CLAUDIO Nerone, Gaio (C. Claudius Ti. f. Ti. n. Nero)
Pretore e propretore nel 212 e 211 a. C., prese parte all'assedio di Capua, e fu quindi inviato nella Spagna, ove risollevò le sorti dei Romani compromesse dalla morte dei due fratelli Scipioni. Legato di Marcello nel 209, fu poi eletto console nel 207 con M. Livio Salinatore, suo personale nemico, col quale in quell'occasione si riconciliò. Livio ebbe l'incarico di sorvegliare a nord le mosse di Asdrubale che dalla Spagna attraverso le Alpi mirava a congiungersi col fratello Annibale, Nerone quello di fronteggiare quest'ultimo nell'Italia meridionale. A Nerone riuscì d'impedire ad Annibale di marciare verso nord; e quando seppe da messi catturati che Asdrubale si avvicinava o mai al Piceno, con magnifica risolutezza, lasciato il grosso del suo esercito di fronte ad Annibale, volò con 6000 fanti e con 1000 cavalli in aiuto di Livio, ed ebbe parte decisiva nella battaglia del Metauro (v.) nella quale l'esercito di Asdrubale (v.) fu distrutto. Nerone ritornò quindi in Apulia e fece lanciare nel campo di Annibale la testa del fratello. Eletto nel 204 censore ancora con Livio, celebrò il lustro; ma risorsero fra i due le antiche contese, e si ebbero episodî così spiacevoli, che un tribuno minacciò di processare ambedue i censori: il senato salvò a stento la dignità della censura. Fu nel 201 legato al re d'Egitto per averne l'appoggio contro la Macedonia.
Bibl.: F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, col. 2774; Bossi, La guerra d'Annibale, Roma 1891, p. 187 segg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, III, ii, Torino 1917, p. 451 e 481 seg.; E. Pais, Storia delle guerre puniche, Roma 1927, II, pp. 43 e 133; J. Kromayer, Antike Schlachtfelder, III, i, Berlino 1912, p. 414 seg.