CESARE, Gaio e Lucio
Gaio, figlio di Agrippa e di Giulia figliuola di Augusto, nacque nel 20 a. C. e fu adottato insieme col fratello minore Lucio da Augusto, che, pensando di farne l'erede dell'impero, nell'anno 8 a. C. lo condusse con sé in Gallia ed ivi lo presentò alle legioni. A quindici anni lo designò quale console, con l'intesa che ne avrebbe assunto l'ufficio a venti anni. I cavalieri romani lo scelsero a loro capo, dando a lui e al fratello il nuovo titolo onorifico di princeps iuventutis.
Accompagnato da uomini esperti Gaio visitò l'Egitto, la Palestina, l'Arabia, la Siria, ebbe in un'isola dell'Eufrate un abboccamento col re dei Parti sulla questione di Armenia, donde una rivolta aveva cacciato il re Artavasde protetto da Roma. Ma Artavasde morì, e si venne alle armi; il giovane principe, divenuto intanto console, fu ferito all'assedio di Artagira, e per le conseguenze della ferita, morì a Lymira in Licia, mentre era in ritorno per Roma, il 21 febbraio dell'anno 3 d. C. Le ceneri furono deposte nel mausoleo di Augusto; nel sec. XV esisteva ancora l'urna cineraria con l'iscrizione. Il suo ritratto è in alcune monete e forse in qualche scultura.
Bibl.: V. Gardthausen, Augustus und seine Zeit, I, iii, Lipsia 1904, p. 1117 segg.; II, iii, p. 729 segg.; id., in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., X, col. 424 segg.; A. Abbruzzese, Le relazioni fra l'impero romano e l'Armenia al tempo di Augusto, in Riv. di storia antica, n. s., VII (1903), VIII (1904).
Il fratello minore, Lucio, nacque nel 17 a. C. e fu anch'egli subito adottato da Augusto, e come lui considerato come un possibile successore al trono. A 15 anni lo designò console, per nominarlo poi a tale ufficio, quando avesse compiuto il ventunesimo anno. A diciotto anni, si pensò d'inviarlo agli eserciti di Spagna, dove qualche operazione di polizia poteva promettere una certa fama militare. Ma durante il viaggio infermò così gravemente, che dovette fermarsi a Massilia dove morì il 20 agosto dell'anno 1 di C. Ebbe col fratello Gaio l'onore d'iscriìzioni dedicatorie, menzioni in archi e in templi. Non è attendibile il sospetto elevato da Tacito (Ann. I, 3) che la morte potesse essere stata procurata da Livia, per aprir la via della successione a Tiberio.
Bibl.: V. Gardthausen, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., X, coll. 472-473; Prosopogr. Imperii Romani, II, Berlino 1897, n. 148, pp. 180-81; J. J. Bernoulli, Röm. Ikonographie, II, i, Berlino-Stoccarda 1886, p. 131 segg.