CIARROCCHI, Gaetano
Nacque a Sant'Elpidio a Mare (Ascoli Piceno) nel 1857 da Luigi e da Lucia Monti. Superati brillantemente gli studi classici nel ginnasio-liceo di Fermo, ottenne un posto nel Collegio Piceno in Roma, ove poté iscriversi alla facoltà di medicina e chirurgia. Dopo la laurea vinse i concorsi per assistente medico negli ospedali di Roma e per assistente nella clinica medica universitaria diretta da G. Baccelli. Durante il servizio prestato negli ospedali e nell'università il C. si dedicò in particolare allo studio delle nuove metodiche di indagine di laboratorio e acquisì preziose cognizioni di microbiologia e di ematochimica. Per la sua completa formazione chimica e laboratoristica fú chiamato a occupare il posto di primo aiuto nella, clinica derinosifilopatica dell'università di Roma diretta da C. Manassei. Dopo due anni trascorsi nella clinica universitaria, nel 1891 vinse il concorso di primario dell'ospedale di S. Gallicano di Roma, il primo indetto in seguito ai nuovi regolamenti.
L'arcispedale di S. Maria e S. Gallicano era stato fondato nel 1726, in sostituzione dell'antico ricovero di S. Lazzaro, da Benedetto XIII, che ne aveva affidato la conduzione amministrativa. e la direzione sanitaria ai monaci benedettini. All'ospedale competevano l'assistenza e la cura delle malattie veneree e della pelle, che tuttavia per gli incombenti scrupoli e pregiudizi fondati su un malinteso sentimento religioso non avevano registrato praticamente alcun progresso. In particolare, nulla era stato tentato per organizzare un piano profilattico contro le malattie veneree, così che alla fine del secolo appariva netto il contrasto esistente tra le strutture e, il funzionamento del S. Gallicano e le nuove esigenze di assistenza e di prevenzione della legislazione sanitaria in tale settore. La lotta contro le malattie veneree, infatti, iniziata in Italia col ministero Cavour nel 1860, fu codificata dal regolamento Crispi del 1888 e integrata da quello Giolitti del 1905, che stabiliva essenzialmente: la separazione del regime sanitario di profilassi dal regime di polizia della prostituzione; la definizione delle malattie celtichei la loro equiparazione alle malattie infettive; il concentramento del servizio di profilassi celtica nei comuni e il contributo integrativo dello Stato. Nel 1923 l'organizzazione della profilassi contro le malattie veneree fu ulteriormente potenziata con llistituzione di dispensari e di sale di profilassi e di cura gratuite, con l'istituzione degli ispettori provinciali e dei visitatori delle case di tolleranza e con l'obbligo per le meretrici di sottoporsi a periodiche visite di controllo.
Assuntane la direzione, il C. dedicò ogni sua energia al rinnovo strutturale e organizzativo dell'ospedale di S. Gallicano, onde renderlo un moderno centro di cura e di prevenzione delle malattie veneree e della pelle. I risultati della sua opera furono più che lusinghieri: ingrandì i reparti di degenza; istituì il laboratorio per ricerche ematochimiche, batteriologiche, e istologiche; allestì locali per trattamenti idroterapici, sale di medicazione e, nel 1906, un gabinetto di röntgenterapia per la cura dei tignosi; istituì, l'ambulatorio dermovenereo.
In campo scientifico, il C. recò interessanti contributi in vari settori della dermatologia.
Degni di menzione sono gli ottimi risultati che ottenne con il trattamento röntgenterapico della tigna (I primi duecentocinquanta casi di tigna, tricofitica e favosa, curati coi raggi Roentgen nell'ospedale di San Gallicano, in Giorn. ital. d. mal. veneree e d. pelle, XLIV [1909], pp. 56-63, e in Decima riun. d. Soc. ital. di dermat. e sifilog. Roma 16-19.12. 1908, Roma 1909, pp. 52-59) e della "aplasia pilorum moniliformis" (LaRoentgenterapia del monilethrix [aplasia pilorum moniliformis]. Una peculiare azione dei raggi X, in VII Congr. intern. di dermat. e sifilogr. tenuto a Roma dall'8 al 13 apr. 1912, Rendiconti, Roma 1913, pp.741-752). Di particolare interesse appare la descrizione di una singolare forma di dermatosi, studiata dal C. in oltre trenta casi fin dal 1891, strettamente localizzata al terzo spazio interdigitale della mano, cui, su parere del congresso internazionale del 1912, fu assegnato il nome di "malattia del Ciarrocchi" (Su di una non descritta dermatosi simmetrica, propria del terzo spazio interdigitale [spazio medio-anulare] delle mani, in Ottava riunione d. Soc. ital. di dermat. e sifilogr. [Milano 17-20 sett. 1906]. Processi verb. delle sedute, Milano 1906, pp. 129-155; Ulteriori osservaz. sulla "Dermatosi simmetrica dello spazio medio anulare delle mani" da me descritta, in VII Congr. intern. di dermat. e sifilogr. tenuto a Roma dall'8 apr. 13 apr. 1912. Rendiconti, Roma 1913, pp. 809-818).
Egli interpretò tale forma morbosa come una malattia di origine trofoneurotica, patogeneticamente in rapporto alle peculiari mcdalità di innervazione periferica e metamerica della regione del terzo spazio interdigitale, che in alcuni individui sarebbe congenitamente predisposta a reagire a vari stimoli.
Il C. fu poi uno dei primi medici italiani a sperimentare il "Preparato 606" di P. Ehrlich nella cura della sifilide: egli, infatti, si era recato nel 1910 a Francoforte sul Meno per invitare Ehrlich ad assumere la presidenza di una seduta del prossimo congresso di Roma e ne ricevette in dono ventuno dosi del preparato (diossidiarnidoarsenobenzolo), che poté poi sperimentare con successo sui suoi malati del S. Gallicano (Sullacura d. sifilide col 606 di Ehrlich-Hata, in Giorn. ital. d. mal. veneree e della pelle, XLVI [1911], pp. 131-41 in collab. con U. Bertera e F. Bonfiglio).
Il "606" era stato da poco tempo sintetizzato da Ehrlich e da S. Hata, dopo una lunga serie di pazienti esperimenti (Dieexperimentelle Chemiotherapie der Spirillosen [Syphilis, Rückfallfieber, Hüpnerspirillose, Frambösie], Berlin 1910): il preparato, conosciuto come "salvarsan", risultò specifico nel trattamento della sifilide e venne largamente impiegato.
Sul piano clinico, il C. fu soprattutto un tenace assertore della validità della prevenzione non solo nei riguardi delle malattie veneree, in particolare della sifilide (Sullafunzionedel medico nella profilassi della sifilide, in Giorn. ital. d. malattie veneree e d. pelle, LV [1920], pp. 28-48), ma anche delle malattie cutance (Sulla profilmsi sociale delle tigne, ibid., pp. 385-390).
Socio fondatore e per molti anni segretario della Società italiana di derniatologia e sifilografia, il C. organizzò il VII congresso internazionale di dermatologia e sifilografia che si tenne a.Roma nell'aprile 1912.
Morì a Roma il 15 nov. 1924, Aveva sposato Giuseppa Rempicci.
Bibl.: Necrologio in Giornale italiano d. mal. veneree e d. pelle, LIX (1924), pp. 1871 s.; in Bull. e atti d. R. Acc. medica di Roma, LI (1925), pp. 134-139; G. Natalucci, Medici insigni ital. moderni e contemporanei nati nelle Marche, Falerone 1934, pp. 67 s.; A. Grassi, G. C., in Minerva medica, XLVIII (1957). p. 3966; I. Fischer, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte..., I, p. 248. Sui provvedimenti per la lotta contro le malattie Veneree in Italia si veda anche: G. De Bernardi, La difesa sociale contro le malattie sessuali in Italia e negli altri paesi, Roma 1935; A. Pazzini, Storia dell'arte sanitaria dalle origini a oggi, II, Torino 1974, pp. 1655 s.