Montefeltro, Galasso da
Signore di Cesena, cugino di Guido padre di Bonconte. A quest'ultimo G. successe come podestà di Arezzo dopo la battaglia di Campaldino (11 giugno 1289); e in tale ufficio fu riconfermato anche per il 1291.
Durante questo periodo, mentre non depose le armi, si adoperò per stipulare la pace fra Arezzo e città di Castello e per riconciliare guelfi e ghibellini aretini, dando così l'avvio a quella rinomanza d'illuminato signore che doveva pervenire a Dante. Nel 1292 partecipò, come capitano generale e quale sostituto di Guido, alla guerra di Pisa, al termine della quale, nel 1294, lo si ritrova già a Cesena, assolto della scomunica e reintegrato nel possesso dei suoi beni. È presente al parlamento generale per la pacificazione di Romagna, tenuto dal legato pontificio Guglielmo Durante. Da quella data diviene uno dei rappresentanti di primo piano di Parte ghibellina in Romagna. La sua azione appare nettamente caratterizzata da valore e moderazione nonché dall'evidente tendenza ad agevolare l'iniziativa papale intesa alla pacificazione delle opposte parti: pacificazione che sembrò essere raggiunta nel 1299 e G. ne fu uno dei negoziatori e dei contraenti. La fase più significativa - quella che più probabilmente dovette colpire l'immaginazione e destare l'interesse di D. -, è rappresentata dal periodo d'illuminata dominazione di Cesena, come podestà prima; e poi anche come capitano del popolo (1296-1300). A questo periodo corrisponde anche il momento più importante della sua attività politico-militare, in sede regionale e come rappresentante di Parte ghibellina: viene eletto, insieme con Maghinardo di Susinana, capitano generale della lega ghibellina dei comuni romagnoli (1296) ed è artefice, tra i primi, della pacificazione di Romagna.
D. lo indica tra gli esempi più cospicui di liberalità e di spregio delle ricchezze in Cv IV XI 14 Per che è manifesto in ciascuno modo quelle ricchezze iniquamente avvenire; e però Nostro Segnore inique le chiamò, quando disse: " Fatevi amici de la pecunia de la iniquitade ", invitando e confortando li uomini a liber[ali]tade di benefici, che sono generatori d'amici ... E c[u]i non è ancora [ne]l cuore... Galasso di Montefeltro?
G. volle governare Cesena non come signore ma come podestà eletto e capitano del popolo, impedendo che la rettoria evolvesse in tirannide, com'era avvenuto in altri casi, e agevolando l'attuarsi di un sistema di governo, che, se non era libero comune nella pienezza del suo significato, era da riferirsi a qualcosa d'intermedio ‛ tra signoria e stato franco '.
Bibl. - Annales Caesenates ab anno 1275 usque ad annum 1473, in Rer. Ital. Script. XIV, Milano 1729; P. Cantinelli, Chronicon a. 1228-1306, a c. di F. Torraca, in Rer. Ital. Script.² XXVIII 2, Città di Castello 1902; S. Marchesi, Istorie di Forlì, Forlì 1678, 213, 243; F. Ugolini, Storia dei Conti e dei duchi di Urbino, Firenze 1859; G. Franceschini, La signoria dei Conti di M. a Cesena (1275-1301), in " Studi Romagnoli " V (1954) 279-327; id., Saggi di storia montefeltresca, Selci Umbra 1956, 19; M. Rossi, I M. nel periodo feudale della loro signoria (1181-1375), Urbania 1957.