GABBRO
. Leopoldo von Buch nel 1810 diede tal nome a una roccia intrusiva che si trova nelle colline del Gabbro sulla costa tirrena a sud di Livorno. Quasi nel medesimo tempo Haüy dava a rocce consimili da lui conosciute, e provenienti dalle Alpi franco-piemontesi e dalla Corsica, il nome di eufotidi, che vuol dire "di bell'aspetto". La preferenza rimase al primo nome, ormai universalmente adottato a designare una famiglia di rocce piuttosto basiche, caratterizzate dall'associazione di un feldspato di media o bassa acidità con uno o più minerali del gruppo dei pirosseni, ma talora anche di quello degli anfiboli. La presenza degli anfiboli segna il passaggio alle dioriti, che sono prevalentemente anfiboliche, mentre l'olivina, che in taluni gabbri entra come costitutivo essenziale, segna il legame, del resto molto frequente, con le rocce peridotiche.
Il pirosseno dei gabbri propriamente detti è diallagio nelle caratteristiche lamine di color verdiccio con lucentezza sub-metallica. Se predominano invece pirosseni della serie trimetrica (bronziti o ipersteni) si hanno le varietà dette noriti, ma fra gabbri e noriti il legame è intimo e i termini di passaggio sono molto accentuati dalla presenza contemporanea e in varie proporzioni di pirosseni trimetrici e monoclini. L'anfibolo primario, piuttosto raro nei gabbri, è orneblenda bruna, ma nei tipi normali è sempre accessorio, mentre diventa essenziale nei tipi metamorfosati nei quali il pirosseno si trasforma in anfibolo. La più frequente e più caratteristica di tali trasformazioni è quella del diallagio in quell'aggregato di anfibolo fibroso verde che vien detto smaragdite. L'olivina nei gabbri olivinici si trova in granuli tondeggianti parzialmente serpentinizzati. Se questo minerale prevale sull'elemento pirossenico, in modo da sostituirlo completamente o quasi, si ha quella differenziazione locale del gabbro olivinico che vien detta troctolite (la Forellenstein dei Tedeschi) per la somiglianza che la roccia assume con la pelle macchiettata delle trote. Il feldspato, spesso in larghe plaghe, appartiene alla serie della labradorite o anche a termini più basici fino alla stessa anortite. Sono ben note fra le pietre ornamentali quelle larghe lamine di labradorite dotate di una bella iridescenza interna che provengono appunto dai gabbri della costa del Labrador. Alcune volte il feldspato subisce nei gabbri la trasformazione in un aggregato zoisitico detto saussurite.
La struttura nelle rocce gabbriche o noritiche è la granulare tipica ipidiomorfa: la grana è media e spesso grossa, come nei gabbri toscani, designati localmente col nome di granitoni.
Differenziazioni leucocratiche o melanocratiche sono frequenti: fra le prime sono da notare le impropriamente dette anortositi, che meglio dovrebbero essere chiamate plagioclasiti del Canada o della Norvegia. Altre schizoliti leucocratiche con corindone sono le plumasiti di California e delle Alpi Biellesi, mentre altre differenziazioni periferiche di rocce gabbro-noritiche con corindone sono le kyštymiti degli Urali e le sesseraliti delle Alpi Biellesi.
I gabbri formano anche da soli, ma più spesso associati a rocce diabasiche e peridotiche, massicci caratteristici, come nell'Appennino settentrionale, nella Riviera di Levante e nella Toscana, dove vengono designati col nome comprensivo di ofioliti. Come è noto, molti giacimenti cupriferi di queste regioni trovano in essi la loro sede.
Noriti, invece, e gabbri, con o senza olivina, costituiscono membri essenziali di quella zona basica d'Ivrea che dai dintorni di questa città giunge alla riva occidentale del Lago Maggiore. Con queste rocce, specialmente in Valsesia, sono connessi giacimenti di pirrotite nichelifera. La medesima associazione in più vasta scala si trova nei giacimenti nicheliferi di Norvegia e anche in quello di Sudbury nel Canada, il più ricco del mondo. I gabbri e le noriti della Penisola Scandinava sono ancora noti per importanti giacimenti di ferro e di titanio (magnetite titanifera e ilmenite).
Chimicamente la famiglia dei gabbri è distinta da una notevole basicità, da una relativa ricchezza di Al2O3 e di CaO e da grande povertà di alcali. Si dànno qui alcuni esempî delle più tipiche composizioni:
Fenomeni di dinamometamorfismo portano spesso alla trasformazione di rocce gabbriche in rocce scistoso-cristalline del tipo delle prasiniti e delle anfiboliti. Da rocce gabbriche o peridotiche possono per azioni consimili formarsi banchi di granatiti con vesuviana e altri minerali. (V. tavv. a colori).