Gallo Pisano
Rimatore (seconda metà del sec. XIII). Nei codici Laurenziano Rediano 9, Vaticano 3793 e Palatino 418 (ora Banco Rari 217) della Nazionale di Firenze, che ci tramandano due sue canzoni, viene chiamato Galletto, ma egli stesso si denomina G. alla fine della seconda, alla quale un altro rimatore pisano, Lunardo del Guallacca, risponde con una canzone in cui lo chiama con lo stesso nome.
È stato identificato con un giudice, proprietario terriero, figlio di un ser Agnello, menzionato nelle carte pisane dal 1274, che fu legato della sua città al concilio di Lione del 1275 (Historia Pisana, in Muratori, Rer. Ital. Script. XXIV, Milano 1738, 682); fu fabbricere del duomo, al quale lasciò parecchi appezzamenti di terra in un testamento del 1294; era già morto nel 1301 e fu sepolto nel Camposanto Vecchio nel quale ancor oggi è conservato il suo sarcofago. È da notare, però, che non essendo il nome di G. mai accompagnato dal patronimico Agnelli o dal titolo ser, relativo alla sua condizione di giudice, tale identificazione non è acquisibile con assoluta certezza.
È citato da D. in VE I XIII 1, dopo Guittone d'Arezzo e insieme con Bonagiunta da Lucca, Mino Mocato e Brunetto Latini, quale rappresentante pisano dei rimatori toscani che, non riuscendo ad accostarsi nei loro componimenti al volgare ‛ illustre ', usano quello ‛ municipale '. In realtà le due canzoni rimasteci, di carattere sicilianeggiante la prima, guittoniano la seconda, oltre a numerosi provenzalismi mostrano vari tratti pisani come, ad esempio, il frequente uso della terminazione -ansa per -anza.
Bibl. - G. Zaccagnini, Notizie intorno ai rimatori pisani del sec. XIII, in " Giorn. stor. " LXIX (1917) 1-34; G. Zaccagnini-A. Parducci, Rimatori siculo-toscani del Dugento, Bari 1915, 135 ss.; E. Cristiani, I dati biografici ed i riferimenti politici dei rimatori pisani del '200, in " Studi Mediol. e Volgari " III (1955) 7 ss.; Contini, Poeti 1283 ss., II 826.