il futuro, la crescente importanza delle 'strutture assiali' costituite dalle università, dagli istituti di ricerca e da altre organizzazioni intellettuali. Secondo Bell, "ogni società moderna si basa oggi sull'innovazione e sul controllo sociale del cambiamento, e cerca di prevedere il futuro per pianificare. L'importanza assunta dal controllo sociale introduce la necessità di pianificare e prevedere" (v. Bell, 1976², p. 20). Tra i principali motori del cambiamento sociale per Bell vi sono l'incremento della conoscenza, in particolare quella teorica, e la nascita di una nuova tecnologia intellettuale, mentre uno dei principali meccanismi di controllo della direzione del cambiamento è la personalità dei politici investiti di potere decisionale.
Nel suo libro The third wave, Toffler (v., 1980) offre un'altra, sebbene non del tutto diversa, prospettiva teorica. Egli individua sei principî tipici di ogni società industriale: standardizzazione, specializzazione, sincronizzazione, concentrazione, massimizzazione e centralizzazione. Tutti questi principî sarebbero minacciati dalle nuove industrie sorte con gli sviluppi dell'elettronica quantistica, della teoria dell'informazione, della biologia molecolare, dell'oceanografia, della nucleonica, dell'ecologia e delle scienze spaziali. Dai computer domestici alle macchine parlanti, ai progetti per lo sfruttamento minerario degli asteroidi e per la costruzione di città spaziali, alle cellule solari biologiche e alla coscienza allargata, l'organizzazione nell'ambito lavorativo, familiare e politico è in via di trasformazione. Si prospetta l'avvento di una società demassificata e individualistica, caratterizzata da piccole industrie elettroniche a conduzione familiare in cui molti lavoratori possiedono i propri mezzi di produzione, dalla centralità della sfera domestica, da una riduzione del fabbisogno di energia, da nuove professioni, da orari flessibili, dal principio del 'fai da te', dalla produzione per il consumo individuale e dalla crisi dello Stato nazionale, per non menzionare che alcuni dei numerosi sviluppi individuati da Toffler (v. Bell, 1983).
Alla base delle concezioni di Toffler vi sono due prospettive teoriche interrelate sul cambiamento sociale: la prima riguarda le conseguenze sociali delle nuove tecnologie, la seconda si basa sulla teoria delle decisioni. Entrambe queste prospettive sono riconducibili a una teoria del cambiamento sociale che è venuta affermandosi nel pensiero futurologico e che Amitai Etzioni (v., 1968) definisce "teoria dell'orientamento della società", Dator (v., Loose connections..., 1983) "teoria della società trasformazionale" e W. Bell e James A. Mau (v., 1971) "una teoria cibernetico-decisionale del cambiamento sociale".Bell e Mau, ad esempio, si servono esplicitamente del concetto di 'immagine del futuro' di Polak, e non v'è dubbio che se esiste un concetto chiave nella futurologia, questo è proprio quello di 'immagine del futuro'. Partendo da tale concetto si può formulare la seguente proposizione teorica generale della futurologia: le immagini del futuro improntano e plasmano l'azione individuale e di gruppo. Anche se il passato può condizionare e limitare il presente, le immagini del futuro possono concorrere a determinarlo influenzando in modo cruciale il corso delle nostre azioni attuali e di conseguenza quello che sarà il presente.
Un altro riferimento importante della ricerca futurologica è la teoria delle decisioni. Il processo decisionale prende in considerazione in modo primario l'azione, e pertanto essenzialmente il futuro. La teoria delle decisioni si propone di problematizzare le proiezioni nel futuro delle realtà sociali attuali, e di indagare sul modo in cui tali realtà possano essere conservate così come sono oppure modificate dall'azione deliberata dell'uomo. Bell e Mau associano al concetto di 'immagine del futuro' la teoria delle decisioni, introducendo nella teoria futurologica altre nozioni chiave quali quelle di 'scelta', 'decisione', 'valore' e 'azione'. In questo modo la teoria del cambiamento sociale viene ampliata fino a comprendere una teoria del comportamento.Un'altra teoria generale tuttora in via di sviluppo nell'ambito della futurologia si basa sul concetto chiave di 'profezia automodificantesi', che designa una previsione che modifica i propri presupposti e quindi se stessa. Tali profezie possono essere di due tipi: profezie che si autoannullano e profezie che si autoadempiono. Un esempio del primo tipo è la previsione secondo la quale non si riuscirà a utilizzare tutti i posti disponibili nelle scuole: se, sulla base di questo pronostico, i funzionari scolastici "decidono semplicemente di chiudere alcune scuole" (v. Berk e Cooley, 1987, p. 260), la previsione si autoannulla. Un esempio di profezia che si autoadempie è rappresentato invece dal fatto che il rendimento degli alunni è in parte influenzato dalle aspettative degli insegnanti. Richard L. Henshel e William Johnston (v., 1987) offrono molti esempi, sia positivi che negativi, degli effetti di retroazione e di autorafforzamento propri delle profezie che si automodificano. È oramai chiaro che ogni esauriente teoria futurologica del cambiamento sociale non può trascurare le complesse modalità in cui le previsioni stesse retroagiscono sugli attori sociali, sia come individui che come collettività, allorché esprimono le loro scelte, prendono decisioni, progettano e intraprendono le azioni che modellano il futuro. Del resto, nessuna teoria del comportamento umano e del cambiamento sociale può ignorare questi fattori.Henshel (v., 1976) ha svolto una ricerca pionieristica sul rapporto teorico tra previsione e controllo. Egli opera una distinzione tra "fenomeni non modificati dall'intervento umano" da un lato, e fenomeni più o meno intenzionalmente "progettati o costruiti" dall'altro. Sia per gli scienziati che per i sociologi è difficile formulare previsioni accurate sui fenomeni del primo tipo - ad esempio le condizioni atmosferiche o i terremoti oppure, sul versante sociale, la percentuale di deputati di bassa statura nel Parlamento britannico. Nel caso dei fenomeni progettati, tuttavia, le previsioni dipendono dalla possibilità di controllo, cioè proprio da come vengono progettati o influenzati gli elementi in questione.
Mentre secondo D. Bell il controllo dipende dalla capacità di previsione, per Henshel è vero il contrario: è la capacità di controllo che rende possibile la previsione. Entrambe le affermazioni sono vere.Al pari dei sociologi, anche l'uomo comune nella vita quotidiana è capace il più delle volte di formulare previsioni sufficientemente accurate, in parte perché numerosi fenomeni sociali sono stati più o meno consapevolmente preordinati e controllati: quale lato della strada tengono gli automobilisti, quante mogli si possono avere legalmente in una determinata società, l'anno delle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti, il numero dei deputati del Parlamento inglese da qui a cinque anni, il fatto che nessuna donna sposerà la madre o il padre. Ciò non significa ovviamente che le decisioni e le azioni umane non possano cambiare le costituzioni, le regole di governo o anche le leggi e le tradizioni relative al matrimonio (v. Bell e Olick, 1989).Nel complesso, tuttavia, la futurologia resta relativamente poco sviluppata a livello teorico, nonostante tutti i tentativi compiuti in questo senso. Gran parte della ricerca si è focalizzata su specifici problemi pratici trascurando la dimensione teorica, mentre la ricerca macrosociologica ha avuto spesso un'impostazione a-teorica e una spiccata impronta storicistica. Kahn e Wiener (v., 1967), ad esempio, fondano le loro previsioni di un mondo futuro standard e delle sue "variazioni canoniche" sulle proiezioni di un insieme di tendenze di fondo della società occidentale riscontrate nel passato, pur ammettendo esplicitamente di non basarsi su una teoria formale della storia (e nemmeno, aggiungerebbero i critici, su una quantità sufficiente di dati).
I futurologi e altri studiosi che si occupano di tematiche connesse al futuro hanno dato vita a una letteratura assai vasta e varia, nella quale vengono ampiamente discusse e valutate le immagini del futuro attualmente predominanti. Probabili o improbabili, auspicabili o indesiderabili, su piccola o su vasta scala, queste diverse immagini del futuro formano un ricco insieme di possibilità, probabilità e preferenze in grado di influenzare la riflessione, le decisioni e la condotta sia dell'uomo comune che dei leaders che cercano di guidare se stessi e i loro gruppi, organizzazioni o istituzioni, e persino intere società verso quello che considerano il miglior futuro possibile.I futurologi si interessano di una varietà di problematiche concrete, rispetto alle quali si possono prospettare differenti immagini del futuro, talvolta in contrasto fra loro. Si pensi ad esempio all'importante problema della crescita demografica. La popolazione mondiale ammonta già a oltre cinque miliardi di persone. Arriveremo a 10-11 miliardi prima della fine del XXI secolo? È possibile affrontare questo incremento demografico senza sconvolgimenti politici, economici, sociali e culturali? E se la risposta è negativa, è possibile rallentare la crescita della popolazione? Qual è l'ammontare ottimale della popolazione mondiale che consente di massimizzare le opportunità di ogni individuo di vivere a lungo e in modo soddisfacente? Come concordare tale obiettivo e come si può raggiungere un accordo tra i diversi popoli della Terra sui mezzi per conseguirlo?Alla crescita demografica, ovviamente, sono collegate altre prospettive vitali del futuro: abbondanza di risorse alimentari o fame per tutti; preservazione o esaurimento delle risorse naturali (dall'acqua al petrolio, alle foreste, ai minerali); tutela o degrado dell'ambiente (dall'inquinamento atmosferico e dalle piogge acide all'assottigliamento della fascia d'ozono, al surriscaldamento dell'atmosfera terrestre e all'inondazione delle fasce costiere); sviluppo e crescita economica o crisi e depressione; un mondo che spende le sue ricchezze in armi distruttive o per il benessere dell'umanità; un mondo in guerra o in pace (v. Marien e Jennings, 1988).
Le possibilità alternative per il futuro sono innumerevoli. Oltre a quelle menzionate in precedenza si possono aggiungere tra le prospettive positive un'adeguata assistenza sanitaria per tutti, un livello di vita dignitoso, eguali opportunità di sposarsi e avere figli, un lavoro e un alloggio soddisfacenti, eguali opportunità di istruzione. A un altro livello di astrazione possiamo includere anche il senso di sicurezza e di fiducia, il benessere personale e la felicità, il benessere materiale, l'opportunità di acquisire nuove competenze, di dare e ricevere amore, la libertà di espressione e altre libertà, la giustizia e altri valori etici, il rispetto degli altri. Vi sono poi naturalmente le possibilità opposte: tortura, malattie, degrado, umiliazione, povertà, solitudine, reclusione, repressione, odio, violenza, ignoranza, ingiustizia e immoralità, senso di impotenza e disperazione.Il futuro potrebbe riservare sorprendenti progressi nell'ingegneria genetica, nella tecnologia informatica, nelle comunicazioni, nella robotica (riducendo la routine disumanizzante e i compiti ripetitivi di alcune categorie di lavoratori), nella conoscenza del mondo fisico e sociale, nelle potenzialità umane (alterazione della coscienza, controllo delle emozioni, controllo psicofisico attraverso la 'bio-retroazione', superiore capacità di apprendimento, maggiore longevità e saggezza, organizzazioni sociali sinergistiche); il mondo futuro potrebbe essere caratterizzato da un'abbondanza di risorse energetiche, dall'equità nei rapporti umani, da una partecipazione democratica anche alle scelte politiche, dalla garanzia dei diritti umani per tutti, da una espansione progressiva della società. Quest'ultima ipotesi include anche l'eventualità di uno sviluppo della vita umana nello spazio, stimolato, almeno in parte, dalla possibilità di migliorare la situazione dell'uomo sulla Terra: ciò implicherebbe un potenziamento degli attuali sistemi di telecomunicazione, delle tecniche per il monitoraggio della qualità dell'aria e per le previsioni atmosferiche, dei sistemi di assistenza per la navigazione nonché dello studio e della rilevazione delle risorse terrestri e marine nel nostro pianeta; la messa a punto di nuovi laboratori di ricerca spaziali, satelliti dotati di equipaggio addetti alla manutenzione e alla costruzione delle imponenti strutture consentite dall'assenza di gravità, una serie di basi orbitanti per il lancio di satelliti nello spazio, lo sfruttamento minerario degli asteroidi; a lungo termine, infine, si potrebbe pensare a colonie sulla Luna, su Marte o sui suoi satelliti, Fobos e Deimos.
Ma cosa porterà il futuro? I futurologi sostengono che questo dipende in larga misura dalle scelte compiute dall'uomo. Essi cercano di aiutare gli uomini a compiere scelte informate e sagge studiando sistematicamente i futuri possibili, probabili e preferibili, diffondendo l'informazione, sviluppando progetti e partecipando al pubblico dibattito su quale sia il futuro più desiderabile e quali le vie migliori per crearlo. I futurologi si propongono di spingere le persone a riflettere incoraggiandole a esaminare criticamente i loro schemi di comportamento, a considerare alternative, a esplorare possibilità sinora ignorate, ad analizzare i loro scopi e valori, a divenire più consapevoli del futuro e del controllo che possono esercitare su di esso. È evidente che occorre un'educazione al futuro, che consenta di "prender coscienza di diverse immagini del futuro, delle loro origini e delle loro conseguenze" (v. Riner, s. d., p. 33).Resta da vedere se il messaggio dei futurologi sarà recepito negli anni a venire. È indubbio in ogni caso che il futuro viene preparato nel presente, in larga misura dalle azioni che l'uomo - che ogni singolo individuo - ha intrapreso, intraprende e intraprenderà. L'astronave Terra e la 'macchina del tempo' continuano a viaggiare; che ci piaccia o meno, un futuro è in arrivo per il nostro piccolo pianeta.
(V. anche Utopia).
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