Letterato (Torino 1748 - ivi 1830); entrò nella carriera amministrativa quale impiegato delle Finanze e ricoprì varî uffici (intendente nel 1779, consigliere di stato nel 1796, generale delle Finanze l'anno seguente, si dimise da tale carica per incompatibilità con le superiori autorità); sotto i Francesi si tenne lontano dai pubblici incarichi pur accettando la Legion d'onore. Dottissimo, scrisse di svariatissimi argomenti (storia, architettura, numismatica, arte militare, biografie), oltre a versi e tragedie (Opere, 10 voll., 1818-26). Lo scritto suo più importante è Dell'uso e dei pregi della lingua italiana (1791-92), nel quale combatte la moda della lingua e dei libri forestieri e, dimostrata l'italianità del Piemonte, esorta i proprî cittadini a mantenersi sempre zelanti dell'onore della patria. Il trattato, che il Foscolo nel 1824 giudicò "ricco d'erudizione e non privo di senso comune, ma inteso espressamente ad adulare la vanità degli Italiani", va studiato nel quadro dell'attività del G. N. come scrittore politico, quale si rivela specie nelle memorie che indirizzava ai ministri sulle più gravi questioni pubbliche (alcune tuttora inedite negli archivî e nelle biblioteche di Torino): Osservazioni intorno al progetto di pace tra Sua Maestà e le Potenze barbaresche (1780); Idea di una confederazione delle potenze d'Italia (1791); Memoria sulla necessità di una confederazione delle potenze d'Italia (1794).