Visconti, Galeazzo
Figlio di Matteo I e di Bonacossa Borra, nato intorno al 1277, signore di Milano dalla morte del padre (1322), fu il secondo marito di Beatrice d'Este, vedova di Nino V. di Gallura. A questo proposito, è inserito allusivamente nel mondo di D., essendo l'oggetto della riprovazione di Nino V. in quanto la sua vedova per lui trasmutò le bianche bende (Pg VIII 74). La sarcastica profezia di D. sul minore onore che avrebbe fatto alla donna l'emblema della vipera nei confronti del gallo di Gallura, appare dettata dall'amicizia per l'amico Nino, ma non si ha notizia che il secondo matrimonio di Beatrice sortisse cattivo esito.
Galeazzo, quando sposò Beatrice (maggio 1300), ricopriva la carica di capitano del popolo in Milano dal 1298, e le sue nozze avevano rappresentato un affronto per l'altro pretendente Alberto Scotto signore di Piacenza, ma significavano soprattutto una scelta e una valutazione politica precisa da parte degli Estensi. L'esilio che colpì Matteo e la sua famiglia (dal 1302), a seguito dell'ostilità dei signori limitrofi, è apparso come l'esito della profezia, cioè prova della grama sorte riservata a Beatrice nella sua nuova famiglia; ma le cause sono ben più complesse e varie, e concernono la particolare posizione politica dei V. nei riguardi degli Estensi e del partito ghibellino. Infatti alla calata di Enrico VII i militanti ghibellini rientrarono in Milano, e Matteo ebbe il vicariato imperiale. Da allora non ci furono più ostacoli alla sua ascesa; anche gli attacchi da parte dei guelfi (lotta con Filippo di Valois, 1320-21) vennero abilmente sventati.
In questo particolare momento della storia dei V. si ha l'altro punto di contatto di D. con Galeazzo. È registrato infatti nei verbali degl'interrogatori tenuti dalla curia pontificia di Avignone che un chierico milanese, Bartolomeo Cagnolati, noto per la sua pratica delle arti occulte e notoriamente legato a Simone della Torre, il tradizionale nemico dei V., fosse convocato (ottobre 1319) da Matteo per mettere in atto certe " sulfumigationes " contro una statuetta d'argento di un uomo nudo con le fattezze di papa Giovanni XXII, allo scopo di provocargli un male irreparabile. Di fronte alle titubanze del Cagnolati, Galeazzo, il quale aveva convocato il chierico a Piacenza nel maggio del 1320, avrebbe insistito nella richiesta di prestazioni negromantiche; altrimenti, a detta del signore, queste sarebbero state compiute da " Magistrum Dantem Aleguirò de Florencia ", che Galeazzo avrebbe provveduto a invitare a Piacenza.
Che si debba prestare credibilità a questa testimonianza del Cagnolati, sembra molto dubbio; ma bisogna tener presente la fama di conoscenze astrologiche e ultraterrene che doveva circondare D.; quindi, pur ritenendo difficile, e comunque indimostrata una partecipazione attiva del poeta a queste pratiche negromantiche, è ammissibile che questa diceria, messa in giro dal chierico milanese o dallo stesso V., abbia riscosso una certa fiducia specie presso la corte di Avignone ove il Cagnolati riuscì a rifugiarsi senza aver messo in atto l'esorcismo e dove esibì tre lettere di Galeazzo che lo invitava a Piacenza e lo esortava portare a termine il suo lavoro. E in particolare la condanna di D. da parte di Bertrando del Poggetto può essere messa in relazione con la sua presunta partecipazione a questo affare di negromanzia. Mentre era in atto questo processo contro i V. muore Matteo, e Galeazzo prende il potere (1322), continuando a tener testa all'esercito pontificio che, aiutato da Ludovico il Bavaro, egli riesce a bloccare sotto Monza (giugno 1323). L'imperatore insospettito dal potere di Galeazzo lo spodestò (1324), lo imprigionò a Monza, poi lo condusse con sé nella spedizione romana al ritorno dalla quale il V. morì (1328). Beatrice sopravvisse al marito, vide la presa di potere di suo figlio Azzone, e alla sua morte (1234) ebbe sulla tomba sia l'emblema dei V. milanesi che di quelli pisani.
Bibl. - G. Iorio, Una nuova notizia sulla vita di D., in " Rivista Abruzzese Scienze Lettere Arti " X (1895) 353-358; M. Scherillo, Alcuni capitoli della biografia di D., Torino 1896, 216 ss.; I. Della Giovanna, D. mago, in " Rivista d'Italia " II (1898) 134-138; G. Biscaro, D.A. e i sortilegi di Matteo e Galeazzo V. contro papa Giovanni XXII, in " Arch. Stor. Lombardo " XLVII (1920) 446-481; F. D'Ovidio, Studi sulla D.C., I, Napoli 1931, 177-182; E. Dupré Theseider, Problemi del papato avignonese, Bologna 1961, 165-170; F. Cognasso, I V., Milano 1966, 138; C. Artocchini, Ipotesi e reminiscenze sui rapporti tra Piacenza e l'opera di D., in Piacenza a D., Piacenza 1967, 127-128.