SALVIOLI, Gaetano
SALVIOLI, Gaetano. – Nacque il 19 ottobre 1894 a Modena, da Giuseppe, caposcuola della storia del diritto italiano di cui fu professore ordinario a Camerino, Palermo e Napoli, e da Maria Orlando.
Lo zio paterno, Gaetano, fu un illustre patologo all’Università di Genova, morto prematuramente per un’infezione contratta in sala settoria. Lo zio Ignazio fu patologo generale a Padova.
Salvioli partecipò alla Grande Guerra, prestando la sua opera di medico in reparti di linea e in ospedali militari. Dopo la fine della guerra fu addetto al laboratorio batteriologico del fisicato civico di Trieste. Durante questo periodo si occupò della profilassi di varie malattie infettive (difterite, meningite epidemica, dermotifo). Conseguì la laurea presso l’Ateneo di Napoli nel 1918.
Dal 1919 al 1922 fu assistente di ruolo presso l’istituto di patologia generale di Firenze, diretto da Alessandro Lustig, dove si occupò di problemi di fisiopatologia, di anatomia patologica e di batteriologia. Le scelte scientifiche di Salvioli furono probabilmente influenzate dagli avvenimenti storici dell’epoca: di notevoli proporzioni fu infatti l’emergenza infettiva che si era determinata durante il periodo bellico e la pratica della batteriologia, che consentiva un importante controllo epidemiologico, era diventata uno dei settori fondamentali della sanità militare. Nel 1921 si occupò, in collaborazione con Roche Lima, di febbre emoglobinurica presso l’Institut für Schiffs und Tropenhygene di Amburgo, diretto da Bernhard Nocht.
Sempre nel 1921 conseguì la libera docenza in batteriologia. Dall’ottobre del 1922 all’ottobre del 1928 ricoprì la carica di aiuto presso la clinica pediatrica dell’Università di Padova. Per cinque anni ebbe l’incarico di insegnamento di patologia esotica presso il medesimo ateneo. Anche questa materia era probabilmente riconducibile agli eventi storici, espressione dell’interesse dell’Italia per il continente africano che intendeva colonizzare.
Sono di questi anni i primi studi sui capillari attuati con il tonopsatirocapillariscopio, cui si aggiunsero nel 1933 anche le indagini sui capillari del polmone a cielo aperto presso la clinica chirurgica dell’Università di Berlino, diretta da Ferdinand Sauerbruk. Negli stessi anni si orientò verso la clinica pediatrica, che era allora diretta da Guido Berghinz, suo insegnante di pediatria all’Università castrense di San Giorgio di Nogaro, succeduto su quella cattedra a Vitale Tedeschi. Nel 1924 conseguì la libera docenza in patologia e clinica pediatrica.
Da Padova, Salvioli si trasferì a Siena dove, nell’ottobre del 1926, la facoltà medica dell’università gli conferì l’incarico di clinica pediatrica. Dall’anno accademico 1928-29 ne assunse anche la direzione. Rimase a Siena sino al 1933, anno in cui venne nominato professore straordinario in seguito a concorso.
Negli anni Trenta iniziò a occuparsi di tubercolosi. Seguendo gli indirizzi di Edoardo Maragliano e Giovanni Petragnani, condusse studi clinici approfonditi sul bacillo tubercolare umano ucciso, perfezionando un vaccino che prese il nome di VDS (Vaccino Diffondente antitubercolare del Salvioli).
In quegli anni il governo fascista aveva promosso un’importante campagna di prevenzione e cura della malattia, di enorme diffusione dopo la fine della Grande Guerra e per la quale non esisteva un rimedio realmente efficace. La posta in gioco era perciò molto alta. In regime di autarchia, la scelta di un vaccino italiano, da rendere obbligatorio con decreto del duce, poteva significare notorietà e ricchezza. Il vaccino tuttavia non passò mai all’applicazione su larga scala e fu utilizzato solo sul territorio italiano, non essendo stato riconosciuto valido dalla comunità scientifica. Questa fu favorevole invece al vaccino francese di Calmette-Guérin – osteggiato da Salvioli – che, utilizzando micobatteri TBC vivi attenuati, era in grado di fornire un’immunizzazione più duratura nel tempo. Il vaccino francese fu in seguito scelto ufficialmente ed è tuttora utilizzato per l’immunizzazione dalla tubercolosi, in Italia come negli altri Paesi europei.
Lasciata la direzione della clinica pediatrica di Siena nel 1937, dopo un breve periodo di direzione in quella di Parma, dal 1938 al 1964 tenne la cattedra di clinica pediatrica presso l’Ateneo di Bologna. Tra i candidati a sostituire il precedente direttore, Maurizio Pincherle, allontanato dall’Università in seguito alle leggi razziali, la facoltà, nella seduta del 14 novembre 1938, scelse infatti Gaetano Salvioli, che poté vantare fra i suoi meriti quello d’essere stato volontario durante l’impresa fiumana. Dal novembre del 1944 al settembre del 1949, resse la clinica con Pincherle, reintegrato alla fine del conflitto ma impossibilitato a riprendere il servizio a causa della terribile malattia che lo aveva nel frattempo colpito. La direzione della clinica pediatrica, la cui cattedra era stata sdoppiata per delibera della facoltà, tanto per la funzione didattica quanto per quella clinica, restò di fatto integralmente a Salvioli.
Dal 1938 al 1968, questi fu direttore della scuola di perfezionamento in pediatria; dal 1938 al 1942 direttore della scuola di perfezionamento in puericultura e igiene infantile; dal 1964 al 1966 direttore della scuola di perfezionamento in igiene e medicina scolastica.
A più di 310 ammontano i contributi originali di Gaetano Salvioli che, dal 1938, fu anche direttore di Clinica pediatrica, mensile di clinica e medicina preventiva dell’età evolutiva.
Morì a Bologna il 29 novembre 1982.
Fonti e Bibl.: Bologna, Archivio dell’Alma mater studiorum, Verbali delle adunanze dal 1° febbraio 1938-XVI al 21 ottobre 1939 e dal 18 novembre 1939-XVIII al 28 marzo 1949.
G.B. Allaria - P. Piccinini, La pediatria in Italia. La pediatria italiana nella storia e nella attualità. Le grandi opere fasciste a favore dell’infanzia, Milano 1937, p. 352; G. De Toni, In tema di vaccinazione antitubercolare, in Minerva medica, XLI (1950), n. 1, pp. 3-34; G. Vaccaro, Panorama biografico degli italiani di oggi, II, Roma 1956, p. 1370; Scritti in onore del prof. G. S. nel XXX anno d’insegnamento, Parma 1964; N. Latronico, Storia della pediatria, Torino 1977, pp. 672-674; S. G., in Enciclopedia Motta, XV, Milano 1990, p. 39; G.P. Salvioli, La pediatria italiana tra cronaca e storia. Bologna, in Rivista italiana di pediatria, 1993, vol. 19, supplemento, pp. 2-4; Id., La pediatria a Bologna, in Grand’Angolo di Edit Symposia – pediatria e neonatologia, 2001, vol. 8, pp. 55-58; R. Finzi, L’università italiana e le leggi antiebraiche, Roma 2003, pp. 90-92, 94 s.; G.P. Salvioli - G. Faldella, I progressi della medicina e chirurgia: Sant’Orsola – Malpighi. Neonatologia, in Bollettino delle scienze mediche, 2007, vol. 174, pp. 115-124; I. Farnetani, Storia della pediatria italiana. Le origini, 1802-1920, Napoli 2008, pp. 46, 89; M. Pincherle, Cronaca di un esilio. Un pediatra ebreo tra persecuzione e sofferto rientro (1938-1946), a cura di M.M. Pincherle, Ancona 2011, pp. 30-37.